Uomo avvisato, mezzo salvato
Di Adriana Meis
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Anteprima del libro
Uomo avvisato, mezzo salvato - Adriana Meis
UOMO AVVISATO, MEZZO SALVATO
Cari T. e M., scrivo questa lettera a voi due e non solo, poiché mi sento in dovere di avvertirvi di quello che mi sembra un pericolo, un pericolo che si avvicina.
Scrivo a voi e soprattutto a voi, che siete i primi, ma anche ad altri e cioè a tutti quelli che vorranno raccogliere questo mio messaggio.
Come dice il proverbio l’uomo avvisato è sì salvato, ma solo per metà...
Non si può aiutare chi non voglia essere aiutato o salvato, è ovvio ma, nel caso specifico non potrei sostituirmi nella vostra metà del compito ed ancor meno, vivere al vostro posto la vostra stessa vita né sarei capace, abbiate pazienza, di sobbarcarmi un ulteriore onere oltre a quello, dall’esito già incerto, della mia stessa salvezza.
La Divina Provvidenza o se preferite, il Fato, o ancora il Caso, hanno voluto che ci trovassimo a sperimentare questo momento storico, penso che ci sia capitato se non piuttosto affidato, ma che io sappia non ce lo siamo scelto né siamo stati interpellati in proposito... Eh beh, vedremo che cosa si può fare, certo il mugugno sorge spontaneo ma è utile fino ad un certo punto, questa ultima nota la dedico soprattutto a M. che ama così tanto mugugnare e purtroppo per lei, piangere sul latte versato; è comunque in buona compagnia non si preoccupi...
Si narra che un tempo marittimi e portuali di Genova accettassero una trattenuta sullo stipendio appunto per riservarsi il diritto al mugugno
(Ius murmurandi).
Chiacchierando con un amico tempo fa, mi fu raccontato un aneddoto di cui riporto i concetti espressi nel seguente modo:
-... il mio fu un inconsolabile sgomento quando appresi dei miei compagni restati uccisi da una granata, perché trovatisi al posto sbagliato nel momento sbagliato, quando per il puro caso di un avvicendamento non andarono in licenza. Un ufficiale anziano, colpito dalla mia costernazione al rientro, cercò di spiegarmi che nella vita ci sono cose che si possono ed altre che non si possono cambiare...
-
-Devi capire che nella vita ci sono cose che si possono cambiare ed altre che non si possono cambiare.
- disse.
Di questo è essenziale prendere atto.
L’invito alla comprensione e forse qui anche alla rassegnazione, sottointende la necessità di un movimento contemporaneamente emotivo oltre che razionale, la comprensione emotiva di cui parleremo più avanti.
Beh, non è che ci voglia una laurea per capire quello che è poi un semplice dato di fatto, ma il concetto, se pur semplice non è così facile da digerire.
Più profonda ed interessante invece è la frase che l’ufficiale aggiunse in seguito:
-... Ma più difficile è capire quali cose sono quelle che si possono cambiare... e quelle che non si possono cambiare.
-
Ci sono comunque, come in tutte le narrazioni in cui ci si predispone ad annunciare qualche cosa:
Le famose due notizie: quella bella e... naturalmente anche quella brutta.
Che io sia il solito genitore paranoico?
E per tutti gli altri... Che io sia il solito menagramo, gufo, portatore di iella o udite, udite... complottista
?
Piuttosto, parafrasando le parole della cara Zianna, mi ritroverò anche io, avendo superato la cinquantina, come del resto anche lei all’epoca, a fare la fine del Grillo Parlante di Pinocchio.
Per quanto all’ultima parola in elenco, ovvero quella riconducibile al concetto di Complotto
o Cospirazione
, vorrei riportare l’attenzione all’originario significato di quelle che sono ormai parole rimodulate in modo fuorviante da coloro che al dubbio del pensante preferiscono la certezza del mite, innocuo e stolto uomo normato o, se preferite, di inconsapevole conformista; tale rimodulazione appunto vorrebbe che tali parole evocassero con fastidio ed insofferenza, tutto quanto sia riferibile alla credulità ingenua di chi stoltamente abbraccia improbabili ed assurde teorie piuttosto che costruzioni tanto inverosimili quanto tendenziose se non addirittura eretiche.
D’altra parte, in un tempo in cui da decenni la gente è abituata, ora al bombardamento pubblicitario, ora all’isteria con cui vengono promosse e soddisfatte le più dementi e discutibili esigenze o credulità, è pur sempre facile determinare un senso di fastidio in coloro i quali, pur saturi quando non del tutto ubriachi, siano educati ad una sempre minor capacità critica, di discernimento e di discriminazione.
Così questo avviene mettendo tutto in un unico frullatore semplificatore.
La banalizzazione del concetto di cospirazione e la sua isterica negazione, è instillata con l’abilità manipolatoria ben nota nell’ambito delle più raffinate tecniche di comunicazione, con lo scopo di mettere al riparo dal dasagio del dubbio gli scemi ed al sicuro coloro i quali desiderano invece agire indisturbati ed al di sopra di ogni sospetto o di lecito interrogativo.
La definizione corretta del termine complotto
o del sinonimo cospirazione
, nonostante l’idea che diversamente si vuole far passare, è riferita a disegni, sostanzialmente di carattere politico, il cui fine e la cui attuazione sono nascosti o quantomeno non vengono completamente resi di pubblico dominio.
Sotto questa luce la cosa dovrebbe apparire di gran lunga meno inverosimile di quanto non si voglia far credere.
È ovvio che un progetto politico la cui natura sia mantenuta in parte o del tutto riservata, difficilmente potrà avere caratteristiche di pubblica utilità, di bene comune ed in definitiva di vantaggio per il popolo
inteso come l’insieme di tutti quelli che sono titolari
o se preferite, di tutta quella gente che non goda di privilegi particolari a discapito del diritto di tutti gli altri.
Di qui discende ogni condanna per qualunque progetto politico che abbia la necessità di essere attuato nascostamente quando in elusione alla democrazia, al diritto, alla costituzione (con riferimento alla carta costituzionale italiana del 1948*) ed ovviamente al bene della gente, della popolazione e più in generale a quello dell’uomo.
*Specifico poiché oggetto di più recenti attacchi e manomissioni.
A questo punto i complotti, per usare proprio questo termine così appesantito ed intenderci, potrebbero essere anche di tipo lecito e cioè, per esempio quando all’interno e nel rispetto del diritto non si vogliano far conoscere alla controparte gli strumenti o le informazioni che possano assicurare il vantaggio nell’ambito di una trattativa, di una controversia o di una competizione in senso lato.
In definitiva il diritto regola, definisce e modula in che modo ed in quale misura sia consentito promuovere disegni politici o particolari, senza ledere diritti fondamentali e non negoziabili ed in ultima analisi anche lo stesso concetto di libertà, uno certamente di quelli più cari ed invocati.
Per restituire lustro alla parola quindi il complotto, è cosa fisiologica, nota e quotidiana così come lo è altrettanto, purtroppo quello perpetrato da organizzazioni o figure nazionali o sovranazionali che finiscono per essere pericolosamente sovversive e di grande nocumento per i popoli e per la loro sovranità.
I casi più semplici, evidenti e conosciuti sono quei complotti tipici che si traducono in truffe, danni ambientali per esempio, danni alla salute o sociali di vario tipo e così via...
È chiaro che lo speculatore, nel suo complottare
, quando agisca in modo illecito potrà arrecare un danno a tutti noi nel momento in cui fossimo privati dei nostri diritti fondamentali e non negoziabili. Non devono e non possono essere negoziati quei principi fondamentali di libertà, di decenza e di dignità centrali nella nostra cultura di gente europea ancorché in declino né, per nostra stessa natura, potremmo mai rinunciare ad essi ancor meno in nome di una deriva liberticida che ha per legge quella della giungla, quella della nuda lotta per la sopravvivenza o della prevaricazione da parte del più forte in preda alle sue perversioni, ai suoi istinti od anche e più semplicemente, alla sua mera bestiale avidità.
Dove eravamo rimasti? A sì alla bella ed alla brutta notizia...
Visto che non potete scegliere:
Veniamo dunque alla brutta notizia.
Sembrerebbe che la vita non sia una cosa semplice, ma fino a qui credo che ci foste già arrivati da soli; aggiungerei