Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Le grandi religioni del mondo: Zoroastro, Mosè, Lao-Tze, Buddha, Gesù, Maometto
Le grandi religioni del mondo: Zoroastro, Mosè, Lao-Tze, Buddha, Gesù, Maometto
Le grandi religioni del mondo: Zoroastro, Mosè, Lao-Tze, Buddha, Gesù, Maometto
E-book385 pagine5 ore

Le grandi religioni del mondo: Zoroastro, Mosè, Lao-Tze, Buddha, Gesù, Maometto

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

È curioso che personalità storiche abbiano ispirato tanti movimenti religiosi, ognuno dichiarandosi detentore della Verità: se lo chiede Queruau Lamerie nel libro Le Grandi Religioni del Mondo. Se i loro insegnamenti fossero derivati da un principio unico, non dovrebbe essercene uno solo? I loro precetti non dovrebbero esprimere uno scopo unico e comune a tutto il genere umano?
Perché non ipotizzare che questi dispensatori di verità abbiano comunicato lo stesso messaggio, declinato in maniera diversa secondo il contesto socioculturale e la maturità spirituale delle persone ai quali si rivolgevano? In questo senso, se gli uomini non avessero male interpretato, deformato o falsificato i loro precetti, oggi avremmo un’unica espressione omogenea della Volontà divina.
È l’ipotesi proposta da Christophe Queruau Lamerie in questo studio rigoroso, frutto di una ricerca ventennale. Per approfondire questa esaltante prospettiva, l’autore mette a confronto i punti di vista accademici e le grandi tradizioni religiose, assieme a racconti poco conosciuti della vita di questi maestri. Le fonti ci restituiscono il fascino, troppo spesso dimenticato, della purezza dei loro insegnamenti che - lontani da provocare pareri contrastanti - indirizzano eventualmente verso una verità e un’ambizione universali, centrate sulla virtù dell’amore esigente, sull’aspirazione alla bellezza, sul rispetto della natura, o sulla celebrazione della femminilità ispiratrice dell’uomo.
In un momento in cui le tensioni interreligiose si inaspriscono, in cui intolleranza e ostilità si accaniscono contro chiunque non condivida la stessa fede, il lettore sarà confortato nello scoprire le ragioni di un rinnovato ottimismo.

INDICE:
Introduzione
Cap. 1 - Zoroastro, vita e opere del dispensatore della Verità in Iran
Che cosa dice la scienza delle religioni
Che cosa dicono le tradizioni religiose
Le parole dell'ispirazione
Personaggi del racconto
Cap. 2 - Mosè, vita e opere del dispensatore della Verità agli ebrei
Che cosa dice la scienza delle religioni
Che cosa dicono le tradizioni religiose
Le parole dell'ispirazione
Personaggi del racconto
Cap. 3 - Lao Tze, vita e opere del dispensatore delle Verità in Cina
Che cosa dice la scienza delle religioni
Che cosa dicono le tradizioni religiose
Le parole dell'ispirazione
Personaggi del racconto
Cap. 4 - Buddha, vita e opere del dispensatore delle verità in India
Che cosa dice la scienza delle religioni
Che cosa dicono le tradizioni religiose
Le parole dell'ispirazione
Personaggi del racconto
Cap. 5 - Gesù di Nazareth, vita e opere del dispensatore delle Verità in Palestina
Che cosa dice la scienza delle religioni
Che cosa dicono le tradizioni religiose
Le parole dell'ispirazione
Personaggi del racconto
Cap. 6 - Maometto, vita e opere del dispensatore delle Verità in Arabia
Che cosa dice la scienza delle religioni
Che cosa dicono le tradizioni religiose
Le parole dell'ispirazione
Personaggi del racconto
Postfazione
Appendice: il simbolo della croce cerchiata
Bibliografia
LinguaItaliano
Data di uscita6 mag 2019
ISBN9788864830421
Le grandi religioni del mondo: Zoroastro, Mosè, Lao-Tze, Buddha, Gesù, Maometto
Autore

Christophe Queruau Lamerie

Christophe Queruau Lamerie, diplomato all’École des hautes études commerciales, ha svolto attività di management nel settore dell’alta tecnologia. Si interessa di questioni etiche legate alla governance, che l’hanno indotto a conseguire un master in bioetica e un dottorato in “Religioni e società” presso l’École pratique des haute sétudes. Ha pubblicato Réincarnation et lois cosmiques. Et si nous étions maîtres de notre destinée? (Dangles, Escalquens, 2012).

Correlato a Le grandi religioni del mondo

Ebook correlati

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Le grandi religioni del mondo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Le grandi religioni del mondo - Christophe Queruau Lamerie

    Introduzione

    Pochi grandi maestri spirituali hanno lasciato il segno

    Se ci interroghiamo sull’origine delle diverse fedi, non possiamo che essere colpiti dal numero esiguo delle guide o dei maestri spirituali che hanno lasciato il segno. Gli insegnamenti elargiti da Krishna, Zoroastro, Mosè, Lao-Tze, Bud­dha, Gesù e Maometto, infatti, sono all’origine della maggior parte delle fedi condivise dall’umanità da 4000 anni a questa parte. Tuttavia, gli studiosi di scienze religiose, il cui sguardo esterno è prezioso in virtù della loro neutralità, osservano che non disponiamo di alcun elemento oggettivo per attestare l’esistenza storica dei più antichi di loro. Ciò spiega perché siano spesso considerati personaggi mitici. Nessuna fonte storica può comprovare l’esistenza di Krishna, il quale, secondo numerose tradizioni indù, sarebbe l’ottava incarnazione di Vishnu. Quanto a Mosè, si tratterebbe di un personaggio leggendario la cui storia sarebbe stata messa per iscritto all’epoca dell’esilio della comunità giudaica a Babilonia. La sua vicenda sarebbe fondata su testi sumerici più antichi riguardanti il re Sargon, che sarebbe stato anch’egli salvato dalle acque. Lo stesso vale per Zoroastro, Lao-Tze e Buddha, per i quali le informazioni obiettive che permetterebbero di accertare la loro esistenza sono semplicemente assenti. Tanto più che le biografie, proposte dalle rispettive tradizioni religiose, sono spesso impregnate di sovrannaturale, e ciò spinge numerosi studiosi a ritenere che esse facciano piuttosto riferimento a personaggi fittizi o compositi, funzionali a progetti di carattere religioso.

    Per quanto riguarda Gesù Cristo, vi è un certo consenso che attesta la sua probabile esistenza. Nel suo caso disponiamo di una maggiore documentazione, ma l’obiettività obbliga a constatare che tutto sommato questi elementi si limitano a poca cosa, e che la sua biografia in realtà è scarsamente conosciuta. Tranne le menzioni nell’opera dello storico Flavio Giuseppe, la fonte d’informazione principale per gli studiosi è costituita dai testi dei Vangeli, canonici o apocrifi. Tali testi, però, redatti in un’epoca che va dai 50 ai 150 anni dopo la morte di Gesù, sono per lo più destinati a essere un insegnamento religioso e non un resoconto, e ciò spesso rende azzardata la loro interpretazione storica. Per la figura di Maometto, infine, non disponiamo di alcuna informazione affidabile fino alla sua rivelazione, avvenuta all’età di 40 anni. Per il periodo della sua attività profetica, invece, disponiamo di diverse fonti documentali oggettive. Tali elementi furono per lo più raccolti da alcuni figli dei suoi compagni, e furono messi per iscritto solo alcuni decenni dopo la sua morte.

    Se tuttavia questi maestri spirituali sono considerati in maggioranza personaggi mitici, ci troviamo dinanzi a un completo paradosso. Infatti, quand’anche Krishna, Mosè, Zoroastro, Lao-Tze o il Buddha non fossero mai esistiti, nessuno potrebbe contestare la realtà del loro considerevole influsso sulle civiltà dell’India, del Medio Oriente, dell’Iran o della Cina, le quali raggiunsero il loro apogeo o la loro età dell’oro sotto l’influenza degli insegnamenti attribuiti a quei personaggi, in un’epoca in cui l’Europa era immersa, e lo sarebbe stata ancora a lungo, nella barbarie. Ciò alimenta le perplessità dello studioso che cerca di capire come fu possibile trasmettere le parole che sono a essi attribuite. I maestri hanno forse firmato la loro opera con il proprio nome? Oppure hanno scelto di dispensarla sotto uno pseudonimo legato a un personaggio la cui saggezza era a quell’epoca autorevole? Gli scritti loro attribuiti sono stati redatti, a titolo postumo, da un discepolo diretto? Oppure non li hanno firmati di proposito, per motivi a noi ignoti? Tutte queste ipotesi non intaccano il seguente paradosso: com’è potuto accadere che alcune personalità, in numero così ridotto, e la cui stessa esistenza è attualmente messa in dubbio, abbiano potuto esercitare un influsso civilizzatore così importante? Un influsso a cui nessuno dei numerosi pensatori e filosofi successivi che hanno lasciato il segno, e la cui esistenza è pienamente attestata, può minimamente avvicinarsi.

    L’infinita diversità delle religioni e delle fedi²

    A questo paradosso si aggiunge subito un interrogativo. In che modo gli insegnamenti di questi maestri hanno potuto suscitare una discendenza così molteplice e frammentata? Per convincersene, basta osservare l’infinita diversità delle tradizioni, delle Chiese e delle organizzazioni spirituali, ciascuna delle quali si ricollega alla loro figura e afferma di essere la più fedele detentrice della Verità. Per farsi un’opinione su questo punto, prendiamo rapidamente in esame le principali religioni che si fondano sui loro insegnamenti.

    L’ebraismo

    Per chi l’osserva dall’esterno, l’ebraismo sembra una religione molto unitaria. In realtà al suo interno sono sempre esistite diverse correnti. Già all’epoca dell’occupazione romana, in Palestina esso era diviso tra farisei, sadducei, zeloti ed esseni. Ai nostri giorni gli ebrei si suddividono in tre famiglie principali: l’ebrai­smo ortodosso, l’ebraismo riformato o progressista, apparso nel XIX secolo, e l’ebraismo masoretico, chiamato conservatore negli Stati Uniti. Quest’ultimo è una versione contemporanea che propone una pratica meno rigorosa rispetto a quel­la degli ortodossi e che cerca di adeguarsi all’evoluzione del mondo moder­no. Tutte queste correnti si suddividono sulla base di sensibilità diverse, spesso de­terminate dall’influsso di una forte o carismatica personalità rabbinica. Pur con­dividendo valori comuni e riconoscendo tutti l’autorità della Torah, questi mo­vimenti non concordano su un certo numero di punti, come sulla critica dei te­sti biblici, che da alcuni sono presi alla lettera, mentre altri tentano di interpretar­li. Tali sensibilità si riflettono altresì sulle pratiche religiose specifiche, sulla com­prensione della natura del Messia o sull’interpretazione dei tempi messianici.

    Il cristianesimo

    Per valutare la diversità delle Chiese cristiane, alle quali aderisce il 33% della popolazione mondiale, offriremo una panoramica secondo l’ordine cronologico in cui sono nate. Innanzitutto abbiamo la comunità delle Chiese ortodosse che riunisce 250 milioni di fedeli. È costituita da 14 Chiese³, rimaste fedeli ai primi sette concili, alle quali occorre aggiungere le tre che aderiscono al secondo e al terzo concilio⁴. Ricordiamo che la rottura tra le Chiese di Oriente e Occidente si consumò nel 1204. Da questa scissione emerse il ramo principale del cristianesimo attuale, la Chiesa cattolica, apostolica e romana guidata dal papa. Essa riunisce più di un miliardo di fedeli, ma, contrariamente all’idea che se ne ha generalmente, non è l’unica Chiesa cattolica. Oltre alla Chiesa latina che comprende la maggior parte dei cattolici, infatti, il Vaticano federa una trentina di Chiese cattoliche orientali. Pur riconoscendo il primato del vescovo di Roma, esse hanno un diritto loro proprio, riguardante anche la modalità di designazione del loro capo, poiché le Chiese patriarcali⁵ eleggono autonomamente il loro patriarca, che chiede poi al papa la comunione ecclesiastica. Quanto alle Chiese arcivescovili⁶, hanno il medesimo procedimento elettivo, che tuttavia dev’essere ratificato dal sovrano pontefice. Le Chiese metropolitane⁷, invece, hanno il loro capo, il metropolita, designato dal papa da una lista di tre nomi proposta dai vescovi. Una dozzina di Chiese greche, infine, ha un primate designato da Roma⁸. Si può constatare, inoltre, che tutte queste Chiese cattoliche orientali hanno riti liturgici specifici⁹, e che aderiscono, talora in misura parziale, ai dogmi della Chiesa romana, mentre in larga parte autorizzano l’ordinazione sacerdotale di uomini coniugati.

    Per ciò che concerne il protestantesimo, che raccoglie più di 800 milioni di credenti, esso si sviluppa a partire dal 1517, in seguito alla pubblicazione per opera di Martin Lutero delle famose tesi destinate a contribuire alla riforma della Chiesa, nonché a lottare contro gli abusi ecclesiastici e il traffico delle indulgenze. Coincidendo con l’aspirazione di numerosi principi tedeschi di emanciparsi dalla tutela dell’imperatore, esse si diffusero rapidamente in Europa. Portarono così alla creazione di numerose Chiese derivate dalle correnti riformate tradizionali, connesse con Lutero, Zwingli o Calvino in Svizzera, come i presbiteriani, i luterani e gli anglicani. Queste Chiese riformate tradizionali, tuttavia, oggi rappresentano solo un terzo della comunità protestante. In parallelo, infatti, presero forma correnti più radicali nella loro riforma, i cui adepti, spesso perseguitati, si rifugiarono per lo più in America settentrionale. Ormai ampiamente maggioritario nell’ambito del protestantesimo, il loro movimento riunisce quelle che si è soliti chiamare Chiese evangeliche, tra le quali si possono menzionare i battisti, i metodisti, gli avventisti o gli anabattisti, di cui fanno parte, per esempio, i mennoniti e i singolari amish.

    La maggioranza delle correnti protestanti tradizionali ed evangeliche si riunisce, assieme alle Chiese ortodosse, nel Consiglio ecumenico delle Chiese. Questa istituzione, che ha sede a Ginevra, promuove l’armonia tra i cristiani. Comprende 349 membri, con la Chiesa cattolica presente con lo status di osservatore. Tuttavia, molte Chiese evangeliche, come pure le numerose Chiese pentecostali e carismatiche nate a partire dagli anni Settanta, non vi aderiscono. Dedite a un intenso proselitismo, queste ultime conoscono una forte espansione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ciò compensa largamente l’erosione che si osserva nelle Chiese protestanti più antiche e tradizionali. Infine, oltre a essere in competizione tra loro e con la Chiesa cattolica, in particolare in America meridionale, sono sempre più in concorrenza con l’islam, soprattutto in Africa e in alcune regioni asiatiche.

    Sulla base di questi elementi, si può senz’altro affermare che il numero di Chiese, sette e movimenti spirituali che dichiarano di seguire gli insegnamenti di Cristo raggiunge il migliaio, se non di più. Il censimento preciso delle nuove forme di espressione religiosa è però impossibile, giacché un buon numero di questi nuovi movimenti spirituali non è affiliato ad alcuna federazione. Spesso essi sono legati a un leader carismatico o animati da imprenditori della spiritualità che coltivano una teologia orientata verso la prosperità. In questi casi si fa coincidere l’eccellenza religiosa con la salute e il successo materiale, di cui certi leader si vantano per essere di esempio e incoraggiare i loro adepti a seguirli. Prendono forma vere e proprie multinazionali religiose, indipendenti da qualsiasi istanza federativa di tipo tradizionale. In certi casi esse si abbandonano a una vera e propria competizione nella quale la vecchia Europa, per una sorta di ironica nemesi, torna a essere una posta in gioco e una terra di missione.

    L’islam

    Dal canto suo, l’islam, con un numero riconosciuto di fedeli che raggiunge il miliardo e 600 milioni di unità, non è da meno in tema di divisioni, per il semplice motivo che nell’islam non esiste alcun organismo religioso autorizzato a pronunciarsi su questioni dogmatiche e a respingere o scomunicare le correnti giudicate come devianti¹⁰. Il suo ramo più importante, il sunnismo, che raccoglie 800 milioni di fedeli, è a sua volta suddiviso in quattro tradizioni principali, sviluppatesi a partire dalla fine dell’VIII secolo, ossia 250 anni dopo la morte del profeta Maometto. In un certo senso possono essere considerate scuole giuridiche. La loro giurisprudenza è riconosciuta dai musulmani per le prescrizioni relative alla modalità di applicazione del culto, del diritto penale e di quello familiare, ciascuno essendo poi libero di farla propria o no. La corrente più importante è lo hanafismo, reputato il più liberale. È presente nell’ex impero ottomano, in Asia centrale, nel subcontinente indiano e in Cina. Vi è poi la scuola sciafeita, diffusa in Egitto, nei Paesi dell’oceano Indiano nonché in Indonesia e Malesia. La scuola malikita si trova nel Maghreb e in Africa occidentale. Lo hanbalismo, infine, il cui influsso è preponderante in Arabia Saudita, ha visto crescere la sua diffusione a partire dagli anni Settanta.

    Il secondo ramo dell’islam, lo sciismo, conta 220 milioni di fedeli, prevalentemente in Iran, Iraq, Siria, Libano, ma anche in Azerbaigian e Pakistan. Probabilmente si tratta della corrente religiosa più antica dell’islam. Contrariamente al sunnismo, dispone di un clero che ha preso forma nel tempo, e il cui potere si è accresciuto in misura significativa, come dimostra l’instaurazione, nel 1979, di una repubblica teocratica in Iran. Lo sciismo presenta tre correnti principali. In primo luogo lo sciismo duodecimano, maggioritario in Iran e Iraq. Poi l’alevismo, che rappresenta quasi il 20% della popolazione turca, e i cui adepti sono affini ai cugini alawiti della Siria. Vi sono poi gli ismailiti, dispersi in tutto il mondo, le cui comunità originarie si trovano in Pakistan e Siria. Infine occorre citare gli zaiditi, con la loro principale comunità dello Yemen.

    Una terza suddivisione è quella del kharigismo, presente in Oman, presso i berberi di Algeria e sull’isola di Gerba, in Tunisia¹¹. A queste tre suddivisioni è opportuno aggiungere, per amore di completezza, i numerosi movimenti mistici e iniziatici che si sono sviluppati in ambiente islamico, come le confraternite sufiche che hanno influenzato numerosi dissidenti sciiti, oppure i drusi libanesi, a loro volta dissidenti dal ramo ismailita. Vi è anche la grande diversità delle confraternite presenti in Africa, in Medio Oriente o nel Maghreb, le quali hanno sviluppato una loro dottrina. Le più importanti sono il muridismo, la al-qâdiriyya e la madaniyya.

    Infine, analogamente al mondo cristiano, l’islam ha visto emergere nuove forme di espressione nel XX secolo, che si fondano su dottrine a volte distanti dall’islam ortodosso. Si tratta, per esempio, dei Fratelli musulmani in Medio Oriente, o della Nation of Islam, creata negli Stati Uniti e riservata ai neri. Si può citare il Djama’at al-tablîgh¹², creato negli anni Venti. È un’associazione cosmopolita che si impegna a ravvivare la fede dei musulmani espatriati. Come abbiamo potuto osservare in ambito cristiano con i movimenti carismatici o pentecostali, si assiste all’emergere di una moltitudine di imam o di leader musulmani i quali, in virtù del loro carisma, raccolgono intorno a sé adepti che aderiscono alle loro interpretazioni personali del corpus e dell’espressione della fede musulmana.

    L’induismo e il buddhismo

    Per quanto riguarda l’induismo, praticato dal 14% della popolazione mondiale, esso si divide in tre rami principali. Il vishnuismo, lo shivaismo e lo shaktismo sono a loro volta suddivisi in una grande quantità di sette, spesso nate intorno a un guru o maestro spirituale, il che le rende difficili da elencare, tanto sono numerose.

    Con il 6% dei credenti, il buddhismo si suddivide in quattro rami primari. Innanzitutto il buddhismo theravāda, il sentiero più antico, prevalente in Asia meridionale e sud-orientale. Poi il buddhismo mahāyāna, o del grande veicolo, presente in Estremo Oriente, e che afferma di superare il suo predecessore in virtù del suo maggior rigore. Infine il buddhismo vajrayāna, la via del diamante, anche chiamato tantrismo, che viene praticato nell’India settentrionale e nella regione himalayana. Per capire meglio la situazione, si può rilevare che il solo buddhismo tibetano, appartenente al vajrayāna, è a sua volta diviso in quattro scuole, la più nota delle quali, quella dei Gelugpa, è guidata dal Dalai Lama. Di fatto, al pari dell’induismo ciascuna delle grandi correnti buddhiste è suddivisa in un gran numero di scuole o sette, animate da guru molto diversi tra loro.

    Per essere esaustivi, occorre menzionare anche le religioni cinesi, che riuniscono circa 400 milioni di praticanti. Difficili da distinguere, in quanto prive di dogmi e nella maggior parte dei casi di clero, sono in prevalenza più simili a scuole filosofiche riunite intorno a un maestro che a culti organizzati. Del resto sono spesso menzionate nelle statistiche religiose sotto voci diverse, come quelle del taoismo, del buddhismo o del confucianesimo.

    Una singolare eccezione: lo zoroastrismo

    L’obiettività ci obbliga a dire qualcosa sullo zoroastrismo. Non a causa della sua importanza, trattandosi di una religione in via di estinzione, ma perché costituisce un’eccezione alla regola. Questa religione, infatti, sembra essere rimasta unitaria fino ai nostri giorni, e il suo corpus è tuttora stabile. Se dobbiamo credere alle recenti scoperte archeologiche, la sua apparizione sarebbe situata tra il XX e il XV secolo a.C., il che ne farebbe la religione monoteista più antica, o almeno contemporanea alla dottrina mosaica. D’altro canto, non si può che essere colpiti dalla modernità delle sue concezioni. Giudicate voi stessi: non contento di proibire, già 3000 o 4000 anni fa, ogni forma di sacrificio, di idolatria o di intermediari tra il credente e il suo Dio, lo zoroastrismo proponeva una dottrina basata sul libero arbitrio e sulla responsabilità individuale. Secondo tale dottrina ciascuno sarà giudicato nell’aldilà secondo i suoi meriti. Sul piano dei principi morali, lo zoroastrismo raccomanda la rettitudine, la giustizia e la benevolenza nelle opere. E molto prima di ogni altra dottrina, esso promulga l’eguaglianza tra uomini e donne! Infine, questa religione, che promuove un profondo rispetto verso la natura e le sue creature, supera in ciò i nostri ecologisti. Questa spiritualità, che pare essere rimasta fedele alle sue concezioni originarie senza aver conosciuto scismi di una certa rilevanza, ha avuto inoltre un influsso determinante su numerosi pensatori e filosofi, come vedremo più avanti. È dunque paradossale che questa religione, probabilmente la più antica, sia in via di estinzione, poiché con i parsi dispone solo di alcune decine di migliaia di adepti, pur essendo così significativa per la modernità delle sue concezioni!

    Per completezza sarebbe opportuno citare un certo numero di movimenti religiosi minoritari, come i testimoni di Geova, i mormoni, oppure alcune correnti contemporanee di pensiero, come il bahaismo, nato in Iran negli anni Sessanta del XIX secolo, e che si definisce come l’ultima religione monoteista. Esso rivendica sette milioni di seguaci in tutto il mondo, mentre le sue dottrine sono una combinazione di quelle derivate dagli insegnamenti di Krishna, Zoroastro, Mosè, il Buddha, Gesù e Maometto. Possiamo menzionare altresì la teosofia, della quale il mahatma Gandhi ebbe a dire che è l’induismo in ciò che esso ha di migliore. O ancora, in ambiente cristiano, il culto antonista. Si potrebbe parlare anche dell’antroposofia, i cui principi furono stabiliti da Rudolf Steiner. Questi, rifiutandosi di parlare di religione, si dedicò allo sviluppo nell’uomo delle forze necessarie a percepire ciò che esisterebbe al di là dei sensi. A tale titolo, egli propose nuovi metodi nei campi dell’educazione, della medicina e persino dell’agricoltura, la cui espressione biodinamica è all’origine, a partire dagli anni Venti, di un buon numero di pratiche agricole che oggi sono definite ecologiche. È da ricordare altresì il movimento New Age, che ha suscitato un gran numero di iniziative eclettiche in tema di spiritualità. Si tratta però, in larga parte, dell’opera di individui o leader con un seguito abbastanza ridotto, il che ne rende impossibile un censimento.

    Al di là delle qualifiche di induista, buddhista, cristiano o musulmano, possiamo affermare che l’eredità delle grandi figure spirituali che abbiamo citato è rivendicata da migliaia, più probabilmente da decine di migliaia di Chiese, sette, scuole e altri movimenti religiosi e associazioni ben consolidati. In modo più o meno sottile, essi entrano in concorrenza tra loro, a volte in misura feroce, sul mercato della fede e della spiritualità. Come siamo potuti arrivare a una simile cacofonia? Quali sono le ragioni di queste divisioni, e come spiegare le profonde divergenze nell’interpretazione degli insegnamenti delle guide alle quali queste organizzazioni fanno riferimento, o delle quali rivendicano l’affiliazione? Come spiegare l’infinita diversità di precetti, dogmi e riti in tradizioni religiose che al tempo stesso non cessano di proclamare la loro legittimità, convinte come sono di attingere alla sorgente più pura? Come giustificare l’istituzione e la codificazione di relazioni così diverse tra loro con il proprio Dio, secondo lo status clericale, monastico o laico? Infine, non è sconcertante constatare che un buon numero di religioni ha avuto la sua parte nelle guerre che in ogni tempo hanno insanguinato questo mondo? Tanto più che le religioni stesse, in certi casi, non hanno esitato a giustificare le peggiori atrocità!

    Com’è stato possibile deformare gli insegnamenti?

    Se si vuole cercare di capire le ragioni del moltiplicarsi delle fedi che rivendicano l’adesione agli insegnamenti di questi maestri, è bene osservare il modo in cui è avvenuta la trasmissione dei precetti, dei dogmi e degli altri riti che sono loro attribuiti. Ciò ci permetterà forse di comprendere come i loro comandamenti abbiano subito, con il passare del tempo, deformazioni e interpretazioni anche divergenti.

    Il primo motivo che balza agli occhi è il fatto che non disponiamo di alcun documento di prima mano riguardante questi insegnanti. I loro precetti, infatti, essendo essenzialmente orali, hanno assunto la forma che conosciamo oggi solo decenni, se non secoli dopo la loro scomparsa. Gli scritti che costituiscono il Nuovo Testamento furono redatti in un periodo che va dai 60 ai 120 anni dopo la morte di Cristo. Quelli del Corano, che è la rivelazione più recente, furono messi per iscritto solo a partire dal 653, all’epoca del terzo califfo, Othman, ossia più di 20 anni dopo la scomparsa del profeta, avvenuta nel 632. La versione attuale sarebbe stata stabilita tra il 660 e il 690, e fu per lungo tempo contestata, all’interno dell’islam stesso, dagli sciiti. Ciò che osserviamo per Gesù e Maometto è ancor più vero per il buddhismo. Il suo insegnamento, infatti, sarebbe stato trasmesso oralmente per più di tre secoli prima di essere trascritto su foglie di palma nel I secolo a.C., in occasione del terzo concilio che si tenne nello Sri Lanka. Benché difficilmente verificabile, l’unica eccezione sarebbe quella di Zoroastro, poiché la tradizione gli attribuisce, tra i 3000 e i 4000 anni fa, la redazione delle Gatha, che costituiscono, ancora ai nostri giorni, il cuore della liturgia zoroastriana.

    Com’è noto, una trasmissione orale è naturalmente soggetta a deformazioni inerenti al suo stesso processo. Certo, non si può escludere che sia stata posta una cura meticolosa nella memorizzazione delle parole e nella narrazione dei fatti e dei gesti che le religioni attribuiscono ai loro maestri spirituali. Le società, spesso di tipo tribale, in cui essi operarono avevano una forte consuetudine di trasmissione orale e di racconti. Tuttavia, è verosimile che con il trascorrere del tempo, la purezza di alcune formulazioni, nonché l’autenticità degli avvenimenti correlati, abbiano potuto subire delle alterazioni.

    Inoltre, per volgere uno sguardo critico e obiettivo sugli elementi di cui disponiamo, è opportuno valutare la maniera in cui fu possibile raccogliere le parole di questi predicatori, i fatti e le opere riferiti e poi trasmessi da discepoli, compagni o semplici testimoni. Possiamo formulare diverse ipotesi, che naturalmente implicano la possibilità di errori e deformazioni. È innanzitutto il modo in cui alcuni testimoni hanno potuto, in determinati casi, aggiungere una certa dose di esagerazione o di stravaganza alle loro narrazioni. Non che volessero ingannare i loro ascoltatori, ma semplicemente, forse ancora sotto l’effetto dell’emozione, intesero abbellire il racconto delle loro esperienze. O magari, per un eccesso di zelo nel loro proselitismo, non esitarono ad aggiungere qualcosa nell’aneddoto per incrementare le adesioni. Un secondo motivo, anch’esso comprensibile, potrebbero essere delle interpretazioni erronee che presumibilmente furono dovute ad alcune predicazioni recepite in maniera troppo cerebrale, mentre esse erano dirette più allo spirito, o, se si preferisce, più al cuore degli ascoltatori che al loro intelletto. Dato che la maturità di tali testimoni era ineguale, è probabile che non sempre il loro livello di comprensione permettesse di percepire la sottigliezza e il senso spirituale delle parole pronunciate. Di ciò, come vedremo, i nostri saggi si lamentarono spesso. In questo modo, i redattori dei testi che ci sono stati trasmessi poterono fare trascrizioni ora letterali, ora fantasiose delle parole dei fondatori. Ciò spiega forse la nostra difficoltà di comprensione di alcune parabole, o la nostra perplessità dinanzi a determinate allegorie o metafore utilizzate, il cui significato sembra sfuggirci, mentre intere generazioni di eruditi si sono esercitate nella loro decrittazione.

    Errori e abbellimenti contribuirono di certo ad alterare la purezza degli insegnamenti originari, ma in genere furono commessi in buona fede. Ciò spiega il fatto che non ebbero conseguenze gravi come le deformazioni apportate da una casta di chierici e dignitari che molto rapidamente si inserirono tra i ricercatori della Verità e gli adepti degli insegnamenti proposti dalle grandi guide. In tal modo, solo alcuni decenni dopo la morte di queste ultime, un’elite di sacerdoti o eruditi iniziò a ergersi quale detentrice esclusiva della corretta comprensione o traduzione delle loro parole e dei loro precetti. In aggiunta, essa si arrogò il diritto di scegliere alcune narrazioni e scartarne altre, stabilendo così un corpus con elementi selezionati secondo criteri che furono spesso tra le prime cause di discordia e divisione. Con il passare del tempo, riti e sacramenti di cui non si trova quasi traccia negli insegnamenti originari furono formalizzati e istituiti. In un secondo momento eruditi e teologi cercarono di giustificarne l’esistenza e spiegarne il significato. Cosa ancor peggiore, la formalizzazione di obblighi e divieti costrinse a poco a poco il credente, ormai divenuto un fedele o un adepto, in una trama di legami che lo condussero in certi casi a perdere il suo libero arbitrio. E in questo modo, gradualmente, furono deformati i messaggi comunicati dai nostri maestri. La luce dei loro insegnamenti fu sempre più alterata, il senso delle loro parole sempre più occultato, rendendo impossibile ai ricercatori della Verità l’accesso alla loro purezza originaria. Successivamente, con il progressivo incremento dei suoi poteri e dell’influsso sulla sfera temporale, una casta religiosa poté persino attribuirsi poteri o titoli in contraddizione con l’esemplarità e la semplicità di comportamento di coloro che essa si vantava di seguire. Infine, in alcune religioni, fu instaurata addirittura una lingua sacerdotale, che contribuì ad allontanare l’adepto da qualsiasi relazione personale con gli insegnamenti del profeta o del maestro che aveva riconosciuto. Ma allora, in che modo il fedele poteva elaborare la sua propria convinzione, visto che non era in grado di accedere ai testi di riferimento della sua fede?

    Alcuni esempi di alterazione

    Per illustrare la nostra tesi, proponiamo qui due esempi di interpretazione divergente nell’ambito del cristianesimo. Il primo riguarda i sacramenti riconosciuti dalle Chiese cristiane. Nei Vangeli sono menzionati solo due eventi che possono comprenderne alcuni. Si tratta del battesimo di Gesù e dell’Ultima Cena, il banchetto finale che egli condivise con gli apostoli. Questi atti giustificano, per gli ortodossi, i cattolici e i protestanti, i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia. Già per quest’ultimo, tuttavia, vi sono profonde differenze d’interpretazione. I cattolici vi vedono l’atto, ogni volta rinnovato, della transustanziazione, vale a dire della trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo. Una parte dei protestanti, invece, sulle orme di Huldrych Zwingli¹³, vede nell’eucaristia la commemorazione dell’ultimo banchetto di Gesù con i suoi apostoli. Quanto ai luterani, essi credono nella consustanziazione: al momento della Cena, il pane e il vino conservano la loro sostanza, che coesiste con quella del corpo e del sangue di Cristo. Per quanto concerne gli altri cinque sacramenti di cresima¹⁴, confessione, ordinazione, matrimonio e unzione degli infermi, essi sono condivisi dai cattolici e dagli ortodossi. Questi ultimi, però, preferiscono parlare di misteri, che peraltro non sono fissati dogmaticamente. I protestanti non li riconoscono, probabilmente perché di essi non vi è alcuna menzione nel Nuovo Testamento.

    Analogamente, ci si può interrogare sull’origine del culto mariano, molto popolare presso cattolici e ortodossi, mentre è assente presso i protestanti. Maria appare assai raramente nei Vangeli¹⁵. In ogni caso, con minore frequenza rispetto al Corano, ove, sotto il nome di Maryam¹⁶, occupa un posto privilegiato, superiore alle donne di questo mondo. In esso viene citata una trentina di volte, più di ogni altra donna, e persino una sura porta il suo nome!¹⁷ Siamo quindi portati a constatare che questo culto ha preso forma presso i cristiani solo in epoca tarda. A quanto pare, l’impulso fu dato a partire dal concilio di Efeso, tenutosi nel 431. Il suo vero slancio si ebbe però a partire dal XII secolo, con uno slittamento progressivo degli appellativi, da Vergine a Madre di Dio e poi a Regina dei Cieli, titoli del tutto assenti nella Bibbia. Sul piano dei dogmi, si può notare che quelli che la riguardano non sono riconosciuti da tutte le Chiese. Quello dell’Immacolata Concezione, proclamato dal papa nel 1854, è proprio dei cattolici, secondo i quali Maria è immacolata dal concepimento alla nascita. I protestanti rifiutano tale formula, mentre gli ortodossi la contestano poiché secondo loro la Vergine è immacolata in quanto la sua vita corrisponde alla sua vocazione¹⁸. Anche sul dogma dell’Assunzione si è ben lungi dal riconoscimento unanime. Questo termine, che traduce l’idea secondo la quale l’anima e il corpo della Vergine Maria sono elevati nella gloria del cielo, è stato proclamato come dogmatico da Roma solo nel 1950. Non è riconosciuto né dai protestanti né dagli ortodossi. Questi ultimi lo respingono, tra l’altro, poiché potrebbe lasciar credere che Maria sia stata elevata in cielo da viva. Le Chiese d’Oriente credono invece alla morte in pace

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1