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Le grandi religioni dal conflitto al dialogo
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E-book351 pagine4 ore

Le grandi religioni dal conflitto al dialogo

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Info su questo ebook

Gruppi di escursionisti salgono per diversi sentieri verso la medesima

vetta e, aizzati dalle loro guide, si combattano accusandosi di aver

sbagliato colpevolmente strada. è questo l'insensato comportamento

ancora presente tra e persino all'interno delle religioni, soprattutto

monoteiste, con accuse tanto più aspre quanto più indimostrabili sono le

"sacre verità" da difendere.

L'attuale mescolanza etnica e religiosa dei popoli dovrebbe invece

spingerli a riconoscere a tutti il diritto di considerare la propria

religione l'unica vera, rispettando però chi crede vera una religione

diversa. Infatti il Dio unico e misericordioso oggetto di fede comune

non può aver creato gli uomini per poi metterne la maggior parte su una

falsa pista e infine condannarli. Eppure è questo ciò che molti

monoteisti implicitamente pensano. Ma è mai possibile credere a un

simile inganno e sentirsi solidali solo con chi ci somiglia?

A tale domanda il libro cerca di rispondere dopo essersi soffermato sui

valori e le strumentalizzazioni delle principali religioni e sugli

orrori delle "religioni laiche" dei moderni totalitarismi, con ampi

riferimenti ai grandi personaggi di ogni tempo.
LinguaItaliano
Data di uscita5 mar 2021
ISBN9791220321617
Le grandi religioni dal conflitto al dialogo

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    Anteprima del libro

    Le grandi religioni dal conflitto al dialogo - Mario Di Stefano

    religioni.

    I - LE RELIGIONI NEL MONDO

    E' Dio che ha creato l'uomo o è l'uomo che ha creato Dio?. La domanda nasce spontanea di fronte alla larghissima diffusione del fenomeno religioso nel mondo. Essa tuttavia potrebbe, in termini meno paradossali, essere così riformulata: è stata la misteriosa attrazione verso un'insondabile entità generatrice dell'universo a spingere gli uomini a credere in una causa prima di tanto prodigio oppure è l'uomo stesso che ha generato in sé l'idea di un dio creatore per dare significato e speranza alla sua tribolata esistenza?

    Pur nella loro radicalità le due alternative non sembrano tutto sommato tra loro incompatibili potendo risultare vere entrambe. E' possibile infatti pensare che l'istinto religioso nasca nell'uomo sia dal proprio naturale desiderio di infinito che lo spinge verso l'idea di un suo incommensurabile creatore sia dal proprio bisogno di senso e di rassicurazione di fronte alle minacce del mondo esterno e all'incapacità, ancora oggi nonostante i progressi della scienza, di controllarlo e di afferrarne l'infinita complessità.

    Sia detta spinta interiore, sia tale sensazione di inadeguatezza contribuiscono insieme a formare, unico fra gli esseri viventi, l'homo religiosus. Tali fattori infatti, generando grande inquietudine esistenziale, costituiscono da sempre forte motivo di riflessione per tutte le filosofie e le religioni che si sono interrogate sul significato e sulla vera finalità della vita, umana e non. Secondo diversi pensatori questa sarebbe un misterioso sogno a occhi aperti poiché, anche se la nostra presunzione ci fa ritenere il contrario, tutti noi abbiamo della realtà una visione estremamente limitata e nebulosa. Infatti, i sensi della vista, dell'udito e dell'olfatto, ignorando un'infinità di altri fenomeni, ci permettono rispettivamente di percepire soltanto una gamma molto ristretta dello spettro luminoso, delle frequenze sonore e delle innumerevoli particelle sospese nell'aria, mentre i pochi etti della fragile ma straordinaria materia grigia racchiusa nella nostra scatola cranica sono una rice-trasmittente certamente prodigiosa ma sufficiente a sintonizzarci soltanto con una porzione piccolissima della realtà che ci circonda e di quella di cui siamo composti. Realtà che pertanto rimane per noi sostanzialmente inafferrabile, soprattutto nelle sue tre dimensioni nelle quali si colloca: la dimensione dell'infinitamente grande intuibile quando ammiriamo la volta celeste, quella dell'infinitamente piccolo nella quale precipitiamo quando, davanti a un granello di sabbia, riflettiamo sulle infinite parti in cui esso è idealmente scomponibile, e l'infinita lunghezza di quel misterioso nastro trasportatore che chiamiamo tempo e che ci trascina irresistibilmente in avanti tenendoci però sempre confinati in un minuscolo remoto angolo dell'eternità. In simili pensieri, diceva il grande poeta-filosofo Giacomo Leopardi per poco il cor non si spaura. Solo che, essendo tutti noi incollati alla biglia roteante del nostro pianeta e abituati alle anguste pareti della nostra prigione sensoriale, finiamo per accontentarci dei limitati spazi che ci sono consentiti, tanto da trovarli tutto sommato abbastanza confortevoli.

    Le religioni da parte loro cercano con le proprie antenne spirituali di supplire come possono a questo umane spaesamento, riuscendo comunque - nonostante le deleterie strumentalizzazioni da esse subite e cercate - a confortare le angosce esistenziali degli umani durante il loro cammino verso il mistero, coinvolgendoli in una visione trascendente da esse evocata sia attraverso la predicazione delle verità di fede, sia mediante la suggestione dei riti, delle immagini, dei paramenti sacri, dei canti.

    Va comunque osservato al riguardo che l'intensa suggestivo dei riti e la grandiosità dei luoghi di culto spesso riservati alle religioni - tra le quali e soprattutto quella cattolica con il suo splendore barocco - non sono stati concepiti dai capi religiosi in funzione solo della salvezza dei fedeli ma anche, e forse soprattutto, e per imporre loro l'ascendente non solo spirituale ma anche temporale delle gerarchie sacerdotali.

    Oggi nessuno si stupisce, trovandole naturali e scientificamente motivate, delle straordinarie condizioni nelle quali tutti insieme viaggiamo a bordo del nostro pianeta. Il quale, pur nel suo vorticoso procedere intorno alla splendente fonte di ogni esistenza, ne viene mantenuto alla giusta distanza, senza allontanarsene né precipitarvi dentro, dalle ferree leggi fisiche di misteriosa origine assegnate alla nostra galassia, capaci anche di generare, con stupefacente puntualità ed equilibrio lungo l'insondabile asse del tempo, le stagioni, il giorno e la notte. E' come se ci trovassimo tutti su un aereo in volo, seduti e protetti da una grande organizzazione che ci mantiene in condizioni di apparente sicurezza per farci dimenticare che, sospesi in aria a diecimila metri dal suolo, ci muoviamo a velocità pazzesca in un equilibrio instabile su un complicato supporto mantenuto in posizione orizzontale dall'abilità e dalla lucidità di uno sconosciuto pilota. E' quindi naturale che in queste condizioni i passeggeri cerchino di tranquillizzarsi o non pensando alla loro situazione adagiandosi sull'apparente normalità oppure, i più ansiosi o curiosi, cercando di farsi un'idea sul pilota, sulla struttura dell'aereo e sul suo costruttore. Ed è appunto quello che da sempre fanno molti passeggeri di questa stupefacente navicella spaziale che chiamiamo Terra.

    Il percorso spirituale dell'umanità

    L'evoluzione storica delle principali fedi religiose porta ad un'osservazione generale di grande interesse: tra il VI e il IV secolo a.C. si è avuta nel mondo una eccezionale fioritura e concentrazione del pensiero filosofico e religioso, che ha indotto il filosofo tedesco Karl Jaspers a definire questa epoca come il periodo assiale della storia. In un così relativamente breve intervallo di tempo l'umanità ha infatti compiuto un incredibile balzo nell'approfondimento della conoscenza di sé e nella sua spiritualizzazione (secondo la definizione dello stesso Jaspers). In tale epoca si sono infatti concentrati gli eventi spirituali più straordinari: in Cina vissero Confucio e Lao-Tse, nacquero tutte le tendenze della filosofia cinese e meditarono Mòzì, Zhuàng Zì, Lìe Yùkòu assieme a innumerevoli altri maestri. In India apparvero le Upanishad, visse Buddha e, come in Cina, furono esplorate tutte le possibilità filosofiche fino allo scetticismo, al materialismo, alla sofistica e al nichilismo, per cui il pensiero prese a pensare sé stesso. In Iran, Zarathustra propagò l'eccitante visione del mondo come lotta fra bene e male. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti, da Elia a Isaia, a Geremia. La Grecia vide Omero, i filosofi Parmenide, Eraclito e Platone, nonché Tucidide e i grandi poeti tragici.

    Tutto ciò prese forma quasi contemporaneamente in Cina, in India e nel Medio Oriente senza che alcuna di tali regioni sapesse delle altre. Si realizzò così una novità grandiosa: in tutti e tre questi mondi l'uomo prende coscienza del proprio essere nella sua interezza, cioè di sé stesso e dei suoi limiti, percependo con chiarezza e sgomento la terribilità del mondo e la propria impotenza di fronte alle forze della natura. Riconosce l'assoluto nella profondità della sua coscienza e nell'intuizione della trascendenza. L'umanità si pose così le domande radicali di fronte al mistero della morte, anelando alla salvezza, alla redenzione, all'immortalità del proprio io in una sorta di preparazione spirituale all'avvento del Cristianesimo, che vide infatti la propria alba spuntare da est.

    E' stata insomma una grandiosa rivoluzione spirituale, alla quale solo nel XIX e XX secolo doveva seguire l'altrettanto straordinaria - nel bene ma anche nel male - rivoluzione sociale, scientifica e tecnologica tuttora in corso.

    Allargando lo sguardo nel panorama della storia, quando tremila anni fa in Oriente il sole della saggezza e della civiltà già splendeva alto sull'orizzonte, si accendevano su quella terra di barbari che avremmo poi chiamato Europa le prime luci dell'alba con la nascita delle civiltà greca e poi romana. Quest'ultima sarebbe successivamente divampata per ben mille anni lasciandosi dietro, grazie anche all'avvento del Cristianesimo, radici e semi fecondi che, dopo lunga incubazione nel Medioevo, generarono la civiltà europea con le sue luci smaglianti e le spaventose tenebre. Oggi peraltro sulla nostra Europa finalmente pacificata il sole sembra tramontare lentamente continuando il suo grande giro sul continente americano per poi forse anche là declinare tornando a fecondare le terre d'Oriente, dove Cina e India, culle di spiritualità, stanno già togliendo a un Occidente spiritualmente impoverito anche il suo primato tecnologico. Il tutto all'insegna di un materialismo dilagante che minaccia di rende questo grandioso ciclo storico pericolosamente simile a un circolo vizioso.

    Politeismi e culti misterici

    Le concezioni religiose più antiche si ispiravano soprattutto ai fenomeni naturali e si manifestavano, con modalità differenziate, attribuendo a svariate divinità ruoli e qualità taumaturgiche corrispondenti alle specifiche necessità personali, sociali e culturali degli uomini del tempo. Sono nate così le fedi politeiste, che consacravano a ciascuna divinità feste, riti, offerte e sacrifici propiziatori, in origine anche umani.

    Fino a tutta l'Età del bronzo, il senso di religiosità si esprimeva soprattutto attraverso i significati simbolici del mito, delle stagioni e del ciclo vita-morte. Nell'antichità infatti l'uomo viveva in uno stato di coscienza che si potrebbe definire sognante sperimentando con chiarezza in sé stesso la componente spirituale del mondo, da lui sentita come una realtà piena mentre invece percepiva la realtà sensibile come un'apparenza in cui si era coagulato lo spirito. Egli non chiedeva la prova delle verità spirituali poiché ne aveva conoscenza diretta attraverso la contemplazione. Pertanto, a differenza dell'uomo occidentale moderno - che percepisce come apparenza il mondo delle idee e come realtà piena la natura rilevata con i propri sensi - l'uomo dell'antichità considerava quest'ultima un'illusione o maya, atteggiamento che si trova ancora oggi, ma fortemente attenuato, nello spiritualità orientale.

    Man mano che l'umanità dal suo antico stato di coscienza sognante si concentrava nella propria realtà terrena la comprensione spirituale del mondo si restringeva nell'animo di pochi privilegiati, i quali finivano quindi con l'isolarsi nelle cosiddette Scuoie misteriosofiche, dove le verità spirituali esoteriche rimanevano gelosamente custodite dai maestri e dai loro ben selezionati discepoli, restando quindi inaccessibili alle masse. A queste arrivavano solo alcune sentenze molto sagge ma enigmatiche e poco utilizzabili nella pratica, del tipo Conosci te stesso e Niente di troppo incise anche sui frontoni dei templi. Il popolo rimaneva così all'oscuro della saggezza dei maestri (chiamata per questo esoterica) e veniva quindi da essi guidato soltanto per mezzo di regole e precetti religiosi, miti allegorici, tavole di leggi, riti misterici e così via.

    La situazione di ignoranza spirituale in cui venivano

    lasciate le masse favorì, soprattutto in Grecia, l'affermazione di filosofi liberi pensatori e scettici. Essa fece invece precipitare la Roma imperiale nel cesarismo, che innalzò Cesare a un livello

    quasi divino costringendo i suoi poco evoluti sudditi ad adorare imperatori despoti ubriacati dalla propria sconfinata superbia.

    In detta epoca l'umanità conobbe comunque una crescita abbastanza diffusa della propria dimensione spirituale, cosa che favorì in varie forme anche lo sviluppo della sua religiosità. La quale, in una visione sostanzialmente panteistica e ricca di miti e simbolismi, portò gli uomini del tempo a confrontare l'incombente mistero della morte con quello della natura e in particolare con i poteri rigeneratori del sole e della terra. Infatti, storicamente il fenomeno religioso è nato proprio dalla capacità dell'uomo, in ogni epoca, di estasiarsi di fronte al prodigio della natura e della propria esistenza. Gli uomini dell'antichità, anche in virtù della loro innata spiritualità, furono quindi portati a credere quasi istintivamente alla possibilità di una vita ultraterrena e quindi all'esistenza di una realtà trascendente immateriale che la giustificasse. L'idea alternativa del nulla dopo la morte non sembrava loro accettabile né tanto meno desiderabile poiché lasciava ad essi unicamente la ben magra consolazione di continuare a esistere solo nel futuro passato dei labili ricordi di qualche persona cara.

    L'uomo moderno occidentale ha invece perso la facoltà di percepire istintivamente l'essenza spirituale del mondo. E ciò non solo a causa come detto della propria diminuita sensibilità specifica ma anche perché il suo animo è zavorrato da infiniti problemi pratici e dalle assillanti seduzioni consumistiche. Aspetti che lo coinvolgono a fondo spingendolo verso una visione materialista della vita che gli rende difficile e quasi innaturale alzare lo sguardo verso realtà trascendenti lasciandosi stupire dalle sue meraviglie e dalle sue abiezioni.

    Sono nate così le religioni politeiste, che in un modo o nell'altro hanno cercato di corrispondere all'istinto degli uomini di sentirsi immortali e all'esigenza di porre i vari aspetti della loro vita sotto la protezione di specifiche potenze divine. Tra queste religioni furono preminenti quelle sorte dalle civiltà assiro-babilonese, egiziana e fenicia, con il loro assortito pantheon di divinità gelosamente custodite e amministrate da caste sacerdotali spesso avide e corrotte, che pretendevano spudoratamente di essere considerate come supremo esempio dai docili fedeli da essi irretiti.

    Come si legge nella Ha!!ey's Bib!e Handbook a proposito del culto, assai diffuso nell'antico Medio Oriente, legato alla dea cananea Astoret (moglie del dio Baal), Le sacerdotesse erano prostitute e i sodomiti erano prostituti del tempio. L'adorazione di Baal, di Astoret e di altri dèi cananei consisteva nelle orge più sfrenate che rendevano i loro templi altrettante centrali del vizio.

    Ma a parte tali abiezioni, la continua ricerca del senso profondo della vita determinò nelle antiche civiltà il diffondersi di svariati culti misterici, come quelli dionisiaci, orfici ed eleusini in Grecia, del culto di Adone in Siria, di Cibele in Asia Minore, di Osiride in Egitto, di Mitra in Persia e successivamente nell'Impero romano. Culti che si esprimevano attraverso riti iniziatici ed esoterici, velandosi di mistero (anche per proteggersi dal controllo statale) ma in genere aperti a ogni etnia, casta e nazionalità.

    Dal sincretismo con i culti mediorientali nacquero prima in Grecia e poi anche a Roma religioni politeiste che, con le loro multiformi divinità derivate anche dai tradizionali fantasiosi racconti mitologici, ben corrispondevano alla sensibilità popolare di allora.

    In questo fervido clima, nella Roma imperiale si diffuse largamente attraverso la civiltà ellenica un culto misterico arrivato dall'oriente (presente già nei Veda indù, nell'Avesta iranico e nel Zoroastrismo): il già accennato cu!to de! dio Mitra, praticato in particolare da intere legioni di soldati romani ai quali esso prometteva la vita eterna consolandoli del continuo rischio di perdere la loro tribolata vita terrena.

    Tuttavia, dopo gli editti di Costantino e di Teodosio i fedeli di tale culto vennero perseguitati e i loro mitrei sepolti sotto le chiese edificate da un Cristianesimo vittorioso, la cui dottrina (come la nascita di Gesù da una vergine, il battesimo, la mensa eucaristica, la vita eterna, il giudizio finale, ecc.) presentava non piccole analogie con quella di tale antico culto, specialmente nella versione diffusa nell'antica Roma (per esempio, la data del 25 dicembre che celebra la nascita di Gesù sarebbe stata scelta dai cristiani per soppiantare l'analoga ricorrenza del dio Mitra). La questione del collegamento tra Mitraismo e Cristianesimo è comunque controversa, sia perché alcune somiglianze facevano già parte di un patrimonio culturale antecedente comune a entrambi i culti, sia perché le testimonianze mitraiche sono successive ai Vangeli, per cui potrebbe essere stato il Mitraismo romano (sostanzialmente diverso da quello originario mediorientale) ad aver copiato dal Cristianesimo e non viceversa.

    Nella percezione comune le religioni dell'antica Grecia e di Roma con i loro connotati paganeggianti non vengono però considerate oggi religioni vere e proprie ma pittoresche espressioni mitologiche, al pari della mitologia precristiana formatasi nei racconti dei paesi nordici europei. Infatti, a seguito di una metamorfosi di molti secoli fa, gli dèi venerati dalle anzidette due grandi civiltà hanno perso il loro significato religioso originario e sono oggi ridotti a semplici protagonisti di storie fantasiose. Così, per esempio, figure come Afrodite, Minerva, Dionisio, Apollo ci evocano non delle antichi dei ma piuttosto personaggi della mitologia o della storia dell'arte.

    La nascita del monoteismo

    Le antiche religioni politeiste e i culti misterici erano permeati in varia misura dai valori universali della giustizia e della umana solidarietà, che tanto fortemente dovevano poi caratterizzare il Cristianesimo e con meno enfasi le altre fedi monoteiste. Riguardo per esempio alla religione dell'antico Egitto, nel Libro dei Morti - scritto 1500 anni prima del Vangelo - si leggeva infatti: Ho dato pane all'affamato, acqua all'assetato, vesti all'ignudo, una barca a chi non ne aveva, espressioni straordinariamente simili alle opere di misericordia raccomandate da Gesù nel Vangelo di Matteo. La civiltà greca - al di là del suo folto e pittoresco assortimento di dei e semidei in perenne combutta tra loro e con i comuni mortali - fu grandemente illuminata dalla spiritualità di Socrate, il quale, pur non avendo generato una religione, per la sua saggezza e coerenza di vita spinte all'estremo è stato a volte paragonato persino a Gesù. Anche se il confronto è decisamente arbitrario data la natura del tutto differente di queste due figure, è tuttavia suggestivo constatare come sia le loro vicende personali che i rispettivi messaggi spirituali presentino sorprendenti analogie.

    Infatti, sia Socrate che Gesù non hanno praticamente mai scritto nulla: ciò che conosciamo di loro ci è stato riportato da testimonianze scritte di seguaci e di storici; ambedue hanno vissuto in povertà, dedicandosi all'ammaestramento del popolo; né Gesù né Socrate si sono occupati di filosofie metafisiche ma solo dell'uomo insegnandogli, rispettivamente, a vivere secondo la virtù e secondo l'amore; ambedue sono morti precocemente per una sentenza ingiusta e sono andati incontro al loro sacrificio volontariamente, senza tentare di sottrarvisi; ambedue, pur esortando al rispetto delle leggi terrene, sono stati condannati a morte per l'ottusità e l'egoismo dei potenti di turno, anche se la morte di Gesù, pur prescindendo dalla sua natura divina, è stata assai più dolorosa e umiliante di quella di Socrate, il quale ha infatti avuto il conforto dei suoi discepoli mentre Gesù non ha visto ai piedi della croce nessuno dei suoi apostoli ad eccezione di Giovanni, dopo essere stato rinnegato tre volte dal più importante di essi.

    Gesù e Socrate hanno inoltre originato correnti spirituali che, anche se di portata assai diversa, proclamando l'uguaglianza fra tutti gli uomini e la condanna delle ingiustizie, provocarono direttamente e indirettamente lo sgretolamento delle società in cui essi erano vissuti.

    Nell'antichità prendevano così gradualmente forma concezioni religiose più evolute e idonee ad appagare l'innato istinto degli uomini a ricercare punti di riferimento spirituali solidi e assoluti, istinto che ha portato gli stessi a superare le arcaiche concezioni politeiste e ad aprirsi alle fedi monoteiste, meglio rispondenti alle loro accresciute esigenze spirituali. Così, dal 1000 a.C., in piena età del ferro e con l'avvento del pensiero filosofico, il politeismo cominciò a manifestare segni di crisi che si concretizzarono sia in un'eccessiva specializzazione funzionale delle sue figure divine (sempre più dedicate alle esigenze pratiche, persino minute, degli uomini), sia nell'affievolirsi del senso profondo dei misteri, dei miti, dei simboli e degli oracoli.

    A questo riguardo, in ogni fede politeista si andava manifestando l'umana tendenza a riconoscere e venerare un'autorità suprema che conducesse ad unità il variegato assortimento delle diverse divinità. Fu questa una sorta di germe del monoteismo, che portò le religioni politeiste a indicare ai fedeli una preminente figura divina di riferimento, spesso chiamata Padre degli Dei o Grande Dea Madre. In Egitto, già nel 1360 a.C., l'esigenza di ridurre a unità il suo troppo complesso pantheon di divinità indusse il grande faraone Amenophis IV a introdurre il culto unico del dio Ton, il disco solare visto per la sua immensa potenza come simbolo generatore della vita. Fu questo forse il primo grande esempio storico di monoteismo, che durò peraltro solo il tempo della vita del suo creatore ma al quale probabilmente gli ebrei si ispirarono durante la loro permanenza in Egitto.

    Introducendo il culto del dio Tonon, Amenhotep IV - l'ultimo importante faraone della XVIII dinastia egizia, predecessore di Tutankamen e sposo di Nefertiti - cambiò radicalmente il mondo religioso del suo paese, istituendo una singolare forma di monoteismo. Egli infatti indicava in Ton l'unico creatore dell'universo e il solo vero Dio che, a differenza delle altre divinità egizie, non potesse essere rappresentato in forma antropomorfa ma come un sole i cui raggi erano braccia terminanti con delle mani. Amenhotep IV modificò quindi il suo nome in Akhenaton: Colui che serve Ton. Regnò 17 anni e morì nel 1334 a.C

    Le vere religioni monoteiste (di cui si dirà diffusamente più avanti) dovevano però nascere solo alcuni secoli dopo. Intorno al 1000 a. C., sorse infatti l'Ebraismo, la prima religione nettamente monoteista, nel quale l'idea di un Dio creatore si manifesta nella sua piena unicità e al quale si contrappone la forza del male impersonato da Satana, un angelo ribelle creato anch'esso da Dio.

    Verso il VI secolo a.C. si diffuse in Mesopotamia (l'attuale Iran) il Mazdeismo o Zoroastrismo, religione che sopravvive ancora oggi in India con poco più di 100.000 fedeli. Venne fondata sul culto di Ahura Mazda, dio del bene, al quale si contrappone Arimane potenza del male, la cui autonoma esistenza attenua peraltro il carattere monoteista di questa religione.

    La terza religione monoteista in ordine di tempo è il Cristianesimo, il cui monoteismo è mitigato dalle tre persone che formano l'unico Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ad esso si aggiunge il grande culto riservato alla Madonna e ai santi.

    La più recente delle religioni monoteiste è infine l'Islamismo, che si fonda sull'assoluta unicità e inaccessibilità del Dio Allah.

    In sostanza si osserva che per arrivare a Dio gli antichi greci seguivano la via dell'intelletto cioè la filosofia; gli ebrei quella della Legge, cioè le Tavole del monte Sinai; i cristiani la via del cuore, cioè l'amore predicato dal Vangelo e gli islamici la fede granitica nella parola di Allah, cioè il Corano.

    Le religioni sia monoteiste che politeiste si distinguono, a loro volta in dualiste e moniste.

    E' religione dualista quella in cui gli elementi contrapposti - quali bene e male, anima e corpo - sono destinati a scontrarsi, come avviene nelle religioni monoteiste sia pure con alcune attenuazioni e diversità

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