Parola di pappagallo: Le risposte dei nostri amici pennuti
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Info su questo ebook
Betty Jean Craige
Docente di letteratura comparata presso l’Università della Georgia e direttrice del Willson Center for Humanities and Arts ad Athens, in Georgia. Ha pubblicato libri su letteratura, storia delle idee, politica, ecologia e arte.
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Anteprima del libro
Parola di pappagallo - Betty Jean Craige
COPERTINA
image.pngParola di pappagallo
image-1.pngLe risposte dei nostri amici pennuti
Betty Jean Craige
Traduzione di Andrea Tranquilli
logo.pngCopyright
Parola di pappagallo - Le risposte dei nostri amici pennuti
di Betty Jean Craige
Traduzione di Andrea Tranquilli
Titolo originale dell’opera: CONVERSATION WITH COSMO: AT HOME WITH AN AFRICAN GREY PARROT © Copyright 2010 Betty Jean Craige. All Rights Reserved. Published by arrangement with the original publisher, Sherman Asher Publishing, Santa Fe, NM, USA
ISBN 978-88-272-2463-2
Per l’edizione italiana: © Copyright 2013 by Edizioni Mediterranee
Via Flaminia, 109 - 00196 Roma
www.edizionimediterranee.net
Prima edizione digitale 2013
Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma
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Dedica
Dedico questo libro a Margaret e Wyatt Anderson, la famiglia umana allargata di Cosmo
droppedImage-1.pngimage-2.pngRingraziamenti
Ringrazio Judith Ortiz Cofer, brillante scrittrice e buona amica, per avermi incoraggiato a scrivere questo libro aiutandomi con critiche costruttive. I suoi studenti la amano come insegnante, e ora so perché.
Ringrazio Julie Dingus, con cui ho lavorato per quasi dieci anni al Willson Center for Humanities presso l’Università della Georgia, per aver letto il manoscritto con attenzione e serietà. Julie condivide il mio senso dell’umorismo e mi ha detto cosa considerava divertente, con mia grande soddisfazione.
Ringrazio mio fratello Branch Craige e i miei colleghi Hugh Ruppersburg e Nicole Mitchell per aver letto criticamente l’intero manoscritto, offrendomi ottimi suggerimenti.
Ringrazio i tanti miei altri meravigliosi amici non solo per aver letto alcuni o tutti i capitoli, ma anche per la pazienza dimostrata nel corso degli anni ascoltando le mie storie su Cosmo e ricevendo con apparente entusiasmo le numerose e-mail di aggiornamenti su Cosmo
che invio loro regolarmente per annunciare gli ultimi progressi del mio pappagallo.
Ringrazio Lloyd Winstead, l’altro mio collega al Willson Center, per aver accolto volentieri le tante visite di Cosmo nel mio ufficio. Ringrazio Margaret e Wyatt Anderson, Richard Neupert, Cathy Jones, Sophie Neupert, Doris Kadish e Raymond Woller per aver spesso ospitato Cosmo nelle loro case. E ringrazio tutti quei colleghi che hanno fornito a Cosmo esperienza di lavoro invitandola nei loro corsi e club letterari.
Ringrazio John Ahee e Robert Newcomb per le belle fotografie di Cosmo e me. La foto di John Ahee in cui Cosmo mi becca affettuosamente il naso è riportata in copertina.
Ringrazio John Avise, genetista, ornitologo, fotografo di uccelli e amante dei parrocchetti, per avermi condotto al negozio di animali nel maggio 2002 e mostrato la piccola Cosmo.
Ringrazio Jim Mafchir della Sherman Asher Publishing per il suo interesse nei confronti di Cosmo e la fiducia in questo libro su di lei. E ringrazio Cynthia Green per essere un’eccellente curatrice, e Maureen Burdock per aver creato la straordinaria copertina.
Ringrazio Cosmo per essere un bravo uccello, e i miei cani Mary e Kaylee per non averla mangiata.
image-3.pngPrefazione
Avere qualcosa a che fare con i pappagalli evoca molte emozioni contrastanti. Come qualcuno che li ha studiati per più di trent’anni e ha in un modo o nell’altro interagito con loro per tutta la vita, ne conosco bene le attraenti personalità e so quanta gioia possono dare ai loro compagni umani. Ovviamente, conosco anche il rumore, la confusione e le responsabilità che comporta accettare questi uccelli nella propria vita. E benché per fortuna io abbia poca esperienza diretta del lato negativo del loro commercio, sono consapevole del dramma di tanti di essi maltrattati dai padroni sia a causa di trascuratezza o di forme più attive di comportamento negativo, degli altrettanto numerosi esemplari che di conseguenza finiscono in rifugi o riserve, e di quei pessimi allevatori che li considerano unicamente una fonte di guadagno. Ecco perché sono felice che Betty Jean Craige abbia scritto questo libro.
La professoressa Craige descrive in maniera assai dettagliata l’intelligenza e la straordinaria personalità della sua cenerina africana Cosmo, intrattenendoci con aneddoti che aumentano la nostra comprensione di un cervello che, pur organizzato diversamente da quello dei mammiferi, funziona in modi che ricordano un bambino piccolo. Indubbiamente, Cosmo analizza le situazioni, usa il suo relativamente limitato vocabolario vocale ed escogita adeguate strategie comunicative per ottenere ciò che vuole in circostanze diverse, come qualcosa di speciale o semplicemente un po’ di attenzione. Ma la Craige ci spiega anche in che modo Cosmo si è sviluppata in una creatura così meravigliosa: è grazie alla sua costante interazione con lei, alla loro immersione nelle reciproche vite e al fatto di trattarla con la gentilezza che si riserva a un bambino curioso.
Pertanto, la professoressa Craige non prende alla leggera la responsabilità che si è assunta facendo entrare Cosmo nella sua vita. Veniamo a conoscenza della loro routine quotidiana, dell’insaziabile desiderio di attenzione e premure da parte di Cosmo, e perfino della consapevolezza della Craige della necessità di provvedere alla pappagallina quando non sarà più in grado di farlo da sola. L’autrice non ci risparmia le descrizioni del pavimento cosparso di mangime per uccelli, delle piume che finiscono ovunque, gli occasionali morsi dolorosi, la distruzione di tutto ciò che Cosmo ritiene valga la pena di beccare (si tratti di un giocattolo per pappagalli o di un costoso pezzo d’antiquariato), la spesa e il lavoro necessari per procurare un’alimentazione più variata e probabilmente migliore di quella dell’americano medio, e le volte in cui sarebbero graditi un po’ più di pace e silenzio. La Craige, sia pure con tocco lieve, dice chiaramente che i pappagalli non sono creature che offrono amore incondizionato e di certo non sono buoni compagni per chi non è disposto a fare lo stesso genere di sforzi e sacrifici che lei compie regolarmente.
Perciò, godetevi le meravigliose storie su Cosmo – la sua interazione con la professoressa Craige, con i cani che condividono la casa in cui vive, con gli ospiti e la famiglia della sua padrona, i trucchi che mette in atto con i compagni (umani e canini) – ma ricordate che un uccello tanto straordinario richiede un padrone ugualmente straordinario.
Irene M. Pepperberg
autrice di The Alex Studies e Alex and Me
droppedImage-2.pngimage-4.png1. Dove vogliamo andare?
COSMO: "Dove vogliamo andare?".
BJC: "Betty Jean va a lavorare" .
COSMO: "Cosmo vuole andare a lavorare, okay?".
BJC: "No. Cosmo resta a casa. Cosmo resta a casa con i cagnolini".
COSMO: "Okay. Cagnolini! Venite qui!" [fischia].
BJC: "Ciao. Ti amo".
COSMO: "Ciao. Ti amo. Betty Jean torna presto, okay?".
Così si svolge una tipica conversazione mattutina con Cosmo, la mia femmina di pappagallo cenerino africano. Cosmo, che oggi ha otto anni, avviò questo particolare scambio di battute un giorno dell’autunno del 2008, mentre mi preparavo a uscire di casa per recarmi all’Università della Georgia. Essendo stata nel mio ufficio e avendomi accompagnato in vari corsi – nel mio di ecocritica e in altri di psicologia, antropologia, comunicazione verbale, filosofia e ornitologia – Cosmo sapeva cosa fosse il lavoro. Implicava andare in un’automobile
e incontrare compagnia
, persone che avrebbero parlato di lei e con lei, fischiato insieme a lei e riso ai suoi scherzi. Per Cosmo, lavoro è divertimento. Sarebbe felice di andare a lavorare tutti i giorni.
Molto tempo prima, aveva inventato l’espressione Dove vogliamo andare?
. All’età di sei anni, quando smisi di tenere il conto, conosceva già un centinaio di parole e duecento frasi. Cessai di farlo perché la sua capacità di formulare proposizioni, tutte significative anche se non sempre sintatticamente corrette, l’avevano trasformata nella mia mente in una piccola persona pennuta. Parlo con lei in modo spontaneo e affettuoso, quasi senza pensarci, benché in un linguaggio semplificato e con un vocabolario limitato.
Solo occasionalmente, ormai, provo la meraviglia che avvertii la prima volta nel vedere Cosmo, all’età di un anno, cercare di comunicare con me nella mia lingua. Ma quando ho ospiti in soggiorno e assisto ai suoi sforzi di contribuire alla festa da una gabbia nella sala da pranzo, mi rendo conto che è un animale straordinario. Compete con le persone che ridono e discorrono per attirare l’attenzione su di sé, e ci riesce molto efficacemente fischiando, parlando e ridendo rumorosamente alle sue stesse battute. È così che fraternizza, che si fa amare.
A Cosmo piace avere attenzione. E la merita, perché permette a tutti noi che la conosciamo – ha moltissimi amici ad Athens, in Georgia, dove viviamo – di riconsiderare la nostra comprensione dell’intelligenza delle specie non umane. Ho scritto questo libro, Parola di pappagallo. Le risposte dei nostri amici pennuti, per far conoscere ai lettori di ogni dove la storia del suo sviluppo come uccello parlante. Per farla entrare nella vostra vita, ho ricreato molte delle conversazioni che ho avuto con lei e che definirei consuete e normali. Ovviamente, come nel discorso umano, nessuna conversazione ne replica una precedente con esattezza, ma ognuno di questi dialoghi ha avuto luogo in un momento o nell’altro, e la maggior parte di essi è stata ripetuta più volte con lievi varianti.
Come vedremo, oggi Cosmo è un’ottima conversatrice, per essere un uccello. Quasi tutti i cenerini africani, sia maschi che femmine, hanno la capacità di parlare in modo intelligibile. Contrariamente all’opinione comune, tuttavia, ciò vale anche per altri pappagalli. Greg, mio tuttofare e