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Cani Per Caso
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Cani Per Caso
E-book54 pagine45 minuti

Cani Per Caso

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Info su questo ebook

Sei racconti autobiografici tra passato e presente, parlati con l'ingenuità di un bambino, accompagnata da un sottile umorismo.

Frammenti di vita vissuta, uniti alla presenza di un cane, che oltre ad essere un vero amico, stimola profonde riflessioni sui sentimenti più o meno nobili degli esseri umani.
LinguaItaliano
Data di uscita13 dic 2012
ISBN9788891100344
Cani Per Caso

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    Anteprima del libro

    Cani Per Caso - Jack il Rosso

    ricordi.

    1 - Il Comunismo

    Come in tutte le storie che si rispettano, c’è un inizio. Questo è Odilia, la mia Tata.

    Odilia venne nella nostra casa quando io non ero ancora nato. Alla mia nascita lei era li, pronta ad accudire un bambino in una famiglia del famoso ceto medio.

    I miei genitori non erano particolarmente impegnati nel lavoro.

    Mio padre impiegato e mia madre insegnante, forse non si sentivano all’altezza di sostenere due figli, forse neanche uno, considerando che la Tata venne a far parte della famiglia quando mia sorella aveva circa due anni e io probabilmente non ero ancora nei loro pensieri.

    Mia madre è sempre stata una donna impegnata nel sociale. Comunista convinta, ha fatto della militanza politica una specie di missione da realizzare per la sua esistenza e per quella del Comunismo.

    In quegli anni, essere Comunisti, significava pensare ad un mondo, ad un sistema sociale, dove ingiustizie e discriminazioni andavano combattute per essere estinte. Anche se essere Comunisti significava essere atei, l’adesione all’ideologia Comunista si muoveva con la stessa dinamica della fede che un credente ha per Dio.

    In poche parole nella mia famiglia il Comunismo veniva spalmato su tutto. Ogni attività quotidiana, dalla più banale alla più complicata, veniva imbevuta di un po’ di Comunismo.

    Così, nato e cresciuto in una famiglia di Comunisti militanti, era doveroso che anche io lo diventassi. Quando raggiunsi l’età idonea per la militanza, mi ritrovai la tessera della Federazione dei giovani Comunisti Italiani in tasca. Avevo dodici anni!

    Ovviamente non capivo nulla di politica, ma quella tessera, più che significare una adesione ai giovani Comunisti, significava avere una tessera per poter aderire al progetto famigliare. Proprio così. In quegli anni non si capiva quale fosse il confine tra la casa di famiglia e la sezione del P.C.I. In casa si facevano riunioni, si ospitavano compagni di partito e in sezione ci incontravamo durante il tempo libero.

    Fino ad un certo punto ho creduto anch’io che il Comunismo fosse un progetto perseguibile e giusto, ma mi ha sempre accompagnato il dubbio che fosse solo un bel sogno e che la natura umana avesse un suo corso, difficilmente modificabile da una

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