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Magari tutta la vita
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E-book72 pagine1 ora

Magari tutta la vita

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Info su questo ebook

Anni Novanta, Roma. Un bambino torna a casa da scuola e una funerea sorpresa lo cambierà per sempre. Da quel momento parte il viaggio della sua evoluzione, la scoperta della vita senza il legame più importante.
Roma, Firenze, San Teodoro e infine Novara: dal Lazio al Piemonte un percorso fitto di eventi che avrebbero potuto fermare la corsa di chiunque, ma non quella del protagonista.

“Magari tutta la vita” è il libro d’esordio di Alessandro Ricci (Roma, 1988).
Superata un'adolescenza burrascosa e divenuto barman di professione, Alessandro un giorno ha preso un biglietto di sola andata dalla caotica Roma alla tranquilla Novara con l'intenzione di fare "punto a capo". I motivi della scelta vengono svelati nelle pagine di questo racconto autobiografico schietto e sincero.
LinguaItaliano
Data di uscita4 gen 2016
ISBN9788863583540
Magari tutta la vita

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    Anteprima del libro

    Magari tutta la vita - Alessandro Ricci

    Fateme di’ du’ cose

    Cammino con le gambe spezzate.

    Ho un presente e un futuro, ma il passato non lo voglio dimenticare. Neanche potrei, in verità. Le ombre ci sono sempre e con loro pure i sogni, che non hanno fatto come le gambe, sono rimasti forti e interi.

    Se sto in piedi, con le gambe rotte, è pure perché la mia testa è stata sempre più dura del muro contro cui batteva. Non ha mai smesso di tenermi sulla strada. Di rendere la mia fragilità un punto di partenza.

    Che cazzo, quando frana tutto ho una caparbia voglia di riscatto che diviene istinto irrefrenabile o, forse, solo un magnifico dono del cielo.

    Già, a me piace crederci, nel dono piovuto da lassù, dove qualcuno non ha mai mollato del tutto la mia mano. È così che tra le bizze ruvide, le smanie randagie e l’andamento svagato mi ritrovo uno spirito romantico. Roba sulla quale ce rido pure sopra, ché allo specchio quasi non mi ci vedo, delicato e sentimentale: io, un ragazzo da alcool e canne, fradicio di insofferenze, con l’anima traballante.

    Ma la vita è proprio un punto interrogativo. Inutile sorprendersi per una contraddizione, tutto e niente si toccano e si confondono e la realtà è sempre più avanti della fantasia.

    Non so se sono in debito o in credito con la vita mia e pure con quelli che ci sono stati dentro.

    Quello che so è che raccontarmi su queste pagine ha addomesticato i miei pensieri, quelli che non sono mai stati in silenzio e che tante volte hanno anche urlato… che poi però, un po’ alla volta, hanno preferito il coraggio della speranza a quello della rabbia. Qui metto un punto, a ventisette anni. Credo che la memoria e i desideri possano fare pace.

    In valigia, con la tristezza e gli errori, c’è tutto quello che mi serve per il viaggio, quello vero. Perché oltre al dolore e alle cazzate ho vissuto amore e allegrie. Ecco, vediamo se amore e allegrie mi possono fare da bussola.

    Altro che fumo. Vorrei sballarmi di entusiasmo e fiducia. Basta corse, basta fughe. Un tempo e un luogo per me ci sono, ci devono essere.

    Il mio piccolo riflesso mi sorride. Forse ha capito, non ho da donargli una grande storia e un grande padre, ma una compagnia per il volo. Che sia.

    Non devo nascondere che non conosco le istruzioni e che ho in tasca più domande che risposte.

    ‘N buco dove scrive’

    Sono in cameretta con Davide, il figlio della moglie di mio padre, e questo svela già alcune cose: che mia madre non c’è e che sto in quella che si chiama famiglia allargata. Anche complicata, per dirla tutta.

    Ho deciso di tenere il diario dei giorni e dei pensieri. Con la stessa confusione che ho in testa, che ha i tempi mescolati e i sogni che rubano pagine alle paure. Parto da qui, parto così. Sdraiato sul letto mentre Davide ascolta musica e aspetto di andare di là in salone, dove ci sono papà e Cristiana, appena inizia la partita.

    Strano ma non troppo che la camera sia cameretta e la sala salone. Una è il rifugio, l’altra è già l’anticamera del mondo.

    Posso scrivere tranquillo, Davide non mi disturba e non mi imbarazza, abbiamo la stessa età, andiamo d’accordo, gli voglio bene. Dodici anni insieme condividendo tutto ci hanno reso complici e affiatati.

    Anche a Cristiana voglio bene, è una donna buona, ha cercato di farmi da madre e la rispetto, anche se non sono mai riuscito a chiamarla mamma. Ricordo bene quando ci siamo conosciuti. Ricordo che mi ha regalato un libriccino di disegni da colorare con un solo pennarello che dava tutti i colori. A me è piaciuta, ingenua e dolce. E poi, che colpa ne aveva lei se non avevo più una madre?

    Cristiana ha tre figli: Samuel, Ramona e Davide. Samuel, il più grande, è sposato e ha un figlio. Non lo vedo da tanti anni e mi spiace, so che anche Cristiana ne soffre molto. Non so neanche bene cosa sia successo, cosa li abbia e ci abbia divisi. Certo lui è sempre stato testardo e spericolato, un carattere difficile, anche se per me bambino era bello andare in giro con lui, a pesca o allo stadio, vederlo accanirsi sui motori, che erano la sua passione, e ammirare la cura con cui si vestiva. Ci teneva, alla moda e ai capi di lusso, e pure a me per qualche compleanno ha regalato abiti firmati.

    Una volta ha fatto un brutto incidente in macchina, ha rischiato davvero e Cristiana è stata giorni ad assisterlo in ospedale, preoccupata e triste. Eravamo tutti in ansia per l’operazione che ha dovuto affrontare. Alla fine andò bene ma in quei momenti mi sono reso conto di quanto gli fossi affezionato. Chissà perché sembra non sapere più che ha una madre che lo ama. O forse sono io, sono io che non posso capire. Io che ho fame di amore e vorrei che la mia vita ne fosse piena.

    Ramona, la secondogenita, ai miei occhi è la più debole o la più immatura. Si è sposata giovanissima con Mattia, hanno avuto due figli e una figlia ma poi si sono lasciati e lei è tornata a casa da noi, frastornata, apatica e superficiale. Vive fuori dalla realtà e a me questa cosa fa

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