La forza dell’amore

Di Francesca Bonetti

La vita spesso ti può piegare come un fuscello che sembra doversi spezzare da un momento all’altro…
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… e se già da piccola vieni esposta alla turbolenza di affetti “insalubri”, che minano nel profondo la tua autostima, la tua capacità di reggerti in piedi e camminare lungo il sentiero che dovrebbe portarti alla maturità, ecco che allora tutto si complica:
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il rapporto con una madre fragile che ha rischiato la vita per metterti al mondo, ma che ha lasciato in sala parto una parte del suo cuore, indurito dalla malattia;
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la relazione con una nonna che a volte sembra sopportarti a fatica, anche quando tu fai di tutto per essere una brava bambina, diligente e obbediente;
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l’incontro con amicizie sbagliate che in una grande città come Milano rischiano di portarti sulla cattiva strada.
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Ma per fortuna la vita è anche speranza e positiva fatalità; così ti capita di incontrare l’Amica della tua vita, proprio là, tra i banchi di scuola, un’Amica che ti porterai accanto per sempre;
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e poi incontri l’Amore, quello che ti cambia dentro e fuori, dal quale potrai ripartire per diventare una donna compiuta e una mamma fortunata di due splendidi bambini. La mamma che, forse, avresti voluto avere anche tu, con la quale poter parlare e aprirti.
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Ecco che allora ti scopri mamma e figlia a un tempo, così da poter finalmente contemplare la forza dell’amore che tutto sostiene, tutto regge e nulla teme.    

• Lingua: Italiano
• Editore: Gilgamesh Edizioni
• Data di uscita: 8 dic 2020
• ISBN: 9791220229548

Anteprima del libro

Francesca

1

Mi ero nascosta in quello spazio stretto tra l’armadio e il muro. Ferma, immobile. Trattenendo il respiro per non farmi sentire. Sperando che per una volta, per una sola volta, lei non mi trovasse.

L’unico rumore che riuscivo a percepire era il battito del mio cuore, che, con tonfi sordi e sempre più decisi, scandiva inesorabile il trascorrere del tempo, mentre, con gli occhi serrati, pregavo con tutte le mie forze di poter scomparire.

Chiusa a chiave dentro alle mie paure promisi a me stessa che avrei imparato, che non avrei più sbagliato, confidando nella convinzione che se avessi smesso di essere una così cattiva bambina, mamma avrebbe potuto finalmente volermi bene.

Me lo ripeteva sempre e nelle mie orecchie riecheggiavano per giorni le sue parole:

Maledetta bambina, quando la smetterai di comportarti sempre così male? Quando ti deciderai una volta per tutte a essere brava e obbediente?.

E mentre la mia testa era un vortice di pensieri confusi, il suo passo si faceva insistentemente più vicino; il mio cuore per un attimo smise di battere e quando riprese, lei era lì, lo sguardo fisso dentro al mio.

Non ricordo cosa avessi sbagliato quel giorno, ma il solo fatto di esistere in quella casa e di darle fastidio con la mia presenza era il bagaglio di sbagli che mi portavo sulle spalle dal giorno in cui ero venuta al mondo.

Quando la sua rabbia fu placata, se ne andò, lasciandomi sola in quella stanza, diventata un tutt’uno con il mio dolore.

Rimasi lì, per un tempo talmente lungo da perderne quasi la cognizione.

La rivedo ancora adesso, sai, con lo sguardo della memoria, quella bimbetta di soli sei anni, accovacciata a terra su se stessa, con gli occhi gonfi di lacrime, il dolore delle botte sulla pelle e una tristezza infinita nel cuore.

2

Oggi praticamente non ti sei mosso. Non un calcetto o un singhiozzo. Nulla.

Sono passati quasi sei mesi da quando sei qui dentro, un’eternità scandita di giorni, ore, minuti, dove la costante assoluta dei miei pensieri sei diventato tu.

Tu, che ti sei impossessato del mio corpo, accompagnandomi nel viaggio più avventuroso, straordinario e al tempo stesso più spaventoso che una donna possa mai compiere: il viaggio del miracolo della vita.

È un bel maschietto ha esclamato il dottore.

E se dapprima la meraviglia si è mescolata all’emozione, in seguito un senso di paura mista al panico mi ha inchiodato le gambe, su, su… fino ai pensieri.

Uscendo dallo studio medico, quel giorno ho fissato negli occhi tuo padre e per la prima volta in tutta la mia vita mi sono davvero sentita orgogliosa di me stessa.

Saperti qui dentro, piccolino mio, mi dà una tale forza…

Spesso da ragazza mi sono chiesta che tipo di madre sarei stata un giorno.

Ed è così che me lo domando anche ora, oggi come allora, oggi che il futuro che sognavo è qui, è reale, è presente.

Interrogo me stessa, chiedendomi se saprò darti tutto quello che io non ho potuto avere, se saprò essere all’altezza, alla pari con le aspettative che per prima mi impongo.

Tutto il mio senso di sicurezza, che via via a fatica ho costruito in questi anni, vacilla, si sbriciola di fronte all’immensa immagine di te, di tutto ciò che per me rappresenti, di tutto ciò che racchiudi in quel tuo groviglio di cellule, così perfettamente in sincronia le une con le altre, in questo armonioso, impeccabile, maestoso e incessante lavoro che misteriosamente ti condurrà a me, bambino mio.

Mi sudano le mani, tremo, vorrei toccarti, poterti guardare negli occhi per leggervi dentro il benché minimo segnale.

Se solo tu mi rassicurassi, forse per una volta, per una sola volta, riuscirei a sentirmi