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Sempre nidificano cicogne: Riscaldamento globale e ambiente tra favola e realtà
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E-book212 pagine2 ore

Sempre nidificano cicogne: Riscaldamento globale e ambiente tra favola e realtà

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Sempre nidificano Cicogne è una raccolta di fiabe ecologiche, con notizie sulla gravità del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici causati dall’Uomo a cui oppone fondati e irrinunciabili messaggi positivi, confermati, nella sostanza, proprio a febbraio 2014, dall’avvistamento di una coppia di questi stupendi volatili a Genova.Un doppio registro – della conoscenza e della favola, dei dati obiettivi e della fantasia – per presentare, con linguaggio accessibile a tutti, un progetto sostenibile che vede protagonisti adulti e bambini per garantire un Futuro alla Terra, in agonia per il riscaldamento globale e i mutamenti climatici causati dall’Uomo.Il libro suggerisce il dialogo fra generazioni su temi fondamentali per tutti. Il metodo è: conoscenza e fantasia, da graduare a partire dall’infanzia con la mediazione adulta, per il progetto comune di un futuro migliore. Si può combattere insieme, con forza, perché la policy sull’Ambiente superi le politics e, in una parola sola, come la lingua italiana a ragione preferisce: si faccia politica nel modo giusto, cioè il programma teorico si trasformi in decisioni operative globali, non viziate da interessi di parte e coerenti per ogni Stato del Pianeta tenendo conto dello sviluppo economico ma anche dei limiti per l’Ambiente che tale sviluppo ormai comporta.Ciò va realizzato entro il 2015: il Futuro è già qui, è l’appuntamento internazionale di Parigi per il rinnovo dell’accordo di Kyoto decaduto nel 2012, che dal 1997 opera, Europa in primis, per ridurre l’emissione antropica di gas serra, nonostante la latitanza di colossi quali Stati Uniti, Cina, Giappone e Canada.Ognuno farà suo l’impegno: in famiglia, a scuola, al lavoro, nei gruppi politici e parlamentari, userà conoscenza, fantasia, progetto.La priorità, per il Progresso, è: Rispetto per l’Ambiente. Senza Terra, Aria e Acqua, nessun Uomo, fosse anche il più ricco, avrà Lavoro, Dignità, Futuro, cioè Vita.Enrica Zinno, architetto, libera professionista, s’interessa da sempre al risparmio energetico per la tutela dell’Ambiente, che è la casa di tutti.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mag 2017
ISBN9788863584325
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    Anteprima del libro

    Sempre nidificano cicogne - Enrica Zinno

    CONOSCENZA

    Riscaldamento globale

    e

    scioglimento dei ghiacci

    A Natale 2013, una notizia di cronaca cattura l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale: la nave russa Akademik Shokalskiy, in missione scientifica per accertare gli effetti del surriscaldamento terrestre in Antartide, rimane intrappolata nei ghiacci e i cinquantadue passeggeri, fra membri dell’equipaggio e ricercatori, sono tratti in salvo dagli elicotteri, dopo una decina di giorni di inutili tentativi da parte delle navi rompighiaccio.

    Ironia della sorte, la nave, partita per verificare i dati relativi al surriscaldamento globale, in inglese "global warming", la catastrofe ambientale che ormai minaccia il Pianeta, sembra smentire ogni preoccupazione in tal senso perché proprio nei ghiacci, che si dice si stiano sciogliendo a velocità preoccupante, rimane addirittura bloccata!

    Le previsioni di ambientalisti, meteorologi, climatologi vengono sbeffeggiate e bollate di allarmismo da chi ha tutto l’interesse a sminuire il problema e a tuonare: «Fa più freddo che mai!», aiutato dagli eventi verificatisi a fine 2013: il freddo estremo in Canada, il gelo a New York e in America del Nord con neve e ghiaccio ovunque.

    È solo apparenza.

    Le cause del gelo improvviso, così come del caldo torrido fuori stagione e delle alluvioni ovunque così frequenti nei primi anni di questo XXI Secolo – che senza la cecità umana a buon diritto potrebbe ritenersi fortunato per le conoscenze e le potenzialità acquisite – sono da catalogare fra i mutamenti climatici provocati dall’attività antropica.

    L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) cioè il gruppo di esperti sul cambiamento climatico dell’ONU, nella sua quinta valutazione (Fifth Assessment Report, AR5) presentata a Stoccolma a settembre 2013, e così pure la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nel Dossier Kyoto 2013 e Dossier Clima 2014 e scienziati di Università sparse per il mondo, concordano su notizie che smentiscono quanti non accettano la gravità dei mutamenti climatici.

    Nella relazione dell’IPCC si legge, testualmente tradotto:

    Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e fin dal 1950 molti cambiamenti osservati sono senza precedenti. L’atmosfera e l’oceano si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio sono diminuite, i livelli dei mari sono aumentati e le concentrazioni di gas serra sono aumentati… nell’Emisfero Nord tra il 1983 e il 2012 si è verificato il più caldo trentennale degli ultimi 1400 anni… L’influenza umana sul sistema climatico è evidente¹³.

    Se è vero che i cambiamenti climatici sono causati dall’Uomo, dovrebbe essere lui a porvi rimedio. Potrebbe per esempio rinunciare ai vantaggi economici che dai mutamenti climatici, a tempi brevi, deriverebbero.

    A tempi lunghi c’è la catastrofe globale.

    Quest’ultima notizia sarebbe inutilmente allarmistica se non fosse supportata da autorevoli fonti e non fosse fornita sic et simpliciter solo per poi arrivare, dopo l’analisi e la presa di coscienza, a evidenziare i rimedi che ancora ci sono, per fortuna – conoscenza, fantasia, progetto futuro –, ma per poco tempo ormai e subordinati alla volontà politica non solo puntuale, ma unanime, che occorre per realizzarli.

    Lo scioglimento dei ghiacci in Artide e la riapertura del passaggio a Nord Ovest offrono, ad esempio, alla Russia spazio per lo sfruttamento delle risorse nascoste dai ghiacci, pare sia circa il 20% del totale di petrolio e gas naturale.

    Vivo ancora l’eco del disastro ambientale provocato dalla piattaforma petrolifera americana Deepwater Horizon nel 2010 nel Golfo del Messico, la Russia avvia lo sfruttamento dell’Artico, ignorando le precarie condizioni di sicurezza delle trivellazioni a basse temperature.

    Canada e Stati Uniti sembrerebbero pronti a seguirla nell’impresa.

    Nel 2010, milioni di barili di petrolio sono finiti in mare per una valvola rimasta aperta a 1500 metri di profondità e riparata solo dopo 106 giorni di inutili tentativi. L’episodio ha dimostrato che la tecnologia non è in grado, in condizioni estreme, di rimediare ai propri errori. Quel petrolio ancora galleggia nel mare di fronte a Louisiana, Florida, Mississippi, Alabama, mentre lo strato pesante giace per chilometri sul fondo dell’oceano con conseguenze ancora non valutabili su fauna e flora marina.

    L’esempio non basta mai all’Uomo produttivo!

    L’estrazione in Artico avrebbe conseguenze disastrose per le emissioni di CO2 e per eventuali fuoriuscite, irreparabili in quelle condizioni climatiche.

    Alcune organizzazioni ecologiche quali Greenpeace temono si voglia trarre profitto dallo scioglimento dei ghiacci, invece di porvi riparo, e si ignorino tra l’altro le esigenze delle popolazioni nomadi del Mar di Barents che vivono di caccia, pesca e allevamento delle renne.

    Greenpeace ha fondato il movimento Save Artic e, a metà settembre 2013, trenta attivisti sono finiti agli arresti in Russia per tre mesi e dal governo di Vladimir Putin sono stati incriminati con accusa di pirateria, poi ritrattata, per la protesta culminata nell’assalto alla piattaforma petrolifera Prirazlomnaya che effettua le trivellazioni nel Mare di Pechora.

    Il problema ha implicazioni mondiali, e la territorialità della Russia non è scusa sufficiente per decisioni che avranno ripercussioni negative sulla salvezza del Mondo, di cui la Russia fa solo parte senza priorità.

    L’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, nell’AR5 (Fifth Assessment Report 2013) è chiaro: l’uomo influenza il clima.

    Human influence on the climate system is clear. This is evident from the increasing greenhouse gas concentrations in the atmosphere, positive radiative forcing, observed warming, and understanding of the climate system¹⁴.

    Se si cercavano alibi per il riscaldamento globale e per i fenomeni ad esso legati, tra cui lo scioglimento dei ghiacci ai poli, ora non ci sono più dubbi: la maggior parte degli incrementi di temperatura osservati dalla metà del XX secolo sono, con molta probabilità, da attribuirsi ai gas serra prodotti dall’Uomo e solo una piccola percentuale si spiegherebbe con cause naturali quali le variazioni nelle emissioni solari, le oscillazioni dell’orbita terrestre, l’attività vulcanica o altro.

    L’effetto serra è un fenomeno naturale, necessario alla vita del Pianeta: i gas detti serra presenti in atmosfera si comportano più o meno come il vetro, cioè lasciano entrare i raggi solari, che riscaldano la superficie terrestre, ma trattengono la radiazione infrarossa, cioè il calore, con conseguente aumento di temperatura. L’effetto serra è indispensabile alla vita della Terra, che si mantiene così a circa 14° invece che a -18°, ma la situazione, stabile per secoli, dalla rivoluzione industriale, e più negli ultimi cinquant’anni, ha subito modifiche pericolose.

    I principali gas serra presenti in atmosfera sono: il vapore acqueo, l’anidride carbonica CO2, il metano CH4, l’ozono O3, l’ossido di Azoto N2O. L’attività dell’Uomo ha aumentato i gas serra, la CO2 in particolare, soprattutto per l’incremento di combustibili fossili e per la deforestazione.

    L’ONU, tramite l’IPCC, nel 2007 affermava che nel XXI secolo, a causa delle attività antropiche, responsabili dell’aumento dei gas serra nell’atmosfera, la temperatura media superficiale poteva innalzarsi da 1,1 a 5,8°C entro il 2100.

    Oltre allo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari con innalzamento del livello dei mari e riduzione delle terre emerse, l’aumento di temperatura implicherebbe aumento di energia nell’atmosfera che, secondo molti scienziati, provocherebbe eventi meteorologici estremi cioè cicloni, alluvioni, ondate di caldo e di gelo, di maggior numero e con maggiore violenza, come ad esempio l’ondata di gelo a fine 2013 in America, le alluvioni in Gran Bretagna in Galles, in Italia in Sardegna e le inondazioni nelle Filippine.

    Il Prof. Steven Sherwood dell’Università australiana del New South Wales, in un’intervista rilasciata al quotidiano inglese «The Guardian» il 31 dicembre 2013, ripresa da «La Stampa» in un articolo del 3 gennaio 2014¹⁵, osserva che le previsioni ONU, già drammatiche, sono invece da considerare ottimistiche.

    Il professore afferma che, ad esempio, sia stato sottovalutato, nelle ricerche correnti, il ruolo che i livelli crescenti di CO2 nell’atmosfera hanno sulle nuvole. Il riscaldamento del Pianeta ridurrebbe lo strato nuvoloso e la sua funzione di schermo, così che i raggi solari, non più rimbalzati verso lo spazio, sarebbero catturati dall’atmosfera. Ciò comporterebbe la previsione di un minimo di 4 gradi centigradi di aumento della temperatura fino al 2100.

    Il professor Sherwood sintetizza:

    Climate sceptics like to criticise climate models for getting things wrong, and we are the first to admit they are not perfect, but what we are finding is that the mistakes are being made by the models which predict less warming, not those that predict more… Rises in global average temperatures of (at least 4°C by 2100)will have profound impacts on the world and the economies of many countries if we don’t urgently start to curb our emissions¹⁶.

    Per il prof. Sherwood, 4°C di aumento della temperatura equivarrebbero alla catastrofe ambientale.

    Nel terzo rapporto presentato a Berlino il 14 aprile 2014, gli esperti ONU avvalorano in sostanza le perplessità di Sherwood: senza interventi di mitigazione, la temperatura superficiale aumenterà entro il 2100 da 3,7 a 4,8 °C¹⁷. Nello stesso rapporto, dopo aver dichiarato che «Total anthropogenic GHG (greenhouse gases) emissions were the highest in human history from 2000 to 2010 and reached 49 (±4.5) GtCO2eq/yr in 2010», si specificano le proporzioni di gas serra in atmosfera (testualmente tradotto):

    La CO2 continua ad essere il principale gas serra di origine antropica nel 2010 con circa 40 GtCO2eq/anno corrispondenti al 76% dei gas serra totali. Il 16% (circa 9 Gt) proviene dal metano CH4, il 6,2% (circa 4 Gt) dall’ossido di Azoto, il 2% (1 Gt) da gas fluorinati"¹⁸.

    Il fronte di coloro che sono interessati a minimizzare i dati degli scienziati tuttavia non si convince facilmente.

    In Australia, con l’avvento del partito conservatore nel 2013, dopo sei anni di governo laburista, si sono vanificati gli sforzi degli ambientalisti e il primo ministro Tony Abbott sembra essere particolarmente scettico sulla dipendenza dei cambiamenti climatici dall’opera dell’uomo. Il nuovo premier ha subito sciolto per motivi economici la Climate Commission, creata dal governo laburista per esprimere pareri indipendenti circa i cambiamenti climatici.

    La lotta per il riconoscimento antropico dei cambiamenti climatici è dunque anche in Australia in pieno svolgimento e con esito incerto.

    Negli Stati Uniti, il Presidente Barack Obama, premio Nobel per la Pace, ha recentemente proposto un nuovo piano ambientale. Almeno le intenzioni del presidente sembrerebbero positive ma, di fatto, gli Stati Uniti non hanno mai formalizzato l’adesione al Protocollo di Kyoto del 1997, sottoscritto invece da ben 184 paesi industrializzati, per la riduzione in atmosfera dei gas serra.

    Gli USA non hanno mai aderito al protocollo; il presidente Bill Clinton, spinto dal vice Al Gore, aveva firmato l’accordo a fine mandato, ma George W. Bush lo revocò appena insediato alla Casa Bianca perché troppo penalizzante per l’industria e la crescita americana!

    Alcune grandi città quali Los Angeles e Chicago stanno esaminando l’ipotesi di applicare il trattato separatamente e, data la vastità e il numero di abitanti coinvolti, non sarebbe decisione di poca rilevanza.

    Secondo il sociologo americano Robert Brulle, professore di sociologia e scienza dell’ambiente alla Drexel University, sul tema dei cambiamenti climatici potenti finanziatori si battono per influenzare il dibattito politico teso a negare le affermazioni scientifiche sul riscaldamento globale¹⁹.

    Le posizioni attendiste, se non proprio contrarie, di colossi quali Stati Uniti, Cina, Giappone, Australia, riducono di molto, anzi vanificano proprio, i pur forti impegni rispettati dall’UE (Unione Europea) dal 1997.

    Nel 2007 il Consiglio Europeo (composto dai capi di Stato europei) ha approvato il piano 20-20-20 (riduzione unilaterale delle emissioni nocive) cioè, esattamente:

    riduzione del 20% delle emissione dei gas serra;

    il 20% del consumo di energia in EU deve essere soddisfatto da energie rinnovabili;

    aumentare del 20% l’efficienza energetica.

    Per l’Italia, è con giustificato orgoglio che Edo Ronchi, Ministro dell’Ambiente del Governo Prodi nel 1998, anno dell’impegno al Protocollo di Kyoto, e ora relatore del Dossier Kyoto 2013 e 2014 per conto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, dichiara che è stato raggiunto il target fissato dall’Italia nel Protocollo pari a una riduzione delle emissioni del 6,5%, come media del periodo 2008-2012, rispetto a quelle del 1990.

    L’impegno preso a New York nel febbraio 1998 dall’Italia, rappresentata da Ronchi, consentì all’Europa di rispettare gli impegni del Protocollo di Kyoto e di partire decisa per l’impegno del 20-20-20 del 2007, non solo, ma anche di promuovere con successo industrie finalizzate al risparmio energetico e all’utilizzo di energie alternative, con vantaggio per l’ambiente e per l’economia italiana e europea. Dopo l’analisi economica, Ronchi conclude:

    facendo oggi, molti anni dopo un bilancio, a conclusione del periodo di verifica 2008-2012 del Protocollo di Kyoto, si può dire che le analisi del partito del Protocollo, costo elevato non necessario erano completamente sbagliate sia dal punto di vista economico (abbiamo raggiunto l’obbiettivo senza costi insostenibili) sia ambientale (i gas serra sono alla base della grave crisi climatica)²⁰.

    I cambiamenti climatici, secondo le fonti numerose e autorevoli citate, avanzano a un ritmo senza precedenti: le variazioni di concentrazione di CO2 e della temperatura globale solo nel XX secolo sono gli stessi per i quali ci sono voluti 5000 anni, durante i periodi di glaciazione.

    Nel libro I limiti dello sviluppo²¹, che fece scalpore nei primi anni Settanta del secolo scorso e sembrò per un momento catturare i migliori propositi di cambiamento della politica ambientale nel mondo, poi in sostanza disattesi o aggirati, si dimostra con precisione e chiarezza, tramite modello matematico, come nell’arco delle ultime tre decadi del XX secolo la crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo) e della popolazione siano stati i volani dell’aumento delle emissioni di gas serra. Lo studio, commissionato dal Club di Roma all’MIT (Massachusetts Institute of Technology) per il progetto sui dilemmi dell’umanità, pubblicato nel 1971, evidenzia come la sorte dell’umanità intera dipenda da cinque fondamentali fattori: l’aumento della popolazione, la disponibilità di cibo, le riserve, i consumi di materie prime, lo sviluppo industriale e l’inquinamento.

    Gli scienziati dell’MIT erano già allora consci della necessità di decisioni globali e sostenevano l’urgenza, entro dieci anni al massimo, di applicare le modifiche necessarie a rispettare i limiti dello sviluppo individuati per il Pianeta.

    Alcuni politici illuminati, come U Thant, Segretario dell’ONU all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, erano consapevoli della priorità di:

    accantonare le proprie dispute e impegnarsi in un programma globale di arresto della corsa agli armamenti, di risanamento dell’ambiente, di controllo dell’esplosione demografica, orientando i propri sforzi verso la problematica dello sviluppo. In caso contrario, c’è da temere che i problemi menzionati avranno raggiunto, entro il prossimo decennio, dimensioni tali da porli al di fuori della nostra capacità di controllo²².

    Dal 1971 sono trascorsi quattro decenni, non uno. Neppure le più pessimistiche previsioni avrebbero però potuto immaginare la crescita esponenziale di paesi emergenti come la Cina, l’India, il Pakistan che hanno da poco superato gli Stati Uniti nelle emissioni di gas serra.

    Nel XXI secolo i gas serra potrebbero aumentare fino a un punto di non ritorno.

    Lo scioglimento dei ghiacciai è uno degli effetti.

    I ghiacciai si sciolgono con rapidità senza precedenti: se molti scompariranno, le conseguenze saranno

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