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Salvaguardia del pianeta e nuovi stili di vita
Salvaguardia del pianeta e nuovi stili di vita
Salvaguardia del pianeta e nuovi stili di vita
E-book224 pagine2 ore

Salvaguardia del pianeta e nuovi stili di vita

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Info su questo ebook

"Bisogna rovesciare tutto: riconoscere la centralità del "bene comune" (Laudato si' n. 156) che la politica deve far proprio e, in questa prospettiva, guidare l'economia e la finanza. "Bene comune" significa "bene di tutto" perché il bene dell'umanità è anche quello degli ecosistemi, degli oceani, dei suoli, dell'aria, dei ghiacciai. Il libro dell'amico Aldo Ungari è un tentativo riuscito di riassumere il problema ambientale oggi e le proposte per una sua soluzione." (dalla prefazione di don Gabriele Scalmana)
LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2019
ISBN9788898288816
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    Anteprima del libro

    Salvaguardia del pianeta e nuovi stili di vita - Aldo Ungari

    ALDO UNGARI

    Salvaguardia

    del pianeta

    e nuovi stili

    di vita

    Prefazione di

    don Gabriele Scalmana

    GAM editrice

    GAM editrice

    Prima edizione digitale 2019

    Quest’opera è protetta dalla legge sul diritto d’autore.

    Proprietà letteraria e artistica riservata.

    Riproduzione non vietata, purché sia citata la fonte.

    Per il libro cartaceo vedi www.gamonline.it

    ISBN 9788898288816

    Il committente esonera espressamente l’editore da ogni e qualsiasi responsabilità discendente dagli scritti contenuti nel libro garantendo di tenerlo indenne da qualsiasi azione e danno che potrebbe a lui derivare per la pubblicazione del libro.

    A Elina

    L’autore ringrazia in modo particolare:

    don Gabriele Scalmana

    per la prefazione e la preziosa revisione del testo;

    il dott. Gabriele Smussi, 

    autore dei paragrafi sull’Economia circolare, l’Economia di Comunione e la Banca Etica;

    l’ing. Paolo Bonzi per la scheda sull’Impronta Ecologica;

    l’ing. Alberto Manzoni per la nota sulla Caffaro di Brescia;

    il prof. Anselmo Palini per gli appropriati consigli;

    Ori Martin, l’ing. Carlo Micheletti, A2A, 

    il Comune di Malegno, Fondazione Cogeme Onlus 

    e il Comune di Berlingo per le rispettive schede.

    PREFAZIONE

    di don Gabriele Scalmana¹

    Sono due le minacce di auto-distruzione che l’umanità si è procurata nell’ultimo secolo: quella nucleare e quella ambientale. Le diverse migliaia di bombe atomiche esistenti (60 anche vicino a noi, a Brescia, nella base militare italiana di Ghedi) sono più che sufficienti per sterminare il genere umano; ma anche il continuo degrado ecologico rischia di rendere la terra invivibile. Non mancano i segnali: i morti per le siccità insistenti o per gli uragani devastanti, l’aumento delle allergie, il ridursi dell’età media della prima malattia invalidante (diabete, tumori, alzheimer…), i morti per sindromi respiratorie o circolatorie riconducibili alle polveri sottili aeree.

    Occorre cambiare! Papa Francesco nella Laudato si’. Lettera enciclica sulla cura della casa comune (2015) è perentorio: «Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale» (n. 114). La rivoluzione culturale sta poi a fondamento di altre rivoluzioni: teologico-spirituale, economico-politica, personale. Analizziamole brevemente.

    Una nuova cultura: dall’individuo alle relazioni globali

    La nostra cultura, chiamata moderna, si è formata dal Cinquecento in poi con la scoperta del soggetto: umanesimo, personalismo, diritti dell’uomo. Tale soggettivismo si è poi alleato alla scienza e alle tecnologie per elaborare strumenti sempre più potenti di sfruttamento del mondo a vantaggio (o supposto tale) di un’unica specie, quella umana (Homo sapiens), nell’illusione che la terra sia illimitata e la si possa spremere all’infinito. Papa Francesco lo chiama antropocentrismo tecnocratico (Laudato si’ n. 115).

    Questa cultura ha esaurito il suo compito. Con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (ONU 1948) in ambito laico e con la cosiddetta svolta antropologica in ambito teologico (Concilio Vaticano II, 1963-1965) ha dato il meglio di sé. Ora degrada. Essa infatti, ed è esperienza di tutti i giorni, si sta involvendo in un individualismo narcisista che guarda solo al proprio interesse egoistico, di singoli o di gruppi chiusi.

    L’alternativa che siamo chiamati a costruire è detta da Papa Francesco: ecologia integrale (Laudato si’ n. 137). Il soggetto perde senso e vita se non è visto entro una rete di relazioni naturali e sociali che costituiscono il mondo (anzi, il cosmo). Non c’è salvezza per l’umanità presente e futura se non nella complessità e nella integralità del sistema terra. Anche la terra ha dei diritti, come la Carta riportata più avanti ci ricorda. La persona non è più il valore centrale della cultura del XXI secolo. Valore centrale è l’integrità delle relazioni globali perché «tutto è collegato» e «tutto è in relazione» (Laudato si’ n. 91 e n. 92). Solo all’interno di questa trama armonica, potremo offrire felicità all’umanità e a ogni vivente.

    Una nuova teologia e una nuova spiritualità attente a tutta la creazione

    Il secondo capitolo dell’enciclica Laudato si’ è intitolato Il Vangelo della Creazione. E anche l’ultimo capitolo, il sesto, riporta pagine mirabili di spiritualità cosmica. Cristo non salva solo le anime, non salva solo l’uomo: salva tutto, il cosmo intero! La visione biblica della realtà è profondamente comunionale: tutto è chiamato a lodare il Signore perché tutto è frutto del suo amore creatore e tutto ha una dignità propria di fronte a Lui!

    Purtroppo, nella storia recente del cristianesimo, ci sono stati momenti di (troppo) forte antropocentrismo. L’accusa che ci viene mossa d’essere causa dell’attuale devastazione ecologica per aver legittimato la predazione dell’uomo sulla natura col biblico «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,28), non è del tutto ingiustificata. Semmai ingiustificato è stato l’uso da noi fatto di quel versetto, che invitava solo alla responsabilità verso le creature, secondo quanto insegna l’altro versetto: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15).

    Dobbiamo ridare valore, teologico e spirituale, alla natura. Dobbiamo riprendere l’insegnamento dei grandi maestri dell’antichità, come Benedetto e Francesco, ma anche della contemporaneità, come Pierre Teilhard de Chardin e Romano Guardini, più volte citati da Papa Francesco. Essi ci invitano a rinnovare il patto di fratellanza con tutto il cosmo, in cammino verso Dio che attende tutti e tutto al di là del sole, quando «ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine» (Laudato si’ n. 243).

    Una nuova politica e una nuova economia centrate sul bene comune

    La terra è di tutti. Dio non ha segnato né assegnato i confini. Solo l’avidità umana, col pretesto dell’intangibile diritto della persona alla proprietà privata, e attraverso i perversi meccanismi dell’intoccabile libero mercato, ha accumulato in mano di pochissimi le ricchezze della terra. Tali ricchezze vengono poi monetarizzate e quindi finanziarizzate, per cui oggi la finanza comanda l’economia e l’economia comanda la politica. Un processo iniquo che condanna alla penuria miliardi di persone: «Questa economia uccide» (Papa Francesco, Evangelii gaudium n. 53).

    Bisogna rovesciare tutto: riconoscere la centralità del bene comune (Laudato si’ n. 156) che la politica deve far proprio e, in questa prospettiva, guidare l’economia e la finanza. «La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia» (Laudato si’ n. 189). Bene comune significa bene di tutto perché il bene dell’umanità è anche quello degli ecosistemi, degli oceani, dei suoli, dell’aria, dei ghiacciai.

    Non è facile. Ci mancano modelli nuovi e praticabili. Ci manca forse la volontà. Ai ricchi (tra cui ci siamo anche noi) l’attuale sistema liberista e capitalista va benissimo. Gli altri, cioè le masse povere del mondo… si arrangino! Ma... potrà durare? O non scatenerà la collera dei poveri (Paolo VI, Populorum progressio n. 30), di cui forse le attuali migrazioni sono un pallido preludio? I politici e gli economisti cattolici e di buona volontà sono impegnati a studiare nuovi paradigmi. Qualche tentativo, di cui rende conto anche questo libro, c’è (economia circolare, sociale, di comunione…), ma vanno approfonditi e, soprattutto, praticati.

    Un nuovo stile di vita

    Oltre ad una nuova cultura, teologia, politica, economia, ci occorre anche un nuovo modo di vivere la quotidianità delle nostre case e delle nostre famiglie che è riassumibile in una parola: sobrietà. Negli acquisti anzitutto: non è vero che l’economia funziona se si consuma. Il consumo produce esaurimento di risorse e una crescita di rifiuti che non sappiamo come smaltire. Riempire la mente e il cuore piuttosto, non i supermercati: «Più il cuore di una persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare» (Laudato si’ n. 204).

    Sobrietà anche nelle piccole scelte quotidiane: «Evitare l’uso di materia­le plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragio­nevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Tutto ciò fa parte di una creatività generosa e digni­tosa, che mostra il meglio dell’essere umano. Riuti­lizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità» (Laudato si’ n. 211).

    Queste proposte troveranno una più ampia e articolata trattazione nel libro dell’amico Aldo Ungari che il lettore ha in mano. Un tentativo riuscito di riassumere il problema ambientale oggi e le proposte per una sua soluzione. Lo ringrazio per questo suo sforzo e mi auguro che il testo contribuisca a trovare vie nuove per l’attuazione di quella ecologia integrale da cui dipende la felicità presente e futura della terra intera.

    PRESENTAZIONE

    Dal punto di vista ambientale la Terra è messa male. La prima parte di questo volume (capitolo I) cerca di dimostrarlo. I beni comuni universali (come l’atmosfera, il clima, lo strato di ozono, l’acqua) sono fortemente minacciati da mali comuni universali. Fra questi mali molti studiosi oggi sottolineano l’aumento della temperatura atmosferica e, come conseguenza, l’alterazione del clima in ogni parte del pianeta. L’innalzamento della temperatura non è certo una novità: è successo molte volte durante le ere geologiche. La Terra ha conosciuto periodi più o meno caldi anche dopo la comparsa dell’uomo, ma non a causa dell’uomo.

    La novità consiste nel fatto che da qualche decennio le modificazioni del clima sono anche opera dell’uomo e si verificano più rapidamente di quanto non avvenisse in passato. Nei secoli precedenti il XIX, l’anidride carbonica e gli altri gas immessi nell’atmosfera dagli esseri umani erano praticamente ininfluenti sul clima. L’accelerazione del cambiamento climatico causato dagli uomini è quasi universalmente accettato dal mondo scientifico, anche se vi sono opinioni diversificate sull’entità del cambiamento e sulle sue conseguenze: da alcuni valutate disastrosissime, da altri molto più attenuate.

    Consideriamo inoltre che il surriscaldamento è solo uno dei tanti mali del nostro pianeta. Basti pensare agli inquinamenti, alla deforestazione, all’avanzata dei deserti, all’impoverimento delle aree di pesca, all’accumulo dei rifiuti, alla riduzione della biodiversità, ecc...

    Come detto, di questi mali si parlerà nel capitolo I.

    Nella seconda parte invece il tema centrale è il rapporto fra l’economia e lo stato di salute della Terra. Da almeno duecento anni l’economia è basata su un ampio sfruttamento delle risorse naturali. La crescita economica, tendenzialmente illimitata, in un pianeta dalle risorse limitate, ha prodotto (e produce) guasti ecologici rilevanti. Il modello economico (basato sul liberismo e in particolare sulla finanza sregolata) ha inoltre creato forti disuguaglianze fra gli Stati e all’interno di essi. Si assiste all’accumulazione di ricchezze spropositate di pochi, e la miseria di molti. Questo tipo d’economia non è al servizio dell’uomo. Quasi un miliardo di persone si trova nell’indigenza assoluta, mentre altre consumano esageratamente e sprecano senza ritegno.

    Nella terza parte si parla di come le sofferenze causate dai mali ecologici pongano seri problemi etici.

    Le riflessioni di molti ecologisti, economisti e moralisti si intrecciano. Molti si chiedono se non sia arrivato veramente il momento di cambiare, di cambiare soprattutto gli stili di vita basati sui consumi ed adottarne altri più idonei alla salvaguardia dell’ambiente e delle persone che in esso vivono.

    Con questo lavoro non ho altra ambizione che quella di stendere un piccolo compendio (tipo Bignami) nel tentativo di evidenziare che l’ecologia (scientificamente fondata), l’economia (a servizio dell’uomo) e l’etica invocano nuove regole. Ecologia ed economia hanno la medesima radice -ôikos- che significa la casa comune (dell’uomo e della natura). Ma l’uomo, possessivo ed individualista, sta buttando fuori casa la natura, con le conseguenze che tutti vediamo.

    Desidero infine far osservare che i dati statistici (dei quali tuttavia non si può fare a meno) sono vecchi nel momento stesso in cui vengono rilevati e che la materia ambientale è in continua evoluzione.

    In appendice sono presentate, sotto forma di schede, alcune esperienze bresciane che mostrano come si possa dare un contributo al miglioramento dell’ambiente in modo ecologicamente sostenibile ed economicamente conveniente.

    Un’ultima scheda tratterà dell’impronta ecologica.

    NOTA INTRODUTTIVA

    La Laudato si’ (d’ora in poi anche L.S.) di papa Francesco approfondisce ed arricchisce la dottrina sociale della Chiesa Cattolica che abitualmente si fa iniziare con la Rerum novarum di Leone XIII nel 1891. Allora la questione sociale era quella operaia, con la rivendicazione di giustizia sul lavoro e riguardava di fatto solo l’Occidente industrializzato. Nel 1967 (in anni caratterizzati dalla decolonizzazione e dall’emergere dei Paesi extraeuropei) Paolo VI pubblica l’enciclica Populorum Progressio. La questione sociale assume dimensione planetaria con la critica al modello di sviluppo che aveva portato al predominio del Nord sul Sud del mondo. Oggi la Laudato si’ pone la domanda drammatica: l’umanità avrà un domani? La responsabilità degli esseri umani implica anche la salvaguardia, la cura e l’amorevolezza verso il creato. Scrive il papa: L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale.² E ancora: "Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre più un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.".³ Un’altra nota fondamentale della Laudato si’ è quella che il Papa chiama ecologia integrale.

    Tutto è connesso. Il tempo e lo spazio non sono tra loro indipendenti, e neppure gli atomi o le particelle subatomiche si possono considerare separatamente. Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono relazionati tra loro, così anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi. Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà.⁴ E anche: Tutto è connesso. Se l’essere umano si dichiara autonomo dalla realtà e si costituisce dominatore assoluto, la stessa base della sua esistenza si sgretola, perché invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura.⁵

    In questa connessione universale l’antropocentrismo tradizionale è fortemente rimodellato. Infatti papa Francesco dice che "una presentazione inadeguata dell’antropologia cristiana ha finito per promuovere una concezione errata della relazione dell’essere umano con il mondo. Molte volte è stato trasmesso un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece

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