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Scusate se è poco: Poesie
Sans nothing
Bolle d'accompagnazione: Settantasette poetwit da skvolabus in Russia tsentrale
Serie di e-book30 titoli

poesia

Valutazione: 4 su 5 stelle

4/5

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Info su questa serie

Orazio Milton è un poeta italiano. 
Con l'Editore Trentatré Pagine ha pubblicato "L'umiltà del drago verde", "Madonna indigena", "La culla della morte" e "Concupiscenza".
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2013
Scusate se è poco: Poesie
Sans nothing
Bolle d'accompagnazione: Settantasette poetwit da skvolabus in Russia tsentrale

Titoli di questa serie (61)

  • Bolle d'accompagnazione: Settantasette poetwit da skvolabus in Russia tsentrale

    4

    Bolle d'accompagnazione: Settantasette poetwit da skvolabus in Russia tsentrale
    Bolle d'accompagnazione: Settantasette poetwit da skvolabus in Russia tsentrale

    Prendere otto writer, otto esemplari di homo scribens, cinque di madrelingua italiana e tre siciliana, nella fattispecie due giornalisti e sei tra romanzieri e poeti, metterli su uno scuolabus che va in giro per la Russia centrale per otto giorni, agitare, non mescolare: shaken, not stirred, come il cocktail preferito di James Bond. Questa, grosso modo, è la ricetta che è stata seguìta dal 14 al 22 settembre 2013 dai mandanti di questa gita scolastica fuori tempo massimo, alla quale ci siamo ritrovati impreparati, senza il cestino di plastica celeste della merenda, e disattenti al suono della campanella. Ad accompagnarci avevamo anche la maestra, naturalmente essendo piccoli, una maestra polimorfa incarnata da diverse persone: ● la bodyguard, Andrej, che espletava il suo ruolo in incognito, fingendosi fotografo, nella penombra dell’ultima fila, ma conosceva bene i tempi scenici e sapeva entrare al momento giusto con la battuta giusta come quando, in un bar-discoteca di Kozélsk alle sei del pomeriggio, un indigeno ha invitato a ballare una di noi, e Andrej si è rivolto ad Andrea domandandogli: «Lo devo togliere?». Come se fosse un bruscolino (ma lo era, in confronto a lui). ● Il preside, nella persona di Pàša, che si sdoppiava anche nella funzione di autista dello scuolabus, che è stato la vera guida della spedizione. ● Il Commissario Politico, nella persona di Anastasija detta Nàstja, nostro autentico Duce dell’Umanità Progressiva verso il Radioso Avvenire. Ha viaggiato sempre sul cofano dello scuolabus, come il simbolo cromato della Mercedes, stagliando il suo profilo perfetto (e pure cromato) e lasciando svolazzare in modo ordinatissimo il drappo che la copriva, il braccio sinistro proteso verso l’alto impugnante la Falce. ● Il jukebox umano, Romàn detto Ramon, mascotte che senza bisogno d’inserire moneta alcuna faceva funzioni sia di karaoke che di fonte musicale autonoma. ● E le due mediatrici interlinguistiche orali, Olja e Sveta. Spesso hanno rivestito funzioni molto più ampie, dalle nutrici alle under-umbrella sitter, dalle consulenti globali alle respingitrici (buferà). Si trattava di un esperimento scientifico: mettendo in queste condizioni gli ingredienti suggeriti dalla ricetta, cosa ne sarebbe uscito? Di certo l’energia sprigionata dall’incontro di questi componenti biochimici è stata ed è notevole. Io che pensavo di avere fatto l’ultima gita scolastica della mia vita nel 1975 quando m’innamorai perdutamente di Mariella Saporito da Quarto Oggiaro e passai l’intera tratta Roma-Milano del treno accelerato a limonare con lei sotto gli sguardi esterrefatti degli altri sedenti nello scompartimento, mi sono ritrovato a farne un’altra quasi quarant’anni dopo. Solo che nel 2013 certe cose non le faccio più... e poi il sedile in fondo dietro era sempre occupato. Ho quindi composto questi poetwit che contengono alcuni riflessi dei rimescolamenti avvenuti nella mia mente per motivi linguistici, culturali, affettivi, psicotici...

  • Scusate se è poco: Poesie

    1

    Scusate se è poco: Poesie
    Scusate se è poco: Poesie

    "Scusate se è poco" è la prima raccolta di poesie di Giovambattista Rescigno.

  • Sans nothing

    1

    Sans nothing
    Sans nothing

    Il tragicomico alberga in questa salita agli inferi. E più si sprofonda, più si sente quell'irresistibile ascesa, quel balzo verso il tragico che si stravolge nel ghigno di una maschera che di continuo scompare per riapparire subito in quel magma senza tregua, tra le incursioni di un'aria d'opera o di un B movie. Si comicizza la tragédie humaine e si alleggerisce proprio quando e dove sembrerebbe sprofondare irrimediabilmente. E Shakespeare sia- parafrasiamo, capovolgiamo- le parole di Gigliucci volano verso l'alto, e i nostri pensieri non restano in basso, ma anch'essi vanno lassù perché le parole piene di questo pensiero articolato tra la lingua e la linguaccia arrivano dritte al cielo- e anche noi non possiamo che guardare in alto, Oh, qual caduta fu quella...                                                                                          Sheila Concari Roberto Gigliucci è nato a Monterotondo (Roma) il 31 dicembre 1962. È ricercatore di Letteratura Italiana presso Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove svolge a tempo pieno attività di didattica e di ricerca. Ha pubblicato edizioni di testi, critiche e commentate, e saggi in volume di ambito medievale, umanistico, rinascimentale, moderno. Ha tenuto lezioni in varie università estere, fra cui Oxford, Royal Holloway (London), Santiago de Compostela, Capodistriana di Atene, Coimbra, Losanna, Tolosa. Diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha realizzato documentari per la RAI, cortometraggi di fiction, e ha lavorato come sceneggiatore. 

  • Amati e Demoni Oscuri: Poesie

    1

    Amati e Demoni Oscuri: Poesie
    Amati e Demoni Oscuri: Poesie

    Raccolta di poesie di Marcella Boccia. Poesie d'amore.

  • Il Giardino dell'Anima

    1

    Il Giardino dell'Anima
    Il Giardino dell'Anima

    “Il Giardino dell’Anima” vuole essere un viaggio di sentimenti, confessioni, lembi dell’esistenza: trasparenza di ricordi, spesso amari, che cercano di rischiarirsi di luce. Un iter catartico in una dimensione filtrata attraverso scansioni che veicolano più forza al vivere. La poesia di Annamaria rivela una ricchezza di contenuti perfettamente organica all’ armonia del segno. In questo percorso il lettore può incantarsi nella ricerca di valori e significati, identificandosi nelle sottili vibrazioni emotive e nelle luci evocative di un viaggio che, attraverso le stagioni del tempo e dello spazio, ci guida alla conoscenza di noi stessi. 

  • Vedova di me stessa: Poesie

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    Vedova di me stessa: Poesie
    Vedova di me stessa: Poesie

    Scorre lava ed inquietudine nelle vene de' figli del vulcano Si nutrono di passione e turbamenti Han l'anima inzuppata di magma e negli occhi il tormento de' sensi i figli del vulcano Sconvolge le notti ed i risvegli il desiderio di guarire dai ricordi e dall'orrore del passato che scorre nelle vene de' figli del vulcano e bruciando di bramosia con forza ed irruenza amano

  • Etica, curry ed irriverenza: Poesie

    2

    Etica, curry ed irriverenza: Poesie
    Etica, curry ed irriverenza: Poesie

    L'odore del curry è nell’aria Al tramonto indugia sulle pareti dei capannoni d'amianto delle fabbriche infuocate dalla lotta dei facchini Il sapore del curry incendia la lingua e permane dentro ogni poro appiccicato alla pelle d'ebano di eroi giunti da lontano

  • Parole

    1

    Parole
    Parole

    "Il canto dell'assenza, che è attesa" Una voce unica, potente e delicata insieme, nel panorama della poesia italiana, ancora purtroppo non valorizzata come dovrebbe. Giovane studentessa iscritta alla facoltà di Lettere della Statale di Milano, frequenta i corsi di filosofia tenuti da Antonio Banfi, in particolare le lezioni di estetica, e non fatica ad entrare nel gruppo ristretto dei suoi allievi prediletti dove, tra gli altri, troviamo Vittorio Sereni, Giulio Preti, Remo Cantoni, Alberto Mondadori, Enzo Paci, Luciano Anceschi e Maria Corti, di qualche anno più giovane. Questo cenacolo intellettuale stimola profondamente Antonia che si avvicina sempre più alla poesia studiata ma soprattutto agita. Antonia possiede un mondo di affetti e di valori che mostra notevoli diversità da quelli famigliari, ma non riesce a realizzare né ad esternare la sua ribellione - se non nella poesia, dove compare più la natura che non le persone e dove si affollano le metafore dell'acqua e dei monti, a indicare una ricerca di sé che confina con l'annullamento. In questa raccolta di poesie, che racchiude quasi interamente la produzione di Antonia, troviamo dei versi, in Canto della mia nudità, significativi per comprendere la forza poetica di Antonia, i desideri e la comprensione di sé: "Oggi, m'inarco nuda, nel nitore / del bagno bianco e m'inarcherò nuda / domani sopra un letto, se qualcuno / mi prenderà. E un giorno nuda, sola, / stesa supina sotto troppa terra, / starò, quando la morte avrà chiamato". Note sull'autrice: Antonia Pozzi è una delle più apprezzate poetesse italiane. Montale ne propose l'inserimento nella più famosa collana di poesia della Mondadori. Giovane studentessa iscritta alla facoltà di Lettere della Statale di Milano, si inserì in un circolo intellettuale formato da Antonio Banfi, Vittorio Sereni, Enzo Paci, Dino Formaggio, Maria Corti e altri ancora. Animo sensibile, dotata di forte interiorità, Antonia inizia a scrivere versi a 17 anni, colpendo per la sua forte ricerca mistica, anche se laica.  Muore suicida il 3 dicembre 1938.

  • abbecedario della scintilla

    1

    abbecedario della scintilla
    abbecedario della scintilla

    È sdraiato qui un corpo- contrasto nero e bianco- che vive senza mezzi termini e muore nello stesso momento, che si spoglia e si riveste di tregue rotte all'improvviso, che cambia senza sosta colore, scivolando in un buio luminescente per poi riemergere trasformato in altro corpo, vezzeggiato e squarciato da una inesorabile laus mortis.                                                                                      Sheila Concari Cristiana Panella (Roma, 1968) è senior researcher in antropologia sociale e culturale. Vive e lavora in Belgio. E Visiting Professor in Antropologia Sociale e Culturale presso l'Università degli Studi di Milano. I risultati delle sue ricerche sono stati presentati in decine di pubblicazioni e convegni internazionali in Europa, Canada e Stati Uniti. Parallelamente alla sua attività di ricerca accademica, ha collaborato come editor e lettrice con la casa editrice di prosa e poesia performativa di Bruxelles maelstrÔm ReEvolution. Suoi testi di poesia in prosa e prosa poetica, note critiche e traduzioni di poesia francofona figurano in diverse riviste italiane on-line. Nel 2022 ha vinto il Premio di poesia e prosa Lorenzo Montano per la sezione « prosa inedita » con un testo dedicato e ispirato al poeta Dino Campana, dalle segrete, canto (Anterem Edizioni 2023).

  • Poesie

    6

    Poesie
    Poesie

    "Le cose ch'io vidi nel fondo del mare, / i baratri oscuri, le luci lontane / e grovigli d'alghe e creature strane, / Senia, a te sola lo voglio narrare". In queste poesie, invece e per fortuna per noi si potrebbe dire, Carlo Michelstadter ci offre una scrittura con la quale ribadisce l'impresa che ha sempre affrontato nella sua breve vita: sottrarre la vita al divenire temporale. L'oggetto principale della sua ricerca, filosofica e poetica, è la vita che fugge, ignara della sua stessa vitalità, gettandosi sempre al prossimo istante. Il poeta è affamato di vita: "famelico aspetto ancor la vita", leggiamo in una poesia. Ma questa aspirazione frana laddove si intravvede l'assenza di realtà, l'utopia, l'assenza di un luogo reale ove questa possa vivere. In queste poesie scorgiamo questa tensione, meglio: la lacerazione vissuta dal poeta che non vuole vivere nel vuoto di ciò che può avvenire, ma divora l'istante vissuto perché solo può dare pienezza di vita. La vita consiste nell'inseguire la vita, ma raggiungerla significa morire, sembra questa la contraddizione che guida la riflessione del poeta, che non ha mai smesso di cercarla, di amarla, di voleva vivere pienamente.

  • The Echo of Silence

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    The Echo of Silence
    The Echo of Silence

    A violence. A torn adolescence, with deceptions and flattery. A shotgun marriage. The solitude. What life holds for the main character of this history? She will manage to redeem herself with the sheer force of her heart? A glimpse of thought-provoking real life that gives hope. It’s always sunny behind the clouds.

  • Tout ou rien

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    Tout ou rien
    Tout ou rien

    A Sully Prudhomme revient le premier Prix Nobel de Littérature (1901). Ses poèmes sont le mot attaché au sens sans perte de chaleur, et l'élégance de la forme est une pleine lune : ils parlent d'océans, de prodiges, d'amis inconnus, de conseils, de damnation, d'évolution, d'habitude, de confessions, de pensée, de volupté, de vent... L'image de couverture est notre reprise des œuvres Tragic mood de Marianne Werefkin et Kumoi Cherry Trees de Hiroshi Yoshida: un artiste russe et un artiste japonais contemporains de la guerre entre leurs nations (1904).  

  • In the darkest corners of my mind

    1

    In the darkest corners of my mind
    In the darkest corners of my mind

    In the darkest corners of my mind, Where shadows dance and secrets hide, I delve into the depths of despair, In search of solace, but find only snare. The night unfolds its ebony wings, As melancholy melodies the darkness sings, A symphony of sorrow, a mournful tune, An elegy for a soul lost too soon. In this labyrinth of twisted thoughts, Where pain resides and hope is naught, I navigate the corridors of my soul, Haunted by memories that take their toll. The ink spills like blood upon the page, Words become daggers, my heart the stage, I bleed emotions, a crimson cascade, Aching wounds that will never fade. The moon weeps silver tears above, A witness to this tragic love, A love that consumes, a love that kills, A love that suffocates, a love that chills. In the mirror's reflection, a hollow face, Eyes devoid of light, a vacant space, A fragile vessel, cracked and worn, A fragile mind, shattered and torn. Oh, darkness, my constant companion, Embrace me in your arms, the abyss I summon, For in this realm of shadows and pain, I find solace, and I am whole again. But in the depths, a flicker of light, A glimmer of hope, a fleeting respite, For even in darkness, there lies a spark, A chance to heal, a chance to embark. So I write these verses, these words of woe, To purge my demons, to let them go, In the darkness, I find my voice, A poet's soul, forever my choice.

  • Poesie. Raccolta completa

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    Poesie. Raccolta completa
    Poesie. Raccolta completa

    Voce tra le più originali del Novecento spagnolo, amico di S. Dalí e L. Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti. Talvolta ridotto a cantore folkloristico dell'Andalusia per raccolte come il Romancero gitano (1928), suo primo successo popolare, G.L. in realtà superò questa posizione raccogliendo suggestioni derivate sia dalla tradizione spagnola seicentesca sia dalle moderne avanguardie. Il desiderio del poeta, infatti, fu sempre rivolto a superare l'angusta e provinciale posizione di cantore andaluso che gli derivava da parecchie circostanze spesso estranee alla sua poesia. Il mito, che si impossessò di lui alla morte, lo volle poeta immediato e quasi demoniaco, di scarsa cultura, arrivando anche a dargli un'ascendenza zingaresca. Ma fin dalle prime battute poetiche (Libro de poemas, Canciones, Poema del cante jondo) sono presenti alcuni tratti dominanti di tutta la sua produzione lirica: la metafora sorprendente, il mistero, la sensazione dell'indefinito. Con Romancero gitano il clima di tensione drammatica e la trasposizione metaforica continua raggiungono la loro espressione più matura. La poesia lorchiana posteriore si apre verso nuove esperienze: evasione dal mondo popolare andaluso e dalle forme metriche abituali; presenza di temi nuovi; eliminazione del metro e della rima. Un grande poeta, insomma, una voce limpida e forte, una poesia alta; racchiusa in un'unica, completa, raccolta.

  • Percorsi metrici: Un'esperienza poetica

    4

    Percorsi metrici: Un'esperienza poetica
    Percorsi metrici: Un'esperienza poetica

    La poesia di Renzo Baldo si presenta come un incessante esercizio della mente volto a ricercare e a tentare di chiarire a se stesso da parte dell'autore. La poesia dell'autore si individua come "poesia pensante", ricorrendo a una categoria interpretativa che Heidegger ha usato a partire da Holderlin e che nell'età moderna è riferita soprattutto alla poesia di Goethe, in Italia a quella di Leopardi. E' solo questa poesia pensante che può esprimere la fine dei valori e delle illusioni e quindi lo spaesamento dell'uomo contemporaneo. La poesia di Baldo persegue lo sforzo di presentare pensieri strutturati che non siano manifestazioni sentimentali soggettive e del momento e mira a esprimerli "figurando". Renzo Baldo è un autore che ha preferito "tenere nel cassetto" molte delle sue produzioni, pur avendo una statura poetica degna dei maggiori poeti moderni e contemporanei. La pubblicazione delle sue opere, con alcune "perle" davvero pregevoli come il Codice Rutiliano, vuole rendere manifesta una poesia "alta", attratta dalle vicende umane delle quali offre commenti e immagini superlative, impegnata a dare un senso all'umana condizione.

  • Proposta sibillina: Poesie

    3

    Proposta sibillina: Poesie
    Proposta sibillina: Poesie

    Le sezioni in cui sono divise le poesie di questo libro sono paradigmatiche di alcune associazioni implicite che ho fatto solo in parte con consapevolezza. La sezione «Maschio solubile» contiene poesie dedicate a episodi della mia vita in cui sono stato vittima di avance da parte di persone di un sesso che non è quello con cui ho rapporti romantici. Nella sezione trovano posto elementi affini, come la solubilità dell’identità maschile – che diventa dislessia, lesbismo – e la successiva necessità di scrivere poesie. La sezione «Congressi carnali» parla della mia paura di parlare in pubblico, della stage fright, dell’esibizionismo mascherato da paura, dei viaggi inutili, dell’industria del viaggiare tanto per viaggiare – o, nel caso dei convegni scientifici, per fare sesso. La sezione «Tecnologie inusitate» contiene divertissement sul tema tecnologico, con l’intento di prendere in giro – specie nella pronuncia – chi prende troppo sul serio la terminologia settoriale e non si accorge di quanto sia a volte ridicola. La sezione «Vagabonda in pelliccia» è dedicata all’amica Sibilla.

  • L'è el dì di mort, alegher!

    3

    L'è el dì di mort, alegher!
    L'è el dì di mort, alegher!

    "L'è el dì di Mort, alegher!" è la poesia-capolavoro di Delio Tessa che affronta nei lavori temi come quelli del dramma della prima guerra mondiale (e della guerra in generale) e della vita quotidiana degli "emarginati della società", rielaborandoli in forme del tutto personali e avendo massima cura della musicalità e della sonorità dei versi. In questo testo si parte dal parallelo della celebrazione laica e un po' edonistica della ricorrenza dei Morti (con le "scampagnate" al cimitero e i dolcetti) con la disfatta di Caporetto del '17, durante la Grande Guerra, per arrivare alla consapevolezza della caducità e della sostanziale stoltezza della vita. L'invito finale è di godersi i rari attimi di felicità che la vita ci può dare, compresa la celebrazione della Morte, un ineluttabile riconoscimento dell'essenza umana. Se, dunque, la personalità di Tessa è dominata da un senso di sfiducia negli uomini e nelle loro istituzioni, dalla perdita della fede e dalla consapevolezza di un destino duro ed inflessibile, cui molto aveva contribuito la realtà della prima guerra mondiale; la sua poesia risulta, formalmente, fatta di pure sequenze di suoni, lasciando ai contenuti della stessa la funzione di dare un pugno in faccia alla società, che, non dimentichiamoci, era quella fascista. Tessa diventa, oltre che sperimentatore del linguaggio – al di là dell’uso del dialetto utilizza le lingue straniere che conosce – un grande innovatore della poesia italiana, assicurandosi un posto tra i giganti di questo genere.

  • Seta Nera

    10

    Seta Nera
    Seta Nera

    Parole e frasi comuni: accende all'etere amanti amore anima attende attimo avversità baci Marcella Boccia Brucia C'è del segreto cadute caffè campagna capisce capodannocasa cellula cerea cielo corda corona corpi Correvo cuore d'esser d'ogni dell'amore demoni desiderio destino dischiude dita domani donate Fato Fende ferita filo Fioriscefissa folla giorno Incontrami incontro introversione l'amore ché l'anima leziosi linea lucida M'innamorai manca mani curiose mattino memoria mente misuramondo notte null'altro che l'amore palpebre parli parole passione Marcella Boccia perdermi perfetta petto pezzo preghi presente proibito pubblicatopunta Quegli occhi ragioni rapisci rasserena rendi respiro resta ricordi rosa rossore rubandoli Sanguina Sarò scandisce seducente sensuale separa Seta Nera sgretola ogni certezza sguardo Siamo silenzio sogni solerte solitudine sorriso spada strada Sussurrarti all'orecchio terrena testa timide tormenti vile viso angelico zucchero.

  • Kursaal: Poesie

    5

    Kursaal: Poesie
    Kursaal: Poesie

    Ancorata a questo bivio sull'orlo del precipizio ascolto il sangue pulsare sui dorsi delle mani ciondolanti e sulle tempie disfatte dal giudizio Come vi sia giunta è tema d'amnesia con la melatonina fra i denti e ai polsi logori legacci di purpureo velluto stretti come gli amanti a cui l'amor si nega Maledetta dai sensi come Didone a Cartagine e Narciso sulla riva del fiume dell'inganno mi s'impone l'atroce dilemma d'avvalermi della perfida ragione nella scelta del sentiero prediletto Ed ambo le strade conducono all'inferno  

  • Non sparare: Poesie

    6

    Non sparare: Poesie
    Non sparare: Poesie

    Poesie in lingua italiana di Marcella Boccia. Traduzione in albanese del poeta Arben Idrizi.

  • Penombre

    5

    Penombre
    Penombre

    La scapigliatura milanese ha trovato in Emilio Praga uno dei suoi principali esponenti. In questo testo poetico, con influssi precisi del "maledettismo" baudleriano, troviamo una radicale rottura con gli schemi precedenti sia sul piano linguistico - realistico, violento, "plebeo" - sia su quello tematico, istituendo da subito un legame con la materia della realtà, con le sue figure più dimesse e con i luoghi più desueti. La tensione anticonformistica e antiborghese è evidente in tutto il testo: alla tranquillità del mare, dei monti o della campagna, popolata da pescatori, mozzi e nocchieri, mandriani e contadine, si oppone la realtà cittadina e la frenesia di un mondo industriale fatto di fabbri e arrotini, servi e facchini, di officine stridule, opifici oscuri. E' la celebrazione degli umili e del lavoro proletario contro il conservatorismo falsamente moralistico della borghesia industriale, ispirata da una Milano in trasformazione e in crescente e costante movimento.

  • Per tenerti la mano tra coyote e cinghiale: Poesie intorno a Deiva

    6

    Per tenerti la mano tra coyote e cinghiale: Poesie intorno a Deiva
    Per tenerti la mano tra coyote e cinghiale: Poesie intorno a Deiva

    Ma se il vento, prepotente e assassino decide ora di essere tiepido, di essere gelido di andare venire restare da sé solo un costrutto, dici tu, solo un costrutto culturale ma cos’altro cos’altro ho per aggrapparmi cosa c’è di base, qual è il fondo solido? il nucleo intorno a cui si avvolgono le certezze? come un rocchetto, come un racconto, si dipanano gli strati – non sanno di essere arrotolati sul nulla.

  • Poesie

    7

    Poesie
    Poesie

    La poesia di Gozzano è un richiamo alla realtà quotidiana: non più ricerca di vite eccezionali e inimitabili, ma descrizione dei fenomeni della vita fatta di argomenti provinciali e infantili, signorine un po' brutte, cose un po' vecchie, ambiguità dell'amore senza passione. Il poeta è malato, ma la sua malattia non è fisica: è la consunzione letteraria, l'impossibilità di far corrispondere la vita vera alla letteratura. Tutta l'opera di Gozzano si fonda sulla coscienza del distacco fra letteratura e vita: coscienza amara e funebre che si trasforma in quell'ironia che costituisce il tono primario dei suoi testi. Il vero mondo di Gozzano si ritrova in quella ricca galleria di ritratti femminili che si apre con "bionda povera cosa" "dal profumo disfatto di mammole" "dall'occhio azzurro pervinca" di Un rimorso. Ciò che farà di Felicita la più popolare figura femminile della poesia gozzaniana è questo: ogni figura femminile respira un'aura di minuzioso incanto, reca con sé un'atmosfera di evocazione intensa e puntuale. Gozzano apre un nuovo modo di poetare: egli dà inizio alla poesia del Novecento, dove regna il caos degli oggetti, il vocabolario di cose di poco conto. Autori come Montale e Pavese hanno preso in alta considerazione l'esperimento crepuscolare per riportarlo nella loro poesia, facendo di Guido Gozzano la figura del poeta-ponte tra decadentismo e poesia moderna italiana. L'ebook si completa con un ottimo saggio critico sulla poesia di Gozzano ad opera di Giorgia Marangon, una studiosa tra le più importanti dell'opera del poeta, che insegna all'università di Cordoba.

  • Sguardi rubati: Centotrentadue poetwit

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    Sguardi rubati: Centotrentadue poetwit
    Sguardi rubati: Centotrentadue poetwit

    Caro Bruno, la poesia mi affascina e mi mette soggezione. Spesso mi appare ermetica e, anche se condivido fino in fondo, senza considerarla riduttiva, la definizione che ne dava GF Contini (a memoria, dal liceo) di "cosciente rifiuto e lucido superamento delle regole sintattiche e grammaticali", la mia ammirazione e la mia soggezione ad essa sconfinano qualche volta in una specie di rinuncia alla comprensione razionale e in un contemporaneo abbandono ed abbraccio emozionale, o emotivo: il che mi basta per apprezzarla e amarla. Questa premessa per affermare con modestia e semplicità che le mie parole sul tuo lavoro vanno prese per quelle di un ingenuo lettore, che ha una venerazione totale per la parola scritta e che dunque ama la poesia, anche se ignorante in materia. Beh mi sono piaciute molto le tue poesie, molto. Mi colpiscono per il carico di attrazione per il femminile che testimoniano, mi seducono per la sensualità che sprigionano, mi incuriosiscono per i sentimenti delicati, ma a volte robusti, che esprimono: ne scaturisce un mondo di emozioni e di pulsioni, e di fascinazioni che mi meraviglia, se lo confronto con il quadro razionale e apparentemente algido che offri di te quando ti apri agli altri. Forse è la scelta dei quadri, per la maggior parte rappresentanti femmine più o meno generose di sé, ma certo tutte profondamente femmine, ma da queste tue parole strutturate in brevi poemi liberi scaturisce una grande ricchezza emotiva dedicata, non dico univocamente, ma certo fortemente, all'altra metà del cielo. Dunque, dietro quella veste formalmente ineccepibile di uomo di lettere e di studio, cioè di mente e di ragione, sei un assatanato uomo di carne e di sensi: alleluia! E la forma leggera e agile che assumono le tue poesie, spesso in consapevole contrasto con alcuni quadri "importanti", sembra affermare che, nonostante l'entità e/o la gravità dei sentimenti provati, basta la musica lieve di poche parole a narrarli, che siano però le parole giuste, anche inventate. Mi sono piaciute senza riserve, dunque i miei complimenti. Grazie. Gianpaolo Tescari

  • Impronte digitali sulla mia anima: POESIE

    8

    Impronte digitali sulla mia anima: POESIE
    Impronte digitali sulla mia anima: POESIE

    Marcella Boccia è poetessa e scrittrice, di origine campana. In India si è formata in filosofia dello Yoga. Autrice di testi scolastici per stranieri e numerose raccolte poetiche in e-book. Laureata in Cinema, con specializzazione in scenografia, è sceneggiatrice. Ha scritto sulla guerra civile in Congo. Per la libertà del Tibet, ha girato a Londra il video di “Roof of the world” (autrice di testo e musica), con la partecipazione di Phuntsog Nyidron, la monaca tibetana protagonista della canzone, imprigionata e torturata dai soldati cinesi nel carcere di Drapchi. Nel 1999 ha scritto "Partenope", sigla televisiva del Festival di Napoli (Mediaset, RTI). Per la poesia, ha ricevuto il Premio Poeta top 2004 dall'Associazione Internazionale Artisti (A.I.A.). Nello stesso anno è entrata a far parte dell’Albo d’oro “I Corinti”, per essere una dei poeti italiani più letti nel web. Ha ricevuto numerosi premi alla poesia ed è presente in antologie e raccolte poetiche. Nel 2005 ha ricevuto ad Assisi il Premio internazionale Mandir della Pace, “per il suo impegno nella diffusione di una cultura di pace e non violenza”.

  • Lo spleen di Parigi

    8

    Lo spleen di Parigi
    Lo spleen di Parigi

    “Perdere” tempo per ritrovare autenticità “Chi di noi non ha sognato, in quest’epoca di ambizioni, una prosa poetica, musicale ma senza rima e senza ritmo costante, abbastanza flessibile e spezzata da adattarsi ai movimenti lirici dell'anima, alle oscillazioni del fantasticare, ai soprassalti della coscienza … ispirato, come ideale ossessivo, soprattutto dalla frequentazione delle città enormi e dall'incrociarsi dei loro rapporti innumerevoli”. Così si dichiara Baudelaire all’inizio del testo e appunto di Parigi parla nei cinquanta "Petits poèmes en prose", alcuni lunghi poche righe, altri alcune pagine. E di Parigi ne descrive ‘la natura’ o ‘l’anima’ attraverso le relazioni tra i suoi elementi umani e architettonici. Bellissime, in quest’opera, sono le descrizioni che Baudelaire fa degli occhi dei bambini vestiti di stracci e delle fiere mani dei padri che li accompagnano. È un elogio della vita, non solo quando consiglia all’uomo di fuggire il tempo e di abbandonarsi a un’esistenza fatta non solo di doveri ma anche di gioie; è un elogio della vita che egli fa, confrontando il lustro delle caffetterie parigine, contro le quali tanto portentosamente contrastano le umili vesti e i busti ingobbiti di chi elemosina agli angoli delle strade. Lo scrittore suggerisce di guardare con gli occhi di questi poveri, per poter meglio ammirare le luci delle candele che danzano suadenti dietro i vetri dei locali; suggerisce di vestirsi degli stracci dei poveri, per poter meglio apprezzare la tazza di cioccolata calda e la morbidezza di uno scialle. Lo Spleen di Parigi è un libro che parla costantemente di relazioni dinamiche, dell’intrecciarsi di ‘rapporti innumerevoli’, piccoli racconti di episodi visti per strada, come osservati, tenuti a mente e annotati poco dopo, forse la sera stessa, seguiti da valutazioni di vario genere. Talvolta si trova un tono come da parabola sacra. L’ironia più dissacrante arriva inaspettata, l’orgoglio prevale sulla pietà artefatta che si vuole scongiurare con tutta la forza possibile. Baudelaire invita ad ammirare l’onestà e lo stupore perpetuo che giace negli occhi di chi non ha mezzi, quando ammira con rispetto più che con invidia il benessere altrui. E suggerisce a coloro che vivono negli agi di apprezzarne il valore invece di far capricci che portano alla perdizione dell’anima. Il potere e i fasti sono snobbati, domina un’idea differente di nobiltà, quella del flaneur, assoluta, libera. Lo spleen di Parigi è sicuramente uno di quei testi che si dovrebbero leggere in un viaggio adolescenziale, e che sarebbe bello perdere e ritrovare da adulti.

  • La delega dell'amore: Poesie

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    La delega dell'amore: Poesie
    La delega dell'amore: Poesie

    La pioggia bussa al tetto ed al desiderio della tua bocca Amo alla follia quella dolcezza rinchiusa nel guscio duro della tua austerità Amo il sogno rincorso e mai concretizzato d'aver fra le mani chiuse a coppa la tua voglia di me Non guardarmi se non mi vedi Ascolta il respiro che spinge nel petto e bussa alla mia voglia di te come la pioggia fa col tetto

  • Profezie ed estasi: Poesie

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    Profezie ed estasi: Poesie
    Profezie ed estasi: Poesie

    Il mio ombelico è un guardiano valoroso ed austero A metà strada fra il cuore e la femminilità custodisce un atavico segreto A nessuno n'è concessa la conoscenza Giammai alcuno ha conquistato la sua benevolenza Il mio ombelico tace E sì valoroso ed austero reca il peso del mio segreto

  • Lirica

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    Lirica
    Lirica

    Poesia femminile che guarda l’anima umana Ad aprire la raccolta Lirica, del 1890, c’è la prefazione di Giosuè Carducci. Maschilista e nemmeno brillante («Signorina, nel mio codice poetico c’è questo articolo: Ai preti e alle donne è vietato far versi. – Per i preti no, ma per Lei l’ho abrogato…»). Segnò la sua consacrazione. L'incontro fra culture, lingue, nazionalità e religioni diverse costituisce l'eccezionalità dell'esperienza di vita e di letteratura di Annie Vivanti, unica nel contesto italiano. Nata e cresciuta a diretto contatto con la realtà inglese, italiana, tedesca ed americana, Annie assimilò e fuse quelle diverse componenti culturali e spirituali, filtrandole attraverso la lente di un sentimentalismo tutto latino ma anche di un pragmatismo puramente anglosassone che in lei si sono esaltati e riassunti. Annie Vivanti non appartiene a un solo genere letterario né si accosta ad un preciso movimento culturale, stante anche la sua internazionalità e la formazione disordinata. Certamente forti sono gli echi della poesia di Heine, così come - per il contesto italiano - le suggestioni tardoromantiche dell'ultimo periodo della Scapigliatura, particolarmente presenti in questa raccolta poetica, Lirica. Senza dubbio, infine, l'incontro e la frequentazione di Carducci la tennero lontana sia dall'imperante influenza dannunziana, alimentando nei suoi versi il piglio volitivo, sia dai temi e stili che interessavano la scrittura femminile dei suoi tempi. L’autrice: (Londra 1868 - Torino 1942) di padre italiano e di madre tedesca, studiò canto in Italia ed esordì nel teatro a New York; nel 1902 sposò John Chartres, patriota irlandese. Abbandonato il teatro, viaggiò in Europa, Africa e America, propugnando la creazione dello Stato libero d'Irlanda. La sua attività letteraria, iniziata col volume di poesie Lyrica (1890), che ebbe l'eccezionale ventura di una prefazione di Carducci (fortemente colpito dalla prorompente personalità dell’autrice), si orientò soprattutto verso la narrativa; offrendoci alcune delle principali opere narrative del primo ‘900: I divoratori , 1911; Circe , 1912; Vae victis , 1917; Naja tripudians , 1921; Mea culpa , 1927.

  • Canzone d'amore di J. Alfred Prufrock: versione metrica da T.S.Eliot

    10

    Canzone d'amore di J. Alfred Prufrock: versione metrica da T.S.Eliot
    Canzone d'amore di J. Alfred Prufrock: versione metrica da T.S.Eliot

    Ora andiamo, io e te che la sera s'è sdraiata contro il cielo come corpo piano sotto anestesia; ora andiamo, per certe vie poco battute, il mugugnio in ritiri di serate in alberghetti da due soldi e autogrill di Shell con segatura: vie che come un tema uggioso inseguono con l’intento insidioso d’indurti a una domanda sconvolgente...

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