Studio per un Reddito di Cittadinanza Attivo applicato in Abruzzo e nelle Regioni Italiane
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Anteprima del libro
Studio per un Reddito di Cittadinanza Attivo applicato in Abruzzo e nelle Regioni Italiane - Fabrizio V. Catullo
Italiane.
Premessa di teorica e di principio
Il Reddito di Cittadinanza è un diritto. Lo riconosce la stessa Unione Europea all'art. 34 del trattato della Carta dei Diritti Fondamentali salvo poi, come sappiamo, dimenticarlo quando si tratta di pensare al business ed al PIL (e non essendovi ancora un'unione politica e fiscale, il PIL al quale si pensa è sempre quello di alcuni lasciando fuori molti).
D'altro canto, in linea meno di principio e diritto ma molto più pratico-economica, è innegabile che in un'economa globalizzata come l'attuale ed in un contesto quindi caratterizzato da Internet, i network e l'interattività mediatica, ciascuno di noi è, molto spesso inconsapevolmente, parte di un processo informativo-cognitivo, e quindi produttivo, i cui frutti sono però sempre colti solo da realtà all'uopo organizzate in forma d'impresa e similia, ai profitti delle quali, purtroppo, solo in pochi partecipano. Insomma, lo sforzo ed il lavoro sono collettivi, pubblici. I profitti privati. In Economia, in questi casi, si parla di esternalità
, cioè di quei benefici a latere difficilmente quantificabili nel loro valore che derivano indirettamente a dei soggetti da una determinata attività economica (di altri) o dall'esistenza di un bene. Le opere pubbliche hanno spesso tale carattere. Ecco, in tal senso ed allo stesso modo si può dire che l'esistenza stessa di un individuo all'interno di una società civile produce un reddito, per i motivi visti, del quale però spesso egli non beneficia finendo tale reddito con l'essere appannaggio solo di quelle organizzazioni economiche costituitesi precipuamente.
Dunque un Reddito di Cittadinanza è innanzitutto redistribuzione reddituale tra i componenti della società civile, laddove, come visto, essa non riesca a realizzarla con i meccanismi automatici strutturali del suo funzionamento economico. E se è vero, come è senz'altro vero, che lo sviluppo tecnologico, l'innovazione ed il progresso hanno ancora oggigiorno una forza Shumpeteriana di distruzione creatrice
capace di produrre nuova e maggiore ricchezza da quella che si distrugge nel processo creativo, è altresì vero, per dirla con Tom Streithorst, che della nuova ricchezza ben poca si ritrova ad esser distribuita sul lavoro e molta, invece sul capitale finanziario poiché la moderna forza creativo-distruttrice, a quanto pare, agisce nella parte distruttiva soprattutto sui lavori e le professioni senza creare, insieme alla nuova ricchezza, nuovi lavori che