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Mutualità e cooperazione: A partire dalla crisi economica e sociale
Mutualità e cooperazione: A partire dalla crisi economica e sociale
Mutualità e cooperazione: A partire dalla crisi economica e sociale
E-book52 pagine39 minuti

Mutualità e cooperazione: A partire dalla crisi economica e sociale

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Questo libro rappresenta un altro piccolo contributo per la affermazione culturale e sociale di una esigenza sempre più avvertita di un cambio di paradigma per le scienze sociali oggi orientate ad una più consapevole comprensione delle società post-moderne.
Il tema di fondo è la creazione del valore che non sembra più solo prodursi per accumulazione di quel capitale economico, che deriva da rapporti strutturati sulla logica del rapporto di scambio, ma per la valorizzazione prodotta da quelle relazioni di reciprocità e di mutualità che derivano dal dono, quale generatore di un valore che si aggiunge e si integra con quello economico.
In questa prospettiva è possibile, anzi necessaria una attenta riscoperta della mutualità, che costituisce la base genetica della cooperazione e delle sue forme di impresa, dando valore al lavoro, alla produzione, al credito, ai servizi alla persona e alla comunità.
Il settore delle imprese cooperative oggi si presenta come qualitativamente diverso rispetto alla imprese di capitale e alle imprese pubbliche. Su di esso perciò occorre intensificare ed estendere la riflessione, a partire dalle persone, che in ruoli diversi, sono i protagonisti della nuova stagione economica e sociale della economia civile.
LinguaItaliano
Data di uscita14 gen 2015
ISBN9788898969265
Mutualità e cooperazione: A partire dalla crisi economica e sociale

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    Anteprima del libro

    Mutualità e cooperazione - Everardo Minardi

    fondazionedallefabbriche.coop

    Presentazione,

    di Domenico Ravaglioli

    Il modello economico sul quale abbiamo costruito il benessere dal dopoguerra in avanti, va ridisegnato. Si tratta di una considerazione che attiene anche al nostro territorio e al Credito Cooperativo. Mentre, infatti, il settore agroalimentare nel suo complesso dà segni di vitalità, l’impresa coltivatrice diretta, su cui i nostri padri hanno costruito la serenità ed il benessere delle proprie famiglie, va probabilmente ripensata. Come è in difficoltà il modello della piccola impresa artigiana, vanto ed esempio del nostro territorio per decenni. In questi ultimi anni molti imprenditori si vedono costretti a immettere capitale proprio per garantire continuità alla azienda, mostrando coraggio e senso di responsabilità ma attivando un processo che dovrà per forza interrompersi. In tale contesto, tutti noi dobbiamo fare qualcosa di diverso. Lo dobbiamo fare con il coraggio che la situazione impone ma anche con la coerenza dei valori dei nostri padri.

    Noi della Banca di Forlì, lo affermiamo serenamente, stiamo facendo il nostro dovere. Rimaniamo vicini alle famiglie e alle imprese ma non possiamo fare miracoli pur investendo sul nostro territorio. In questi anni i risparmi delle famiglie si sono notevolmente ridotti; la liquidità a nostra disposizione, di conseguenza, è molto diminuita. Le somme che la BCE ha messo a disposizione del mercato finanziario servono a garantire liquidità alla banca ed a riequilibrare le tensioni dei mercati. Al momento delle scadenze, infatti, gli investitori esteri non hanno investito nei titoli di Stato italiani e dunque le banche utilizzano la liquidità messa a loro disposizione dalla BCE per rimanere in equilibrio. È inevitabile che le banche, in questa situazione, soffrano e che la maggior parte del management delle banche abbia come obbiettivo prioritario ridurre le perdite sui crediti.

    Occorre invece pensare sempre di più alle imprese perché esse rendono un grande servizio. Siamo disponibilissimi a fare la nostra parte, in armonia con le Istituzioni e in rapporto stretto con le Associazioni d’impresa il cui ruolo è fondamentale. Ma occorre il coraggio del cambiamento, se vogliamo proporre ai nostri meravigliosi ragazzi, che stanno nel frattempo inventandosi mille faticose strade professionali, non tutte destinate al successo, un sereno futuro, fatto di nuove e positive opportunità. Ed occorre rilanciare ulteriormente la cooperazione che va, nella economia del Paese e della nostra Regione, aumentando in positivo il proprio peso di pari passi con le difficoltà che incontrano altri modelli produttivi. Un ruolo fondamentale potrebbe giocarlo la politica che, francamente, appare molto in ritardo.

    È indispensabile che la politica torni ad occupare il proprio spazio, lasciato per troppo tempo alla tecnocrazia. Occorre una diversa attenzione al lavoro, alla economia, allo sviluppo ed alla logistica territoriale. Noi siamo piccoli, facciamo quello che possiamo ma quando si tratta di aiutare il territorio da sempre non ci tiriamo indietro. La storia della Banca di Forlì in cento e quattordici lunghi anni ha visto la testimonianza di persone e di amministratori che hanno fronteggiato, ad esempio, i periodi bui della guerra e del dopoguerra. Da qui dobbiamo trovare forza per guardare con speranza il futuro. Se tutti ci mettiamo assieme ce la possiamo fare: ricordo in proposito l'esempio che frequentemente fa il Professor Stefano Zamagni che spiega come una lunga corda diventi una catena. A quella catena ispiriamoci nell'impegnativo compito che ci attende.

    La

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