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Problemi, cause e rimedi dell’attuale crisi economica italiana
Problemi, cause e rimedi dell’attuale crisi economica italiana
Problemi, cause e rimedi dell’attuale crisi economica italiana
E-book184 pagine2 ore

Problemi, cause e rimedi dell’attuale crisi economica italiana

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La situazione economica e sociale italiana ancora oggi è piuttosto critica. Da attente osservazioni si può rilevare che le colpe e le responsabilità di tutto ciò continuano a ripetersi e sono facilmente individuabili in ogni tempo. I cittadini attenti dovrebbero avere acquisito la capacità di valutare i fatti, più che gli annunci propagandistici o demagogici che i politici e i mezzi d’informazione cercano di inculcare continuamente, ma molti, presi da tanti problemi e distrazioni della vita quotidiana, non si interessano dei fatti politici ed economici che riguardano invece da vicino tutta la società. L’Autore, pur non essendo un economista, fa riferimento a dati statistici della Banca d’Italia, della Ragioneria Generale dello Stato e del Dipartimento delle Finanze e a fonti ISTAT attraverso i quali, con l’ausilio anche di grafici e tabelle, intende mettere in evidenza in modo semplice alcune dinamiche di politica economica, in modo particolare quelle attinenti alle modalità di finanziamento del disavanzo dei bilanci pubblici, oltre a offrire spunti di riflessione per una maggior presa di coscienza da parte di tutti della odierna situazione economica e sociale del nostro Paese.
LinguaItaliano
Data di uscita29 mag 2016
ISBN9788856777734
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    Problemi, cause e rimedi dell’attuale crisi economica italiana - Isoni Pasqualino

    Pasqualino

    Problemi, cause e rimedi

    dell’attuale crisi economica italiana

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2016 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatrosilfilo.it

    ISBN 978-88-567-7773-4

    I edizione elettronica maggio 2016

    Ringrazio la lettrice Marina Cozzolino

    per avere gentilmente collaborato alla lettura del testo.

    Note introduttive

    L’Italia è un paese tra i più industrializzati del mondo. I cittadini italiani sono ricchi d’inventiva, d’ingegno, di fantasie e di creatività. Pertanto, con le sue tecnologie l’Italia ha raggiunto livelli di benessere invidiabili. Oggi però, si trova di fronte alla peggiore crisi economica della storia repubblicana. Il declino economico e sociale a cui si è arrivati è ormai fin troppo evidente a tutti. Ci si trova in una fase di forte recessione economica che va verso la depressione. I Governi che si sono succeduti, ad avviso di chi scrive, hanno una enorme responsabilità per questa disastrosa situazione.

    Le basi fondamentali dell’Ordinamento Giuridico Italiano sono eccellenti. La Costituzione Italiana è tra le migliori del mondo. Dal punto di vista economico però, essa non ha avuto una adeguata attuazione. È mancata, forse volutamente, l’impostazione tributaria che avrebbe dovuto far funzionare il sistema economico secondo uno sviluppo generale più giusto ed equilibrato.

    Si ha l’impressione che la classe politica, con gli immancabili intrecci col potere economico, abbia voluto orientare lo sviluppo favorendo la concentrazione del benessere verso una élite, a scapito di una parte considerevole di cittadini.

    I dati e i fatti che si conoscono dimostrano quanto sia grave questa crisi.

    Essi ci rivelano però due aspetti contrastanti. Da un lato c’è la maggior parte dei cittadini in condizioni economiche in via di peggioramento con progressivo impoverimento, dall’altro c’è invece una parte di cittadini, compresa la cosiddetta casta legittimata da se stessa a godere di tutti i privilegi possibili e coinvolta in una marea di scandali e corruzione, che continua ad arricchirsi anche durante la crisi. A questo punto dovrebbe essere chiara la stortura del sistema e la mancata volontà di apportare i giusti ed efficaci rimedi. Le misure adottate nel tempo non hanno mai risolto alla radice i problemi di fondo, perché i provvedimenti hanno riguardato quasi sempre misure di rigore sbagliate, in quanto dirette a colpire soprattutto i ceti più deboli. Non sorprende, pertanto, che tali provvedimenti abbiano peggiorato la situazione.

    Questo è avvenuto anche con gli ultimi Governi. Per esempio, uno dei problemi sensibili e responsabile delle storture del sistema, quello delle transazioni finanziarie, a parere di chi scrive, abbisogna, assieme a tanti altri, di adeguata regolamentazione, specialmente sotto l’aspetto fiscale. Uno dei provvedimenti governativi ha riguardato anche la tassazione delle transazioni finanziarie, però il provvedimento non è stato incisivo, in quanto quelle speculative che dovevano essere maggiormente colpite, sono state tassate solo allo 0,02%. Praticamente una finzione.

    I cittadini sono stanchi di aspettare riforme basate sull’equità. Per questo cercano continuamente il cambiamento. I protagonisti della politica, più che affrontare riforme in grado di riportare il sistema economico verso la crescita e un maggiore equilibrio sociale, hanno preferito appigliarsi ad aggiustamenti facili e superficiali, per conservare di fatto lo status quo. Gli squilibri provocati dall’accumulazione di ricchezza poi utilizzata a fini speculativi e sottratta alle attività produttive, quindi all’economia e al benessere generale, non vengono visti da chi non vuole vedere.

    La gravità dei problemi da fronteggiare merita analisi e approfondimenti da parte di esperti e politici onesti, responsabili e capaci, intenzionati seriamente a realizzare le riforme strutturali necessarie. In questo senso, sembra opportuno qualunque contributo. Per questo, chi scrive vuole manifestare le sue critiche e le sue considerazioni anche propositive, argomentando sui temi ritenuti più importanti. Pur senza avere la pretesa di poter indicare soluzioni miracolistiche, ritiene comunque importante e necessaria la ricerca dei possibili rimedi, per invertire la tendenza e orientarla verso la crescita economica.

    Le considerazioni che di seguito vengono esplicitate, sono scaturite dalle attente osservazioni verso l’operato della classe politica e dirigente in genere.

    I fatti concreti che essi mettono in atto, lasciano quasi sempre l’amaro in bocca, rispetto alle aspettative di equità e di giustizia della maggior parte dei cittadini. La gente incomincia finalmente a indignarsi nel sentire soltanto belle parole e inutili promesse, seguite da fatti che vanno come al solito nella direzione sbagliata.

    Il dubbio atroce di chi scrive, ma forse di tantissimi altri cittadini, è che gli obiettivi della classe dirigente siano quelli di perseguire gli interessi e i privilegi particolari (personali e di partito) più che gli interessi generali.

    Si vuole comunque affrontare un approccio per analizzare e mettere in risalto le vere cause della crisi, onde poter parlare anche delle tanto desiderate soluzioni..

    Vengono evidenziati innanzitutto i problemi che sono ormai ben noti: il deficit pubblico, innalzamento del rapporto debito/PIL, la recessione economica, la disoccupazione, la povertà e il malessere sociale.

    Prima di accennare a tali problemi, per capire meglio la natura degli stessi, vengono illustrati brevemente i meccanismi del processo produttivo. Da questa introduzione, si evince che la crisi economica deriva dalla disgregazione degli elementi più importanti del sistema economico, ossia, dalla separazione dell’aspetto finanziario dall’apparato produttivo complessivo.

    Viene poi dedicata una disamina delle principali ragioni della crisi: in primo luogo l’imposizione fiscale sbagliata che ha favorito l’accentuazione degli altri problemi, i deficit dei bilanci, il conseguente debito pubblico, compensi troppo onerosi, economia finanziaria e costi eccessivi rispetto alle normali esigenze, provocati dalla corruzione e da altre illegalità e anomalie varie riguardanti la spesa pubblica. Qualche cenno inoltre viene dedicato all’inefficacia dei controlli e ad altre considerazioni varie nei confronti dell’operato della politica.

    Capitolo 1 - I problemi

    1. La produzione e cenni di economia aziendale

    La persistente diminuzione della produzione è il segno della crisi economica e dà luogo a una serie di problemi, anche sociali, che sono elencati più avanti.

    Ma prima di parlare di tali problemi, per dare almeno un’idea al lettore a digiuno di certi argomenti economici, si ritiene utile partire con una breve introduzione sulle attività produttive, richiamando qualche concetto base di economia.

    Il principio fondamentale dell’economia è quello di utilizzare i beni scarsi o limitati in natura in modo da ottenere il massimo soddisfacimento dei bisogni umani col minimo sforzo. La Politica economica invece si interessa dell’intervento pubblico nell’economia., ossia, degli interventi attinenti alle politiche fiscali, monetarie e del lavoro, da parte del Governo e delle altre Istituzioni Pubbliche, talvolta, anche con l’intervento diretto nelle stesse attività produttive.

    Per comprendere meglio cos’è la produzione bisogna partire dall’economia aziendale, ovvero, dall’iniziazione delle accennate attività produttive.

    Quando si vuole intraprendere un’attività imprenditoriale, questa può avvenire da parte di un singolo soggetto se si vuole esercitare una impresa individuale, oppure da un gruppo di più persone, mediante la costituzione di uno tra i diversi tipi di società.

    Rispetto al primo caso, spesso si tratta di piccole realtà locali, quasi sempre ditte individuali che non si possono permettere la disponibilità o l’ottenimento d’ingenti capitali. Soprattutto le attività commerciali, anche per effetto della crisi, sono sempre più sopraffatte dalla grande distribuzione, per la presenza molto diffusa degli ipermercati.

    Le società invece, procedono prima, tramite i Soci fondatori o Promotori, alla raccolta e alla dotazione di un congruo capitale societario. Sono necessari studi sulla scelta, la fattibilità e la convenienza dell’attività, sull’organizzazione aziendale e i mezzi occorrenti, nonché ricerche di mercato. È, pertanto, necessaria tutta una serie di operazioni preliminari.

    Innanzitutto occorre studiare e decidere quale tipo di attività esercitare e dove, con quali fattori e con quali mezzi. Lo studio può riguardare attività del settore primario, ossia lo sfruttamento dei prodotti provenienti dalla terra e dal mare, le coltivazioni agrarie, l’allevamento di bestiame, la pesca, le estrazioni di petrolio, di carbone o di altri minerali.

    Può riguardare altresì, le attività industriali tese alla trasformazione e lavorazioni varie per ottenere dalle materie prime, provenienti dal settore primario, tanti altri prodotti derivati che possono essere prodotti finiti o intermedi. L’iniziativa può riguardare inoltre, lo spostamento di detti prodotti, sia delle materie prime, semilavorati o merci varie, per allocarle dove esse sono più richieste. Si ha in tal caso un’attività di servizi attinente ai trasporti e un’attività di commercio attinente allo scambio, sia di incetta che di vendita dei beni.

    Detto studio non può prescindere dall’occorrenza delle risorse necessarie. Pertanto, serviranno preventivi per l’acquisizione della disponibilità di tutti i fattori. Serviranno iscrizioni e autorizzazioni varie. Servirà un eventuale apporto di professionisti esterni, per progetti, perizie costruzioni e realizzazione di tutti gli impianti. Occorrerà l’acquisizione di tutta una serie di beni strumentali. Determinante sarà inoltre, la capacità di organizzare, coordinare e sfruttare in modo ottimale tutti i fattori produttivi.

    Per dare completo avvio all’attività di produzione occorrerà altresì una accurata selezione del personale da distribuire negli appositi reparti, per fare in modo che tutto si realizzi con efficienza e secondo le aspettative. A questo punto si potrà avviare il processo produttivo. Si procederà alla predisposizione della o delle contabilità, a seconda che si tratti di attività industriale o meno, onde rilevare gli accadimenti di gestione.

    Nelle aziende industriali ed anche in quelle commerciali all’ingrosso, oltre alla contabilità generale, utile per misurare l’andamento economico della stessa azienda, è obbligo di legge tenere anche la contabilità di magazzino.

    Questa ed altre scritture complementari, serviranno a tenere sotto controllo gli approvvigionamenti, le scorte da tenere disponibili, a rilevare le produzioni dei diversi reparti, qualora esistano, i passaggi interni, le varie configurazioni dei costi: fissi, variabili, del personale, dell’energia ecc. Terminate le operazioni preliminari, l’Azienda incomincia a svolgere tutte le operazioni di normale funzionamento del processo produttivo.

    Alcune operazioni diventano poi di routine, ma nella vita dell’azienda si susseguono anche operazioni nuove e diverse, per adeguarsi alle situazioni mutevoli del mercato, a nuove tecnologie ecc. Per questo, l’azienda si può considerare un’entità dinamica, composta da un insieme di fattori organizzati e coordinati dall’imprenditore, al fine di produrre beni e servizi per il mercato.

    Anche il suo valore, quando l’azienda funzionante è sana e florida, nel senso che ha ottime o buone prospettive commerciali ed economiche, va ben oltre la somma dei valori dei singoli beni.

    Quando qualcuno degli elementi che formano l’insieme dell’azienda viene meno o presenta dei difetti, ne risente tutta l’attività, con conseguenze negative sulla produzione.

    Lo stesso discorso vale se viene esteso all’intera economia. La disgregazione dei fattori produttivi a livello macro economico, come si vedrà più avanti, è la causa della crisi generale.

    Una volta avviata l’attività potranno essere predisposti dei budget, onde poter riscontrare, man mano che l’attività procede, gli eventuali scostamenti rispetto a quanto sperato o preventivato. In tal modo si potrà provvedere, se necessario e nel limite del possibile, ad eventuali aggiustamenti o correzioni.

    Non sempre gli impianti sono sfruttati in modo ottimale secondo le loro potenzialità. In certi casi è possibile apportare delle variazioni alla produzione sulla base di eventuali mutamenti sul fronte della domanda.

    Perciò è opportuno uno studio preventivo tendente ad interpretare le esigenze del mercato. Per questo, lo studio sulla produzione, sul prezzo e sulla domanda, avviene in funzione dell’utilizzatore finale, cioè del consumatore. Su questo fronte l’economia aziendale è in stretta relazione con la prima parte dell’economia politica: la microeconomia. Questa, infatti, ha il compito di studiare le leggi di mercato, con il supporto di modelli e funzioni matematiche. Le principali sono quelle della domanda e dell’offerta di beni e servizi destinati ad essere scambiati e utilizzati appunto sul mercato.

    Si hanno così le funzioni inerenti alla produzione, alla domanda e ai prezzi dei beni ecc. Queste funzioni servono a stabilire la quantità di beni da produrre, nonché alla fissazione dei prezzi, affinché anche la domanda sia soddisfatta alle migliori condizioni. Per

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