La straordinaria avventura di gatto Melanzana
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Anteprima del libro
La straordinaria avventura di gatto Melanzana - Manuela Menini
2015
I
Questa è la storia di un gatto di nome Melanzana che viveva in una grande e bella fattoria, piena di animali, situata in un piccolo ma molto pittoresco paesino di campagna, lontana dalla confusione e dalle comodità della città, ma alla quale non aveva proprio nulla da invidiare in termini di pace e tranquillità, e, Melanzana, mai e poi mai avrebbe desiderato vivere in un luogo diverso da quello.
La sua giornata era piuttosto monotona: la mattina si svegliava abbastanza tardi, perché amava giocare di notte, e poi, come tutti i gatti, amava dormire, raggomitolato nella sua calda cuccia vicino al camino durante l’inverno, oppure nascosto al fresco tra le piante dell’orto in estate. Dopo il suo tranquillo risveglio, il suo primo pensiero era immediatamente rivolto alla pulizia del suo lucido manto color grigio fumo. Si leccava per almeno mezz’ora prima di andare a mangiare. Sapeva che la sua padroncina, tutte le mattine, appena alzata, si recava in cucina e gli preparava una succulenta colazione fatta di latte, una fetta di prosciutto e una di pancetta bella croccante.
E così, anche quella mattina di piena estate, se ne usciva dall’orto tutto bello tranquillo e si dirigeva verso la casa, per poi infilarsi nella porticina fatta apposta per lui all’entrata della cucina, avvicinarsi alla sua ciotola, assaporare per qualche istante quel succulento piatto e gustare, con tutta tranquillità, la sua colazione. Di solito non c’era nessuno in casa, perché tutti uscivano presto per dedicarsi alle faccende domestiche o della fattoria, così lui ne approfittava, una volta terminata la colazione, per stendersi sul divano e passare tutta l’ora successiva a lisciarsi il pelo con gran gusto.
Poi usciva, si faceva una passeggiata e andava a salutare i suoi padroni: chi nella stalla, chi nel pollaio, chi nell’orto, ma nei campi non ci andava, avrebbe dovuto camminare troppo e con quel caldo … Così si faceva un altro pisolino, fino all’ora di pranzo. Amava coccolare i suoi padroni, e quando li vedeva tornare dai loro lavori quotidiani, si strusciava sulle loro gambe … e aspettava ansioso che preparassero anche il suo piatto.
Il resto della sua giornata era pressappoco la ripetizione di quello che faceva durante la mattina, tranne la sera …
La sera, dopo il tramonto, ma soprattutto dopo aver cenato, iniziava il divertimento!
Non sembrava più lo stesso gatto pigro ed assonnato del giorno, si trasformava.
Si nascondeva tra l’erba e appena un insetto si faceva sentire, con la velocità e il silenzio di un predatore della Savana, lo catturava e se lo teneva stretto sotto le zampe, lasciandolo sfuggire solo per lo sfizio di riprenderlo subito dopo.
Poi, a volte, chissà perché, iniziava a correre furiosamente verso un albero, per poi saltare ed aggrapparsi al suo tronco, salirci sopra e sistemarsi su di un ramo, finché, dopo alcuni minuti, forse per noia, non si decideva a scendere.
Nessuno sapeva perché lo faceva e nessuno si spiegava come un gatto così pigro ad una certa ora della sera si trasformasse in un felino tanto vivace, quasi da non sembrare più lo stesso.
Dopo tanti salti e tante corse, però arrivava anche per lui il momento di andare a dormire, e con gran passo felpato, si dirigeva verso l’orto alla ricerca di un po’ di fresco tra l’umidità delle piante.
Ecco, questa era la giornata tipo del nostro gatto Melanzana, e anche se a noi può sembrare monotona e priva di emozioni, a lui piaceva molto e non si faceva certo di questi problemi: sapeva dove andare quando aveva fame o sonno, aveva dei padroni che lo amavano e tutto ciò che gli serviva era lì, all’interno di quella fattoria, e non ci pensava proprio a lasciarla.
Una cosa però non gli andava giù … Il cane Tobia!
Tobia era un grosso cane da pastore, con un folto e lucente pelo scuro.
Anche lui gironzolava per la fattoria, ma, a differenza di Melanzana, preferiva aiutare in qualche modo i suoi padroni, piuttosto che perdere tutto il giorno a non fare niente.
Infatti lui, oltre a fare la guardia, si divertiva un mondo a salire sul vecchio furgone del suo padrone, quando andava in centro a fare acquisti per la fattoria, o a vendere qualcosa.
Oppure la sera, quando il suo padrone era molto stanco, gli portava le pantofole, o il giornale e veniva ripagato con un biscotto e tante carezze.
Tobia si sentiva molto utile all’interno della fattoria, per questo non poteva sopportare quel gatto che non faceva nulla tutto il giorno.
D’altra parte, il sentimento era reciproco: neanche Melanzana tollerava la presenza di Tobia e non capiva per quale ragione facesse tutto questo, in fin dei conti, lui che non faceva nulla aveva esattamente le stesse cose che aveva quel cane, forse anche di più. Lui d’inverno dormiva in casa, mentre Tobia nella stalla, aveva colazione pranzo e cena (e anche qualche extra) senza aver fatto nulla per meritarlo, gli bastava essere carino con la padroncina, e lei, lo riempiva di coccole e di cibo. Che volere di più dalla vita?!
Però, anche Melanzana aveva un cuore. Più di tutti i suoi padroni, amava la sua padroncina. Si chiamava Anna. Con lei stava proprio bene: lo accarezzava, gli parlava e quando l’inverno precedente si era preso l’influenza, lei si era occupata totalmente di lui, finché non era guarito del tutto.
Eh, sì! Lei era proprio una padroncina come si deve, non avrebbe mai permesso che gli accadesse nulla di male.
Così la sua vita trascorreva tranquilla e felice all’interno della fattoria … Beh, a parte Tobia!
I due, proprio per antipatia, cercavano di evitarsi, ma, a volte, capitava che Melanzana, passeggiando su e giù per la fattoria, si imbattesse senza volerlo, in Tobia … Allora lui non capiva più nulla: nel vedere quel gatto che tanto gli era antipatico, perdeva la testa e iniziava ad inseguirlo, così Melanzana, senza nemmeno avere il tempo di rizzare la coda, si voltava e come un lampo saliva sul primo albero che trovava, e da lassù guardava in giù quel cane che tanto si agitava ed abbaiava per niente … Ma allora, che fosse per questo che la sera correva e saliva sugli alberi come un pazzo?! Si esercitava forse?!
Di tutti gli animali della fattoria, Melanzana era il più solitario. Amava starsene da solo, non ne voleva sapere della compagnia delle altre bestie: le mucche? Ma chi le regge! Le galline? Quelle sono capaci solo di fare le uova! I maiali? Per carità! Puzzano troppo! Meglio il prosciutto! Le anatre? Stanno sempre nelle pozzanghere a sporcarsi! Del cane poi, non ne parliamo!
Insomma, non gli andava bene niente, così preferiva rimanere da solo e gradiva piuttosto la compagnia degli umani, che lo riempivano di attenzioni ed erano molto meno invadenti degli animali.
Melanzana era un gatto veramente molto viziato, che amava le comodità, avere tutto senza meritarselo; ma il futuro aveva in serbo per lui delle sorprese che avrebbero cambiato la sua vita in un modo davvero insospettabile…
II
Era un sabato mattina presto d’estate, il sole non era ancora spuntato e Melanzana stava ancora dormendo.
Ma qualcosa lo disturbava: il rumore del motore di un furgone.
Oh! No! Ma qui non si può proprio riposare!
pensò Melanzana.
Si trattava del furgone che ogni sabato mattina veniva a prendere il latte, le uova e gli ortaggi, per poi dirigersi verso la stazione, che si trovava a circa trenta chilometri di distanza, e caricare il tutto sul treno merci che partiva dalla città.
Di solito, a Melanzana, non davano fastidio i rumori, ma quella mattina faceva un gran caldo, ed il suo sonno era