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E-book278 pagine3 ore

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Info su questo ebook

Questo libro tratta la fuga dei giovani italiani all'estero chiusi da un paese incapace di realizzare i loro sogni.

Ambientato nel 1951 nell'Italia post seconda guerra mondiale racconta la storia di Antonio, giovane abruzzese che si imbarca per l'Australia insieme a tanti altri come all'epoca succedeva.

Durante questo viaggio incontra Giovanni, Gisella e Gilberto, anche loro diretti nella terra dei canguri, tutti giovani e tutti costretti, chi per un motivo e chi per un altro, ad andare via.

Le ultime pagine del libro sono un parallelismo con i nostri anni, sessant'anni esatti dopo con l'Italia ancora vittima di una grave e sanguinosa fuga di cervelli.

Importante è la realizzazione del singolo individuo come causa principale della sua partenza, vista come mezzo per arrivare all'obiettivo appena citato con l' esigenza di sentirsi a casa liberi dall'oppressione genitoriale in un'Italia, quella dei primi anni cinquanta, dove i figli non avevano voce in capitolo sulla loro vita dovendo sottostare alla volontà familiare attenti ai desiderata dell'opinione pubblica considerata giudice supremo delle vite e delle azioni altrui.

Il libro da al lettore spunti di riflessione tanto sul presente quanto sul passato, aprendo una finestra, seppur molto piccola, sulla quarta rivoluzione industriale e su come la fuga dei giovani compromette la competitività industriale e il benessere sociale dell'Italia.
LinguaItaliano
Data di uscita24 giu 2019
ISBN9788831626408
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    Anteprima del libro

    Italiani - Giustino Travaglini

    Indice

    Prefazione

    Note biografiche

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Sessant’anni dopo

    La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre

    Albert Einstein

    Giustino Travaglini

    Italiani

    Romanzo

    Titolo | Italiani

    Autore | Giustino Travaglini

    ISBN | 9788831626408

    Prima edizione digitale: 2019

    © Tutti i diritti riservati all'Autore.

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'autore.

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Prefazione

    Sono le storie di Antonio, Gilberto e altri italiani costretti ad emigrare dall’Italia a cavallo degli anni quaranta e cinquanta, in cerca di fortuna in Australia. La fuga dei giovani dal belpaese, oggi come allora, quanto mai attuale.

    Note biografiche

    Giustino Travaglini è alla sua terza fatica dopo aver pubblicato 9800 KM, e "9259,7 KM.

    Non smettere di sognare.

    È l’unica cosa che nessuno ci può togliere.

    Capitolo 1

    Antonio sveglia! Sono le 4.30! E’ arrivata l’ora di portare le mucche al pascolo,

    Si mamma, vado subito rispose il giovane.

    Alto, magro, biondo, occhi azzurri, appena rientrato da una notte al bar con gli amici, non si lamentava mai.

    Aveva stipulato un patto implicito con i genitori: lo lasciavano libero di fare quello che voleva una volta calato il sole e in cambio non si sarebbe lamentato degli orari di lavoro.

    La seconda guerra mondiale era appena terminata e il 1949 si protendeva come un anno di grande sofferenza per il popolo italiano e abruzzese.

    Purtroppo quell’infausto evento aveva portato via sogni e speranze di tante famiglie e tanti giovani abruzzesi, caduti al fronte come uccellini abbattuti da un malefico cacciatore.

    La situazione in casa Travaglini non era certo delle migliori: i soldati nazisti avevano razziato tutto il possibile durante la loro permanenza lì e adesso la famiglia stava iniziando a vivere per la prima volta dopo tanti anni di stenti dovuti al conflitto bellico.

    Il padre e la madre di Antonio si erano sposati già da molti anni e come tutte o quasi le famiglie del circondario erano contadini.

    Possedevano alcuni appezzamenti di terreno e lo coltivavano come se fosse un altro figlio.

    Nel 1925 era nato Antonio il primogenito e poco prima dell’inizio della guerra, nel 1936, la loro secondogenita Maria.

    Solo nel 1940 era arrivata la loro terza ed ultima creatura, Filomena.

    La loro era una casa modesta ma accogliente, confacente agli standard abitativi dell’epoca.

    Anzi, il doppio piano era addirittura un lusso.

    Antonio si svegliò dallo scomodo materasso imbottito di paglia e si diresse in bagno.

    Sapendo di doversi alzare di lì a qualche ora aveva deciso di non spogliarsi limitandosi ad un veloce cambio di intimo.

    Erano oramai le cinque quando scese di sotto, prese il bastone e dopo una veloce colazione fatta con pane, latte e uova, si chiuse la porta alle spalle dirigendosi alle stalle.

    Era piena estate, l’aria era calda nonostante l’ora, un leggero venticello ne accarezzava il viso.

    Le mucche gli si fecero pigramente incontro, lasciandosi placidamente guidare verso le campagne.

    Il terreno era tutto in discesa all’andata mentre al ritorno gli sarebbe spettata la salita.

    Arrivato a destinazione si sedette su un sasso e mentre con un occhio guardava le bestie, con l’altro ammirava il sole sorgere di fronte ai suoi occhi.

    Ogni volta si diceva che avrebbe voluto cambiare vita, scappare da quella monotonia.

    Non amava assolutamente la vita di campagna.

    Lui era giovane, pieno di speranze per il futuro.

    Non gli si addiceva proprio quella fatica così stressante tanto mentalmente quanto fisicamente.

    Insomma, prima o poi sarebbe evaso.

    Ma per il momento doveva sottostare agli ordini di suo padre. Mentre sognava dovette tornare bruscamente alla realtà: una delle mucche si stava pericolosamente allontanando.

    Si alzò di scatto lanciandosi al suo inseguimento intimandole a gran voce di fermarsi.

    Fortuna sua la bestia decise di arrestarsi poco prima di un crepaccio.

    La prese e la portò nuovamente tra le sue simili.

    Se fossi caduta laggiù, mio padre me le avrebbe suonate di santa ragione. Ti rendi conto?! pensò ansimante mentre si rimetteva a sedere.

    Le ore passarono rapidamente e arrivato mezzogiorno decise di rientrare.

    Come tante altre volte prima di allora dovette fare una grande fatica per riportare il prezioso carico a casa.

    Difatti le mucche non ne volevano proprio sapere di risalire dopo essersi ingozzate di erba fresca.

    Ma se loro erano sazie lo stesso non si poteva dire di lui.

    Aveva un grosso buco nello stomaco e non voleva assolutamente arrivare in ritardo per il pranzo.

    Quel giorno la madre, non sentendosi particolarmente bene, aveva deciso di rinunciare ad alcune faccende domestiche per dedicarsi alla cucina.

    Aveva fatto la pasta in casa, la sua preferita.

    "Forza bambine, non vorrete far aspettare Giovanna.

    Voi siete sazie ma il sottoscritto no.

    Per cui, se domani volete di nuova quella buona erba fresca, datevi una mossa".

    Ovviamente le mucche non potevano capire cosa stesse dicendo ma, ad ogni modo, Antonio faceva seguire a quelle parole dei piccoli fischi e loro capivano di dover accelerare il passo.

    Finalmente arrivato, rimesse nella stalla le bestie, poggiò di lato il bastone ed entrò in casa.

    Eccomi qua disse annunciando la sua presenza.

    Sei in ritardo lo riprese il padre evitando tuttavia di adottare un tono particolarmente brusco.

    Difatti la madre aveva appena messo in tavola la pasta.

    "Non dargli retta e siediti a tavola.

    Allora, com’è andato il pascolo?" chiese Giovanna prendendogli il piatto e riempiendolo di chitarra appena bagnata con un pomodoro freschissimo.

    "Normale. Tutto come al solito.

    Dopo pranzo quali altre faccende devono essere sbrigate?" chiese frettolosamente,

    "Perché tanta fretta? Scommetto che questa sera devi uscire con quei bricconi dei tuoi amici.

    Quando imparerai a lasciarli perdere e pensare a trovarti una moglie? Oramai sei in età",

    "Lo sai cosa ne penso. Mi sposerò al momento opportuno.

    Tra qualche anno forse",

    Come tra qualche anno?! disse il padre sobbalzando leggermente dalla sedia,

    "Lascialo stare.

    E’ appena tornato. Fallo mangiare in pace" disse Maria intromettendosi.

    Aveva appena dieci anni ed era, per distacco, la cocca della casa.

    La cosa non infastidiva affatto Antonio, anzi, quelle intromissioni, spesso legate a sua difesa gli suscitavano una grande tenerezza.

    Infatti, come previsto, il padre si limitò ad incassare senza dire altro.

    Il resto del pranzo fu abbastanza veloce e non portò particolari novità.

    Mentre la più giovane, Filomena, iniziava a sparecchiare la tavola, Antonio si diresse alla stalla, questa volta a strigliare i cavalli.

    Il giorno dopo lui, suo padre e sua sorella Maria avrebbero dovuto partecipare ad una importante fiera in paese.

    Difatti oltre alla campagna il padre svolgeva anche l’attività di scarpaio.

    Ne produceva un particolare tipo chiamate, nel linguaggio locale, chioche, molto simili a degli zoccoli.

    Vendevano molte paia e la fiera era una grande opportunità per poter incrementare un budget familiare che quell’anno si prevedeva essere particolarmente scarno a causa dello scarso raccolto.

    L’evento era uno dei più grandi di tutta la provincia e loro padre era riuscito ad assicurarsi una buona posizione per il banchetto dove esporre i propri prodotti.

    Tuttavia dovevano arrivarci a piedi e la partenza era prevista all’alba.

    Quella sera non aveva alcuna intenzione di rinunciare ad un’uscita con gli amici in cerca di qualche bella ragazza.

    Svolse tutte le faccende assegnategli con grande celerità e puntualità.

    Quando il sole fu tramontato prese un pezzo di pane e senza neanche sedersi a tavola per la cena salutò con un bacio la madre e uscì di corsa.

    Mentre si chiudeva la porta alle spalle il padre gli urlò Domani mattina devi alzarti all’alba per andare alla fiera. Se provi a fare anche un solo minuto di ritardo, ti stacco la testa,

    "Non essere così duro con lui. Un giorno, presto o tardi, potremmo perderlo. Ho sentito in paese, tornando dalla fonte, che molti giovani si stanno candidando per andare a lavorare all’estero.

    Alcuni addirittura in Nuova Caledonia e Australia" disse la madre tutta preoccupata,

    Non fare così Giovanna. Antonio sta troppo bene qui con noi. Non c’è lo vedo ad andare così lontano. Ma ora basta pensare a queste sciocchezze. Portami la carne.

    In realtà anche lui aveva sentito quelle voci ma non voleva assolutamente crederci.

    Era il suo unico figlio maschio e avrebbe esercitato tutto il suo potere per impedirgli di andarsene.

    Intanto con pochi passi Antonio aveva raggiunto la fontana, luogo di primo incontro con i suoi amici fidati Pietro e Paolo.

    Ehilà, finalmente ti sei liberato del tiranno,

    Bada a come parli. E’ sempre mio padre non scordarlo rispose mestamente ma con decisione.

    Lascia stare Pietro, oggi è di pessimo umore disse Paolo cercando di stemperare gli animi,

    Come mai? chiese Antonio sorpreso,

    Ma come, non lo hai saputo? I suoi genitori lo hanno costretto a fare domanda per andare a lavorare in Nuova Caledonia e a quanto pare il nostro amico è stato selezionato.

    La notizia lasciò turbati tutti e tre.

    Lo stesso Paolo, fino ad allora ironico sulla questione, adesso la trovava improvvisamente scomoda.

    Antonio lo abbracciò molto calorosamente.

    Mi dispiace. Non ne sapevo niente,

    "Tranquillo. La notizia non si è ancora diffusa.

    Ma sarò in buona compagnia: anche altri ragazzi sono stati scelti.

    A quanto pare svariati giovani del paese partiranno insieme a me",

    Ma come farai con la tua sposa? chiese Paolo tra il serio e il faceto,

    Rosa intendi? Per prima cosa non siamo sposati,

    Però mi pareva di capire che per te la cosa fosse seria gli fece notare Antonio,

    Volevo presentarla ai miei ma a questo punto credo di dover rimandare la cosa,

    "Se vuoi la possiamo tenere noi in caldo per te.

    Sai, solo per non farle perdere allenamento",

    Bastardo di un Paolo. Se ti azzardi a fare una cosa simile…,

    Tranquillo, ci penserò io a tenerlo a bada. Piuttosto sai già quando dovrai partire? chiese Antonio,

    Si. Tra quattro giorni,

    Beato te rispose d’istinto lui,

    Ma cosa diamine vai dicendo? Dovrà sgobbare giorno e notte per portare un tozzo di pane a casa fece Paolo piuttosto urtato per quell’affermazione,

    "Io darei qualsiasi cosa per andarmene di casa e poter essere libero. Vedere il mondo, viaggiare. Non ha importanza se c’è da lavorare,

    la fatica c’è l’ho nel sangue ma queste campagne sono così…" disse Antonio senza terminare la frase,

    "Noiose. Lo pensavo anch’io. Per questo mi sono lasciato convincere a fare domanda per partire. Ma adesso, se potessi, farei marcia indietro. Ma non posso.

    Mio padre deve ripagare la terra presa in prestito e conta sul mio stipendio dall’estero per poter campare. Ragion per cui, temo di non avere scelte" fece Pietro.

    Guardandolo negli occhi si avvertiva una profonda malinconia.

    Solo il viaggio sarebbe stato estremamente lungo e faticoso e in fondo, chissà se e quando avrebbe rivisto la sua terra natia.

    Ad ogni modo adesso non poteva farci niente.

    Siccome questa sera siamo tutti così allegri, perché non andiamo alla taverna, così, tanto per rilassarci e stare tranquilli propose Paolo. L’atmosfera si stava facendo molto cupa e triste.

    Ma si andiamo. Bada però: domani devo alzarmi molto presto, per cui non posso assolutamente fare tardi o bere molto disse Antonio,

    Tranquillo. Dobbiamo pur celebrare il nostro eroe dei due mondi,

    Come sei spiritoso. Questa sera sei particolarmente ispirato lo riprese Pietro,

    Cosa ci vuoi fare. Sarà l’estate,

    O le botte di tuo padre risposero in coro gli altri due.

    Tutti e tre risero di gusto e si incamminarono verso il paese.

    Tanto Paolo quanto Pietro erano entrambi figli di gente molto povera, molto di più della famiglia di Antonio e per questo, in parte, lo invidiavano.

    Il primo aveva i genitori impiegati come braccianti agricoli e qualche volta erano stati assunti anche dalla stessa famiglia di Antonio, soprattutto nel 1946, il primo anno di normalità dopo la guerra. Ma avevano contratto debiti.

    Anche il secondo, tuttavia, non se la passava molto meglio.

    Sua madre faceva la casalinga e il padre, come detto, aveva preso in affitto un piccolo appezzamento di terreno sperando di migliorare le condizioni economiche della sua famiglia ma con risultati molto scarsi.

    Alla fine si era inevitabilmente indebitato ed aveva dovuto ricorrere ad un noto usuraio del paese.

    Ma adesso i creditori gli stavano addosso.

    Erano stati loro ad insistere affinché Pietro, il loro unico figlio, andasse a lavorare all’estero.

    Quando avrebbe rispedito i soldi in patria se li sarebbero accaparrati ottenendo la restituzione della somma dovuta con cospicui interessi.

    Insomma, la situazione non era delle più rosee.

    A quel tempo, ovviamente, l’auto non esisteva ed il mezzo di trasporto maggiormente diffuso erano le proprie gambe.

    Anche le strade erano per la maggior parte sterrate e l’asfalto si poteva dire praticamente inesistente.

    Mentre arrivavano in paese, con Paolo e Pietro presi da un’animata discussione sulle donne Antonio se ne stava in disparte silenzioso e pensieroso.

    Ma quale fortuna ha avuto, questo povero disgraziato pensava guardando Pietro,

    "Ha la possibilità di abbandonare questo luogo così provinciale, così ameno.

    Potrà finalmente viaggiare, scoprire luoghi inesplorati. E si lamenta. Inoltre, la sua amata troverà certamente conforto tra le braccia di qualche altro uomo. Ma anche lui avrà la possibilità di farsi consolare. Alla fine vincono tutti. Non dovrebbe proprio avere nulla di cui protestare. Perché solo io sono costretto a restare qui? Perché, mio Dio, mi fai questo?"

    quasi gli scese una lacrima, chiaro segno di sconforto.

    Arrivati, si sedettero all’aperto su delle scomode sedie di legno. Per me del vino rosso disse Paolo al garzone,

    Anche per me ribatté Pietro. Antonio sulle prime non rispose,

    Antò, per te? chiesero gli amici,

    Niente. Domani mi attende una giornataccia. Preferisco tenermi leggero,

    Mamma mia come sei serio. Sei sicuro di stare bene? Non avrai ancora i postumi dell’altra sera spero gli chiese Paolo.

    Non rispose ma in cuor suo sapeva che non era quella la risposta: voleva solo fuggire.

    Ehi, guarda un po’ chi c’è. La tua cara Marilena disse Pietro dando una gomitata al suo amico pensieroso.

    Antonio alzò lo sguardo ma in realtà sapeva benissimo com’era fatta: lunghi capelli marroni, occhi di un azzurro intenso, labbra mordaci, vestito color rosso porpora, corpo snello e allungato, con una lunga gonna arancione.

    Però, questa sera si è veramente messa in mostra la ragazza commentò Paolo sentendosi una sorta di gallo in un pollaio,

    Si niente male replicò Antonio.

    Pensavano ne fosse innamorato ma non era affatto così.

    Marilena era una ragazza veramente bella, a detta di molti la numero uno di tutto il paese.

    Andava sempre accompagnata dalla madre e non a sproposito.

    La famiglia le stava cercando marito da un bel po’ di tempo.

    Ma non uno qualsiasi: volevano un buon partito per la loro figliola, in modo da poterla sistemare una volta per tutte.

    Anche i notabili del paese non smettevano di fissarla ma la maggior parte era già sposata oppure non era in età di matrimonio.

    Insomma, la bella fanciulla sembrava destinata a non trovare marito.

    Antonio, tuttavia, pur riconoscendone la bellezza, non era particolarmente affascinato.

    Di certo non l’avrebbe rifiutata ma, forse, neanche scelta.

    In fondo, si diceva, io non sono il tipo di uomo che la sua famiglia cerca per lei: vogliono qualcuno ricco ed io di certo non lo sono.

    Allora Paolo, questa sera hai intenzione di proporti, una volta per tutte? chiese Pietro avendo ritrovato il sorriso improvvisamente.

    Infatti conosceva benissimo la passione dell’amico per quella ragazza e di certo non si sarebbe fatto scappare l’occasione di restituirgli quanto fattogli poco prima.

    Avanti, cosa stai aspettando? Non vorrai fartela soffiare da sotto il naso da Antonio o da quella lumaca dell’avvocato. Guardala bene: è la tua grande occasione insistette,

    Non abboccherò al tuo amo. Lei è speciale e la porterò sempre nel mio cuore. La famiglia non acconsentirebbe mai rispose lui tutto sconsolato.

    Poi improvvisamente la madre della ragazza si allontanò per un motivo non ben definito.

    E’ la tua grande occasione, adesso o mai più. In fondo, se la metterai incinta, potrete sempre venire da me in Nuova Caledonia.

    Paolo, senza neanche sapere il perché, si alzò di scatto e senza avere il controllo materiale dei suoi arti inferiori, scansò Antonio davanti a lui e si diresse dalla sua amata.

    Sei contento, adesso? Così si farà umiliare e prenderà un sacco di botte dal padre quando lo verrà a sapere disse Antonio guardando Pietro,

    Lascialo andare. Vediamo cosa riesce a combinare, il nostro sciupafemmine.

    Buonasera signorina disse facendosi incontro a Marilena ed eseguendo, goffamente, un baciamano. Le aveva insalivato tutto il dorso della mano.

    Buonasera a te, caro Paolo. Cosa ti porta qui? rispose lei con voce divertita.

    Nonostante quel maldestro tentativo, lo aveva se non altro apprezzato.

    Mi chiedevo cosa ci fa qui, tutta sola, la più bella ragazza del paese insistette,

    "Come sei galantuomo questa sera. Prima il baciamano, poi questo.

    Devo stare attenta?",

    Assolutamente no. Dico solo il vero. A proposito: posso offrirle qualcosa? Un bicchiere di vino magari?,

    No, grazie. Sono astemia al momento,

    Si lasci andare, signorina Marilena. In fondo, siamo in estate, la stagione dell’accoppiamento,

    Sul serio? O mio Dio, devo essermene proprio dimenticata. Sono ancora in tempo per trovare un compagno?,

    Ma certamente mia cara.

    Mentre il dialogo proseguiva e la di lei madre non si vedeva in lontananza, i due amici non riuscivano a credere ai loro occhi.

    I due sembravano divertirsi, quasi complici, come se si conoscessero da una vita.

    Entrambi, tuttavia, conoscevano la natura severa dell’anziana donna.

    Infatti la signora aveva dovuto patire una vita di stenti e aveva giurato a se stessa che, se Dio le avesse concesso la grazia di avere dei figli, non avrebbe mai e poi mai fatto ripetere loro quella terribile esperienza.

    Gesù Cristo le aveva donato quell’unica figlia e la teneva quasi al guinzaglio, per impedirle di commettere qualche sciocchezza.

    Appena entrata in età maritale, si era prodigata presso i cosiddetti migliori del paese in cerca di qualcuno a cui affidare le sorti dell’unica creatura del suo grembo.

    Ma fino ad allora niente.

    Guarda, è incredibile. Ci sta riuscendo. Ah ah aha ah scoppiò a ridere Pietro vedendo la madre di Marilena rientrare.

    Alla signora si gelò il sangue nel vedere la sua figliola parlare amabilmente con un disgraziato come Paolo.

    Posso fare qualcosa per te, sciocco?! disse avvicinandosi ai due.

    Appena vista la sua presenza, Marilena si irrigidì all’istante diventando molto fredda e distaccata, mentre lui, almeno sulle prime, restò quello di sempre.

    Buonasera, signora. Stavo solo intrattenendo la sua figliola. Spero la cosa non le dispiaccia,

    Invece si. E tanto pure. Sparisci immediatamente dalla mia vista, invertebrato disgraziato che non sei altro. Se ti rivedo un’altra volta a fare una cosa del genere lo dirò a tuo padre. Ti darà tante di quelle botte da farti rimettere un po’ di giudizio in quella zucca vuota.

    A quelle perentorie parole, Paolo sbiancò.

    Conoscendo i suoi genitori, le avrebbe prese alla grandissima.

    Tuttavia non poteva rinunciare alla sua amata proprio quando era riuscito a mettersi in contatto con lei.

    Va bene. Per questa sera è tutto. A presto Marilena. Signora

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