CRONACHE DI PRIMAVERA
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Una casa dove vivono una madre un po’ sui generis, un padre brontolone e polemico, un figlio di trentaquattro anni che non se lo sogna di levare le tende, una figlia di ventidue che invece anela alla libertà, un ragazzino di sedici che detesta studiare, una bimba di dodici linguacciuta e disincantata, più una zia quasi novantenne un po’ svanita.
E poi un cane grosso come un vitello che dovrebbe far la guardia ma che ha paura persino della sua ombra e un cagnetto minuscolo, intrepido e petulante che lo comanda a bacchetta, due gatti e una nidiata di gattini, un merlo che non sa volare e, tanto per vivacizzare l’ambiente, un numero imprecisato di altre bestie di passaggio.
E, per colmare la misura, una figlia sposata che vive altrove ma che rimpatria ad ogni week end insieme al marito, e un’avvicendarsi di ospiti più o meno graditi…
E’ quello che si diverte a raccontarci l’autrice, quasi una cronaca della sua casa e della sua famiglia…
Il filo conduttore di questa specie di miniserie è un assurdo (assurdo per via della situazione già incasinata) desiderio di “nonnità” della protagonista.
Ce la farà a realizzarlo?
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Anteprima del libro
CRONACHE DI PRIMAVERA - Silvana Sanna
SILVANA SANNA
C R O N A C H E D I
P R I M A V E R A
Nove racconti concatenati…. quasi un romanzo
Febbraio 2013
Che cosa può accadere in un casa di campagna grossa come un convento e piena di magagne, per di più sovraffollata, e circondata da un grande giardino arruffato?
Una casa dove vivono una madre un po’ sui generis, un padre brontolone e polemico, un figlio di trentaquattro anni che non se lo sogna di levare le tende, una figlia di ventidue che invece anela alla libertà, un ragazzino di sedici che detesta studiare, una bimba di dodici linguacciuta e disincantata, più una zia quasi novantenne un po’ svanita.
E poi un cane grosso come un vitello che dovrebbe far la guardia ma che ha paura persino della sua ombra e un cagnetto minuscolo, intrepido e petulante che lo comanda a bacchetta, due gatti e una nidiata di gattini, un merlo che non sa volare e, tanto per vivacizzare l’ambiente, un numero imprecisato di altre bestie di passaggio.
E, per colmare la misura, una figlia sposata che vive altrove ma che rimpatria ad ogni week end insieme al marito, e un’avvicendarsi di ospiti più o meno graditi…
E’ quello che si diverte a raccontarci l’autrice, quasi una cronaca della sua casa e della sua famiglia…
Il filo conduttore di questa specie di miniserie è un assurdo (assurdo per via della situazione già incasinata) desiderio di nonnità
della protagonista.
Ce la farà a realizzarlo?
Silvana Sanna
Insegnate elementare a riposo con la passione per la scrittura, sposata con tre figli, vive in un piccolo paese di campagna sulle colline del tortonese con cani e gatti che sono la sua passione.
Da molti anni collabora con due noti settimanali femminili con racconti e romanzi e ultimamente ha pubblicato in volume il romanzo Sul filo dei ricordi
, che è stato molto apprezzato dalle lettrici.
Indice
MARZO
UN CONCERTO DA SOGNO
VOGLIA DI TENEREZZA
APRILE
ARRIVI E PARTENZE
NESSUNO E' PERFETTO
L' INVASIONE DEGLI ULTRACORPI
VIVA LA LIBERTA'
MAGGIO
AMORE E ROSE
VACANZE SUL MAR
GIUGNO
QUANDO VOLANO LE CICOGNE
MARZO
UN CONCERTO DA SOGNO
Quando suona la sveglia mi pare che sia passata solo un'ora dal momento in cui mi sono coricata. Ho ancora un sonno da morire, e non so che cosa darei per potermene stare ancora un po’ a poltrire tra le coperte. Invece metto giù al volo le gambe dal letto: sono sicura, se non lo faccio subito, che potrei ripiombare tra le braccia di Morfeo e dormirmela ancora per un bel pezzo. E poi, succederebbero le tragedie. Sono io che al mattino do la sveglia a tutta la truppa, e che preparo la colazione già in tavola. Gianni comincerebbe a sbraitare che lui lavora, mica se ne può stare a casa bello tranquillo, lui, a farsi i cavoli suoi e a godersi il giardino e l'aria buona, che lui deve guadagnare la pagnotta per la famiglia e non può permettersi di arrivare in ritardo, Stefano e Arianna finirebbero per ingollare in fretta solo un caffè per non rischiare di perdere il treno, e i ragazzi.... beh, per i ragazzi non riuscire ad acchiappare la corriera, e dunque saltare un giorno di scuola, non sarebbe affatto una tragedia. Ma lo sarebbe per me che me li ritroverei tra i piedi per tutto il giorno!
In cucina la prima luce rosata del mattino filtra dalle persiane e quando le spalanco il coro degli uccellini si zittisce di colpo per ricominciare dopo pochi istanti con rinnovata energia. E io mi attardo un attimo ad ascoltare il gioioso concerto delle loro voci. Nella bella stagione a volte mi dico che in fondo non è stata una cattiva idea quella di venircene a stare in campagna.
Ma a proposito di concerto: stasera c'è il concerto della Croce Rossa. Sono dieci giorni che cerco di convincere Gianni ad accompagnarmici. Ho sposato un pantofolaio. Lo era già da giovane, col passar degli anni è peggiorato trasformandosi in un pantofolaio.... brontolone. Così non usciamo quasi mai. Ma stavolta mi ha detto di sì, e dopo mesi di arresti domiciliari, potrò concedermi il piacevole diversivo di una seratina fuori casa ad ascoltare buona musica. E magari dopo potrebbero pure scapparci una pizza e un gelato... Ma mi toccherà spicciarmi più del solito se voglio arrivare a tutto e riuscire anche a fare un salto in città per una piega.
Chiudo i vetri della finestra, e mi precipito a preparare il caffè. Carico la moka da sei tazze, sufficiente per figli e marito, poi quella da uno: questa è per me, il primo caffè, sorbito nel silenzio della cucina deserta, è l'unico momento tutto mio della giornata. Dopo verrò catturata dall'affannoso tran tran che mi deriva dall'essere casalinga a tempo pieno di una famiglia di sette persone stabili, più altre due nei fine settimana, a cui si aggiungono varie bestie fisse e avventizie e un numero imprecisato di ospiti che, con la scusa che stiamo in campagna, vengono spesso a suonare al cancello... e dopo si fermano volentieri per la merenda e anche per la cena.
Una famiglia, la mia, che dovrebbe essere organizzata su basi democratiche, ma dove, in realtà, regna l'anarchia. Nel senso che ciascuno fa quello che gli pare, bestie comprese. Meno la sottoscritta che, invece, può fare una cosa sola: sgobbare tutto il giorno senza un attimo di sosta. Lo faccio da trentacinque anni ma da quando ci siamo trasferiti in campagna in una casa scomoda e piena di magagne, grossa come un convento e con un grande giardino, mi tocca sgobbare ancora di più.
- Così finalmente in questa casa ci sarà spazio per tutto e per tutti - ha detto Lauretta, che all'epoca aveva nove anni e doveva dividere la camera con le sorelle - ché in quest'appartamento dobbiamo vivere nel casino e tutti mescolati!
In realtà le cose non sono cambiate di molto: di spazio qui ce n'è davvero tanto, me ne accorgo al momento di pulire, eppure viviamo lo stesso nel casino e tutti mescolati
. E al miscuglio delle persone si sono aggiunte le bestie: un cane, due gatti, un merlo semidomestico che non è più in grado di volare, formiche nell'estate, ragni in tutte le stagioni, e qualche topino di passaggio.
- Trappole per topi? - ha detto Gigi indignato la prima volta che mi sono lamentata - Ma sei fuori? Vorresti ammazzare un innocente topino campagnolo? Fosse una pantegana, potrei capire... Ma lui
che male ti fa?
- Mi ha rosicchiato una tovaglia che era ancora di mia nonna!
- E che sarà mai! Per una vecchia tovaglia tarlata! E poi ci sono Tarzan e la Tina, caso mai lasciamo fare a loro.
Tanto per chiarire Tarzan e Tina sono i due gatti. I quali gatti, se non sono impegnati a poltrire al sole o imboscati in qualche letto, non fanno altro che rimpinzarsi di croccantini. Figuriamoci poi se hanno il tempo, la voglia, e tantomeno l'appetito, per dar la caccia ai topi!
Insomma, il problema è che in questa casa siamo troppi!
La colpa, se colpa si può chiamare, è in fondo mia. Mia e di mio marito, perché per fare i figli bisogna essere in due e ogni volta che si sono annunciati, il più contento era sempre lui.
Il fatto è che siamo stati entrambi due infelici figli unici e quando ci siamo sposati abbiamo deciso per una famiglia numerosa. E abbiamo cominciato subito a darci da fare: Stefano, il nostro primo figlio, è nato dopo nove mesi di matrimonio, e poi non ci siamo più fermati, così a intervalli quasi regolari ne sono arrivati altri quattro: Gloria, Arianna, Gigi e Laura.
La nostra ultima figlia è stata una vera sorpresa, perché assolutamente inaspettata. Siccome quando è nato Gigi io avevo già quarant'anni, ho pensato di aver ormai chiuso con pannolini e biberon. Invece ho fatto ancora a tempo a sfornare Lauretta. Che dovevamo fare? L'abbiamo accolta a braccia aperte e ci siamo tutti quanti innamorati di lei fin dal primo istante.
Però confesso che non vedo l'ora di liberarmi di qualche figlio, senza per questo essere assalita dai sensi di colpa: li ho voluti e li amo da matti, ma sarebbe ora che io potessi godermi un minimo di libertà. Ma dovrò allungare il collo ancora un po'. Solo Gloria si è sposata l'anno passato ed è tornata a vivere in città (salvo rimpatriare col marito a ogni week end, spesso in compagnia dei suoceri), Arianna studia ancora e bisogna darle tempo, Gigi e Laura sono ragazzini e Stefano.... Stefano nella casa paterna ci vive benissimo, a trentaquattro anni pare non abbia alcuna intenzione di andarsene a stare per conto suo, né da solo e nemmeno accompagnato. Ogni tanto ci presenta un'amica
, facendoci ben sperare, ma le cose non vanno mai a buon fine.
- Sono troppo giovane per impegnarmi - dice bello tranquillo.
- Io alla tua età avevo già due figli - obietta suo padre quando discutono - è ora che tu levi le tende, caro mio!
- Questione di scelte - risponde lui senza scomporsi - in fin dei conti che fastidio vi do? Ho il mio lavoro, mica mi faccio mantenere!
Mantenere, no. Ma