Alla ricerca del Trend
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Alla ricerca del Trend - Matteo Crinella
parole.
CAPITOLO 1
LE BASI DEL TREND
INTRODUZIONE
Molti hanno almeno una parte dei loro risparmi investita in titoli azionari. Alcuni hanno deciso di seguire il consiglio di conoscenti o di presunti esperti del settore, altri agiscono di propria iniziativa. Tra tutti questi, però, solo una parte piuttosto ristretta di persone è riuscita, e verosimilmente riuscirà, a trarre profitti dalle proprie scelte d’investimento. Ma com’è possibile che questo accada se le condizioni di mercato a cui si deve far fronte sono le stesse per tutti gli operatori? La chiave per rispondere a questa domanda risiede nella conoscenza.
Molte persone entrano ed escono dal mercato con l’illusione di avere un quadro abbastanza chiaro di ciò che sta accadendo quando, in realtà, si stanno assumendo gli stessi rischi di un ubriaco al volante che tenta di raggiungere la sua destinazione. In tali condizioni è facile commettere errori e prima o poi si rimpiangerà di aver preso tali scelte.
Vediamo però come le cose si evolvono nella pratica.
Nel caso in cui, dopo aver investito una certa somma, si subisca una perdita, la reazione più comune è quella di attendere che i prezzi tornino a salire così da poter vendere e portarsi a casa almeno i soldi iniziali. Chiudere una posizione in tali condizioni, del resto, sembra disdicevole. L’atteggiamento, tuttavia, tende a cambiare quando, col passare del tempo, i prezzi calano ulteriormente e la modesta perdita in precedenza subita è ormai solo un bel ricordo. Arrivati a questo punto gli irriducibili riterranno assolutamente incoerente chiudere la posizione in modo anche peggiore di come avrebbero potuto fare in precedenza. D’altra parte, a dir loro, prima o poi i prezzi riprenderanno a salire! Altri, invece, si demoralizzano e si portano a casa la metà dei soldi che avrebbero avuto se li avessero tenuti sotto il materasso.
Ad ogni modo, dopo qualche tempo, i prezzi tornano a crescere. Ma bisogna fare attenzione! Messa in questo modo sembra che l’atteggiamento degli irriducibili sia quello corretto: hanno saputo aspettare e ora vengono ripagati. In realtà le cose stanno diversamente. Questi, infatti, quando hanno deciso di investire i loro denari, molto probabilmente hanno selezionato quei titoli che, in quel particolare contesto, sembravano secondo la loro opinione trainare l’intero mercato. Magari all’inizio hanno anche avuto ragione, ma dopo un periodo di crescita prolungata le bolle scoppiano e, quando i prezzi tornano a crescere, i protagonisti della nuova fase di sviluppo sono cambiati e quelli del passato non riescono a tenerne il passo. Allo stesso modo il portafoglio costruito dagli irriducibili non sarà più in linea con le rinnovate condizioni di mercato, esponendo le somme da questi investite ad un rapporto rischio/rendimento più elevato di quanto non siano in grado di sopportare.
I demoralizzati, d’altro canto, sentono ancora bruciare le vecchie ferite e si guardano bene dall’assumere comportamenti avventati. Le cose cambiano in fretta, dicono loro, e quella che adesso sembra una risalita potrebbe rivelarsi solo un inganno della percezione. E avevano ragione … le cose cambiano in fretta, in particolare le loro opinioni. Dopo qualche tempo, infatti, quando le cose sembrano continuare ad andare bene, si rendono conto che stanno perdendo il treno. Se avessero reinvestito i loro risparmi anziché indugiare nella paura, a quest’ora avrebbero recuperato la perdita e messo da parte un bel gruzzoletto. Non si deve perdere altro tempo e nuovi capitali vengono investiti. Spesso, tuttavia, a questo punto il mercato è maturo e buona parte del ciclo rialzista se n’è andato. Ancor prima di aver recuperato la vecchia perdita i contesti cambiano, i prezzi tornano a calare e, con l’insorgere di nuove perdite, la storia si ripete.
Un atteggiamento approssimativo, dunque, serve solo a perdere denaro entrando ed uscendo dalle proprie posizioni in modo sostanzialmente privo di logica. La padronanza di alcune semplici formulazioni concettuali, tuttavia, permette di fare notevoli passi avanti verso una più appropriata comprensione delle dinamiche di prezzo in contesti che, per quanto siano il risultato di circostanze a loro volta mutevoli, sono sempre caratterizzati da una tendenza di fondo riconoscibile: il trend.
Con il termine trend
, in particolare, si definisce la propensione dei prezzi a muoversi in una certa direzione in modo persistente e, dunque, per periodi di tempo non brevi, dando luogo ai cosiddetti cicli TORO/ORSO, i primi caratterizzati da prezzi tendenzialmente crescenti ed i secondi da prezzi tendenzialmente decrescenti. Si commetterebbe un errore, tuttavia, se si pensasse che i cicli possano esprimersi analizzando solo grafici con una data estensione (ad esempio giornaliera o settimanale). Le tendenze, infatti, sono pervasive e si esprimono su infiniti livelli, ognuno dei quali è parte integrante del livello di grado superiore. Esistono dunque cicli di diversa estensione, da quelli che si evolvono nel giro di pochi minuti o poche ore a quelli secolari e via dicendo.
Saper distinguere ed identificare i cicli, in ultima analisi, è la meta a cui aspirare per poter entrare ed uscire dal mercato in modo corretto. Anche qualora tali scelte dovessero risultare sbagliate, infatti, la conoscenza ci viene in soccorso permettendoci di limitare le perdite e di stabilire il da farsi.
Poter sfruttare la tendenza di fondo dei mercati, del resto, presenta notevoli vantaggi.
Innanzitutto operare nella stessa direzione del trend permette di migliorare i risultati indipendentemente dalle tecniche operative che si stanno utilizzando.
Nello specifico, se si conosce la direzione dominante dei prezzi, seguirla permette di migliorare il rapporto tra operazioni in profitto e in perdita, nonché quello tra profitti e perdite medie. Il primo di questi due rapporti è una funzione diretta del fatto stesso di conoscere il trend, dato che questa conoscenza ci evita di aprire posizioni nella direzione sbagliata del mercato. Il secondo, invece, è un derivato di tale conoscenza in quanto, come si vedrà nei capitoli successivi, ci viene data la possibilità di individuare i titoli potenzialmente più performanti.
Muoversi nella direzione giusta, inoltre, permette di ridurre il rischio. Normalmente per misurare la rischiosità di un investimento si prende come riferimento la volatilità dei prezzi quale valore di sintesi delle variazioni percentuali dello stesso nel recente passato. E’ dimostrabile, tuttavia, che i prezzi tendono a registrare variazioni superiori alla media quando si muovono nella stessa direzione del trend, inferiori quando si muovono in direzione opposta. Posizionarsi nella direzione giusta, d’altro canto, non ci rende immuni dalle perdite. Ci dà, peraltro, il vantaggio di una variazione attesa dei prezzi che depone a nostro favore.
Come è stato detto in precedenza, infine, in un trend (o ciclo) rialzista i prezzi tendono a raggiungere, in funzione del tempo, massimi sempre più elevati. Allo stesso modo, in un ciclo ribassista, i prezzi raggiungono livelli di minimo di volta in volta più bassi. Questo non significa che dobbiamo aspettarci sequenze ininterrotte di variazioni nell’uno o nell’altro senso. Il termine tendenza, infatti, ha a che fare con l’orientamento generale dei prezzi e non con le singole variazioni di questi ultimi: è come quando ci si deve spostare in auto da un posto all’altro. Se, ad esempio, la destinazione da raggiungere è una città a nord rispetto alla posizione attuale (in borsa un trend al rialzo), quasi mai avremo a disposizione una strada che corre diritta verso quel luogo. Dovremo affrontare delle curve e aggirare degli ostacoli. A volte, per tratti più o meno brevi, ci troveremo addirittura nella condizione di doverci allontanare dal punto d’arrivo (è quello che accade ai prezzi nel corso di un rintracciamento). Questo non significa, però, che la nostra destinazione sia cambiata.
TREND RIALZISTA E TREND RIBASSISTA
E’ possibile individuare due principali stati del trend:
1. Il trend rialzista;
2. Il trend ribassista.
Le caratteristiche di ognuno di questi si riassumono nei modi seguenti:
In figura 1.1 è possibile osservare come, nel corso del periodo considerato, in modo anche abbastanza evidente, si siano alternate diverse fasi di rialzo e di ribasso dei prezzi.
Figura 1.1: FTSE Mib 1998-2009
E’ chiaro che chiunque voglia lodarsi di essere un guru della finanza potrebbe venirci a dire come abbia avuto successo per aver comprato e venduto esattamente ai minimi e ai massimi dei cicli individuati. Ma per esperienza credo che queste persone, che non solo non hanno avuto il successo che tanto millantano, non abbiano neppure mai rischiato di investire una somma rilevante, sia in termini di denaro che di studio, sulla possibilità di affrontare tale eventualità.
Resta il fatto, comunque, che il mercato si muove ad ondate, ed anche se non ci è dato, e probabilmente non lo sarà mai, di individuare per tempo gli estremi assoluti di un movimento, è possibile sfruttarne una parte sufficientemente rilevante a fini speculativi. Fiumi di denaro muovono le borse di tutto il mondo. Superata la paura di bagnarsi bisogna solo buttarsi nella mischia. Un po’ alla volta per non affogare, ma con decisione e la volontà di imparare a nuotare, bene e nella direzione giusta.
MASSIMI E MINIMI PROVVISORI E DEFINITIVI
Essendo i massimi e i minimi, nelle loro configurazioni crescenti e decrescenti, a definire la direzione del trend, è necessario, innanzitutto, riuscire a definire tali punti. E’ possibile farlo iniziando dalla distinzione tra estremi (massimi e minimi) provvisori e definitivi.
Siamo in presenza di un estremo provvisorio nel momento in cui quello precedente è stato individuato in modo definitivo ma non è ancora stato individuato l’estremo successivo.
Nel caso di un massimo, questo è considerato provvisorio nel momento in cui il prezzo ha rintracciato¹ adeguatamente il precedente minimo, rendendo quest’ultimo un minimo definitivo.
Nel caso di un minimo, questo è considerato provvisorio nel momento in cui il prezzo ha rintracciato adeguatamente il precedente massimo, rendendo quest’ultimo un massimo definitivo.
Per contro, un estremo si qualifica come definitivo nel momento in cui sarà possibile individuare il successivo estremo provvisorio.
Nel caso di un massimo, questo assume la qualifica di massimo definitivo nel momento in cui diventa possibile individuare il successivo minimo provvisorio.
Nel caso di un minimo, questo assume la qualifica di minimo definitivo nel momento in cui diventa possibile individuare il successivo massimo provvisorio.
I concetti appena illustrati verranno ampiamente approfonditi nel prossimo capitolo.
NOTA BENE: mentre non c’è un limite al numero di estremi definitivi individuabili, su uno stesso grafico può esistere un solo estremo provvisorio.
¹ Un rintracciamento (o correzione) è un movimento in direzione opposta rispetto a quella che, in un dato momento, domina l’andamento dei prezzi. In un trend rialzista i rintracciamenti portano i prezzi verso livelli più bassi. In un trend ribassista, in modo speculare, i rintracciamenti portano i prezzi verso l’alto, allontanandoli dai minimi del movimento.
CAPITOLO 2
IL RETTANGOLO DI
CONTENIMENTO
INTRODUZIONE
Questo strumento è un potente ausilio all’individuazione degli estremi di prezzo. Esso si compone di un set di regole ben definite utili ad individuare, una volta toccati o superati determinati livelli all’interno di un grafico, i punti di svolta più importanti.
Figura 2.1: Le determinanti delle dimensioni del rettangolo.
Per quanto riguarda la costruzione del rettangolo (vedi figura 2.1), le sue dimensioni sono determinate: