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Poesie
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E-book83 pagine42 minuti

Poesie

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Questa edizione comprende oltre ai Sonetti, i poemi Dei Sepolcri e Le Grazie, opere fondamentali per l’estetica del Foscolo e per l’influenza profonda che hanno avuto per il movimento romantico. Foscolo fu uno dei pochi in quel tempo in Italia, a concepire la poesia come creazione fantastica, alternando continuamente fede e scetticismo, impegno civile e studi letterari, passioni romantiche e rigore illuministico, autobiografismo esasperato e ricerca di valori universali, rendendo così unica la sua produzione letteraria.
LinguaItaliano
Data di uscita16 apr 2011
ISBN9788874170920
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    Poesie - Ugo Foscolo

    Poesie

    Ugo Foscolo

    In copertina: Antoine-Auguste-Ernest Hebert, Ophelia, 1794

    © 2011 REA Edizioni

    Via S.Agostino 15

    67100 L’Aquila

    Tel diretto 348 6510033

    www.reamultimedia.it

    redazione@reamultimedia.it

    La Casa Editrice esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relativi alla presente opera, rimane a disposizione di quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito.

    Indice

    SONETTI

    Alla sera

    Non son chi fui; perì di noi gran parte

    Te nudrice alle Muse

    Perché taccia

    Così gl'interi giorni

    Meritamente

    Solcata ho fronte

    E tu ne' carmi avrai perenne vita

    A Zacinto

    In morte del fratello Giovanni

    Alla musa

    Che stai?

    Dei Sepolcri

    L E   G R A Z I E

    CARME AD ANTONIO CANOVA

    INNO PRIMO

    VENERE

    INNO SECONDO

    VESTA

    I

    II

    III

    INNO TERZO

    PALLADE

    I

    II

    III

    SONETTI

    Alla sera

    Forse perché della fatal quïete

    tu sei l'immago a me sì cara vieni

    o Sera! E quando ti corteggian liete

    le nubi estive e i zeffiri sereni,

    e quando dal nevoso aere inquïete

    tenebre e lunghe all'universo meni

    sempre scendi invocata, e le secrete

    vie del mio cor soavemente tieni.

    Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

    che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

    questo reo tempo, e van con lui le torme

    delle cure onde meco egli si strugge;

    e mentre io guardo la tua pace, dorme

    quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

    Non son chi fui; perì di noi gran parte

    Non son chi fui; perì di noi gran parte:

    questo che avvanza è sol languore e pianto.

    E secco è il mirto, e son le foglie sparte

    del lauro, speme al giovenil mio canto.

    Perché dal dì ch'empia licenza e Marte

    vestivan me del lor sanguineo manto,

    cieca è la mente e guasto il core, ed arte

    la fame d'oro, arte è in me fatta, e vanto.

    Che se pur sorge di morir consiglio,

    a mia fiera ragion chiudon le porte

    furor di gloria, e carità di figlio.

    Tal di me schiavo, e d'altri, e della sorte,

    conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,

    e so invocare e non darmi la morte.

    Te nudrice alle Muse

    PER LA SENTENZA CAPITALE PROPOSTA NEL GRAN CONSIGLIO CISALPINO CONTRO LA LINGUA LATINA

    Te nudrice alle muse, ospite e Dea

    le barbariche genti che ti han doma

    nomavan tutte; e questo a noi pur fea

    lieve la varia, antiqua, infame soma. 4

    Ché se i tuoi vizi, e gli anni, e sorte rea

    ti han morto il senno ed il valor di Roma,

    in te viveva il gran dir che avvolgea

    regali allori alla servil tua chioma. 8

    Or ardi, Italia, al tuo Genio ancor queste

    reliquie estreme di cotanto impero;

    anzi il Toscano tuo parlar celeste 11

    ognor più stempra nel sermon straniero,

    onde, più che di tua divisa veste,

    sia il vincitor di tua barbarie altero. 14

    Perché taccia

    Perché taccia il rumor di mia catena

    di lagrime, di speme, e di amor vivo,

    e di silenzio; ché pietà mi affrena

    se con lei parlo, o di lei penso e scrivo. 4

    Tu sol mi ascolti, o solitario rivo,

    ove ogni notte amor seco mi mena,

    qui affido il pianto e i miei danni descrivo,

    qui tutta verso del dolor la piena. 8

    E narro come i grandi occhi ridenti

    arsero d'immortal raggio il mio core,

    come la rosea bocca, e i rilucenti 11

    odorati capelli, ed il candore

    delle divine membra, e i cari accenti

    m'insegnarono alfin pianger d'amore.

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