La guerra di ottavio
Di Mauro Fondi
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durante il lungo viaggio, quasi sempre di notte, incorre i diverse avventure, battaglie con i soldati tedeschi e a altro. perde alcuni compagni di viaggio e ne incontra di nuovi. finché finalmente raggiunge la sua casa nel Valdarno. Per nascondersi ai tedeschi, insieme a molti altri, decide di rifugiarsi in un bosco fino a quando giunge la notizia che ormai la guerra è finita. decide quindi di tornare a casa.
Ma una delle ultime pattuglie tedesche, non trovando due soldati, decide per una rappresaglia....
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Anteprima del libro
La guerra di ottavio - Mauro Fondi
La guerra di Ottavio
di Mauro Fondi
20/03/2014
LA GUERRA DI OTTAVIO
<< Sparano ancora?>>
<< Hanno quasi smesso>>
Ottavio si era appena svegliato da due ore di sonno dopo la guardia. Per tutte le sue quattro ore aveva sentito sparare quasi continuamente dalla parte tedesca. Finito il suo turno si era appoggiato alle assi sporche della trincea e si era addormentato, nonostante il rumore degli spari. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, come tutti i soldati. Era la colonna sonora di quella stupida guerra, come tutte le guerre.
Faceva caldo, era estate, da almeno due mesi non pioveva. La terra era secca e le bombe che cadevano vicine la polverizzavano, la facevano volare alta e ricadere addosso ai soldati, si appiccicava alle camice sudate, ai capelli, al viso. In guerra non ci si lava quasi mai. La guerra è sempre una sporca faccenda, in tutti i sensi.
All'improvviso lo scoppio di una bombarda a pochi metri fece sobbalzare tutti i soldati che si rintanarono sotto gli elmetti. Subito dopo delle grida di dolore: un soldato era stato colpito. Alcuni corsero in suo aiuto e lo trovarono disteso tra la polvere; senza una gamba. Per lui la guerra era finita.
Ottavio era partito per il servizio di leva nel settembre del '38 quando la guerra non era ancora cominciata. ci s'era ritrovato invischiato suo malgrado. Erano passati ormai 5 anni. Aveva una moglie e tre figli a casa che lo aspettavano. Molto raramente riusciva ad avere una piccola licenza per andare a trovarli, ma non era facile in un paese devastato dalla guerra. A casa sua, in un piccolo paesino del Valdarno, la sua famiglia viveva in condizioni di estrema povertà. Avevano alcune pecore, un pezzo di terra da coltivare e un po' bosco da tenere pulito dove raccogliere legna e castagne: La base principale della loro alimentazione. Il mese di agosto era quasi finito. Il reggimento di Ottavio era a Gaeta quando arrivarono gli Americani. Li stavano aspettando, erano i liberatori. Poterono assistere allo sbarco degli alleati da una piccola altura vicino alla spiaggia. Poi ci fu l'8 settembre. Il capitano del reggimento parlò ai suoi soldati dicendo che c'era stato l'armistizio, la guerra era finita. Il loro compito adesso era di aiutare gli americani ad espellere i tedeschi dal territorio italiano. Potevano continuare a servire il loro paese aggregandosi all'esercito del generale Clark, o congedarsi e tornare alle loro case. A loro la scelta.
La sera nella camerata ci fu grande discussione, ogni soldato aveva un'idea diversa, ognuno aveva i propri problemi da risolvere. Ma erano praticamente liberi e potevano decidere come meglio credevano, ognuno secondo i propri interessi, o bisogni.
Decisero infine di aspettare qualche tempo per vedere l'evolversi della situazione, decisero di decidere più tardi. Così passarono circa due mesi durante i quali non successe praticamente niente. Stavano aspettando l'arrivo del battaglione degli inglesi che era sbarcato in Sicilia. Arrivò verso la fine di dicembre. Ottavio con altri dodici soldati decisero allora che avevano già fatto tanto per la patria e che era ora di pensare alle loro famiglie. Quindi chiesero il congedo e si incamminarono verso le loro case. Per qualche chilometro e per qualche tempo, si aggregarono all'esercito italo-americano e al battaglione inglese, poi continuarono da soli.
Preferivano muoversi di notte per essere meno visibili. Di giorno cercavano rifugio in una casa abbandonata o in un fienile, o in qualche bosco particolarmente fitto e impenetrabile, dove riposavano e trovavano anche qualcosa da mangiare: bacche di more, mirtilli, lamponi, o funghi. A volte riuscivano a catturare una lepre o un fagiano o qualche altro animale selvatico. La gente li aiutava nonostante la grande miseria, ma un pezzo di pane, di formaggio, una patata o qualche uovo non glielo negava nessuno.
Una notte, mentre stavano camminando lungo una strada bianca, sentirono alle loro spalle un rumore in lontananza e un bagliore che si avvicinava. Subito si tuffarono in un fosso poco distante dalla strada e rimasero immobili finché il rumore si fece più distinto e il bagliore più vicino.
Era un