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Racconti della Passione - Passione e morte di Gesù - Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich
Racconti della Passione - Passione e morte di Gesù - Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich
Racconti della Passione - Passione e morte di Gesù - Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich
E-book186 pagine4 ore

Racconti della Passione - Passione e morte di Gesù - Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich

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I racconti della Passione vissuti e meditati attraverso le visioni della Beata Anna Caterina Emmerich, sono, a nostro giudizio, un valore aggiunto per la nostra fede.

Pur trattandosi di rivelazioni private, alle quali possiamo anche non credere e che non sono provate dal punto di vista storico, queste pagine così intense e toccanti, non passano certo inosservate da chi è impegnato in un cammino di crescita spirituale. Anzi, sono consigliatissime.

La loro lettura è senza dubbio edificante e ci riporta al grandissimo atto d’amore di Gesù nei confronti di tutti gli uomini, quello stesso Gesù che aveva detto: “quale amore è più grande se non quello di dare la vita per i propri amici?”.

Nel rileggere alcuni passi di questi scritti, non si può nascondere lo stupore, la commozione ed anche lo sdegno per tanta crudeltà.

L’episodio della flagellazione descritto dalla Emmerich è riferito nei più minimi particolari. Ella descrive le azioni turpi della plebaglia e degli sgherri che martoriarono le carni immacolate di Gesù per più di tre quarti d’ora ed anche i sentimenti orribili che animavano i bruti carnefici.

Molto interessanti anche alcuni passi in cui la veggente, spiega le motivazioni e le cause di certi fatti. Ad esempio è di grande conforto capire come sia nata la devozione per la pratica della Via Crucis, che per prima, stando alle rivelazioni di Suor Emmerich, è stata percorsa dalla santa Vergine, la quale per ricevere conforto dai terribili dolori che la affliggevano, percorse a ritroso il cammino di Gesù, onorando i luoghi in cui cadde sotto il peso della croce o dove aveva versato il suo sangue innocente a causa dei persecutori.

Insomma, queste rivelazioni così come ci sono state ritrasposte, costituiscono ottimo argomento di riflessione per tutti coloro che vogliono trarre frutto dalla loro meditazione.

Il libro è disponibile anche in versione stampata sul sito www.lulu.com
LinguaItaliano
Data di uscita22 ott 2015
ISBN9788892510265
Racconti della Passione - Passione e morte di Gesù - Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich

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    Racconti della Passione - Passione e morte di Gesù - Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich - Anna Caterina Emmerich

    riservati

    Titolo e note di copyright

    Beata Anna Caterina Emmerich

    (Religiosa e mistica agostiniana, stigmatizzata)

    Racconti della Passione

    Passione e morte di Gesù

    Secondo le visioni della Beata A. C. Emmerich

    Collana Libera nos a malo

    Gabriel von Max, Die ekstatische Jungfrau Katharina Emmerich

    (L'estasi della Beata A. K. Emmerich), 1885, Neue Pinakothek, Monaco

    Autore: Anna Caterina Emmerich

    Edizione e-book: Streetlib book farm

    Edizione brossura: Lulu Enterprise

    Cover: Ega web design (www.professionescrittore.org)

    Immagini: pixabay.com e http://liturgiadomenicale.blogspot.it

    Note biografiche della santa

    Anna Caterina Emmerich

    Dülmen (Germania) 8 settembre 1774 - 9 febbraio 1824

    Nata in una famiglia di contadini, quinta di nove figli, divenne domestica e poi sarta prima di entrare nel 1802 nel monastero di Agnetenberg presso Dülmen, insieme alla sua amica Klara Söntgen.

    Tra il 1802 e il 1811 si ammalò frequentemente. Nel 1811 il monastero nel quale si trovava, a causa del movimento di secolarizzazione, venne soppresso ed Anna Katharina dovette abbandonarlo. Venne accolta come domestica presso l'Abbé Lambert, un prete fuggito dalla Francia che viveva a Dülmen. Fu in questo periodo che ricevette le stigmate.

    In una delle visioni che le si attribuiscono avrebbe visto Maria di Nazaret che all'età di quattordici anni si sposava con Giuseppe.

    Le sue visioni più conosciute sono quelle relative alla Passione di Gesù, ricchissime di dettagli non riportati dai Vangeli, ma perfettamente coincidenti con i particolari inediti che saranno in seguito fatti propri dalla veggente italiana del '900, Maria Valtorta.

    Fu in cura dal dottor Franz Wesener, un medico ateo divenuto credente oltre che suo fedele amico, il quale tenne per undici anni un diario dei fenomeni occorsi alla sua paziente. Ella dovette anche sopportare persecuzioni sia in convento che fuori. Oltre al suo medico curante della sua vicenda si interessò anche il poeta tedesco Clemens Brentano che dal 1816 al 1824 prese nota delle sue visioni.

    Nell'estate del 1823 il suo stato di debolezza generale peggiorò. Anna Katharina accettò questo malessere dichiarando che avrebbe unito la propria sofferenza con quella di Cristo e l'avrebbe offerta per la redenzione degli uomini, come aveva già fatto negli anni passati. Morì nel 1824. La sua tomba venne riaperta sei settimane dopo la sua morte e il suo corpo venne trovato incorrotto. Nel 1892, il vescovo di Münster diede inizio al processo di beatificazione. Dopo 135 anni, a 180 dalla morte, Papa Giovanni Paolo II l'ha scritta nell'albo dei Beati, il 3 ottobre 2004.

    Anna Katharina e i defunti

    Dichiarò che se si recava in un cimitero, di fronte alle tombe percepiva luce o tenebre a seconda che l'anima di quel defunto si trovasse in Paradiso o all'Inferno: davanti ad alcune tombe provava gioia e percepiva una forte luce, di fronte ad altre invece provava forte tristezza e sgomento per il nero che esse emanavano

    La casa in cui visse Anna Katharina Emmerick

    Alcuni archeologi austriaci, tra il 1898 e il 1899, presero sul serio le visioni della monaca agostiniana e, tracciando una mappa topografica basata sulle sue indicazioni, riportarono alla luce, a 9 km da Efeso, alcuni resti (mura perimetrali e focolare) di una casa che attribuirono al I secolo d.C. e che identificarono come l'antica abitazione nella quale la Vergine Maria e Giovanni Evangelista vissero dopo la morte di Gesù. Il sito si chiama oggi Meryem Ana.

    La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo

    La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo è un resoconto di Anna Katharina Emmerick, in cui l'autrice descrive alcune visioni che ha avuto e riguardanti la passione di Gesù, descritta sottolineandone gli aspetti più cruenti.

    Per quanto la tendenza ad esaltare i particolari più scabrosi della passione di Gesù siano tipici della letteratura e dell'omiletica degli ultimi quattro secoli, nell'opera della Emmerick molti episodi narrati non sono presenti né nei Vangeli sinottici né in quelli apocrifi, come ad esempio la flagellazione, di cui nella Bibbia risulta solo qualche frase. Molto interessante (in quanto inedito) il racconto che la Emmerick fa di quello che è successo al Cristo dopo la sua morte e resurrezione, in particolare della discesa agli Inferi.

    Il regista Mel Gibson, per il suo film La passione di Cristo, si è ispirato anche ai diari della Emmerick.

    (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Katharina_Emmerick).

    Premessa

    I racconti della Passione vissuti e meditati attraverso le visioni della Beata Anna Caterina Emmerich, sono, a nostro giudizio, un valore aggiunto per la nostra fede.

    Pur trattandosi di rivelazioni private, alle quali possiamo anche non credere e che non sono provate dal punto di vista storico, queste pagine così intense e toccanti, non passano certo inosservate da chi è impegnato in un cammino di crescita spirituale.

    Anzi, sono consigliatissime.

    La loro lettura è senza dubbio edificante e ci riporta al grandissimo atto d’amore di Gesù nei confronti di tutti gli uomini, quello stesso Gesù che aveva detto: quale amore è più grande se non quello di dare la vita per i propri amici?.

    Ed egli, Agnello immacolato e senza macchia si offrì all’olocausto estremo per amore di tutta l’umanità.

    Nel rileggere alcuni passi di questi scritti, non si può nascondere lo stupore, la commozione ed anche lo sdegno per tanta crudeltà.

    L’episodio della flagellazione descritto dalla Emmerich è riferito nei più minimi particolari. Ella descrive le azioni turpi della plebaglia e degli sgherri che martoriarono le carni immacolate di Gesù per più di tre quarti d’ora ed anche i sentimenti orribili che animavano i bruti carnefici.

    La veggente, pone in rilievo, quasi a contrapporli, sia gli stati d’animo delle pie donne ed in particolare della Vergine Maria, che quelli dei nemici di Gesù. La dovizia nei particolari e nelle descrizioni rende reale e credibile la scena della Passione e fa ben comprendere quanto il Signore Gesù abbia sofferto in quelle ore.

    Interessante anche il capitolo in cui Pilato emana la sentenza di condanna, in cui il procuratore si apparta con Gesù, il quale gli rivela i suoi peccati nascosti e il monito che egli dovrà comparire al suo cospetto per il Giudizio. Gesù con le sue parole, sembra volerlo indurre ad una conversione, ad un sincero pentimento che gli permetta di pentirsi del male commesso.

    Ma come sappiamo, quello che profetò Gesù a Pilato e che suor Emmerich espone nelle sue rivelazioni, cioè la sua fine e la sua morte infame, sono storia, fatti realmente accaduti.

    Nel racconto si descrive nel dettaglio anche quanto la moglie di Pilato, Claudia Procula, insista presso il procuratore affinché non pronunci una sentenza di condanna ma assolva Gesù, che ella ritiene un uomo giusto.

    Molto interessanti anche alcuni passi in cui la veggente, spiega le motivazioni e le cause di certi fatti. Ad esempio è di grande conforto capire come sia nata la devozione per la pratica della Via Crucis, che per prima, stando alle rivelazioni di Suor Emmerich, è stata percorsa dalla santa Vergine, la quale per ricevere conforto dai terribili dolori che la affliggevano, percorse a ritroso il cammino di Gesù, onorando i luoghi in cui cadde sotto il peso della croce o dove aveva versato il suo sangue innocente a causa dei persecutori.

    Insomma, queste rivelazioni così come ci sono state ritrasposte, costituiscono ottimo argomento di riflessione per tutti coloro che vogliono trarre frutto dalla loro meditazione.

    Mi auguro che anche per voi possano essere una lettura edificante e che vi arricchiscano spiritualmente.

    Il curatore.

    CAPITOLO 1°

    Il cenacolo

    Vidi un grande edificio in una zona alberata sul versante meridionale del monte Sion, non lontano dalle rovine del palazzo di Davide. Nel cortile spazioso di questa soli da costruzione vidi altre case, tra le quali quella del maestro di mensa e un'altra dove si radunavano la santa Vergine e le pie donne dopo la morte di Gesù.

    L'edificio si trovava in pessime condizioni, quando di venne proprietà di due buoni membri del sinedrio, Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea. Essi provvidero a ristrutturare la sala principale allestendola come cenacolo per i banchetti pasquali degli stranieri. In questo locale vi avevano abitato i prodi capitani di Davide.

    Nel cenacolo non ho visto finestre: la luce scende dai fori praticati nelle alte volte; dal soffitto pendono molte lucerne. Durante le feste le pareti vengono coperte fino a metà altezza da meravigliose stuoie e tappeti e un velo blu viene steso al di sopra di un'apertura nel tetto. Una tenda simile separa la sala principale dei banchetti dal vestibolo, al quale si accede da tre ingressi. Dietro la sala principale si trova un locale interno, ai cui lati vengono deposti gli arredi e gli oggetti del culto, e al centro c'è un focolare che serve per cuocere i pani azzimi e arrostire l'agnello pasquale, ma viene usato anche per bruciare gli incensi e gli avanzi del pasto.

    La divisione del cenacolo in tre parti — vestibolo, sala centrale e sala interna — è simile alla struttura del tempio: atrio, santuario e santo dei santi.

    I locali situati nell'altra ala dell'edificio servivano da deposito per le grandi pietre tombali ed edilizie e come officina degli scalpellini, poiché Giuseppe d'Arimatea possedeva al suo paese cave di pietre della miglior qualità; egli commerciava in lapidi, ornamenti architettonici e colon ne, e tutto veniva lavorato sotto la sua guida. Nicodemo collaborava con Giuseppe nell'attività commerciale, inoltre si occupava di sculture e lavori d'intaglio.

    Eccetto i giorni di festa, lo si vedeva spesso in questa sa la intento a scolpire disegni e ornamenti sulla pietra.

    Preparativi dell'ultima cena

    «Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a prepara re per mangiare la Pasqua» (Luca 22,8). (Il giovedì santo, prima dalla sua passione, il 13 Nisan, cioè 29 marzo, Gesù aveva 33 anni e diciotto settimane meno un giorno).

    A Betania, dopo il pasto in casa di Simone il lebbroso, vidi Maria Maddalena che ungeva il capo di Gesù. Questa scena scandalizzò Giuda a tal punto che corse a Gerusalemme per consegnare il Signore nelle mani dei sacerdoti del tempio.

    In quella stessa giornata, poco prima dell'aurora, nostro Signore ordinò ai due più fedeli apostoli, Simon Pietro e Giovanni, di recarsi a Gerusalemme onde provvedere al banchetto pasquale nel cenacolo. Gesù disse loro che avrebbero incontrato sul monte Sion un uomo che portava una brocca d'acqua, nella cui casa l'anno precedente avevano già consumato l'agnello pasquale. Essi avrebbero dovuto seguirlo fino a questa casa e dirgli le seguenti parole:

    «Il Maestro ti manda a dire che il suo tempo si avvicina e desidera consumare il pasto di Pasqua da te».

    A quelle parole costui avrebbe provveduto a tutto.

    I due apostoli si recarono a Gerusalemme e salirono a Sion. Essi presero un sentiero alberato che fiancheggiava un profondo ruscello. Giunti in cima al monte, presso il cortile del cenacolo, incontrarono l'uomo descritto da Gesù. Nell'apprendere il messaggio del Maestro, costui disse subito che Nicodemo aveva preparato un banchetto, ma egli non sapeva per chi fosse, adesso se ne rallegrava. L'uomo si chiamava Heli, era cognato di Zaccaria di Ebron, lo stesso che aveva comunicato a Gesù la dolorosa morte di Giovanni Battista.

    Dopo che Pietro e Giovanni ebbero visitato il cenacolo, presero gli ultimi accordi con Heli e si accomiatarono da lui.

    I due apostoli attraversarono un ponte e discesero per un sentiero coperto da cespugli, alla fine del quale si trovava l'abitazione del vecchio Simeone, il sacerdote morto dopo la presentazione del Signore al tempio.

    Adesso la sua casa era abitata dai suoi figli, alcuni dei quali erano segretamente discepoli di Gesù. Qui gli apostoli s'intrattennero con uno di loro che lavorava nel tempio.

    I tre s'incamminarono insieme verso il mercato del bestiame, situato a nord del tempio. Sul lato meridionale del mercato vidi dei prati recintati nei quali saltellavano dei graziosi agnellini. Dopo averli scelti, il figlio di Simeone entrò nel recinto e ne prese quattro; gli animali si erano strofinati contro di lui come se lo conoscessero assai bene.

    Tre agnelli furono portati al tempio e uno al cenacolo. Vidi Pietro e Giovanni mentre facevano acquisti e altre commissioni in città.

    Passarono per la casa di Serafia dalla quale ricevettero degli utensili in ceste coperte e un antico calice chiuso in una borsa. Esso sarebbe servito al Signore per l'istituzione dell'Eucaristia.

    Da diversi anni Serafia intratteneva ottime relazioni con la beata Vergine e la santa famiglia.

    Gesù si reca a Gerusalemme

    Giuda Iscariota preparò con i farisei il piano per la cattura di Gesù; a Gerusalemme conobbe perfino le guardie della spedizione e ogni minimo dettaglio. Il traditore era posseduto interamente dalle sue passioni, in modo particolare dall'invidia, dalla cupidigia e dall'ambizione, nonostante avesse operato guarigioni e miracoli nel nome del Signore.

    Intanto a Betania Gesù diede l'addio alla Madre. Egli parlò con la santa Vergine, informandola che aveva inviato Simon Pietro, l'apostolo della fede, e Giovanni, l'apostolo dell'amore, a preparare la Pasqua. Di Maria Maddalena disse:

    «Lei soffre molto per il suo amore indicibile, talvolta esce fuori di sé perché il dolore è ancora carnale».

    Quando Gesù annunziò alla Madre santissima il compimento della sua missione terrena e i prossimi avvenimenti, ella lo pregò teneramente di farla morire con lui. Dopo averla ascoltata attentamente, il Redentore la esortò a restare calma nel suo dolore e le preannunciò che sarebbe risorto e poi apparso a lei e agli apostoli. Le precisò

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