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L'onda perfetta
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E-book144 pagine1 ora

L'onda perfetta

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Info su questo ebook

Lisbona è la sua seconda opportunità. Per troppi anni Emma è rimasta legata al suo passato, è arrivato il momento di ricominciare. Mettere da parte tutti gli anni in cui si è nascosta dal mondo.
Fare surf è l’unica cosa a renderla felice, finché non incontra Leonardo.
Tutto nella vita di Leonardo sembra perfetto. Lui è il capitano della squadra di calcio e diventerà un professionista, quello ricco, popolare e bellissimo. Ma nessuno lo conosce davvero. Si porta addosso i segni di un’infanzia tragica e di un destino programmato fin nei minimi dettagli da altri.
E forse è stato proprio il destino, quello che spaventa entrambi e sembra averli delusi infinite volte, a farli incontrare.
In riva al mare, con le onde che dimostrano loro con quanta forza ci si può schiantare e poi ricominciare, le vite di Emma e Leo prendono una piega inaspettata. Eppure guardare al futuro non è mai stato così difficile.
LinguaItaliano
Data di uscita9 feb 2016
ISBN9788892552173
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    Anteprima del libro

    L'onda perfetta - Angela Bertaglia

    Angela Bertaglia Angela Bertaglia 2 5 2016-02-09T18:38:00Z 2016-02-09T18:38:00Z 66 24295 138483 1154 324 162454 16.00

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    Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.

    Rainer Maria Rilke

    Angela Bertaglia Angela Bertaglia 2 5 2016-02-09T18:38:00Z 2016-02-09T18:38:00Z 66 24295 138483 1154 324 162454 16.00

    Angela Bertaglia

    L'onda perfetta

    Copyright © 2016 Angela Bertaglia

    Angela Bertaglia Angela Bertaglia 2 5 2016-02-09T18:38:00Z 2016-02-09T18:38:00Z 66 24295 138483 1154 324 162454 16.00

    Capitolo 1

    Abbiamo tutti dei sogni.

    Ci sono quelli piccoli, intimi, realizzabili. E quelli grandi, enormi, impossibili. O almeno, dovrebbe essere così. In realtà ci sono i sogni che si realizzano, grandi o piccoli, e quelli che non si realizzano, grandi o piccoli.

    Emma si sveglia la mattina pensando a un sogno. I suoi sono sogni giornalieri, sorgono con il sole e se ne vanno con le stelle. Il più delle volte ancora intatti.

    Emma affonda le dita dei piedi nella sabbia e respira socchiudendo gli occhi. Non c’è nessuno in spiaggia, sono le sette del mattino. La luce è ancora fioca, il profumo del mare è l’unica cosa che la circonda. Le onde continuano a infrangersi a riva e poi a scappare di nuovo nel loro infinito. Fanno rumore, più dei suoi pensieri.

    Ha scelto questa città appena ha visto il mare. Le onde erano perfette per il surf.

    Lisbona. Ha cercato su internet qualche video delle città europee dove poter fare surf e questa le è apparsa subito.

    Lisbona. Non è nemmeno sicura di volerci restare qua e appena esce dall’acqua si chiede come mai sia capitata qui ma arriva sempre mattina, ritorna al suo mare, e non riesce a decidersi a buttarsi tutto alle spalle e tornare a casa.

    Lisbona. Chissà che ci fa davvero qua. Non lo sa nemmeno lei.

    Raccoglie la tavola da surf, l’asciugamano sulla spalla e risale verso la fermata dell’autobus. Se avesse una macchina sarebbe molto più comodo arrivare lì ma sfortunatamente non può permettersela. Suo padre voleva a tutti i costi comprargliene una, dopo aver guardato il catalogo sulla sicurezza per la milionesima volta, ma è riuscita a fargli cambiare idea. Non vuole l’aiuto di nessuno. E poi la macchina non le servirebbe a molto, abita a due passi dalla stazione metro di Alameda e a tre minuti dall’università.

    Sporge il braccio quando vede l’autobus arrivare e sale velocemente. Recupera la tessera dal portafoglio e sorride al conducente mentre la passa davanti al lettore elettronico.

    Anche questa mattina l’autobus è vuoto.

    - Bom dia.

    - Olà – risponde Emma educatamente.

    Lei è un vero disastro col portoghese ma sta seguendo un corso, magari fra un po’ riuscirà almeno a scambiare qualche parola con qualcuno. Lo studiava alle medie privatamente perché una sua amica di penna era brasiliana ma sono anni che non lo tocca più.

    La sua università, l’istituto superiore tecnico, è piena di stranieri quindi sa che anche se parlerà inglese riuscirà a farsi capire ma vivere in una città straniera ti fa venir voglia di capire cosa dice la gente per strada.

    È arrivata un mese prima dell’inizio dei corsi con la scusa di fare qualche lezione extra e imparare a orientarsi ma la verità è che in questi giorni dopo il surf mattutino, ha camminato per le vie del suo quartiere. Non si è mai avvicinata all’università, figuriamoci alle lezioni.

    Si siede a metà dell’autobus e appoggia la tavola accanto a sé. Non è granché, troppo lunga, ma dovrà accontentarsi per un po’. Quando troverà un lavoro sarà la prima cosa che si comprerà.

    Pedro, il conducente, guarda dallo specchietto la ragazza che è appena salita. Ha le guance arrossate, probabilmente per il vento che c’è in spiaggia di prima mattina.

    Quando era giovane avrebbe voluto fare il surfista professionista. Era bravo, davvero. Aveva trovato uno sponsor e aveva l’arroganza giusta per crederci, per diventare un grande. Avrebbe realizzato il suo sogno passando sopra ogni cosa. Poi è caduto dalle scale lavorando con suo padre nella loro vecchia casa. Niente più surf, gli aveva detto il medico, il ginocchio è troppo fragile.

    La strada è deserta. Adora guidare così, nessun turista imbranato, nessun portoghese in ritardo.

    Osserva ancora la ragazza, è più forte di lui. Ha gli occhi chiusi e tiene una mano aggrappata alla tavola come se ne andasse della sua vita.

    Se la ricorda ancora, quella sensazione.

    Angela Bertaglia Angela Bertaglia 2 5 2016-02-09T18:38:00Z 2016-02-09T18:38:00Z 66 24295 138483 1154 324 162454 16.00

    Capitolo 2

    Emma percorre gli ultimi metri della salita e supera il cancello dell’università. Guarda giù il paesaggio sotto di lei e le labbra si piegano all’insù. Si vede tutto il quartiere. Un giardino con alla fine una fontana è in mezzo a palazzi altissimi, tutti uguali, senza fiori alle finestre.

    Lisbona è distribuita su sette colli ed è una città piccola per essere una capitale ma ci vivono tantissime persone quindi è tutta costruita verticalmente.

    Dopo aver ripreso fiato per la camminata si guarda intorno cercando l’edificio della prima ora di lezione.

    L’istituto è enorme, niente a che fare con quelli che c’erano nella sua città in Italia, Ferrara. Il complesso è moderno, tanto che all’inizio pensava che fossero uffici e l’università si trovasse da qualche parte dietro. Ci sono anche uffici, ma è tutto collegato all’università. Due strutture identiche, due cubi con enormi vetrate spiccano ai lati, mentre al centro un palazzo bianco con la scritta Istituto superiore tecnico Lisbona dà il benvenuto a tutti gli studenti.

    Sa che ai lati ci sono accessi ad altri edifici con tanto di giardini dove pranzare ma non ha tempo per godersi il luogo. Deve correre a lezione, non può arrivare in ritardo il primo giorno.

    Emma si guarda intorno un po’ spaesata cercando di capire dove sia la sua aula. Avrebbe dovuto stampare la cartina come dicevano nel sito ma non voleva fare la figura della sciocca girando con una mappa. Non le piace attirare l’attenzione.

    Scoraggiata si accorge che la ragazza a cui aveva chiesto informazioni poco prima non è più dietro di lei.

    - Fantastico – sussurra.

    Si avvicina a un ragazzo cha sta prendendo qualcosa dal suo armadietto. Non riesce a vederlo in faccia quanto è concentrato a cercare.

    - Scusami…

    Emma sa che il suo accento la tradisce, tutti capiranno subito che non è portoghese.

    Il ragazzo non si gira, continua a guardare il suo armadietto. Per un secondo Emma pensa di girare sui tacchi e chiedere a qualcun altro ma odia le persone che non prestano attenzione, è convinta che l’abbia sentita e finga di non essersene accorto. Che maleducato.

    - Ehm.. scusa! – parla a voce più alta questa volta, tanto che alcuni li intorno si fermano a guardarli.

    Emma, non avendo risposta, gli posa la mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.

    Non può fingere di non sentire nemmeno questo, pensa stizzita.

    Appena lo tocca il ragazzo si gira di scatto, quasi l’avesse scottato, e nella foga le fa cadere a terra la borsa che ovviamente è aperta. I libri e le penne finiscono sparsi su tutto il pavimento.

    Prima di piegarsi a raccoglierli guarda il ragazzo e il respiro le si blocca in gola per qualche secondo.

    Ha i capelli neri ricci e due occhi verdi che le ricordano le foreste dell’Abruzzo, le estati che passava laggiù con la sua migliore amica.

    Alto, muscoloso e abbronzato, sembra uscito da una pagina di quelle sciocche riviste che legge sua madre.

    - Non azzardarti mai più a toccarmi, chiaro? E vedi di starmi alla larga.

    Il ragazzo la attacca urlando e lei resta immobile, non sapendo come rispondere.

    Le passa accanto spintonandola e sparisce dal corridoio.

    Arrossisce rendendosi conto che tutti la stanno guardando e ridacchiano. Si butta a terra per raccogliere le sue cose nascondendo il viso dietro i capelli.

    - Hai dimenticato una penna!

    Una ragazza rincorre Emma con un sorriso stampato in faccia e le allunga una penna.

    - E’ tua questa, vero?

    Ha i capelli rossi e lentiggini su tutto il viso. È così carina che per un secondo Emma si chiede se non siano tutti modelli i portoghesi.

    - Hmm… grazie.

    - Leonardo eh? Vi conoscevate già?

    - Intendi il ragazzo di poco fa?

    - Già, lo strafigo… - dice la ragazza facendo l’occhiolino.

    - È il

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