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In rotta di collisione con Dio
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E-book397 pagine5 ore

In rotta di collisione con Dio

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Info su questo ebook

Questo libro contiene una serie di informazioni, desunte dall’autore attraverso lunghe conversazioni con un misterioso personaggio, un uomo che gli ha trasmesso una serie di “rivelazioni” sorprendenti, in cui la presenza di esseri extraterrestri (fisici e spirituali) fra noi costituisce il filo conduttore che domina la storia umana.

Tali rivelazioni si riferiscono alla teoria della colonizzazione della Terra, all’analisi delle categorie degli esseri che la popolano, alle potenzialità della memoria e sui concetti di dubbio, sogno e realtà.
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2016
ISBN9788892611986
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    Anteprima del libro

    In rotta di collisione con Dio - Gabriel L.

    capitolo.

    CAPITOLO 1

    LA NUOVA SCIENZA ; LA MACCHINA CORPO

    Noi a volte ci sogniamo di avere un maestro, non potendolo avere lo creiamo, magari affidando questo compito a una persona che ne sa più di noi.

    Intimamente siamo sinceri, leali, non con noi stessi, non con gli altri, ma con l’ombra di noi stessi. Agli altri cerchiamo sempre di vendere di più e di far apparire più belle le cose che abbiamo, dentro di noi invece specialmente nella necessità, siamo ben consci dei nostri limiti.

    Allora quando un altro si dimostra più capace di fare le cose a cui teniamo di più, gli affidiamo il compito di portare avanti la nostra bandiera, per così dire, e di esprimere le qualità che vorremmo in noi stessi.

    Ammiriamo il medico perché conosce al massimo la medicina, l’atleta che rappresenta la nostra bandiera, il militare che difende le nostre armi, il politico che dirige i nostri interessi.

    Facciamo questo perché riteniamo di non poter conoscere la materia, e quindi di non poter fare queste cose. Al contrario potremmo saperle fare meglio di chi deleghiamo a rappresentarci.

    L’organismo sociale di oggi non si basa su verità rivelate dell’essenzialità di ogni uomo, ma su verità vendute. La nostra conoscenza è acquisita non per esperienza di vita, ma per commercio.

    Questo purtroppo è l’errore dell’informazione della scienza di oggi.

    La scienza di oggi è una falsità nell’evoluzione umana, di una portata tale che rischia di distruggere la natura dell’uomo stesso.

    Mentre da una parte si magnifica e amplifica ogni fenomeno fino a dargli un’eco quasi immediato in tutta le società, dall’altra, non essendoci l’esperienza diretta dell’individuo verso l’altro individuo e non essendoci la possibilità di dare un incarico per esperienza diretta, si dà un incarico per commercio acquisito, cioè per informazione acquisita.

    Ci dicono che tizio è una persona valida, ci dicono che uno strumento funziona e non avendolo potuto sperimentare, pur sapendo che non abbiamo una esperienza tale da poter giudicare, ci fidiamo di chi ce lo dice.

    La società di oggi tra le altre cose, ci permette di fare un paragone: sappiamo che un buon pugile combatte bene e che è bravo dai 25 ai 30 anni. Ma, dobbiamo riconoscergli in questo periodo un certo corrispettivo, che gli permetta, dopo i 30 anni, di superare anche la stagione in cui non combatte più.

    Questo metodo che applichiamo allo sport che è sano, alla musica perché la possiamo sentire, non lo utilizziamo con la politica, con la polizia e giustizia che sono più importanti, più vitali e più sacre.

    Come possiamo pensare che un uomo, solo perché ha fatto il politico per dieci anni sia migliore, mentre siamo ferocemente selettivi in ciò che possiamo analizzare direttamente con i nostri occhi?

    Ci facciamo imbambolare e compriamo prodotti che sono bidoni vuoti, dove non c’è più latte dentro, dove non c’è più da mangiare, sono scatole vecchie.

    La contromisura sulla quale basano la loro esperienza è la saggezza, il frutto di saggezza che porta lavoro, dicono, ed è vero, ma questo frutto di saggezza ha un risultato, che non si è visto.

    Si passa allora alla frase in cui si dice «via tutti i vecchi e avanti i giovani», ma l’errore è ancora più grosso, non si deve generalizzare. Perché bisogna prendere quel giovane che sa darti di più.

    Lo si deve selezionare, sentire, misurare.

    Poiché, la società è talmente complessa e varia che sentire e misurare non è più possibile, se non per mezzo dei giornali, dei libri, della televisione, si pensa con l’intelletto e bisogna educare la gente a intuire.

    Oggi si può introdurre (ed è questo lo scopo del libro) una nuova scienza, una nuova analisi dei comportamenti del nostro prossimo, in grado di decodificare, di capire la natura degli uomini.

    E per mezzo di questa analisi, sceglierli anche a distanza, anche se non c’è una conoscenza sensoriale e fisica reale, quella che in genere noi stessi siamo i primi ad usare.

    Io avvicino e conosco una persona, senza chiedere e senza dare niente e questa persona fa lo stesso. Nel momento in cui si avvicina a me, mi trasmette un bagaglio, un insieme di informazioni di cui è inconsapevole, che né lui né io, se non siamo pronti e se lo facciamo di proposito, siamo in grado di decifrare e di avvertire.

    Ma entrambi abbiamo un’impressione immediata, del tipo: mi è antipatico, mi è simpatico, è competente, non è competente, mi fido, non mi fido.

    Dunque, la nostra macchina corpo, è talmente completa che, al di là della ragione, di primo acchito sa analizzare, sa capire, sa vedere, il pericolo, il bello, il buono, il brutto, in un altro essere vivente e anche nell’ incontro con la natura.

    Come possiamo sperimentare negli animali, anche in noi c’è questa sensitività extrarazionale, che la ragione non è ancora riuscita a decifrare, che inavvertitamente emerge a livello irrazionale nella nostra coscienza, e ci avverte di un pericolo, di una sensazione di negatività, di positività eccetera.

    Facciamo un altro sforzo, dando una mano alla natura che ci ha creato e che ci ha portato ad avere questa sensibilità, non per nostra volontà, ma per complessità, volontà e coscienza e non coscienza della natura stessa. Portiamo in questa sensibilità un allungamento nella nostra ragione, che vada a pescare in questa sensibilità, che vada a decodificarla e a leggerla.

    Ecco allora che tutto quello che ci sembra assurdo, come la telepatia, la veggenza, la telecinesi, la levitazione eccetera, si chiamerà nuova sensibilità. La quale non ci potrà portare oltre gli orizzonti del conosciuto, ma ci potrà far decodificare l’inconscio.

    Ed è come se aprissimo una finestra verso una dimensione nuova, dove tutte le cose sono presenti al di là e al di fuori delle apparenze.

    Allora faremo tabula rasa di tutte queste illusioni commerciali e potremo dire: «Quello è l’uomo capace di andare su quella montagna, questo è l’uomo capace di rappresentare i miei interessi, di garantirmi l’ordine e proteggermi dalla violenza dei malintenzionati», se la vogliamo chiamare così.

    Ma non andremo a fare mestieri che vanno a colpire ingiustamente il giusto in nome della giustizia, oppure a condannare ingiustamente in nome della giustizia. Oppure a diventare il saccheggiatore, in nome della giustizia e dell’ordine.

    Qui nasce il problema del libro, senza volerlo estendere fino alle massime vette, fino alla massima conoscenza, dove non ci servirebbe più nessuno, alla conquista dell’assoluto.

    A intravedere quel regno di vita reale, essenziale e totale che ci aspetta, diventeremmo alla stregua di quei religiosi rimbambiti, perché sono tutti rimbambiti. Non Cristo, non Gesù perché questo è diverso.

    A: Anche Budda era rimbambito?

    No Budda non era rimbambito, perché pur non essendo arrivato alla verità assoluta, era sulla strada della ricerca e non si è mai venduto.

    Ha trasmesso le sue esperienze, non in assoluto, ma come esperienza. La strada che ha fatto è vera. Fino al punto in cui è arrivato lui, si arriva e si sviscerano grandi verità.

    Però lui non le ha sviscerate tutte.

    Al contrario Gesù Cristo, ha rivelato tutte le verità del cammino dell’uomo. Non ha rivelato tutte le verità dell’universo, e la dimensione che si apre nel cammino. Giustamente non le ha sviluppate, perché non era possibile svelare queste verità nell’epoca in cui è vissuto. E se l’avesse fatto, non avrebbe resistito neanche i tre anni di evangelizzazione, perché l’avrebbero ammazzato prima.

    A: Puoi spiegarmi secondo le conoscenze metafisiche, la storia segreta di Gesù Cristo?

    Gesù Cristo è l’esperienza umana più grande.

    A: Sì ma poiché lui ha fatto certe cose (miracoli, il vangelo eccetera) dall’età di 30 anni in poi, secondo quanto riportano le fonti storiche, prima dei 30 anni dov’ era?

    In se stesso.

    A: Ma è vero che è stato in India?

    Per quanto risulta, storicamente è vero, però la storia parla di una persona fisica, non di una persona reale.

    Per esempio, se tu dovessi fare la mia storia diresti: ha fatto il musicista, ha vissuto qui, ha vissuto là.

    Ma potresti mai raccontare le emozioni che ho passato, le meditazioni e le ricerche che ho fatto, ciò che ho scartato e ciò che ho appreso, ciò che ho analizzato e buttato via, quanto dell’analisi che ho fatto è rimasto?

    Le emozioni che ho provato, quanto di trascendenza ho ricevuto e quanto invece ho acquisito per ragionamento? Quanto di psicologia e di psichiatria c’è, quanto sono ammalato e quanto sono sano, quanto sono vero e quanto sono falso?

    E’ da premettere che ogni essere vivente è falso, ma perché?

    Gli esseri viventi più veri (quali noi siamo), affermano le verità più assolute: per chi è contrario alle nostre verità, siamo dei falsi.

    Per chi ha una conoscenza delle cose di cui parliamo in questo libro (e che noi diciamo essere vere), noi non siamo falsi.

    Dio in sé ha delle contraddizioni, che quasi rasentano la falsità.

    Satana è un falso di fronte a Dio. L’ordine che propone Satana, per Dio non è valido, è un ordine falso.

    Al contrario, l’ordine di Dio per Satana è falso.

    Noi siamo arbitri tra i due, come possiamo riconoscere la verità dell’ordine di Dio e la falsità dell’ordine di Satana?

    Noi diciamo essere vero l’ordine di Dio, in quanto in questo ordine noi veniamo rispettati, e troviamo la nostra sopravvivenza in assoluto.

    Nell’ordine di Satana veniamo usati, e non troviamo una sopravvivenza in assoluto. Allora siamo in grado di dire: l’ordine di Dio è vero, l’ordine di Satana è falso.

    Ogni essere vivente in sé è giusto, diventa ingiusto, quando si paragona in termini di altri esseri viventi. Noi diciamo che l’uomo onesto, oltre che essere giusto in sé, è giusto anche nei confronti degli altri, perché apporta loro del bene.

    Non solo entra nella vita degli altri portando pace, lavoro, positività, eccetera ma porta rispetto e dignità.

    Ad esempio affermiamo che il ladro può essere nel giusto, perché per sopravvivere non vede altra soluzione che quella. Ma, se lo consideriamo in una società e nel contesto di altri viventi, diventa ingiusto. Perché, quando entra in casa a rubare, gli altri individui rimangono privati di qualche cosa. Demolisce quello che gli altri hanno costruito, toglie agli altri, non dà.

    Quindi dove l’ordine, dove un’impostazione d’essere è appagante per tutti, porta vita e arricchimento per tutti.

    Dove tutti, si trovano a loro agio e trovano di più di quello che hanno, allora sono portati a dare anche il loro in vista del più. Dove invece entrano e sono annichiliti, dove trovano che tutti gli altri sono più grandi di loro e sono usati e privati di quello che hanno, oltre a non ricevere niente, quello è male.

    In questo senso si possono determinare il bene e il male, altrimenti se andiamo ad analizzare l’uno e l’altro, passiamo alla democrazia considerata da alcuni stupida, quella che vivono oggi i paesi occidentali. Può accadere, ad esempio, che un sindacalista commetta delle ingiustizie sugli uni, ai danni degli altri.

    Quando, si va a studiare a fondo il creato, ad analizzare il tutto, si può partire da uno stato d’essere nostro, interiore, di predisposizione verso una fede, per una possibilità che non si conosce, per un modo d’essere che non si conosce. Poi, su quella predisposizione si indaga, si cerca, si ascolta, si vede, si sperimenta, fino a poter determinare che questa fede sia reale, cioè diventi realtà, e poi che questa realtà sia quella che noi ci aspettiamo.

    Quando, si arriva su questa realtà, si aprono tante di quelle dimensioni, prima verso se stessi (perché si arriva a fare un’analisi interna colossale, fisica e psichica di noi stessi, che può anche esulare da quella che è la terminologia dichiarata della scienza).

    Quindi si fa per forza di cose psicologia, ed autoanalisi.

    Ma poi dove si va a sfociare? La nostra esperienza si può confrontare con quello che hanno fatto gli altri e con la scienza che ne è derivata, con l’esperienza scritta che ne è derivata.

    Questo deve essere fatto per vedere se si è nei parametri della normalità pur essendo diversi, o si è confinati in qualche vicolo chiuso, dove uno finisce per essere pazzo o idiota.

    Intendendo la pazzia, come accade quando uno insiste a credere, a cercare, senza mai trovare niente, senza mai avere niente in cambio. Quella può essere pazzia.

    Allora, quando arrivi in fondo all’analisi di te stesso, quando ti trovi padrone della tua macchina corpo, scopri che non è una cosa tua in assoluto, ma appartiene a tutta la storia, a tutta l’evoluzione.

    Trovi, che la tua macchina corpo non fa altro che buttarti fuori e buttare verso di te, in modo anche violento, scompensato e irrazionale, tutto quello che ha acquisito e che ha nel suo essere, di biologia, di ereditarietà, di esperienze vissute dai tuoi antenati.

    Con il tuo modo di analizzare le cose, ad un certo punto, rischi di perderti, perché hai vissuto esperienze che non conosci. Ti chiedi da dove vengano e ne cerchi la giustificazione biologica. Hai vissuto nel bene e nel male, concentrazioni d’azioni che non ti appartengono come vita presente, come vita biologica attuale, e le trovi nella tua biologia ereditaria.

    L’uomo in linea di massima, seppure sia una macchina perfetta, perché è arrivato ad esserlo in tutto questo tempo, seppure abbia una grossa possibilità d’essere presente a se stesso, in effetti, non lo è.

    O lo è in modo talmente superficiale, che ogni piega, ogni curva, ogni variante di sé, lo fa impennare e gli fa chiedere «chi sono?».

    Questo perché, in ultima analisi, l’uomo che si mette a cercare dall’oggi al domani per anni e anni, se non è ben guidato e se non ha certe caratteristiche e modi comportamentali, rischia di vanificare il suo lavoro di ricerca e quindi di girare intorno a se stesso, per quanto riguarda la vita attuale.

    Rischia di fissarsi su fenomeni del genere e poi di non arrivare a niente. Allora è un’occasione persa, perché è come una materia inerte nella sua dimensione, essendo rimasto ad un livello uguale a quello in cui era partito.

    In altre parole non è diventato nessuno, non ha cambiato niente e quindi viene cancellato. Perché il nuovo, cioè l’evoluzione, ha uno scopo, quello di farlo diventare una cosa diversa.

    Invece, così facendo non è diventato niente, è uno stato d’essere e basta, e non ha più spazio in sé.

    Gli spazi si offrono al nuovo, non al vecchio. Spazi intesi come esistenza, non come li intendiamo noi. Cioè, quella forma di spazio chiuso che ci circonda e che non ci appartiene, ma che ci contiene.

    E’ ben diverso dallo spazio che è nostro, proprio nel divenire è nel nostro punto di arrivo, dove lo spazio è proporzionale a noi stessi.

    Quindi, è infinito, se noi siamo infiniti, limitato se noi siamo limitati.

    Facendo un esempio, se un bambino nella pancia della madre pensasse allo spazio, se potesse allungare la gamba di due centimetri, sarebbe già un miracolo. Ma, se volesse immaginare lo spazio che lo aspetta fuori, che pure è lo spazio che lo contiene, è talmente vasto questo spazio che non riuscirebbe a immaginarlo.

    Come fa un embrione a concepire lo spazio che lo circonda all’esterno? E’inimmaginabile rispetto allo spazio che ha nell’utero.

    E’ lo stesso se pensiamo allo spazio che possiamo avere noi, rinnovati e arrivati all’apice dell’evoluzione, quando avremo raggiunto lo scopo dell’evoluzione della creazione.

    Lo spazio è direttamente proporzionale a noi stessi, a come sapremo rinnovarci e realizzarci. Se, l’universo è immenso, e per percorrerlo ci vogliono circa 15 miliardi di anni, il nostro spazio personale può essere 200.000 volte tanto. Eppure, è niente rispetto all’assoluto.

    A: L’assoluto è il classico concetto d’infinito?

    Esatto è inimmaginabile, perché poi il bello della questione del nostro spazio, è che sarà relativo, a noi stessi, non solo come spazio, ma anche come vita. Tutto ciò che non sapremo pensare, organizzare, realizzare o vorremo pensare di realizzare e organizzare, sarà la nostra reale dimensione prossima futura. E non sarà però quella la totalità.

    Noi sapremo che non sarà quella la totalità, e mireremo ancora alla nostra massima felicità verso la totalità.

    Quando, la totalità verrà verso di noi, ci potrà indicare e condurre verso altre totalità, come siamo e come saremo. Non la afferreremo mai totalmente, ma godremo anche del poco.

    A: Per fare un paragone, è come le scatole cinesi (viste però al contrario), se ne apre una, nell’interno se ne vede un’altra, la quale ne nasconde una terza e così via?

    E’ il gioco dell’infinito, che si diversifica in sé, pur restando infinito.

    Per rendere accessibile questo concetto, si può dire, che lo scherzo più bello è l’orizzonte del mare.

    Tu vivi nella tua natura in cui sei, che, però non è uguale alla mia.

    Adesso noi due siamo di fronte al mare, e vediamo quell’orizzonte.

    Vogliamo vedere se, misurandolo, il mio orizzonte è uguale al tuo?

    Se andiamo a vedere, scommetto che è uguale, però è diverso.

    Perché è diverso? Perché, quando andiamo a vedere si sposta, perché la tua vista non è uguale alla mia.

    Anche se il fenomeno non è completo, il concetto è uguale, infatti noi ci troviamo su una definizione di orizzonte.

    A: Cioè, basta che i sensi siano alterati e si hanno percezioni soggettive della realtà.

    La coscienza alterata fa sì, che una minor coscienza di me provoca un minor spazio per me.

    Ma attenzione, il mio spazio si chiama spazio come il tuo. Dentro quello spazio ci sono tutte le mie esperienze, come dentro il tuo spazio ci sono tutte le tue esperienze. Quindi, tu non puoi dire che io non sono completo come te, anche se il tuo spazio è più grande.

    Il punto d’analisi, del più piccolo e del più grande, non sono io, non sei tu, è una terza persona, che ha la vista più lunga della tua.

    Quando si misurano le cose, noi sappiamo che, ad esempio, io vedo più di un cieco, perché quando gli dico che lì c’è una cosa, lui mi dice, «no io non la vedo». Allora se l’orizzonte, invece di riferirlo al mare, lo riferiamo ad un paesaggio in cui ci sono delle case che si possono contare, tu conteresti dieci case, io cinque, e solo così potrei sapere di vedere meno di te.

    A: Facendo un paragone, è la stessa cosa, quando si vuole misurare una distanza. Una terza persona sarebbe il metro che ci permette di stabilire quante unità di misura ci stanno nell’intera lunghezza?

    Questa terza persona, che è poi il motivo di partenza e quello di diversificazione, è anche il fulcro. E’ uno come noi, che è presente in tutto e tutto fa capo a lui.

    E’il fulcro dell’ordine in cui tutti gli orizzonti si accomunano, e la vita di ognuno è dimensionale a lui, non al resto.

    Il resto poi pervade la vita di ognuno per simpatie, quindi è complementare a tutto ciò che esiste, in quanto è complementare a me. Se esiste di più, ma non è complementare a me, non esiste. Quindi, diventa nuovo quando si affaccia e diviene complementare a me. Riesco a darti un’idea?

    A: No, non ho capito, puoi farmi un esempio?

    Finche l’America non esisteva, non era complementare agli europei, non era conosciuta dagli europei, non esisteva proprio.

    Quando è stata scoperta l’America, il mondo si è allargato, o è rimasto uguale? Per gli europei il mondo si è allargato o è rimasto uguale?

    E’ diventato complementare, ma è rimasto uguale. Ciò che c’era prima, c’era anche dopo. Quando scopri un animo grande, ad esempio un musicista, e lo vedi per la strada, vedi un uomo come te.

    Nei tuoi confronti, nei tuoi ragionamenti, nei tuoi rapporti con quell’uomo, se non ti dice che è un musicista, usi il metro che usi per te e per tutto ciò che è complementare a te.

    Gli concedi dei campi d’azione, può essere più alto, più piccolo, più basso, più magro, più nero, più bianco, può camminare più forte, più piano eccetera. Ma tu non sai che fa il musicista, quindi lo conosci per il modo in cui lo vedi.

    Quando lui si presenta a te con lo strumento musicale e ti affascina, allora lo vedi ancora più sconfinato. Ma lui era un musicista prima di presentarsi a te, e tu non lo sapevi, quindi la situazione d’essere rimane quella che è.

    La situazione di coscienza varia, varia il rapporto di coscienza, perché è su una tua complementarità che ha arricchito la tua stessa coscienza. Più l’uomo cresce, più arricchisce, conquista se stesso, diventa grande, più sposta i suoi confini e vede una parte sempre più grande del tutto. Ma il tutto lo vedrà solo e solamente quando il tutto in lui si farà complementare. E siccome non lo può fare in assoluto, perché non sarebbe contenibile da parte dell’individuo, lo fa gradatamente e allora la vita si svolge in un eterno presente di complementarità.

    Si parte da questo presupposto: l’uomo quando nasce è come un libro bianco, ma di fatto non lo è, perché ha un bagaglio di emozioni che gli derivano dalla sua biologia, dalla sua conformazione per ereditarietà eccetera.

    Per essere una macchina perfetta dovrebbe essere educato e dovrebbe accettare per educazione a usare di sé nel migliore dei modi, a non rimandare, ad accettare tutte le informazioni possibili e immaginabili, a indagare e a essere curioso, non nel male ma nel bene.

    Nel volere apprendere non dovrebbe mai rimandare, dovrebbe mettere tutto se stesso in ogni esperienza, usando sempre il massimo di sé in ogni minuto della sua vita.

    A questo livello avremo della gente che non conosciamo, chi ci è andato più vicino ha sprecato meno anni e meno tempo degli altri.

    Presso gli uomini diventa più grande chi s’impegna di più nelle cose o viene pompato dagli altri, perché gli uomini si usano gli uni con gli altri.

    CAPITOLO 2

    L’ORIGINE DELL’UNIVERSO SECONDO LA SCIENZA METAFISICA

    Non si può scindere lo spirituale dallo scientifico o dal filosofico, perché queste categorie rispecchiano uno stato di coscienza e nulla più degli esseri viventi. Queste distinzioni a lungo andare ritardano ogni fenomeno evoluzionale, di maturazione, di divenire, di completamento della creazione stessa.

    Quando diciamo religioso, scientifico, filosofico, scendiamo in caratterizzazioni di quello che è il divenire, l’evoluzione, la maturazione e di ciò che è un ritorno verso la fonte originaria dell’universo, il quale è partito da una certa forma e adesso è in un’altra forma, e ha una destinazione ultima che sarà un’altra forma ancora.

    A: E’ vero che l’universo ha circa 15 miliardi di anni, misurando il tempo come noi lo percepiamo?

    L’universo, inteso come principio, ha più di 15 miliardi di anni, misurandolo con il sistema del nostro tempo. In sé bisogna misurarlo momento per momento, perché non ha la stessa età. Cioè, l’universo parte da quello che è il non tempo, sino ad arrivare al tempo più piatto, che è quasi l’assoluto.

    Allora, nel momento del tempo più piatto, ha più di 300.000 miliardi di anni. Nel momento del tempo più accelerato, ha circa 15 miliardi di anni.

    A: E’ come se nella fase iniziale i fenomeni si siano svolti in modo molto lento e solo nella fase finale, da 15 miliardi di anni in poi, si siano invece svolti velocemente?

    Certo, ma è ancora così in una certa parte dell’universo. Cioè, quando si focalizza un’esplosione configuratrice di un universo, il Big-Bang, come dicono gli scienziati, si è già a tempi lunghissimi.

    Si è prima a tempi energetici, poi si è a tempi di preparazione semi-energetici (dove c’è l’assemblaggio dei primi elementi basilari della costituzione della materia stessa), finché non si arriva all’esplosione totale che appiattisce il tempo al massimo di sé. A quel livello, si comincia a misurare il tempo tra gli uomini, con il metro della scienza di oggi.

    Questa non è la scienza reale, ma è la conoscenza acquisita fino ad oggi, che tornando indietro nella fenomenologia che ha scatenato il fenomeno universo è arrivata al cosiddetto Big-Bang, e misura il tempo dal Big-Bang in poi. Prima del Big-Bang, ci sono vari tempi, in quanto ci sono altre forme di universo che sono integrate nel Big-Bang, ma che non fanno parte della fenomenologia del Big-Bang.

    Si potrebbe chiamare non l’energia base del Big-Bang, ma uno stato d’essere, uno stato di energia di forma diversa da quella che conosciamo, che è la base non del Big-Bang, ma della propagazione del Big-Bang.

    Ci troviamo a 15 miliardi di anni dal Big-Bang e probabilmente fra 15 miliardi di anni concluderemo questo ciclo di super-movimentazione di quello che è il mondo fisico. Prima del Big-Bang abbiamo un fenomeno di preparazione dello stesso Big-Bang, di divenire verso il Big-Bang, che si svolge in tempi migliaia di volte più lunghi.

    A: Secondo quanto dicono gli scienziati, la materia primordiale, creata a seguito del fenomeno del Big-Bang, si espande, e ad un certo punto, se la massa complessiva dell’ universo non raggiunge un certo valore, dopo vari miliardi di anni deve implodere. Cioè adesso l’universo si sta espandendo, poi arriva al culmine dell’espansione, per cui o continua ad espandersi all’infinito, oppure torna indietro e si contrae.

    Teoricamente, ed è qui che nasce il primo urto tra la scienza conoscibile fisicamente e acquisita, e la scienza conoscibile metafisicamente, che non è riconosciuta ma che è altrettanto vera.

    I primi fenomeni della scienza metafisica si cominciano a vedere oggi. Per esempio l’esistenza dell’antimateria, finché non è stato considerato sotto il fatto reale sperimentato (con gli acceleratori di particelle), era un fenomeno negativo e si era reso necessario metafisicamente.

    Cioè lo scienziato è riuscito ad arrivare a intuire l’antimateria, perché nelle leggi e nel comportamento dei fenomeni fisici della materia, c’erano delle dissonanze che per le leggi e per il comportamento stesso della materia (negli esperimenti), non potevano esserci. Quindi, per giustificare questi fenomeni, ha dovuto ipotizzare l’antimateria, che è stata verificata anche scientificamente ed è una risposta a tante domande cruciali.

    Quando si va ad ipotizzare che prima del Big-Bang ci siano tempi lunghissimi, non si considerano più i tempi fisici, ma la preparazione dei tempi fisici, i tempi energetici.

    Questi sono lunghissimi e paragonabili, (misurandoli con il metro del mondo fisico) a 318.640 miliardi di anni di preparazione. A monte di questo, ci sono ancora tempi che, per la nostra concezione del tempo, sono quasi eternità.

    A: E prima di questi 318.640 miliardi di anni, che cosa c’era?

    C’era uno stato di appiattimento di coscienza, cioè uno stato meditativo dell’assoluto.

    Quando tu prendi coscienza di un fenomeno evoluzionale, lo fai per sommi capi, poi in base ai mezzi di misura, di strumentazione, di analisi, lo puoi quantificare. Quando vai a quantificare il tempo, dal momento in cui è stato posto in essere il principio di creazione, fai delle ipotesi, con un metro che è tra il fisico e il coscienziale.

    Come coscienza hai una identificazione di un fatto.

    Vedi come uno scinde se stesso per generare un progetto, dimentichi tutto ciò che hai in testa, dimentichi ogni cosa man mano che vai avanti. Diventi sempre più progetto e meno te stesso. Poi guardi l’orologio, considerando il parametro del tempo e dici: «Il progetto della casa, richiede 10 anni».

    Allora incarichi i muratori (e per loro inizia il progetto), che cominciano a fare la casa. Il progettista segue la costruzione della casa, controlla che il progetto vada bene, analizza che tutto sia messo al posto giusto.

    Dopo vai a guardare ancora il parametro dell’orologio e dici: « E’passato un altro anno, sono passati undici anni da quando ho pensato di fare la casa».

    Ma, se chiedi al muratore quanto tempo ci è voluto per fare questa casa, lui cosa dice? Un anno, perché per costruirla ha impiegato un anno, mentre a te ne risultano undici. Ha ragione il muratore, ma hai ragione anche tu.

    Perché lui parte dal momento in cui gli hai detto di costruirla, ma tu parti dal momento in cui hai cominciato a progettarla.

    A: Facendo riferimento a quanto è stato detto, l’uomo all’origine dei tempi, esisteva come entità spirituale primordiale, oppure è stato creato successivamente (come spirito non come corpo)?

    L’uomo da una parte è terminale come fenomeno spirituale, dall’altra è terminale come il mondo fisico.

    L’uomo (assieme ad altre forme di vita intelligente), è quel quid che ha la capacità di auto analizzarsi, di predisporsi e di proporsi.

    Per intelligenza non intendo la capacità di ricordare, di apprendere eccetera. La coscienza non è un quoziente intellettivo (meno male che non lo è), ma è la capacità di proporsi in un mondo in cui si è, si vive e si diviene.

    Per cui, per acquisizione di coscienza, puoi misurare te stesso, per proposizione di coscienza puoi trasmutare te stesso in un’altra cosa, in un’altra persona. Noi viviamo due stati di coscienza: uno coercizzante e uno libero.

    Quello coercizzante è quello in cui viviamo secondo la coscienza impropria (ed è qui che nasce il quid del padreterno), perché l’universo non è cosciente di avere una sua coscienza, eppure ce l’ha.

    L’universo, la materia più nera, l’atomo stesso, ha degli amori e delle repulsioni, di cui non ne ha coscienza.

    L’atomo non è cosciente, non perché è troppo piccolo, ma perché è un componente che ha delle sensibilità e delle contrarietà. Ha degli amori, per cui acquisisce volentieri certi elementi, che gli vengono proposti dagli altri organismi, e respinge con la stessa forza, altri elementi, che non gli sono consoni.

    A: Questo è puramente casuale, oppure no?

    No, non è casuale. Perché se noi consideriamo, oltre all’atomo, aggregazioni di atomi, un sasso ad esempio, questo ha degli amori e delle negazioni, perché due sassi non si incollano spontaneamente.

    Esistono delle materie manomesse, quelle neutre, che sono le più abbiette e che noi abbiamo nobilitate, fino a chiamarle gli adesivi più coercizzanti.

    Questi adesivi, che uniscono anche le cose più diverse, fungono da intermediario e nello stesso tempo attraggono.

    A: I concetti che abbiamo esposto finora, presi separatamente, non inseriti nel contesto degli altri argomenti trattati in questo libro, non possono essere dimostrati. Quindi è meglio scrivere di cose scientifiche, piuttosto che di quelle spirituali?

    E’esattamente il contrario, perché prima di tutto bisogna eliminare il concetto di spirituale, fisico

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