La potenza creatrice del pensiero
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Info su questo ebook
Il testo completa la visione evolutiva che Amedeo Rotondi (Amadeus Voldben) aveva della vita, e termina con alcuni capitoli dedicati al pensiero mistico, che per l'Autore era il fine ultimo a cui l'uomo tende attraverso la disciplina del pensiero.
È un libro che insegna a pensare, poiché la trasformazione dell'uomo dipende dai propri pensieri.
L'uomo comune è dominato dai suoi pensieri, che invadono la sua mente sotto forma di ricordi, sensazioni, immagini, brandelli di emozioni e di ragionamenti. Si abbandona passivamente alle fluttuazioni del pensiero, che cambia direzione e velocità ad ogni momento, come una vela posseduta dal vento.
L'uomo saggio ha le chiavi della propria mente. In essa i pensieri positivi sono ospiti ordinari. Sono banditi i pensieri che muovono vertici negativi, come quelli di paura, preoccupazione, ansia, agitazione, fretta e simili, tutti nemici della serenità dello spirito.
L'uomo saggio sa che se riesce a far tacere il rumore delle cose, la parte migliore di sé fa sentire la sua voce.
Questo è un ideale per tutti, che non è facile da raggiungere tra i tanti richiami della materia, che distolgono la nostra attenzione dall'Alto; ma la padronanza costante sui nostri pensieri ci porterà a un risultato felice.
D'altronde la regola è semplice: più i pensieri sono elevati, più la nostra vita sarà di ordine elevato.
Questo libro insegna a chi non sa pensare a dirigere la propria mente.
Amadeus Voldben
Amadeus Voldben (pseudonimo di Amedeo Rotondi che sta per "Volontari del Bene"), è nato a Vicovaro in provincia di Roma nel 1908, è autore di numerosi libri di carattere psicologico ed esoterico, tradotti anche in varie lingue. Già direttore de "Il Corriere librario", mensile per bibliofili, ha collaborato a giornali e riviste. Ha dedicato la propria vita alla diffusione delle idee spiritualiste anche attraverso conferenze nelle varie Istituzioni culturali romane. Per oltre quarant'anni ha vissuto nel mondo dei libri.
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Anteprima del libro
La potenza creatrice del pensiero - Amadeus Voldben
PREFAZIONE
Anche questo libro, come il precedente Le leggi del pensiero, nasce postumo.
Anch’esso è giunto all’Editore sotto forma di appunti e il mio lavoro è consistito in un’amorosa e tenace cucitura.
Il libro completa la visione evolutiva che Amedeo Rotondi (Amadeus Voldben) aveva della vita, e termina con alcuni capitoli dedicati al pensiero mistico, che per l’Autore era il fine ultimo a cui l’uomo tende attraverso la disciplina del pensiero.
VITALIANO BILOTTA
PRIMO CAPITOLO
1. Per cambiare la propria vita
Non basta sapere, non basta neppure conoscere. Si deve tradurre nella pratica ciò che si sa e ciò che si conosce.
Praticare, cioè trasformare il sapere e la conoscenza nella pratica della vita è ciò che è più importante, anche se più arduo del solo sapere e del conoscere.
Vivere le proprie conoscenze vuol dire averle trasformate in se stesso. Questo è l’obiettivo del conoscere come il fine del cibarsi è quello di trasformare gli alimenti nel proprio sangue e nella propria energia vitale.
Se non si giunge alla totale assimilazione del sapere e delle conoscenze, queste possono anche divenire zavorra pesante e perfino dannosa, come avviene del cibo non digerito o non assimilato.
Il principio e il fine di ogni vita è nella nostra coscienza.
2. Imparare a pensare
È in potere dell’uomo trasformare la propria vita quando abbia compresa la causa di ciò che la fa travagliata: il segreto è tutto nella capacità di dominare la propria mente.
Il problema è quello d’imparare a pensare, poiché la trasformazione dell’uomo dipende dai propri pensieri.
L’uomo comune fantastica, sogna a occhi aperti, lascia scorrere nella mente ricordi, sensazioni, immagini, brandelli di pensieri misti a stati emotivi, a idee vaghe e confuse, ragionamenti appena abbozzati, piccoli feti di opinioni, instabili, giudizi superficiali, tutto in una confusione di bazar aperto a tutti i venti. Si abbandona passivamente alle fluttuazioni del pensiero che cambia direzione e velocità ogni momento, come alianti nelle diverse quote secondo il vento. Non si sa concentrare a lungo su di un argomento, non sa formulare pensieri chiari e limpidi, non sa ragionare obiettivamente, vincolato da influenze emotive e istintive. Bisogna passare dall’atteggiamento passivo di chi non ha imparato a pensare a quello attivo di colui che sa dirigere la propria mente. Jung ha scritto: il pensiero positivo è un atto di volontà, il pensiero passivo è un accadimento.
Quando avrai imparato a controllare bene i tuoi pensieri, a selezionarli e a saperli sostituire a piacere, tu avrai imparato la più bella arte a cui l’uomo possa aspirare: avrai imparato a governare la mente. Potrai allora liberamente ed efficacemente indirizzare il pensiero in attività di bene. Non sarai più agitato da vani fantasmi che dominano gran parte dell’umanità, tu sarai calmo, sarai per approdare alla terra ferma dove non sarai più sbattuto dai flutti. Ripetiamo ancora: la conquista della serenità e della salute dipende dal pensiero, dalla mente, da essa come da una centrale elettrica partono tutti i fili. La perfetta armonia coincide con l’armonia assoluta del proprio modo di pensare. È vano battere altra via, tentare un altro modo per giungere a questo difficile risultato, è vano parlare di quando non si governa la mente. Come la mente può regolare le emozioni, il corpo astrale, l’anima, così è necessario che lo Spirito risvegliato governi la mente. Egli solo è il dominatore del mondo inferiore, Egli scintilla divina, Dio in noi.
Risvegliando l’Io superiore, si dominerà la materia.
Il risveglio avviene nel silenzio e nella meditazione.
L’uomo saggio ha le chiavi della propria mente. In essa entrano pensieri positivi, costruttivi, come ospiti ordinari. Hanno il bando completo e assoluto quei pensieri che muovono vertici negativi, come quelli di paura, preoccupazioni, ansia, agitazione, fretta, e simili, tutti nemici della serenità dello spirito. Gli sforzi dell’uomo saggio dapprima furono applicati, con ripetuti esercizi, a conquistare la padronanza sulla propria mente nella consapevolezza che, raggiunta questa meta, sarebbero stati percorsi i quattro quinti della via per la conquista della serenità. Egli si applicò con impegno a questo compito nella persuasione che, riuscendo a far tacere il rumore delle cose, la serenità si sarebbe risvegliata in lui, e avrebbe fatta sentire la sua voce, la parte migliore di se stesso.
I ritmi del pensiero dell’uomo sereno sono scanditi con regolarità immutabile, non influenzati dalle correnti basse che vorticano sulla terra, ma liberi e autonomi, intonati all’unisono con quel ritmo divino dell’Io superiore dell’uomo che, risvegliato, vede, vigila e governa in lui. L’uomo così sa godere la vera pace serena, allontanandosi da certe situazioni umane altrimenti non superabili, e rifugiandosi nell’Io che non passa, Dio in noi, che sta, immobile, sopra tutte le vicende mutevoli. Egli lo fa senza sforzo, col pensiero, che è abituato a padroneggiare, senza muoversi dal luogo e dall’atteggiamento ordinario della sua vita consueta. Egli pensa che perdere la calma sarebbe come scendere da quel piano altissimo, mischiarsi con le cose per motivi senza valore, subire la sorte delle cose piccole, con le quali si è fatto corpo: tutte azioni non meritevoli in sé, nel loro contenuto e nel loro risultato del bene e dello stato di serenità. Egli imparò a suo tempo a distinguere i valori reali da quelli apparenti e illusori: da questa illuminazione egli trae la forza per mantenersi ben ancorato al porto della calma, senza farsi agitare dalle cose inutili.
3. I pensieri sono semi
I pensieri di cui si nutre la nostra mente vanno selezionati come fa il seminatore prima della semina: egli sceglie e seleziona le sementi che deve affidare alla terra. Se non lo facesse, rischierebbe di compromettere il raccolto perché vedrebbe crescere erbe selvatiche che soffocherebbero ciò che avrebbe voluto raccogliere.
I pensieri sono semi che noi spargiamo ovunque quando pensiamo. Noi passiamo per le strade della Terra seminando pensieri, sentimenti e azioni. Quei semi germogliano, si fanno piante, cresceranno e poi fioriranno e daranno i loro frutti.
I pensieri sono semi anche nel senso che noi raccoglieremo ciò che abbiamo seminato. Noi ripasseremo su quelle strade. Se i pensieri furono di bene e d’Amore, troveremo viali e aiuole fiorite e frutti abbondanti. Se, al contrario, furono negativi, troveremo rovi, spine e sassi, e vedremo sorgere dinanzi a noi selve di pruni e di spini pungenti che ci impediranno il cammino. La nostra vita è come la faranno i nostri pensieri. Si raccoglie soltanto ciò che si è seminato. È inutile accusare gli altri dei nostri mali, quando li abbiamo causati noi stessi.
Questo è ciò che gli Orientali chiamano karma
, e noi chiamiamo destino. Per la legge di causa e di effetto, torna a noi quello che partì da noi.
Se la società di uomini potesse agire sui delitti di pensiero, ben pochi sarebbero esenti da condanna, e il mondo sarebbe tutto un reclusorio. Ma per Legge superiore nulla va perduto e noi raccogliamo ciò che abbiamo seminato. Dio non punisce nessuno: ha immesso nelle azioni stesse il premio o la punizione. I pensieri accettati sono azioni. E ogni azione torna sempre a colui che l’ha compiuta.
La simpatia o l’ostilità di cui talvolta siamo oggetto è spesso in relazione all’attività dei nostri pensieri. È quasi un’eco. Da esse possiamo risalire al nostro comportamento mentale. Ciò vale perfino con gli animali più evoluti a noi vicini, che sono talvolta più sensibili di certi uomini che hanno perduta l’originaria sensibilità involvendosi nella malizia.
La ragione è che spesso non facciamo molto caso a come noi pensiamo nei riguardi di altri; ce ne accorgiamo soltanto dai risultati, quando le vibrazioni invisibili da noi partite ritornano a noi, spesso così visibili nel comportamento degli altri verso di noi. L’anima degli altri ci risponde, poiché torna sempre a noi ciò che è partito da noi.
Il filosofo cinese Tseng ha detto: Sta in guardia, sta in guardia: ciò che da te proviene, a te tornerà
.
I pensieri di cui ci nutriamo sono forze che fermentano nella nostra mente, poi escono da noi. Ma in seguito ritornano a noi cariche di ciò che è simile ad esse. Questa è una legge universale e immutabile come tutte le leggi della natura.
4. Tu puoi cambiare il tuo destino
Ogni pensiero tende per sua natura a ripetersi e poi a trasformarsi in azione; e ogni azione ripetuta genera automatismo o abitudine corrispondente, e ogni abitudine viene a far parte del nostro carattere e della nostra personalità, influenzando tutta la nostra vita e lo stesso destino futuro.
Un’antica massima orientale dice: Semina un pensiero e raccoglierai un’azione; semina un’azione e raccoglierai un’abitudine; semina un’abitudine e raccoglierai un carattere; semina un carattere e raccoglierai un destino
.
È una sequenza che dovrebbe far riflettere. Tu puoi cambiare il tuo destino cambiando il modo di pensare. Tutto nasce dal pensiero. È inutile lamentare situazioni penose quando queste sono derivate da un modo errato di pensare. Si deve curare la sorgente se si vuole che l’acqua non sia inquinata.
Ma è davvero possibile che si possa partire da un pensiero per cambiare un destino? Eppure nella storia degli uomini questo è avvenuto a personaggi di cui ci è stato tramandato il nome, perché divenuti celebri; ma chissà a quanti altri è avvenuto, di cui ignoriamo il nome. Un’idea nuova penetrata nell’interno come una folgore ha portato la luce dov’era l’oscurità, e il prodigio si è fatto.
Avviene in tutti i campi, scientifico, religioso, politico, filosofico, sociale.
Qualche nome: Newton, Lutero, Galileo, S. Paolo, Maometto, S. Agostino, Buddha. Ma l’elenco non finirebbe più.
Si può applicare al destino quello che è stato scritto a proposito delle opinioni degli uomini tanto diverse le une dalle altre. Anche il destino è diverso da uomo a uomo; il destino è la strada che ognuno percorre per giungere alla meta che è eguale per tutti.
Se cento persone salgono verso la vetta di un monte da varie direzioni dopo un percorso diverso, ciascuno viene a trovarsi in una posizione differente. Le vie della vita sono analoghe. Certe vie travagliate e spinose sono di chi pensa in maniera tale che si crea da solo difficoltà e sofferenza. Ma la vita si può cambiare cambiando il modo di pensare. Questo è il lavoro che ciascuno dovrà fare su se stesso. Anziché lamentarsi o inveire contro il destino avverso, è più saggio cambiare strada, pensando rettamente e, di conseguenza, agendo bene. La strada per salire sarà allora meno sassosa.
Man mano che pensieri e sentimenti riusciranno a permeare ogni atomo interiore, avverrà una trasformazione in una potenza motrice tale che essa dovrà manifestarsi con decisione all’esterno in opere e azioni.
Abbiamo già scritto che i pensieri negativi deformano l’uomo; è una deformazione anche fisica che scaturisce dal lavoro, dalle malattie, dall’invidia e dall’odio. Il volto è più soggetto a questa deformazione, che è visibile spesso nei lineamenti e negli occhi, da cui traspare, per chi sa vedere, l’interno disordine in ogni atteggiamento.
I pensieri positivi fanno l’uomo fiducioso, calmo, sereno, lo trasformano in meglio in tutte le manifestazioni della vita.
5. Comincia a essere uomo pensando col tuo cervello
Uno dei tanti uomini-pecora, abituato soltanto a ripetere ciò che altri avevano detto, senza ripensarlo, privo di ogni senso critico, sentendo dire da un altro le cose che lo avevano lasciato ammirato, gli disse:
– E chi ti ha detto tutte queste cose meravigliose?
L’altro, rispose semplicemente:
– È proprio necessario che me le abbia dette qualcuno perché siano tanto belle? Le ho pensate io, ecco tutto. Perché non provi anche tu a pensare, cessando di essere un magnetofono che ripete solo quello che vi è inciso? Si comincia così a essere uomo.
Pensare col proprio cervello è uscire dalle masse di coloro che sono condotti come pecore in gregge; è cominciare a essere uomini, cioè cominciare a ragionare da soli.
Pensare col proprio cervello è opera ardua e faticosa, specie agli inizi. Ma l’uomo del gregge non conosce questa fatica. Non si accorge neppure di essere gregge. Egli ha delegato altri a pensare per sé, non importa come e che cosa. Ripete e seguita a fare ciò che gli è stato tramandato da coloro che avevano accettato per paura o per tradizione ciò che era stato loro imposto. Per questo egli è vittima di coloro che gli indicano in anticipo quello che deve credere e accetta senza farlo passare per il vaglio della ragione e della coscienza.
È necessario anche sbagliare per imparare. Ciò che caratterizza l’uomo delle masse, l’uomo numero, e lo distingue dall’uomo di qualità, è che l’uomo del gregge pensa, segue gli altri senza ragionare, crede quello che da altri gli viene indicato di credere, senza la fatica di affrontare i problemi da solo.
Pensare da sé, anche se agli inizi è un’opera più difficile, è la sola che fa realizzare il vero progresso. Si ha la gioia di conquistare la posizione in cui si giunge metro per metro senza tornare indietro, essendo conquista personale.
Finché non avrai imparato a pensare col tuo cervello, tu sarai una pecora del gregge che sarà condotta dove vogliono gli altri; ti faranno credere quello che essi vogliono, sarai eterno minorenne, incapace di agire da solo.
Devi uscire da questa condizione per avanzare sulla via dello spirito. Anche se farai degli errori, questi ti gioveranno per fermare la tua coscienza. Benedetti gli errori se saprai riconoscerli, saranno i tuoi maestri migliori che ti porteranno a essere te stesso.
La vita è esperienza e senza di questa ti è precluso ogni avanzamento. Non ti limitare mai soltanto a quello che sai, cerca di migliorare sempre; questo è lo scopo della vita. Analizza le cose, vedine tutti i particolari e le loro funzioni, ma poi ricorda che è necessaria la sintesi per inquadrare ogni cosa nell’universale. Non ti contentare di quello che appare, ma cerca di penetrare con la mente e con l’anima nella sostanza delle cose, d’immedesimarti con esse, di venire in comunione fraterna con esse, che traggono tutte la loro origine dall’Unico.
La mente deve per noi essere una scala per ascendere alla comprensione spirituale. Non fermarti ad essa come fine, ma vedila quale essa è: strumento dello Spirito.
L’esistenza stessa apparirà allora per quello che è: una scuola dove siamo venuti non per godercela e spassarcela ma per sperimentare e imparare. Quando avremo capito lo scopo e il significato della vita, avremo compiuto un passo avanti nel cammino della nostra evoluzione. La serenità interiore sarà allora nostra compagna inseparabile anche tra le difficoltà che vi sono proprio per il fine che oramai abbiamo compreso.
L’impegno personale è richiesto come condizione indispensabile, e ciò qualifica gli uomini di buona volontà, per i quali, soli, fu portata la pace sulla Terra. Gli altri dovranno necessariamente restare nel travaglio finché avviene il risveglio alle realtà più grandi.
Allora inizia il nuovo cammino verso la Luce.
6. L’ottimismo cura ogni male
C’è chi dirà: ma come si fa a essere ottimisti nella situazione mondiale di oggi o anche in mezzo