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Bertoldo e Bertoldino (col Cacasenno di Adriano Banchieri)
Bertoldo e Bertoldino (col Cacasenno di Adriano Banchieri)
Bertoldo e Bertoldino (col Cacasenno di Adriano Banchieri)
E-book282 pagine3 ore

Bertoldo e Bertoldino (col Cacasenno di Adriano Banchieri)

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Info su questo ebook

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno è la raccolta di tre popolarissimi racconti (Le sottilissime astutie di Bertoldo, Le piacevoli et ridicolose simplicità di Bertoldino e la Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino), i primi due scritti da Giulio Cesare Croce e l’ultimo da Adriano Banchieri, pubblicata per la prima volta nel 1620. I racconti riprendono e rielaborano novelle antichissime, in particolare la medievale Disputa di Salomone con Marcolfo.

Nel Bertoldo si narra dell’immaginaria corte di re Alboino a Verona e delle furberie di Bertoldo, contadino rozzo di modi ma di mente acuta, che finisce per diventare consigliere del re. Bertoldo è affiancato nelle sue imprese dalla scaltra moglie Marcolfa e dal figlio sciocco Bertoldino.

Nel racconto di Banchieri il protagonista è invece lo stolto Cacasenno, figlio di Bertoldino, il quale crescendo ha messo un po’ di giudizio.

Principio narrativo comune ai racconti di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno è la contrapposizione tra la vita semplice dei contadini e quella artificiosa e vana dei cortigiani. ‘Bertoldo’ è passato poi a indicare, per antonomasia, il contadino rozzo ma saggio e dotato di senso pratico.

La contrapposizione tra i due mondi è evidenziata dalla morte di Bertoldo. Il re Alboino era così ammirato dall’ingegno del contadino da volerlo sempre accanto a sé, pertanto gli impose di vivere a corte. Questa vita non era adatta a Bertoldo, che aspirava a tornare a zappare la terra e a mangiare i cibi semplici a cui era abituato (soprattutto rape e fagioli). Il re non comprese le motivazioni di Bertoldo, che finì per ammalarsi e morire a causa della vita di corte.

Solo allora re Alboino comprese il suo errore, ma per Bertoldo non c’era niente da fare, così comandò che sulla tomba di Bertoldo fosse impresso il seguente epitaffio scritto in caratteri d’oro:

In questa tomba tenebrosa e oscura,

Giace un villan di sì deforme aspetto,

Che più d’orso che d’uomo avea figura,

Ma di tant’ alto e nobil’intelletto,

Che stupir fece il Mondo e la Natura.

Mentr’ egli visse, fu Bertoldo detto,

Fu grato al Re, morì con aspri duoli

Per non poter mangiar rape e fagiuoli
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2019
ISBN9788831639828

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    Bertoldo e Bertoldino (col Cacasenno di Adriano Banchieri) - Giulio Cesare Croce

    Tavola dei Contenuti (TOC)

    Bertoldo e Bertoldino

    Giulio Cesare Croce

    La sua vita, le sue scelte

    Bertoldo

    Libri e Commedie

    Romanzi

    Opere autobiografiche

    Elogi paradossali

    Ritratti di personaggi del popolo e scene di vita popolare

    Commedie

    Altre opere

    Bibliografia

    Adriano Banchieri

    Biografia

    Le opere

    Opere pubblicate

    Opere vocali profane

    Opere strumentali

    Opere vocali sacre

    Le opere didattiche

    Commedie in prosa sotto il nome di Camillo Scaligeri (o Scaliggeri) della Fratta

    Bibliografia

    Curiosità

    Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

    Le sottilissime astuzie di Bertoldo

    Le piacevoli e ridicolose semplicità di Bertoldino

    Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino

    Continuazione e fine della storia di Cacasenno

    Film tratti dalle novelle

    Bibliografia

    Bertoldo e Bertoldino

    Le sottilissime astuzie di Bertoldo.

    Proemio

    Le sottilissime astuzie di Bertoldo.

    Fattezze di Bertoldo.

    Audacia di Bertoldo.

    Ragionamento fra il Re e Bertoldo.

    Astuzia di Bertoldo.

    Lite donnesca.

    Sentenza giusta del Re.

    Prudenza del Re.

    Bertoldo ridendo di tal sentenza, dice:

    Lodi date dal Re alle donne.

    Astuzia di Bertoldo.

    Tumulto di donne della città per questa baia.

    Il Re va in colera con le donne e Bertoldo gode.

    Il Re scaccia le donne e biasma il sesso feminile.

    Il Re si pente di aver detto male delle donne, onde torna di nuovo a lodarle.

    La Regina manda a domandar Bertoldo al Re, perché lo vuol vedere.

    Bertold. è condotto dalla Regina.

    Astuzia di Bertoldo, perché non gli fusse bagnato il podice.

    Bertoldo scampa la furia dell’acqua.

    Nuova astuzia di Bertoldo per non esser bastonato.

    La Regina brama che Bertoldo sia bastonato per ogni modo.

    Astuzia sottilissima di Bertoldo, per non essere percosso dalle guardie.

    I servi sono bastonati in cambio di Bertoldo.

    Bertoldo torna dal Re, e fa una burla a un parasito.

    Insolenza d’un parasito.

    Astuzia galante di Bertoldo nel tornare innanzi al Re nel modo ch’ei gli aveva detto.

    Astuzia ingegnosa di Bertoldo, per non aver delle busse.

    Umor fantastico saltato nel capo alle donne della città.

    Astuzia di Bertoldo per cavare questo capriccio del capo alle dette femine.

    Curiosità di cervelli donneschi.

    Risoluzione di donne.

    Dolore delle dette donne per essergli scampato via l’uccello.

    Risoluzione di donne animose.

    Le donne vanno dalla Regina ed essa le conduce innanzi al Re.

    La Regina racconta al Re la fuga dell’uccelletto.

    Il Re si mostra turbato forte e riprende le donne di tal fatto, poi gli perdona e le manda a casa.

    Il Re fa abbassar l’uscio della sua camera acciò Bertoldo convenga in chinarsi nell’entrar dentro la mattina.

    Astuzia di Bertoldo per non inchinarsi al Re.

    Favola del gambaro e della granzella narrata da Bertoldo.

    Astuzia di Bertoldo per comparire innanzi al Re nel modo sopradetto.

    Piacevolezza di Bertoldo.

    La Regina manda di nuovo a chieder Bertoldo al Re.

    Bertoldo con una bellissima astuzia si ripara dal primo empito della Regina.

    La Regina fa mettere Bertoldo in un sacco.

    Astuzia nobilissima di Bertoldo per uscir fuori del sacco.

    Lo sbirro comincia a impaniarsi.

    Lo sbirro cava Bertoldo fuori del sacco.

    Lo sbirro comincia a cascare alla rete.

    Bertold. mostra di non volere più che lo sbirro entri nel sacco, per fargliene venir più desiderio.

    Lo sbirro si risolve d’entrar nel sacco.

    Bertoldo compra il porchetto e lascia lo sbirro nelle peste.

    La Regina non trovando la veste dà la colpa allo sbirro che l’abbia rubbata, e credendo parlar con Bertoldo parla con lo sbirro ch’era nel sacco.

    Lo sbirro esce fuori del sacco in cambio di Bertoldo, e la Regina tutta stupefatta dice:

    Lo sbirro vien bastonato; poi, tornato nel sacco, mandato a gettar nell’Adice.

    Bertoldo sta nel forno e la Regina il fa cercar per tutto.

    Bertoldo viene scoperto nel forno da una vecchia, e si divulga per tutto la Regina esser nel forno.

    Il Re dubita che Bertoldo non abbi portato la Regina in quel forno, e va a chiarirsi del fatto.

    Bertoldo è tirato fuori del forno e il Re sdegnato dice:

    Esclamazione di Bertoldo per la sentenza data dal Re contra di lui.

    Astuzia ultima di Bertoldo per campar la vita, seguitando il suo dire.

    Bertoldo non trova arbore né pianta che gli piaccia, onde i ministri infastiditi lo lasciano andare.

    Il Re manda di nuovo a cercar Bertoldo e trovatolo va in persona dove sta e con preghi e gran promesse lo fa tornare alla corte.

    Morte di Bertoldo e sua sepoltura.

    Epitafio di Bertoldo.

    Detti sentenziosi di Bertoldo innanzi la sua morte.

    Testamento di Bertoldo trovato sotto al capezzale del suo letto, dopo la sua morte.

    Sier Cerfoglio legge il testamento.

    Le piacevoli e ridicolose semplicità di Bertoldino.

    Proemio.

    Il Re Alboino manda attorno gente per vedere se si trova alcuno della razza di Bertoldo.

    Gli uomini del Re si partono per andare a essequire il suo commandamento.

    Erminio. chiama la Marcolfa e la prega aprirgli l’uscio.

    La Marcolfa mena i detti sopra un limpido ruscello d’acqua e, quivi giunta, dice a loro:

    Bertoldino si maraviglia di quelle genti a cavallo, che mai più non ne avea veduto, e dice:

    La Marcolfa si risolve d’andare con Bertoldino alla città.

    La Marcolfa saluta il Re.

    Bertoldino impronta il mostaccio al Sartore con un castagnaccio, ed esso tutto colerico dice:

    Favola esemplare narrata dalla Marcolfa alla Regina a proposito di chi è goffo e vuol abitare in corte.

    Favola de i schiratoli e i topi dai fichi secchi.

    La Regina. si stupisce dell’eloquenza della Marcolfa e dice:

    Ragionamento di Bertoldino e sua madre nelle lor stanze.

    Il Re. dona un podere fuora della città a Bertoldino e a sua madre.

    Simplicità di Bertoldino ridicolosa con le rane della peschiera.

    Bertoldino fa in bocconi tutto il pane che si trova in casa e lo getta nella peschiera.

    Bertoldino entra nel cesto dell’oca a covare in cambio di lei.

    Bertoldino viene alle mani con una donzella della Regina., chiamata Libera.

    La Regina ride di questo caso e il Re. dona di nuovo cinquecento scudi a Bertoldino.

    Bertoldino, per le parole della Regina, s’attacca ai panni della moglie dell’ortolano chiamata Modesta, e se la tira dietro per tutta la villa.

    L’ortolano va alla città per chiarirsi dalla Regina della causa di simil fatto.

    Bertoldino viene portato in aria dalle grue e tratto nella peschiera.

    Le grue portano Bertoldino sopra la peschiera, e vi casca dentro.

    Bertoldino fa una gran battaglia con le mosche.

    La Marcolfa narra alla Regina tutto quello il qual è successo a Bertoldino; la quale, dopo aver riso un pezzo, così dice:

    Il medico va a vedere Bertoldino e vi è assai da fare fra di loro.

    Bertoldino si caccia la cura in gola e le pillole per dissotto, e la Marcolfa dice:

    La Marcolfa domanda a Bertoldino come sta, ed esso dice voler de’ castagnacci.

    La Marcolfa fa venticinque castagnacci a Bertoldino ed esso gli mangia tutti; poi va a corcarsi sotto un olmo e vi dorme tutto un giorno, e il Re lo manda a torre in carroccia e, come l’ha innanzi, gli dice:

    Bertoldino in cinque volte non sa dir salamo.

    Bertoldino taglia l’orecchie all’asino dell’ortolano.

    L’ortolano va a dare la querela a Bertoldino innanzi al Re, e il Re manda per lui, ed esso comparisce con le orecchie dell’asino in seno, e il Re dice:

    L’asino tra’ giù Bertoldino e gli ammacca una costola, e la Marcolfa va alla città e, con una bella comparazione fatta al Re e alla Regina, ottiene grazia di tornare alla sua abitazione di dove era venuta.

    La Marcolfa narra un’altra bella favola.

    La Marcolfa ringrazia il Re e la Regina de’ benefici ricevuti da essi.

    Cacasenno

    Note

    BERTOLDO E BERTOLDINO

    (col Cacasenno di Adriano Banchieri)

    Giulio Cesare Croce

    Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.

    L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale specifico,

    dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina

    ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari 

    (come note e testi introduttivi), 

    è soggetto a copyright. 

    Edizione di riferimento: Bertoldo e Bertoldino / Giulio Cesare Croce. Col Cacasenno di Adriano Banchieri. Introduzione di Giampaolo Dossena. 25 incisioni di Ludovico Mattioli tratte dai disegni di Giuseppe Maria Crespi. - Milano: Rizzoli, 1973. - 157 p. : ill. ; 30 cm. - (Le strenne della BUR).

    Immagine di copertina: https://pixabay.com/photos/caricature-man-human-person-male-871669

    Elaborazione grafica: GDM, 2019. 

    Giulio Cesare Croce

    Giulio Cesare Croce (San Giovanni in Persiceto, 12 marzo 1550 – Bologna, 1º gennaio 1609) è stato uno scrittore, cantastorie, commediografo ed enigmista italiano.

    Figlio di fabbri e fabbro a sua volta, morto il padre, lo zio continuò a cercare di dargli una cultura. Non ebbe mai mecenati particolari, e lasciò gradualmente la professione di famiglia per fare il cantastorie. Acquisì fama raccontando le sue storie per corti, fiere, mercati e case patrizie. Si accompagnava con un violino. L’enorme sua produzione letteraria dipese da una autoproduzione delle stampe dei suoi spettacoli.

    Ebbe due mogli e 14 figli e morì in povertà.

    La sua vita, le sue scelte

    Gran parte delle notizie biografiche su Giulio Cesare Croce sono tratte dalla sua opera autobiografica Descrittione della vita del Croce.

    Praticamente non ebbe maestri e si può definire uno degli autodidatti di maggior successo della letteratura italiana. Non entrò mai a pieno titolo nei circuiti dei letterati dell’epoca per le scelte diverse che fece, anche se ebbe contatti documentati con Giovan Battista Marino e altri importanti letterati dell’epoca.

    Essere letterato al suo tempo significava fare vita di corte, avere dei mecenati o essere completamente autosufficienti. Lui non fu mai un letterato in senso stretto e cercava maggiormente il suo pubblico fra le persone comuni. Pertanto la sua ispirazione e le sue motivazioni venivano dal basso, dal pubblico dei mercati dove a volte persone in grado di leggere compravano le sue opere, al contrario di molti suoi coevi che trovavano le ispirazioni a volte nei desideri dei mecenati, il che rende le sue opere un’importante testimonianza della sensibilità delle classi più umili dell’età barocca.

    In una letteratura che dal Medio Evo era rimasta insensibile ed estranea ai problemi dei ceti meno abbienti, ma che anzi prendeva di mira la goffaggine e la rusticità del popolo, Giulio Cesare Croce, con Bertoldo, mette in risalto l’astuzia ed il buon senso del contadino nei confronti dei cortigiani, in una forma di compensazione e di rivalsa rispetto alle angherie che questi era storicamente condannato a subire.

    Bisognerà giungere all’Ottocento perché il Romanticismo anti aristocratico e popolare ridia voce agli umili.

    Bertoldo

    Riprese più volte temi popolari del passato, come la storia di Bertoldo che ebbe varie versioni nel Medioevo ambientando le vicende alla corte di re Alboino sia a Verona sia a Pavia. Nella sua versione scritta più organica (Le sottilissime astutie di Bertoldo, 1606), lui veronesizzò la storia e portò a Roverè il paese di provenienza di Bertoldo. Le rese meno licenziose e attenuò la forma di rivalsa popolare verso i potenti. Una forma scritta precedente come fonte fu il Dialogus Salomonis et Marcolphi.

    Al Bertoldo, lo stesso autore aggiunse un seguito, Le piacevoli et ridicolose simplicità di Bertoldino, 1608 (che trattava del figlio di Bertoldo, alle prese con la madre Marcolfa). Successivamente (1620), l’abate Adriano Banchieri elaborò un ulteriore seguito, Novella di Cacasenno, figliuolo del semplice Bertoldino. Da allora l’opera di Croce è spesso unita alla novella ed è pubblicata col titolo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno da cui furono liberamente tratti tre film, nel 1936, nel 1954 e nel 1984 (quest’ultimo diretto da Mario Monicelli).

    In Bertoldo, Croce, confessò probabilmente le sue aspirazioni segrete, il rozzo villano è l’autodidatta, la presenza a corte è il colpo di fortuna con cui pensava di risolvere i suoi problemi e la libertà di pensiero ed azione di Bertoldo a corte era il suo desiderio di avere il mecenate come molti suoi coevi senza pagare prezzi di riconoscenza.

    Libri e Commedie

    Lasciò più di 600 opere alternando lingua italiana a diversi dialetti, tra i quali il dialetto bolognese, il dialetto bergamasco, e numerosi altri dialetti e lingue europee. Giulio Cesare Croce è stato uno dei maggiori esponenti italiani della letteratura carnevalesca, filone importante della letteratura europea, identificata per la prima volta dal critico russo Michail Michajlovič Bachtin, caratterizzata dal collegamento stretto con la cultura rurale e in particolare col rito del carnevale, e che tra i suoi esponenti conta tra gli altri Luciano di Samosata, Rabelais, Miguel de Cervantes Saavedra e Dostoevskij. La sua produzione letteraria conta due romanzi (il Bertoldo e il Bertoldino), diverse commedie, e numerosissimi libretti brevi, in prosa e poesia, che coprono vari generi letterari della letteratura popolare, oggi caduti in disuso.

    Romanzi

    Le sottilissime astuzie di Bertoldo

    Le piacevoli e ridicolose simplicità di Bertoldino, figlio del già astuto Bertoldo

    Opere autobiografiche

    Descrizione della vita del Croce (autobiografia in versi)

    Burla fatta all’autore da un suo amico in luogo di colazione

    Capitolo a un amico finto del Croce

    Capitolo all’illustrissimo mentre il Croce era a Savona

    Capitolo mentr’il Croce era a Casa Nuova loco dell’Abruzzo

    Disgrazia memorabile del Croce

    Disgrazia d’una notte occorsa per seguitare una cortigiana

    Disgrazia memorabile intervenuta al Croce in villa

    Innamoramento di Giulio Cesare Croce

    Satira a Z.F.M.

    Sclamazione del Croce a un suo amico, dolendosi che non è prezzata la poesia

    Stanze in morte di Carlino mio figliolo

    Terzetti del Croce al Vecchi

    Elogi paradossali

    La barca de’ ruinati che parte per Trabisonda

    Canzone di Madonna Ruvidazza

    Canzone nova e ridicolosa in lode de’ sughi che s’usano di fare al tempo della vandemmia

    Descrizione della vita e statura del contraffatto Bragonico selvaggio

    Discorso piacevole in lode della corda

    Discorso piacevole sopra i debiti

    Due capitoli, uno in lode, l’altro in biasimo della prigione

    L’eccellenza e il trionfo del porco

    La sollecita e studiosa Accademia de’ Golosi

    Grandezza della povertà

    La gravità e generosità del bue

    La nobiltà de’ coglioni [sic] e difesa loro

    La nobiltà del Gobbino da Gubbio

    La nobiltà e trofei dell’asino

    Ritratti di personaggi del popolo e scene di vita popolare

    Alfabeto de’ giocatori

    L’arte della forfanteria

    Astuzie delle vecchie malitiose

    Barzelletta piacevolissima sopra i fanciulli che vanno vendendo ventarole

    Barzelletta nuova sopra le puttanelle che vanno in maschera

    Barzelletta piacevole sopra la fiera che si fa in Bologna alli quindici d’agosto

    Barzelletta sopra la morte di Giacomo dal Gallo, famosissimo bandito

    Il battibecco ovvero cicalamento e chiacchiaramento che s’odono fare certe donnette mentre stanno a lavare i panni a Reno

    Bravata di Babino della Torre da Cavodivuol con Batolina vezzosa da Pian del Mugello

    Cantilena graziosa sopra il primo di’ d’agosto

    Canzone in dialogo sopra una vecchia e una giovane che si pigliavano delle pulici una sera

    Canzone della Violina

    Canzoni delle lodi di madonna Tenerina

    Canzone di madonna Disdegnosa, sorella di madonna Tenerina

    Canzone sopra la porcellina che si tra’ giù del Palazzo dell’illustre città di Bologna

    IL festino del Barba Bigo dalla valle

    La Filippa da Calcara la quale va cercando da far bucate

    I gran cridalesimi che si fanno in Bologna nelle pescarie tutta la Quaresima

    Lamento de’ poveretti i quali stanno a pigione

    Lodi delle pulite e leggiadre caldirane

    La Mantina

    Nozze della Michelina del Vergato in Sandrello da Montebudello

    Orribile e stupenda baruffa fatta tra due vecchie per una gatta

    La Pidocchia ostinata

    La Rossa del Vergato, la quale cerca padrone in Bologna

    La scavezzaria della canova dal barba Plin da Luvolè

    La Simona dalla Sambuca

    Smergulament over piantuori che fa la Zà Tadia quando so fiol andò a la guerra

    Commedie

    La Farinella

    Il tesoro

    Sandrone astuto

    Banchetto de’ malcibati (sulla carestia del 1590)

    La cantina fallita

    Cleopatra e Marcantonio

    Sotterranea confusione o vero tragedia sopra la morte di Sinam Bassa famoso capitano de’ Turchi

    Tartufo, nuova commedia boschereccia

    Tragedia in Commedia fra i bocconi da grasso e quelli da magro

    Altre opere

    Abbattimento amoroso de gli animali terrestri ed aerei

    Abbattimento terribile e tremendo fatto fra il sì e il no

    Questione di varij lenguazi

    Sogno del Zani

    Dispute fra Cola et Arlechino

    La gran vittoria di Pedrolino contra il Dottor Gratiano Scatolone

    La canzone di Catarinon

    Conclusiones quinquaginta tres sustintà in Franculin dal macilent Signor Grazian Godga…

    Sbravate, razzate e arcibullate dell’arcibravo Smedolla uossi…

    Utrom del Dottore Graziano Partesana da Francolino

    Vanto ridicoloso del Trematerra

    Le ventisette mascherate piacevolissime (dedicate alla veneziana Berenice Gozzadina Gozadini)

    Vita, gesti e costumi di Gian Diluvio da Trippaldo

    X.Y.Z. Conclusiones mathematicae, medicinae, ars poeticae et musicae…

    Bibliografia

    Piero Camporesi, La maschera di Bertoldo, Milano, Garzanti, 1994

    Piero Camporesi,Il palazzo e il cantimbanco, Milano, Garzanti, 1994

    Elide Casali, Bruno Capaci

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