Candido: O dell'Ottimismo
Di Voltaire
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Info su questo ebook
Voltaire
Voltaire was the pen name of François-Marie Arouet (1694–1778)a French philosopher and an author who was as prolific as he was influential. In books, pamphlets and plays, he startled, scandalized and inspired his age with savagely sharp satire that unsparingly attacked the most prominent institutions of his day, including royalty and the Roman Catholic Church. His fiery support of freedom of speech and religion, of the separation of church and state, and his intolerance for abuse of power can be seen as ahead of his time, but earned him repeated imprisonments and exile before they won him fame and adulation.
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Anteprima del libro
Candido - Voltaire
29.
Candido,
o dell'ottimismo
Voltaire e la rappresentazione di un secolo
(Prefazione di Angelo Ricci)
Tutto il Settecento è qui, in questo romanzo breve di Voltaire. Tutto il Settecento dei Lumi, dell'assolutismo, delle Guerre di successione. Tutto il secolo in cui si chiude la rappresentazione sacra, e sanguinaria, della monarchia e si apre quella agnostica, e altrettanto sanguinaria, della rivoluzione fa da sfondo alle avventure picaresche di questo mirabolante pamphlet. Voltaire vive negli anni d'oro della genesi del romanzo. È infatti tra la fine del Seicento e l'alba del secolo successivo che, prima in Gran Bretagna e poi in Francia, il tipografo si trasforma in editore e lo scrittore inizia a diventare personaggio pubblico, con un seguito di lettori che ne riconoscono gli stilemi. Il romanzo in sé cede il proscenio allo scrittore e l'opera narrativa si lega indissolubilmente al nome di chi l'ha composta. È una mutazione fondamentale che plasma la definizione delle figure editoriali nel senso che ancora oggi intendiamo. Voltaire non si sottrae certo a questa mutazione, ma la cavalca seguendo personalmente le fasi di stampa e quelle contrattuali in una sorta di primigenia simbiosi tra autore e agente letterario ante litteram. Anzi, una volta firmato un contratto, si occupa delle sue opere scavalcando le stesse clausole contrattuali che ha appena accettato, cedendo clandestinamente ad altri editori i diritti che non potrebbe cedere e intascando così lucrose somme di danaro. Voltaire come il personaggio di una sua opera, come la somma delle contraddizioni umane, come simbolo vivente ed eterno di quel secolo decisivo, il XVIII, che, tra i lustrini di un barocco morente e l'oscurità di un Ottocento che deve essere ancora concepito, vive in tutta la sua dinamica esuberanza in questo indispensabile romanzo breve che non può e non deve mancare nel bagaglio del lettore accorto.
1.
Come Candido fu allevato in un bel castello e come ne fu cacciato
C’era in Vestfalia, nel castello del signor barone di Thunder-ten- tronckh, un giovane al quale la natura aveva conferito i più miti costumi. Il suo aspetto ne rivelava l’anima. Possedeva un giudizio abbastanza retto, unito a una grande semplicità; per ciò, credo, lo chiamavano Candido. I vecchi domestici del castello sospettavano fosse figlio della sorella del signor barone e di un onesto e buon gentiluomo dei pressi che madamigella non volle mai come marito perché non aveva potuto provare che settantun quarti: il resto del suo albero genealogico era stato distrutto dalle ingiurie del tempo.
Il barone era uno dei più potenti signori della Vestfalia, perché il suo castello aveva una porta e delle finestre. Il salone era ornato d’arazzi. Tutti i cani dei suoi cortili, all’occorrenza, potevano formare una muta; i palafrenieri gli facevano da bracchieri, il vicario del villaggio da cappellano. Tutti lo chiamavano monsignore, e ridevano quando raccontava storielle.
La signora baronessa, che pesava circa trecentocinquanta libbre, era grazie a ciò assai considerata, e faceva gli onori di casa con una dignità che la rendeva ancora più rispettabile. La figlia Cunegonda, diciassettenne, aveva un bel colorito, era fresca, grassottella, appetitosa. Il figlio del barone pareva in tutto degno del padre. Il precettore Pangloss era l’oracolo della casa, e il piccolo Candido ne ascoltava le lezioni con tutta la buona fede della sua età e del suo carattere.
Pangloss insegnava la metafisico-teologo-cosmoscemologia. Dimostrava in maniera mirabile che non esiste effetto senza causa, e che, in questo che è il migliore dei mondi possibili, il castello del signor barone era il più bello dei castelli, e la signora baronessa la migliore delle baronesse possibili.
E’ dimostrato
diceva, "che le cose non possono essere altrimenti:
giacché tutto è fatto per un fine, tutto è necessariamente per il miglior fine. Notate che i nasi sono stati fatti per portare occhiali; infatti abbiamo gli occhiali. Le gambe sono visibilmente istituite per essere calzate, e noi abbiamo le brache. Le pietre sono state formate per essere tagliate e farne dei castelli; infatti monsignore ha un bellissimo castello: il massimo barone della provincia dev’essere il meglio alloggiato; e poiché i maiali sono fatti per essere mangiati, noi mangiamo maiale tutto l’anno. Perciò, quanti hanno asserito che tutto va bene hanno detto una sciocchezza: bisognava dire che tutto va per il meglio".
Candido ascoltava attentamente, e innocentemente credeva: perché trovava madamigella Cunegonda estremamente bella, anche se non si prese mai la libertà di dirglielo. Concludeva che, dopo la felicità di essere nato barone di Thunder-ten-tronckh, il secondo grado di felicità era d’essere madamigella Cunegonda; il terzo di vederla tutti i giorni, e il quarto di ascoltare mastro Pangloss, il massimo filosofo della provincia, e quindi di tutta la terra.
Un giorno Cunegonda, passeggiando nei pressi del castello, nel boschetto che chiamavano parco, vide tra i cespugli il dottor Pangloss che impartiva una lezione di fisica sperimentale alla cameriera di sua madre, una brunetta assai graziosa e docilissima. Poiché madamigella Cunegonda aveva grande disposizione per le scienze, osservò senza fiatare le esperienze reiterate di cui fu testimone; vide con chiarezza la ragion sufficiente del dottore, gli effetti e le cause, e se ne tornò indietro tutta agitata, tutta pensosa, piena del desiderio di essere istruita, pensando che lei poteva ben essere la ragion sufficiente del giovane Candido, il quale poteva essere la sua.
Ritornando al castello incontrò Candido, e arrossì; anche Candido arrossì; lei gli disse buongiorno con voce rotta, e Candido le parlò senza sapere quel che dicesse. L’indomani, dopo il pranzo, alzatisi da tavola, Cunegonda e Candido si trovarono dietro un paravento; Cunegonda lasciò cadere il fazzoletto, Candido lo raccolse; lei gli prese innocentemente la mano, il giovane baciò innocentemente la mano della giovinetta con una vivacità, una sensibilità, una grazia tutta particolare; le bocche si incontrarono, gli occhi s’accesero, le ginocchia tremarono, le mani si smarrirono. Il signor barone di Thunder-ten-tronckh passò vicino al paravento, e, vedendo quella causa e quell’effetto, cacciò Candido dal castello a gran calci nel sedere.
Cunegonda svenne: appena rinvenuta fu presa a schiaffi dalla signora baronessa, e tutto fu costernazione nel più bello e piacevole dei castelli possibili.
2.
Ciò che Candido diventò tra i bulgari
Cacciato dal paradiso terrestre, Candido camminò a lungo senza sapere dove, piangendo, alzando gli occhi al cielo, volgendoli spesso verso il più bello dei castelli, che racchiudeva la più bella delle baronessine, si coricò senza cenare in mezzo ai campi, tra due solchi; la neve cadeva a larghe falde. L’indomani Candido, tutto intirizzito, si trascinò verso la città vicina, Valdberghoff-trarbk-dikdorff, senza un soldo in tasca, mezzo morto di fame e di stanchezza. Tristemente si fermò sulla porta di un’osteria. Due uomini vestiti d’azzurro lo notarono.
Camerata
, disse uno, ecco un giovanotto ben piantato, e che ha la statura richiesta
.
Si diressero verso Candido e lo invitarono molto civilmente a pranzare.
Lorsignori mi fanno un grande onore
, disse Candido con incantevole modestia, ma non ho di che pagare la mia parte
.
Ah! signore
, gli disse uno dei due azzurri, le persone col vostro fisico e coi vostri meriti non pagano mai niente: non siete forse alto cinque piedi e cinque pollici?
Sì, signori, è la mia statura
, disse Candido con un inchino.
Ah! signore, mettetevi a tavola; non soltanto vi offriremo il pranzo, ma non permetteremo mai che un uomo come voi resti senza denaro; gli uomini non sono fatti che per soccorrersi l’un l’altro
.
Avete ragione
, disse Candido, è ciò che il signor Pangloss mi ha sempre detto, e vedo bene che tutto va per il meglio
.
I due lo pregano di accettare qualche scudo; lui li prende e vuol firmare una ricevuta; quelli non ne vogliono sapere, si mettono a tavola.
Non amate forse teneramente...?
Oh! sì
, rispose Candido, amo teneramente madamigella Cunegonda
.
No
, disse uno di quei signori, vi chiediamo se non amate teneramente il re dei Bulgari?
Niente affatto
disse Candido, non l’ho mai visto
.
Come! è il più incantevole dei re; dobbiamo bere alla sua salute
.
Oh! ben volentieri, signori
.
E beve.
Non occorre altro
, gli dicono, voi siete l’appoggio, il sostegno, il difensore, l’eroe dei Bulgari; la vostra fortuna è fatta e la vostra gloria assicurata
.
Seduta stante gli mettono i ferri