Le cento più tre
Di Orie
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Info su questo ebook
da una mite temperatura che sembra non volersi inasprire più, scrivo le mie poesie nella
silente e solitaria pace d'un boschetto.
Nascono semplicemente così le mie cento più tre, un insieme di cento poesie e tre simpatiche
“favolette”. Vi auguro quindi una buona lettura...
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Anteprima del libro
Le cento più tre - Orie
Orie.
1) Poesia n°1
Domenica 30 settembre 2018.
Disagio
Esco e rientro dalla mia prigione
nell'attesa d'un momento migliore.
Salgo e scendo da cupe colline
seguendo un percorso senza fine.
M'accontenterei d'un rider stordito
ma l'animo uggioso non demorde,
tant'è il peso della mia rea sorte.
Nella mia cella tornerò la sera
ove seppellir un giorno buttato.
E mentre la clessidra è rivoltata
di tristi tarantelle io m'ingozzo.
La porta della cella è ormai serrata
mentre la radio chiude la giornata.
Commento alla poesia n°1
Disagio
In questa poesia la prigione
è rappresentata dalla mia camera da letto, nella quale mangio bevo, dormo e scrivo, ove purtroppo sono dovuto ripiegare
dopo la morte della mia amata compagna. In teoria posso entrarvi ed uscirvi come voglio, in pratica ivi son costretto.
Il mio umore in questo periodo è tragicamente altalenante, in una continua alternanza tra abbattimenti e relative serenità, quindi il tutto m'appare come un duro percorso senza fine.
Mi basterebbe poter perdere momentaneamente la lucidità mentale, affinché riuscire a ridere come un ebete
per nulla, ma la mia maledetta razionalità non intende eludere i luttuosi pensieri, che però nemmeno io intendo scordare: ecco ciò che m'aspetta nel prossimo futuro.
Dopo aver vagato di panchina in panchina come un barbone senza fare nulla, tornerò in camera mia la sera, lasciandomi alle spalle l'ennesimo giorno improduttivo da buttare.
E mentre il tempo passa inesorabile e maligno su di me, mi stendo nel letto ad ascoltare con occhi socchiusi la radio, mentre aspetto un sonno che stenta a giungere.
Una robusta asta metallica sbarra in modo artificioso la porta della mia camera, onde evitare sgradite ed improvvise intrusioni. Mentre io mi assopisco ascoltando la radio che mi fa compagnia dal comodino, chiudo gli occhi, tanto lei m'accompagnerà per tutta la notte.
2) Poesia n°2
Domenica 30 settembre 2018
Bluff
I sogni son fermenti di illusioni
ove tutto si ricopre di chimera.
Vorrei ma non posso, intanto sono
d'un bluffar inutile e spergiuro.
Sogni di attenzioni immeritate
che l'orizzonte tinge d'impotenza.
L'anima allietata di speranza
non basta a smorzar l'ego comune
in cui tutto prende forma come vuoi,
tacitando la coscienza che non c'è.
Commento alla poesia n°2
Bluff
Ogni inganno mentale può colpirci personalmente, ma può essere anche proiettato
verso il nostro prossimo, illudendolo con fantasticherie inventate in virtù dei nostri scopi.
La bramosia di proporci per quello che in realtà non siamo, oppure vantarci di possedere ciò che non possediamo, è il miglior cibo che sazia la vanagloria umana.
Talvolta un principio di verità approssimativa s'intravede nel volto del vanitoso bluffatore, specialmente quando accende troppi riflettori su di se, allo scopo di stupire, ottenendo così grandi attenzioni dal suo incauto prossimo.
Chi tenta maniacalmente
di presentarsi con l'inganno, proponendosi per ciò che non è, gioisce quando vede gli altri credergli e di ciò non s'appaga mai.
Il buon bluffatore è il primo a dover credere in quello che la sua contorta mente sta macchinando, in cui tutto assume l'estetica da lui voluta. L'importante è che ogni scrupolo o segnale di pentimento s'allontani dalla sua anima.
3) Poesia n°3
Domenica 30 settembre 2018
In piazza
Nella vita c'è sempre un'onta,
specialmente quando parlano di te
senza nulla saper della realtà.
Ma la ferita sanguina copiosa
anche nel tramutarsi in infamia
che nel mistificar c'è godimento.
Lo spettegolar segna padronanza
poiché la malalingua crea simpatia.
Inutile negare lo sgomento
è meglio fare di necessità virtù.
Commento alla poesia n°3
In piazza
Ogni essere umano nasconde il suo personale scheletro nell'armadio
, ma chissà come mai le malelingue ne parlano tenacemente, talvolta spettegolando su dei fatti reali, altre volte no.
Ma passando di bocca in bocca, le maldicenze giungono all'orecchio del diretto interessato, la qual cosa non gli farà certamente piacere, specialmente quando diventa un'onta ignominiosa, della quale si bea chi altera e falsa la realtà.
Solitamente il chiacchierone professionista
ha la capacità di controllare il dialogo, anche perché chi esercita disinvoltamente il pettegolezzo suscita sempre interesse.
Chi si sente preda delle maldicenze, prova di riflesso un sentimento d'apprensione che gli turba profondamente l'animo. L'unica valida scappatoia
, anche se potrà apparire discutibile, è quella che suggerisce di rassegnarsi
sempre a ciò che non è possibile evitare.
4) Poesia n°4
Lunedì 1 Ottobre 2018
A mia madre
Naturale repulsione verso te,
credo trattarsi proprio d'odio puro.
Le ragioni diluite nel tempo
mentre presente ricalca passato.
In me motivazioni radicate
che trascorso ed attuale fondono
in un martoriato stato d'animo
della mia vita alla fine stravolta.
Dopo sette anni di serenità
rinnovata sofferenza m'affligge,
come stare nella tana della serpe.
L'anima mia è più che abbacchiata
nel vagar da panchina in panchina,
osservando macchine di anonimi
distratti come la mia stessa vita.
Ora torno nella mia ossessione
che vive di orari stabiliti.
Spero nel rintoccar d'una campana.
Commento alla poesia n°4
A mia madre
Breve premessa: La poesia a mia madre
che sembra scritta nello stile d'un lungo telegramma, nella quale focalizzo in brevi frasi il mio stato d'animo, illustrando sentimenti e reali sensazioni personali, descrivo lo sfogo urlato
della mia stessa esistenza presente.
Ho sempre nutrito un'innata vergogna ed un senso di repulsione
nei confronti dei miei genitori, ed al giorno d'oggi tale sentimento persevera nei confronti di mia madre (l'unica dei due ancora vivente). E' come se esistesse fra di noi una particolare forza che tende ad allontanarci, respingendoci sempre più l'uno dall'altra, talvolta questa sensazione d'insopportabilità reciproca parrebbe trasformarsi in odio.
Le motivazioni di questo mio bieco
sentimentosi si sono formate ed affinate negli anni attraverso una graduale e più approfondita conoscenza nei confronti di mia madre. Anche nei giorni attuali nulla si modifica e le nefaste abitudini sono la copia di quelle passate.
Perciò la mia ritrosia nei confronti di quella donna, si è profondamente abbarbicata in me, anche perché nulla si modifica nella sua condotta
, anzi: mi rinnova sempre più il passato che mi rattrista costantemente l'animo. Anche perché la recente morte della mia compianta Teresina (con la quale ho convissuto negli ultimi sette anni), mi ha stravolto la vita e sono dovuto ritornare a casa di mia madre, ripiombando nelle solite problematiche di sempre.
La mia storia con la teresina non può essere considerata lunghissima, ma la trascorsi in un rinnovato e sereno equilibrio personale, ma dopo questo piacevolissimo periodo, mi ritrovo nuovamente al centro del vortice
di questa incompatibilità genitoriale, ed alla mia non più verde età, sono qui nuovamente ad affliggermi l'animo, come se fossi costretto a convivere con una persona nemica e viscida.
Trascorro le mie ore seduto da panchina in panchina (qualcuno mi definisce il panchinaro), osservando le auto che mi passano innanzi, ma sento dentro me un cuore avvilito e demotivato. L'unica cosa che mi riserba ancora la mia bistrattata vita
è la scrittura che non mi lascia ancora affondare.
Presto dovrò alzarmi da questa panchina per ritornare da quella persona ansiosa e molesta, la quale mi tiene costantemente in uno stato di tensione, poiché l'ansietà si trasmette come un virus a chi ti sta vicino. Talvolta mi sembra di vivere in una caserma, ove gli orari sono ben scanditi e tutto deve funzionare in un certo modo.
Non è certamente una cosa bella da dirsi, ma talvolta penso che nel giorno in cui mia madre morirà, io comincerò a vivere.
5) Poesia n°5
Martedì 2 ottobre 2018
Il salto
Di generazione in generazione
si rinnova il caustico balzello
che si tramuta ben presto in muro
da dipingere con foga e rabbia.
Inutile raccomandar al sordo
oppure cercar dialogo col muto,
ognuno vorrebbe l'acqua partigiana
perché nel suo mulino macina meglio.
Il pollaio che ospita due galli
si prepari a continue diatribe;
così come la differente età
da vita ad opposte convinzioni.
Fin qui la natura fa il suo corso
salvo le rarissime eccezioni.
Commento alla poesia n°5
Il salto
La colpa dei diverbi generazionali, potrebbe sostanzialmente venir attribuita agli anni che passano cambiano abitudini e costumi dei popoli, perciò chi nasce prima prima invecchia e tende a non capire
bene la nascente gioventù che incalza. Quindi tra una generazione e l'altra, regna e regnerà sempre una sorta di incompatibile discrepanza, ed ogni volta si rinnova l'antica diatriba tra padri e figli, che in taluni casi si trasforma in una vera e propria barriera
fra loro. Ognuno difende la sua abituale mentalità che viene protetta con animosità
e talvolta qualche piccolo eccesso di veemenza, sovente condita da un po' di collera.
Purtroppo è una tradizionale costante che le diverse generazioni mal si sopportino a vicenda senza alcuna possibilità d'accordo e ben poca mediazione, infatti ognuno è totalmente convinto che la ragione vera sia dalla sua parte; perciò ci sarà sempre chi difende la tradizione e di conseguenza si contrapporrà ad ogni forma d'innovazione.
Un saggio detto contadino suggerisce che: Due galli nello stesso pollaio non potranno mai convivere
; quindi possiamo ben dire che ogni situazione di particolare contrasto tra due mentalità tanto contrapposte, avranno un'enorme difficoltà di coabitare sotto lo stesso tetto.
Il tempo che passa cambia mode e tendenze, portando con se le epoche che lo hanno contraddistinto, ma queste non scompaiono totalmente e rimangono impresse nella mente di chi le ha vissute, arroccandosi nella sue abitudini che tendono ad escludere ogni novità.
Nessuno ha intenzione di mutare le sue abituali consuetudini e la relativa mentalità in favore di qualcun altro, salvo salvo casi rarissimi e del tutto eccezionali.
6) Poesia n°6
Martedì 2 Ottobre 2018
Solo ceneri
Un rogo che cancella il passato
e tu che sei nell'aria e dentro me.
La tenerezza del sorriso vola
nell'allungar la mano che carezza,
per ritirarla poi colma di ricordi.
Allora devo decider cosa fare:
penso di rafforzare la mia scorza
ma la carta che m'avvolge vola via.
Quindi tra pensieri d'inutilità,
spero che la mia prece giunga a te.
Commento alla poesia n°6
Solo ceneri
Breve ma doverosa premessa: Quando la mia amata Teresina era ancora in vita e noi due stavamo serenamente assieme, ci eravamo ripromessi che in caso di una prematura dipartita, non saremo mai presenziati al funerale di chi sarebbe morto per primo. Fondamentalmente perché non andavamo molto d'accordo con i nostri rispettivi parenti più prossimi, in particolare con le nostre madri. Ora non è il caso che io qui mi dilunghi in monotoni
particolari che nonostante tutto erano la nostra nuda
realtà e che avrebbero forse in parte giustificato questa nostra discutibile decisione.
Purtroppo un brutto giorno morì la mia cara Teresina, ed io, come avevamo precedentemente concordato, non presenziai al suo funerale. Però dopo un certo tempo mi recai in cimitero per portarle sette rose rosse: una per ogni anno vissuto assieme, ma non trovai la sua tomba subito. Una donna gentile mi suggerì di cercarla dove sono