Sabba di Paralleli
Di Andros
()
Info su questo ebook
Leggi altro di Andros
Resine poliesteri ed epossidiche. Cosa sono, come usarle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSiliconi - Cosa sono, come usarli Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniElogio del suicidio Valutazione: 5 su 5 stelle5/5I Supererrori - Quarto episodio: La scintilla dell'acceso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria dell'artista - Dal Paleolitico a stamattina Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCodice a bare Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMondi Immondi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Supererrori - Terzo episodio: Umor Nero Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Supererrori - Secondo episodio: La prossima fermata Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn libro per riflettere Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Supererrori - Primo episodio: Artisti Anonimi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Correlato a Sabba di Paralleli
Ebook correlati
Remissione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGuardando da Fuori Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRitorno a casa e altri racconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Grande Maria Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa primavera della strummula Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria di un uomo comune Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUna Storia Diversa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni46230: due bimbi lontani, anzi tre Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL’uomo dietro la siepe Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGitanes Senza Filtro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUna vacanza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOttanta lettere Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe sette chiavi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl posto più bello del mondo è da nessuna parte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa via di fuga Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFate finta che non ci sono Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSorrisi nascosti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAbbandono: Antologia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe regole del ginepro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAmunì Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNon mi ricordo il titolo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni“Il Tesoro” del Frate Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa pazienza delle variabili Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLo speziale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI ricordi della mamma Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa città degli inganni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl dono della diversità Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUna collisione di anime nella notte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLab-U L'accesso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniParlami di me Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Narrativa generale per voi
I Malavoglia Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La Divina Commedia: edizione annotata Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il maestro e Margherita Valutazione: 4 su 5 stelle4/5DANTE dalla lingua alla patria: Nel settecentenario della morte (1321-2021) siamo ancora "Figli del Duecento" Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI fratelli Karamazov Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSuor Monika. Il romanzo proibito Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI promessi sposi Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Confessioni di uno psicopatico Valutazione: 4 su 5 stelle4/5L'isola misteriosa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa coscienza di Zeno Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La metamorfosi e tutti i racconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAlice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il Diario di Anne Frank Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Racconti dell'età del jazz Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i romanzi e i racconti Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Tutte le fiabe Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Ulisse Valutazione: 4 su 5 stelle4/5L'idiota Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Le nuove Eroidi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTradizioni di famiglia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe più belle fiabe popolari italiane Valutazione: 5 su 5 stelle5/5I demoni Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Faust Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGamiani. Due notti di eccessi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCome fare editing Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i romanzi Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Storia di una ninfa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLeggende e Misteri: dell' Emilia Romagna Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Marcia di Radetzky Valutazione: 4 su 5 stelle4/5
Recensioni su Sabba di Paralleli
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Sabba di Paralleli - Andros
Indice
0) Indice
1) Prefazione
2) Mai più di una
3) Evoluzioni sulle parallele
4) Rometta & Giulieo
5) Le avventure di Peder Pan
6) Senza parole
7) Dopinpiadi
8) Smaltimento rifiuti
9) Un trans chiamato Desideria
10) Tormento inesistenziale
11) Il sardo masochista
12) Il giorno dei morti
13) Vivere è un po’ morire
14) Close to water
15) Casus Belli
16) Volatilizzati
17) Archeologia dopodomani
18) La vita è meravigliosa?
19) La fiaba della Fatta Turchina
20) Lèvati dai piedi
21) Illustri sconosciuti
22) Letterina di Natale
23) Un giorno sono nato
24) Zitti e Mosca!
25) Sensi di colpa
26) Vieni avanti, credente
27) Bugiardino sincero (o sincerino)
28) L'ultima partita
29) La vota sefreta dei redusi
30) Inganni d'uomo
31) Il salvagente bucato
Sabba di Paralleli
Racconti Asintotici
Copertina di Andros
Dedico questo libro al tempo che ho dedicato a scriverlo; e dedico il tempo che ho dedicato a scriverlo alla dedica di questo libro. Chiamatela pure dedicazione autoreferenziale.
Prefazione
Sabba di paralleli è il titolo di una raccolta di racconti pubblicata nell'estate del 2005, con una piccola casa editrice non mercenaria, da Andros, artista poliedrico che spazia dalla scultura alla scrittura, passando per le performance, le installazioni, la pittura, i fumetti e altro ancora.
Erano venticinque racconti di lunghezza variabile fino alla singola pagina, circa la metà dei quali scritti nel corso di vari anni; i restanti invece scritti per l'occasione.
Anni dopo, Andros è rientrato in possesso dei diritti di questi racconti, che ora ripropone riveduti e corretti in formato e-book senza il supporto di alcuna casa editrice, aggiungendone cinque, tre dei quali mai pubblicati prima.
Li definisce racconti asintotici
, perché pensa che tutta l'arte sia asintotica per natura, tendendo quindi a una determinata grandezza senza mai raggiungerla; e anche paralleli, perché non crede si potranno mai toccare tra loro, neanche all'infinito.
Una dozzina di queste storie ha la caratteristica di essere costruita su giochi di parole. Come è facile notare, i giochi di parole spesso fanno ridere, ma è preferibile non ammetterlo, perché ormai sono fuori moda.
Sì, a quanto pare c'è la moda anche per le risate, e le ultime collezioni primavera/estate contemplano altre formule.
Oggi anche la risata deve sembrare intelligente, altrimenti ci sentiamo più stupidi di quanto temiamo di essere; ma mai stupidi come quando non ammettiamo l'intelligenza di una battuta solo perché è veicolata da un gioco di parole.
Alcuni di questi racconti sono strane forme parodistiche di storie d'amore, talmente bizzarre, eppure a loro modo intense, da lasciare il dubbio se siano troppo assurde oppure troppo realistiche.
Alcuni sono allegri, altri meno, altri ancora per nulla, ma soprattutto sono per lo più politicamente molto scorretti: le istanze transgender, femministe, maschiliste, sessiste, animaliste, vitaliste, e tutte le altre possibili iste, non sempre ne escono bene. Se vi stanno talmente a cuore da non sopportare che vi si faccia dell'ironia, siete avvertiti.
A parte questo, buona lettura.
Se vi verrà da ridere, potrete farlo, se vi verrà da pensare, anche: io non vi giudicherò di certo.
Leonardo Spalla
Sabba di Paralleli
Mai più di una
Cadde rumorosamente, alzando la pioggia caduta a terra in mille piccoli schizzi. La gente intorno lo guardò accigliata, sussurrando imprecazioni. Anche Astore imprecò, ma ad alta voce; la sua condizione di straccione gli consentiva di fregarsene delle convenzioni, così abbellì il tonfo con le espressioni più colorite del proprio repertorio. I passanti avevano fatto spazio intorno a lui, vuoi per gli schizzi, vuoi per gli improperi, e, lungi dal soccorrerlo, scappavano in ogni direzione, protetti da ombrelli griffati.
Pioveva con convinzione e Astore faticava a rimettersi in piedi, tanto era gonfio di acqua, e ora anche di fango.
In un ennesimo tentativo, non riuscito, Astore si accorse di qualcosa di appuntito che faceva capolino tra la fanghiglia: «Cos’è ‘sta roba?» si chiese sfilandola dal cumulo. «Sembra... sembra quasi...» mentre parlava, la pioggia si rendeva utile pulendo l’oggetto. «È un portafogli!» esclamò sorridendo con i denti superstiti. «È un portafogli!» ripetè urlando e ridendo come non gli capitava da anni. In un guizzo di entusiasmo riuscì finalmente ad alzarsi e addirittura a saltellare nel fango con insospettata agilità canticchiando: «Sono caduto, sono caduto, che culo che ho avuto, che culo che ho avuto...» e si fermò solo quando uno scivolone lo riportò nel fango. «Troppo culo, non esageriamo.» biascicò rialzandosi e si diresse sotto un ponte.
Le mani gli tremavano, non vedeva l’ora di scoprire quali tesori contenesse quel prezioso oggetto; era di pelle, pelle vera! Con tanto di rifiniture e di iniziali in oro.
«Una A e una O! Saranno le iniziali di un nome» si disse. «Un portafogli di classe come questo di sicuro sarà appartenuto a un banchiere; oppure a un finanziere, o chissà, a un nobile!»
Doveva essere sicuramente pieno di banconote di ogni taglio e persino il suo peso lasciava ben sperare. Lo aprì con delicatezza, quasi con deferenza, e cominciò a esplorare gli scomparti uno a uno avendo cura di non dimenticarne alcuno. L’angoscia si impossessò di lui quando si rese conto che era vuoto, completamente vuoto.
Preso dallo sconforto lo scagliò contro un pilone del ponte con tutta la forza che quella delusione gli aveva lasciato. Nell’impatto, però, qualcosa ne svolazzò fuori e Astore, con riaccesa speranza, si precipitò a recuperarla.
«È solo un cartoncino» disse deluso. «Chissà dov’era nascosto, non l’avevo proprio visto.» Stava per buttarlo quando si accorse che sul retro c’era scritta una frase: Mai più di una, mai meno di una.
«E che vuol dire?» disse rigirando il cartoncino tra le dita, come a cercare una spiegazione a quella frase. «È proprio una serata balorda!» concluse lasciando cadere il cartoncino nel fango dal quale era venuto e dal quale, secondo alcuni, tutti siamo venuti. Scosse vigorosamente la testa e cominciò a cercare qualche cartone per coprire il suo sonno. Prima di addormentarsi lanciò un altro sguardo al portafogli, rimasto dove lui l’aveva buttato.
«Dopo tutto è un oggetto di valore» pensò. «Vendendolo, qualche euro dovrei tirarlo su.» Lo raccolse osservandolo a lungo poi, sorridendo, si sfilò una scarpa, infilò una mano nel calzino e ne trasse una banconota da cinque euro: tutti i suoi averi, che custodiva gelosamente a costo della fame.
Con fare da cerimonia stese la moneta e la infilò nel portafogli; erano secoli che non ne aveva uno e, almeno per una notte, voleva sentirsi come tanti anni fa, quando non era ancora uno sfrido della società, ma una delle sue tante rotelle.
L’indomani mattina avrebbe cercato di venderlo e con questo pensiero si addormentò abbracciato al portafogli.
La città era ancora tra la veglia e il sonno, gli unici esercizi aperti erano i bar e le edicole. Astore vagava senza meta, intontito dal sonno e dal freddo. Si appoggiò all’entrata di un bar per poter meglio sentire il calore dei cappuccini e dei clienti, che lo avvolgeva confortandolo.
«Sarebbe bello» pensò, «entrare e prendere un caffè, magari con un bel cornetto caldo e fragrante!» Un brivido di fame lo percorse. Poi si ricordò del portafogli, lo strinse tra le mani e lo fissò con cupidigia. «Quando ti avrò venduto, potrò permettermi anche più di un pasto completo!» disse sorridendo e si incamminò verso una grande piazza con passo deciso.
Tentò prima con i negozi, ma quasi non lo facevano entrare. Provò allora con gli ambulanti delle bancarelle ma questi, impauriti dall’aria troppo lussuosa del portafogli si rifiutarono persino di toccarlo. Infine tentò di venderlo ai passanti, col solo risultato di attirare le ire di un vigile che prese a inseguirlo per ben due isolati, prima di decidere di lasciarlo andare.
Stanco e deluso, dopo ore e ore di inutile scarpinare, con la fame che se lo mangiava, tornò sotto il suo ponte per accendere un fuoco.
«Maledetto!» guaì contro il portafogli. «Nessuno ti vuole, non servi a niente!» e così dicendo lo scagliò di nuovo verso il pilone del ponte e, di nuovo, qualcosa ne uscì. Astore lo raccolse, era il suo biglietto da cinque euro.
«Porco cane» esplose. «Avevo completamente dimenticato di toglierlo; meno male che non sono riuscito a venderlo, altrimenti ci avrei rimesso cinque euro!» e così dicendo rimise, come se per lui fosse un gesto usuale, la banconota nel portafogli: fu allora che se ne accorse. «Ma... ma...» balbettò, come a cercare le parole giuste. «Qui dentro ci sono altri cinque euro! Non è possibile!»
Aveva passato le ultime ore a pensare e ripensare all’accaduto. Non riusciva a credere che un portafogli potesse stampare soldi dal nulla, eppure tutto lo lasciava pensare. Studiò la banconota in tutti i suoi particolari, ne valutò la consistenza, la carta, la filigrana, i colori. I tanti anni passati a lavorare in banca, quando la sua vita era ben diversa, non gli permettevano di sbagliare: quella era una vera, validissima, banconota dello Stato, oltretutto nuova di zecca! Nessuno poteva aver infilato cinque euro nel suo portafogli e nessuno mai lo avrebbe voluto fare, del resto. Sicuramente non poteva averla messa lui senza accorgersene. Forse i suoi cinque euro erano in realtà due banconote attaccate e lui non se n’era mai accorto? Possibile, ma molto improbabile. Aveva mentalmente ripercorso gli avvenimenti del giorno prima, a partire dalla caduta, e non c’erano altre soluzioni: il portafogli aveva generato una banconota!
«Si è sprecato, però!» tuonò all’improvviso. «Giacché c’era poteva farmi trovare cinquecento euro!» poi un pensiero lo accarezzò. «Ma sì! Quando la prima volta l’ho scagliato contro il pilone, ne è uscito un cartoncino, anche se inutile; la seconda volta sono usciti cinque euro!» ora il suo viso era luminoso come la luna. «È così! Basta picchiarlo contro qualcosa per farne uscire denaro!» e così dicendo cominciò a lanciarlo contro il pilone, il muro, il terreno, se lo lanciò persino sul piede e l’unico risultato fu che il portafogli, che prima brillava d’oro e odorava di pelle, ora fosse sporco e puzzasse di fango e urina.
«Basta!» disse sinceramente deluso. «Mi hai preso in giro! Ma almeno cinque euro me li hai dati. Mi accontenterò e, perlomeno, mangerò qualcosa, stasera!». Così, prese uno dei cinque euro dal portafogli e si rituffò nella città.
Il giorno seguente Astore si svegliò a mattina inoltrata, la notte non era riuscito a dormire pensando al portafogli e alla sua speranza tradita. Lo guardò con aria assente, ora non era più così bello, dopo il trattamento della sera prima aveva perso la sua lucentezza e la pelle risultava sporca e screpolata.
«Chissá, forse ora riuscirò a venderti» fece per togliere i cinque euro e, di nuovo, si accorse che ce n’erano due. «È assurdo!» disse allucinato. «Tu ce l’hai con me! Vuoi vedermi impazzire! Ma non ti darò questa soddisfazione» sibilò con l’aria di aspettarsi una risposta dal portafogli. Quando capì che non c’era risposta si calmò, si sedette e tentò di capire cosa stesse succedendo.
Rimase una buona mezz’ora in silenzio a fissare quel magico oggetto, distogliendo di tanto in tanto lo sguardo e gesticolando a seguire i suoi pensieri. Poi d’un tratto si alzò.
«È chiaro! Come ho fatto a non pensarci prima?» sembrava un invasato. «Ma sì! Non può che essere così! Basta lasciare per una notte dei soldi nel portafogli perché questo li duplichi! Cinque euro al giorno, sono pochi; però, posso farmi cambiare questi due cinque euro in una banconota da dieci, che il portafogli mi duplicherà. In dieci giorni metto da parte dieci banconote da dieci euro, che posso farmi cambiare con una banconota da cento. Dopo altri cinque giorni posso cambiare le cinque banconote