Tutto quello che ho
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Info su questo ebook
Liliana è positiva, ironica, sognatrice e indipendente. Crede fermamente nell’amore nonostante a quasi quarant’anni non lo abbia trovato. Non è così che aveva immaginato la sua vita.
Ma esistono degli incontri magici che stravolgono improvvisamente l’esistenza e conducono verso il proprio destino ognuno di noi. Romantico, divertente, avvincente, reale. Un romanzo che ti farà sognare, ridere, sperare, pensare e sorprendere. Perché la vita stupisce sempre e, dalla giusta prospettiva, è qualcosa di magico.
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Anteprima del libro
Tutto quello che ho - Emily Orlando
Emily Orlando
Tutto quello che ho
Copyright© 2020 Edizioni del Faro
Gruppo Editoriale Tangram Srl
Via dei Casai, 6 – 38123 Trento
www.edizionidelfaro.it
info@edizionidelfaro.it
Prima edizione digitale: dicembre 2020
ISBN 978-88-6537-718-5 (Print)
ISBN 978-88-5512-826-1 (ePub)
ISBN 978-88-5512-827-8 (mobi)
In copertina: Cold snow, Pexels – Pixabay.com
Della stessa autrice:
La vita è una semplice piuma
Qualcosa in cui sperare
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Il libro
E se tutto fosse mosso dal destino? E se la vita mandasse dei segnali per farci trovare la strada?
Liliana è positiva, ironica, sognatrice e indipendente. Crede fermamente nell’amore nonostante a quasi quarant’anni non lo abbia trovato. Non è così che aveva immaginato la sua vita.
Ma esistono degli incontri magici che stravolgono improvvisamente l’esistenza e conducono verso il proprio destino ognuno di noi. Romantico, divertente, avvincente, reale. Un romanzo che ti farà sognare, ridere, sperare, pensare e sorprendere. Perché la vita stupisce sempre e, dalla giusta prospettiva, è qualcosa di magico.
L’autrice
Emily Orlando è nata a Trento nel 1989, città dove vive, lavora e si è laureata, in Filosofia. Ha sempre nutrito grande passione per il teatro, per la scrittura e per i piccoli piaceri di ogni giorno. Ama la vita immensamente.
Dopo il successo ottenuto con il suo primo libro, La vita è una semplice piuma, emozionando lettori di tutte le età, ha scritto Qualcosa in cui sperare e, continuando a far vivere il suo sogno, Tutto quello che ho
Se tardi a trovarmi, insisti.
Se non ci sono in nessun posto,
cerca in un altro, perché io sono
seduto da qualche parte,
ad aspettare te…
e se non mi trovi più, in fondo ai tuoi occhi,
allora vuol dire che sono dentro di te.
Walt Whitman
Tutto quello che ho
Introduzione
Sei in tutto quello che scrivo, in tutto quello che vivo, in tutto quello che mi solletica la testa e mi fa uscire un sorriso.
Sei nei miei sogni più nascosti, nella luce della luna quando è piena, nel silenzio ammalato di un poeta disperato.
Sei nella canzone che passa alla radio che canticchio di sera quando mi trovo per caso in fondo alla via senza nemmeno rendermene conto.
Sei nell’arietta che passa dal finestrino, nella pioggia sul parabrezza che tolgo con il tergicristallo ma cade ancora, ancora e ancora.
Sei nel fuoco che arde quando è inverno, nel profumo dell’erba tagliata quando è estate, nel ricordo più vivo, più bello, più doloroso che ho nel cuore.
Sei in ogni foto dei paesaggi che ho osservato, sei nell’aroma del caffè al mattino, sei nel sorriso dell’uomo che incontro ogni giorno alla stessa ora davanti a casa.
Sei nel mio sogno più recondito, sei nel soffitto di camera mia che osservo per ore fino ad addormentarmi.
Sei nel tramonto quando sembra un dipinto, quando le nuvole diventano arancioni, rosse e gialle e il cielo azzurro fa da contrasto e io mi incanto, mi purifico, mi basta guardarlo per sentirmi viva.
E ogni mattina quando mi sveglio, quando navigo nel mio letto vuoto, quando mi preparo il caffè, quando mi faccio la doccia con il bagnoschiuma alla pesca e mi lavo i denti sotto a quel getto di acqua, e ogni mattina quando mangio un biscotto guardando fuori dalla finestra, quando accarezzo il mio gatto, quando saltello in cerca delle ciabatte. E ogni mattina, quando non voglio svegliarmi, non voglio alzarmi e spengo la sveglia che continua a suonare, penso che forse oggi ti incontrerò, che forse oggi ti incrocerò, almeno di sfuggita, sperando che tu riesca a vedermi anche solo per un singolo secondo.
1
Tra tante peripezie sono arrivata al mio trentasettesimo anno di età. Io che tanto sognavo di avere una famiglia a trent’anni, che sognavo di avere un marito, un figlio, un cane, una casa con il giardino dove coltivare i fiori e il basilico per farci il pesto. Io, che mi vedevo costantemente una sfigata con i capelli aranciati e il naso all’insù, così imperfetto ma così diverso, mi ero convinta che nella mia totale insicurezza avrei trovato un po’ di amore per me stessa.
Ero convinta che, passati i trenta, e poi i trentuno, trentadue e così via avrei stravolto la mia vita in un incontro, un casuale incontro come accade nei film.
Nei sogni fulminati che facevo prima di addormentarmi immaginavo di inciampare nella persona della mia vita in un modo così bello e originale che qualsiasi situazione sarebbe stata banalissima, a confronto.
L’incontro poteva accadere in un supermercato, mentre cercavo di pesare i kiwi e non ricordavo il codice. Ed eccolo lì, un uomo viene verso di me, mi sussurra il codice all’orecchio e mi chiede come mi chiamo, lasciandomi il suo biglietto da visita con aria arrogante e dolce insieme.
Ed eccolo lì (altra scena naturalmente), un uomo che mi vede impedita nella guida (cosa che sono realmente) che mi aiuta a fare manovra con la macchina e conclude con: «Ce l’hai fatta! Ora dovrai fare manovra per uscire dal mio cuore.»
Puah! Che smancerie! No, un uomo così lo avrei rifiutato o preso sotto con la macchina. Insomma non esageriamo con la dolcezza iniziale!
Beh, l’uomo di cui parlavo nell’introduzione non è né lo sciupafemmine pesa-kiwi del supermercato né l’uomo a cui ho rubato il cuore nel parcheggio. È semplicemente il mio vicino di casa, l’uomo della porta accanto, l’uomo meraviglioso che incontro raramente sulle scale e che, pur abitando di fronte a casa mia, ha un tempismo perfetto per non incrociarmi mai.
Lui è un uomo distinto, almeno quella è l’impressione che dà. Deve avere un lavoro che ha a che fare con i libri, con la letteratura o qualcosa del genere. Molto spesso noto degli scatoloni pieni di libri davanti alla porta di casa sua. Non è che ci guardo dentro, vedo solo alcune copertine spuntare fuori e un biglietto appoggiato con scritto Leggimi
.
Quel biglietto ogni settimana è lo stesso, con la stessa identica scrittura neutra, lineare, scritta senza particolare fretta e con le lettere molto vicine dalla forma allungata.
Sarei curiosa di sapere di cosa parlano quei libri, se hanno l’odore dei miei, tutti impolverati sulla libreria in mogano che ho comprato in un negozietto di cose usate. Sarei curiosa di sapere se quel Leggimi
sia da parte di un uomo o di una donna, se ci ha lasciato il proprio profumo piegandolo, cosa pensa il vicino di cui non so ancora il nome quando apre la scatola piena di libri, se è uno che legge prima il biglietto e poi guarda il contenuto, se è attento o distratto nel suo vivere la vita, se si lascia trasportare da ciò che gli accade o se pianifica tutto.
L’unica cosa che conosco è il suo cognome, Minelli, un cognome semplice come tanti altri, un cognome anonimo o quasi, scritto velocemente a penna su due pezzi di carta, anzi tre, e appiccicati uno sul campanello, uno sulla porta e uno sulla cassetta della posta.
L’unica cosa che so è che quando rincasa un attimo prima di me odoro le scale fino alla sua porta perché il suo profumo si sente, si percepisce, entra nel cuore.
L’unica cosa che so è che non vorrei diventare una donna di mezza età stalker, zitella, sfigata che passa le giornate rinchiusa in casa a guardare dallo spioncino della porta. Se sarà destino lo incontrerò di nuovo e, come diceva Walt Whitman, dovrò vedere come non perderlo più.
2
Ci sono due cose che calmano il caos che a volte sento dentro di me: ascoltare a palla musica rock (che generalmente dura dieci minuti visto che la signora del piano di sopra si attacca al campanello per farmi smettere) e scrivere racconti pieni di avventura per far vivere un po’ la donna che ho dentro. Vivo, scrivo e vivo ancora. Se non vivo non scrivo, per me è così.
Io non posso definirmi una scrittrice, scrivo per passione, scrivo per ridere, scrivo per dare tagli drastici al passato e rielaborare le idee. Scrivo quando qualcosa mi sconvolge, in bene o in male, scrivo per capire. Coloro la mia vita con sfumature nuove che non avevo considerato, cerco tutti i punti di vista di un evento sorprendente, cerco la me in ogni cosa, la me negli occhi di un passante, la me in un sentimento nuovo. Cerco di seminare parte di me in ogni parola, come un pittore che riempie di colore il muro della sua camera da letto.
Vivo in bilico tra realtà e fantasia. Ci sono sere d’estate in cui prendo una coperta, scavalco il muretto del parco dietro casa che di notte è chiuso e mi sdraio a guardare il cielo. L’arietta mi scompiglia i capelli, le nuvole corrono silenziose, i lampioni si accendono e le girandole irrigano i fiori e le piante. Il profumo dell’acqua che colpisce il verde mi dà un senso di pace e sorrido mentre mi perdo in un ricordo, in una fantasia, in un viaggio mentale che mi porta in luoghi mai visti, perfetti, incredibili.
Al mattino sono un vero disastro: mi guardo allo specchio per pochi secondi e faccio fatica ad accettarmi. Forse mi paragono troppo alle belle ragazze che vedo tra gli amici su Facebook, forse mi paragono a quelle sicure di loro stesse che passeggiano con la bocca colorata di rosso e i capelli biondi fino a metà schiena. Forse si fa sempre fatica ad accettarsi.
A volte maledico Francesca, mia sorella, che mi ha detto che i baffetti che mi crescevano sotto al naso potevo raderli con il rasoio e che poi non mi sarebbero mai più cresciuti. E la stessa sorella-genio (così la chiamo io) mi ha detto anche che le ciglia lunghe vengono a quelle che, con la luna crescente, le tagliano e ci danno una spuntatina leggera, o che se non mi depilo le gambe e ci metto sopra lo schiarente non si nota la differenza perché i peli diventano invisibili.
Comunque sia, al di là di tutto questo, sono felice. Sono una persona felice e non so dire bene il perché. Vedo il bello in ogni cosa e mi emoziono facilmente. Inoltre sento, sento davvero: sento tutto dentro di me amplificato a mille, riesco a sentire anche quello che sentono gli altri e talvolta percepisco l’energia delle persone.
Questa mattina è una delle tante mattine in cui mi alzo malvolentieri. Fuori piove, io ho freddo e sotto al piumone sto troppo bene. Devo andare al lavoro, le strade saranno trafficate per via del temporale e non ho niente di decente da mettermi. Guardo il cesto della lavatrice che straborda di vestiti e mi dico che forse, stasera, dovrò dedicarmi al lavaggio di tutta quella roba.
Mentre bevo il caffè guardo il frigo assorta da pensieri e il biscotto che stavo immergendo si spacca e si scioglie nella tazzina (una delle cose che non sopporto!).
A cosa sto pensando… Faccio spesso il punto della situazione per capire dove sono arrivata, come ho cambiato la mia vita, se mi piace il mio lavoro, la casa in cui sto. Se devo spazzolare il mio gatto e ogni quanto, quale è stato l’ultimo libro che ho iniziato senza finirlo e chissà di cosa parlava, se i miei sette chili presi nell’ultimo anno siano facilmente smaltibili.
Il tempo corre, quanto corre…, e quanto ne perdiamo convinti di poter posticipare ogni cosa.
"Lo farò dopo, o un altro giorno!» quante volte ce lo diciamo? E poi un impedimento fa sì che quella