Diritto dell'ambiente: Teoria e test di normativa ambientale per la preparazione ai concorsi pubblici
Di C. Appierto
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Indice:
Capitolo 1 Normativa in materia ambientale
1.1 Finalità del diritto dell’ambiente
1.2 Fonti del diritto ambientale
1.3 Le norme della Costituzione
1.4 La legge statale e le leggi regionali
1.5 Il Codice dell’ambiente (D.Lgs. 152/2006)
Capitolo 2 L’ONU e l’Unione europea in tema di ambiente
2.1 Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP)
2.2 Rapporto ONU sulle risorse idriche mondiali
2.3 L’Unione europea e l’ambiente
2.4 Il Protocollo di Kyoto
Capitolo 3 Il Codice dell’ambiente
3.1 Introduzione
3.2 Ripartizione del Codice dell’ambiente
Capitolo 4 Organizzazione pubblica per la tutela dell’ambiente e del territorio
4.1 Il Ministero dell’ambiente, del territorio e del mare dopo il D.P.C.M. 6 novembre 2019, n. 138
4.2 Il sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente
4.3 Arma dei Carabinieri - assorbimento del Corpo Forestale dello Stato
4.4 Il Reparto Ambientale Marino delle Capitanerie di Porto
4.5 Le Regioni
4.6 Le Città metropolitane
4.7 Le Province
4.8 I Comuni
Capitolo 5 Procedure per VAS, VIA e AIA
5.1 Premessa
5.2 Definizioni
5.3 Oggetto della disciplina
5.4 Valutazione ambientale strategica (VAS)
5.5 Valutazione di impatto ambientale
5.6 Autorizzazione integrata ambientale (AIA)
Quesiti a risposta multipla
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Diritto dell'ambiente - C. Appierto
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Capitolo 1 Normativa in materia ambientale
1.1 Finalità del diritto dell’ambiente
Il diritto dell’ambiente è una branca del diritto che si occupa dell’ambiente.
Le finalità del diritto ambientale, prevalentemente, riguardano:
- protezione, tutela, salvaguardia e miglioramento dell’ambiente;
- disciplina dello sviluppo, regolando e limitando attività e iniziative non eco-compatibili;
- adozione di misure volte ad evitare lesioni all’ambiente o tentare, quantomeno, di ridurne i danni;
- modificazione dei comportamenti, sia che si tratti di prassi diffuse tra i cittadini, sia di processi produttivi delle imprese, sia dell’azione delle pubbliche amministrazioni.
Tutto ciò costituisce, oggi, uno dei principi cardine cui s’ispira la governance europea e nazionale.
1.2 Fonti del diritto ambientale
La disciplina dell’ambiente rappresenta un settore caratterizzato da una pluralità di fonti in costante evoluzione di pari passo con la crescente consapevolezza della delicatezza della risorsa ambientale.
La vigente disciplina nazionale sull’ambiente rappresenta l’attuazione della normativa comunitaria recepita nel nostro ordinamento anche in considerazione dello sforzo della giurisprudenza di adattare il sistema interno a quello europeo.
1.3 Le norme della Costituzione
L’ambiente è protetto come elemento e fattore determinante della qualità della vita. La sua protezione non persegue astratte finalità naturalistiche o estetiche: esprime l’esigenza di un habitat naturale nel quale l’uomo vive ed agisce, necessario alla collettività e per essa a tutti i cittadini, secondo valori largamente sentiti: l’esigenza è imposta anzitutto da precetti costituzionali - artt. 9 e 32 Cost. - per cui assurge a valore primario ed assoluto.
Le norme ordinarie che in attuazione di questi precetti disciplinano e assicurano il godimento collettivo e individuale dei beni ambientali alla comunità nazionale e a tutte le sue componenti locali, assicurano la loro tutela imponendo a coloro che ne hanno la cura specifici obblighi di vigilanza e di intervento; l’applicazione di sanzioni penali e amministrative previste dalla legge intende assicurarne la tutela concreta ed efficace. L’ambiente è un bene giuridico in quanto riconosciuto e tutelato da norme.
La Corte costituzionale (sentenza 28 maggio 1987, n. 210) affermò che la legislazione statale già allora vigente e l’intento di creare ulteriori istituti giuridici per la sua protezione esprimevano un riconoscimento specifico alla salvaguardia dell’ambiente come diritto fondamentale della persona e interesse fondamentale della collettività, tendente ad una visione unitaria del bene ambientale comprensiva di tutte le risorse naturali e culturali. Essa comprende la conservazione, la razionale gestione ed il miglioramento delle condizioni naturali (aria, acque, suolo e territorio in tutte le sue componenti), l’esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri e marini, di tutte le specie animali e vegetali che in esso vivono allo stato naturale ed in definitiva la persona umana in tutte le sue estrinsecazioni
.
Non può essere possibile oggetto di una situazione soggettiva di tipo appropriativo: appartenendo alla categoria dei così detti beni liberi, è fruibile dalla collettività e dai singoli.
La previsione del danno che il bene può subire è individuata dalla legge come compromissione dell’ambiente conseguente alla sua alterazione, deterioramento o distruzione, cagionata da fatti commissivi o omissivi che violano le leggi di protezione e di tutela ed i provvedimenti regolatori adottati in base ad esse. Violazioni che si traducono, in sostanza, nella vanificazione delle finalità protettive e per sé stesse costituiscono danno (Coste cost., sentenza 30 dicembre 1987, n. 641).
È stato ritenuto che il diritto all’ambiente salubre sia un diritto fondamentale tutelato dall’art. 32 della Costituzione, così come il diritto al lavoro dalla stessa affermato all’art. 4: tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile individuare uno di essi che abbia prevalenza assoluta sugli altri.
La tutela deve essere sempre sistemica e non frazionata in un serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro
(Corte cost., sentenze 28 novembre 2012, n. 264 e 9 maggio 2013, n. 85).
La compromissione dell’ambiente trascende il mero giudizio del danno patrimoniale derivato ai singoli beni che ne fanno parte perché il bene pubblico, che comprende l’assetto del territorio, la ricchezza di risorse naturali, il paesaggio come valore estetico e culturale e come condizione di vita salubre di tutte le sue componenti, deve essere considerato unitariamente per il valore d’uso da parte della collettività, quale elemento determinante della qualità della vita della persona, singola e nella sua aggregazione sociale (Cass., sez. III civ., 10 ottobre 2008, n. 25010).
1.4 La legge statale e le leggi regionali
L’art. 117 della Costituzione stabilisce al comma 2, lettera s), la potestà legislativa esclusiva dello Stato nelle materie relative alla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Il terzo comma dello stesso articolo prevede che sono materie di legislazione concorrente la valorizzazione dei beni ambientali ed il governo del territorio.
Nelle materie di legislazione concorrente spetta alla Regione la potestà legislativa, salvo la determinazione dei principi fondamentali riservata allo Stato.
La definizione dei due ambiti di competenza legislativa ha presentato difficoltà ed è stata motivo di numerose sentenze della Corte costituzionale relative a leggi statali ritenute dalle Regioni incidenti sulla potestà loro attribuita dal terzo e, in via residuale, dal quarto comma, ovvero di leggi regionali relative a materia ritenuta dallo Stato compresa nella propria potestà legislativa esclusiva.
La Corte costituzionale (sentenza n. 378 del 14 novembre 2007) ha affermato che «quando si guarda all’ambiente come ad una materia di riparto della competenza legislativa tra Stato e Regioni, è necessario tener presente che si tratta di un bene della vita, materiale e complesso, la cui disciplina comprende anche la tutela e la salvaguardia delle qualità e degli equilibri delle sue singole componenti. Oggetto di tutela, come si evince anche dalla Dichiarazione di Stoccolma del 1972, è la biosfera
, non solo nelle sue varie componenti, ma anche per le interazioni fra