L'estate più lunga
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Anteprima del libro
L'estate più lunga - Carla V. Croce
lunga
Carla V. Croce
L’estate più lunga
Il Novecento era alle porte, con il nuovo secolo erano in arrivo nuove scoperte e mutamenti epocali, ma nelle città permanevano i segni drammatici della contrapposizione di due classi sociali ben distinte, da una parte la miseria degli operai e dall'altra la ricchezza quasi offensiva della borghesia che era la classe dominante.
Un secolo importante quello che si stava affacciando, un secolo che avrebbe segnato una svolta in diversi campi dalla ricerca fino a giungere ad una maggiore attenzione per i diritti umani, ma in quel paesino del Piemonte niente pareva cambiare. A Sandra quella vita stava parecchio stretta anche se l’agiatezza della sua famiglia la poneva in una condizione privilegiata rispetto alla maggior parte dei paesani che erano costretti a lavorare sodo per un misero salario.
Era il giorno di visita a sua madre. Già, sua madre, troppo afflitta dalle sue enormi difficoltà per essere in grado di occuparsi di lei, ma in fondo a chi potevano interessare i problemi di una ragazzina?
Andiamo? La carrozza è pronta. Ma come ti sei vestita?
Quanto parlava sua sorella! Marta era la primogenita, quella intelligente e sempre perfetta.
Quella mattina sfoggiava un nuovo vestito, color rosa cipria con i merletti applicati sui polsi e sul colletto. Vanitosa e opportunista, era questa l’idea che di lei aveva Sandra, secondo lei Marta era costantemente alla ricerca di un marito, che doveva assolutamente essere ricco e di illustre lignaggio, se possibile. E uno forse l'aveva accalappiato.
Il partito perfetto si era presentato qualche tempo prima, si trattava di un giovane di nobili natali, Francesco d’Altavilla, rampollo del conte Umberto, la cui famiglia era esponente di spicco della nobiltà torinese, con una galleria di antenati da far invidia al Re in persona!
Il giovane conte non perdeva occasione per rimarcare la sua condizione sociale, il suo rango. Oltre alla musica amava in maniera quasi ossessiva il cibo e il vino perciò accettava sempre di buon grado gli inviti a pranzo che quella scervellata di Marta gli rivolgeva, il che agli occhi di Sandra lo faceva apparire come un appiccicoso approfittatore del quale non sopportava più la presenza. Anche quel giorno era lì e le avrebbe accompagnate come un cane accompagna il padrone!
La carrozza percorse la vecchia strada sterrata che, a parte i viottoli e i sentieri percorsi di solito da muli ed asini, era l'unica via di comunicazione tra le borgate appollaiate sulla collina e il paese più vicino che si trovava a fondo valle.
Marta si teneva un fazzoletto premuto sul naso per proteggersi dalla polvere e dagli odori poco piacevoli esalati dalle stalle e ascoltava i discorsi inutili di Francesco mentre Sandra avrebbe voluto scendere dalla carrozza e correre attraverso i campi di grano.
Ed ecco l'ospedale. Ogni volta Sandra era assalita da una tristezza profonda che si acuiva quando vedeva quei camici bianchi, per non parlare dei lamenti che provenivano da alcune stanze o degli sguardi fissi nel vuoto di alcune degenti che le provocavano un'angoscia simile alla nausea.
Sandra si sentiva soffocare. Sua madre non era come quella gente, ma perché allora la tenevano chiusa lì dentro?
Vai da lei intanto che parlo al professore.
Passarono minuti interminabili poi un urlo echeggiò nei corridoi della clinica. Carmen si dimenava nel letto e Sandra la guardava attonita, non si aspettava di dover assistere a quello spettacolo e non sapeva cosa fare per calmare la madre.
Non volevo...mamma!
Ma gli spasmi del suo corpo erano ormai incontenibili.
Ci pensarono gli infermieri che entrarono di corsa, bisognava sedarla e subito, la crisi di nervi era più intensa del solito.
Mentre il primo la teneva ferma, l'altro le legò i polsi con delle lunghe bende che furono saldamente assicurate ai piantoni laterali del letto. L'ago della siringa si conficcò nella sua carne, senza ritegno né un briciolo di umanità. Passarono soltanto pochi secondi e Carmen si abbandonò a quel sonno forzato e profondo che soltanto i farmaci sanno dare.
Marta entrò nella stanza, afferrò per un braccio la sorella portandola nel corridoio.
Ma che le hai fatto? Ti ho lasciato con lei pochi minuti e guarda!
Ma non ho fatto niente, non è colpa mia!
"Brutta insolente, sei davvero inaffidabile! Oh, ma vedrai che prima o poi ci vai in collegio, non ne posso più di te! Andiamo, Francesco ci aspetta alla carrozza.
Sandra, sbuffando, seguì la sorella. Era avvilente sentirsi sempre denigrata, mai un complimento o un elogio, pensare che era considerata la più promettente scolara dell'Istituto di Belle Arti, malgrado il comportamento ribelle. La passione per la pittura l’aveva ereditata dalla madre che era davvero brava, il padre? Lui era troppo occupato nei suoi viaggi alla ricerca di preziosi pezzi d’antiquariato, ma soprattutto troppo indaffarato a correre dietro sottane svolazzanti, per Sandra era sicuramente la causa dei problemi familiari, ma il problema che presto avrebbe dovuto affrontare, suo malgrado, era l’imminente fine dell’ anno scolastico.
I presupposti del suo ingresso in un collegio c'erano tutti. Non sarebbe stata una bella estate, ne era consapevole, ma era più forte di lei, non riusciva a stare lontana dai guai e l’ultimo era davvero grave.
Dai, fai presto e spegni quella sigaretta!
Il bocchino e le sigarette erano in bella vista sulla scrivania, alla direttrice piaceva fumare e per Sandra quella era una vera tentazione, seduta al posto di comando, si atteggiava imitando la mummia
, come lei la chiamava per via di il suo aspetto che quei vecchi tailleur neri lunghi fino alle caviglie, non rendevano certo più allegro.
Clara fremeva davanti alla porta, fare da palo non le piaceva per nulla. La ricreazione era quasi finita e la direttrice poteva arrivare da un momento all'altro, si erano cacciate in un grosso guaio.
Non avrei dovuto darti retta, se ci pescano stavolta è la fine! Allora, l’hai trovata?
Quante scartoffie sulla scrivania! ma dove l’aveva messa? Doveva recuperare la lettera indirizzata a suo padre e distruggerla.
No no no, accidenti!
Ma cos’hai fatto? O mio Dio!
Nella fretta la sigaretta si era sfilata dal bocchino cascando sui documenti, era tardi per correre ai ripari e i passi nel corridoio si avvicinavano inesorabili. La mummia
entrò nel suo ufficio.
Ma che state facendo? Antonio, corra! E voi due non vi muovete, questa volta è davvero troppo! ANTONIO!
La direttrice era una furia, questa volta erano davvero nei pasticci e le conseguenze non si sarebbero fatte attendere.
Il consiglio di classe si riunì nel pomeriggio, i professori presero posto nella grande aula. Un altro anno scolastico stava finendo e a loro era riservato l'ingrato compito di decidere chi fosse meritevole di proseguire e chi doveva fermarsi.
Ad uno ad uno i fascicoli delle studentesse venivano vagliati, giudicando sia il profitto che il comportamento di ognuna di loro.
Sandra Grimaldi. Qui ce né da dire, il profitto è sufficiente, ma non si è mai sprecata direi, il comportamento poi: irriverente, insolente, per non parlare della sua ultima performance, un atto gravissimo, ingiustificabile!
La direttrice era determinata a non ammetterla all'esame finale, la famiglia era benestante e la retta che ricevevano certamente era un buon introito per l'istituto, ma a tutto c'era un limite!
Dobbiamo considerare il brutto periodo che ha dovuto affrontare, la madre in quelle condizioni, la non presenza del padre, non è un cattivo elemento e la sofferenza è la causa della sua ribellione.
Don Claudio, l’insegnante di religione, aveva preso a cuore la ragazza, le aveva parlato in diverse occasioni durante le lezioni e aveva riconosciuto in lei sensibilità e bisogno di attenzioni.
Ma ha cercato di rubare nel mio ufficio, per non parlare del registro danneggiato! Se permettiamo certi comportamenti dove arriveremo?!
Sandra era il pomo della discordia: era il caso di perdonare o punire con una espulsione?
Domani mattina convochiamo in presidenza sia lei che Clara con i rispettivi genitori, pretenderemo delle scuse formali e magari, per punizione, troviamo il modo di far passare loro una pessima estate, raddoppiando i compiti, per esempio, propongo di dare loro una possibilità!
Don Claudio propose la sua soluzione, non fu facile far cambiare idea alla direttrice, ma anche altri professori furono d'accordo nel dare una punizione esemplare evitando l'espulsione dalla