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Longevità e Immortalità per Mezzo delle Vibrazioni
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E-book254 pagine4 ore

Longevità e Immortalità per Mezzo delle Vibrazioni

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La vita è il risultato dell’equilibrio oscillatorio dinamico delle cellule, equilibrio mantenuto certamente dalle forze del campo     esterno, ed in particolare da quelle della radiazione cosmica che bagna e penetra tutti gli organismi viventi.
Dal punto di vista pratico, avendo osservato che la malattia risulta dallo squilibrio oscillatorio cellulare, ho immaginato dispositivi elettrici capaci di ristabilire, attorno all’organismo minacciato, il campo di onde nel suo valore normale. E vi sono riuscito usando specialmente generatori locali di oscillazioni ad altissima frequenza, e circuiti oscillanti e risonanti, dei quali, in quest’opera, spiego il funzionamento.
In questo studio ho tenuto a riunire, da una parte, l’esposizione particolareggiata delle mie Teorie dell’Oscillazione Cellulare, del mio radio-cellulo-oscillatore e dei miei circuiti oscillanti, in quanto esse consentono di comprendere il significato dei risultati ottenuti; dall’altra, il rapporto preciso dell’applicazione pratica dei miei metodi e dei risultati registrati nel trattamento delle diverse malattie”
 
 
Grazie alla mia Teoria dell’Oscillazione Cellulare, sono riuscito a gettare un ponte tra il   positivismo e la metafisica, e ad attenuare, con l’apporto di dati scientifici, l’incertezza            angosciosa della longevità e dell’aldilà.
 
 
LinguaItaliano
Data di uscita2 lug 2020
ISBN9788869375484
Longevità e Immortalità per Mezzo delle Vibrazioni

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    Anteprima del libro

    Longevità e Immortalità per Mezzo delle Vibrazioni - Georges Lakhovsky

    ​CONCLUSIONE

    INTRODUZIONE

    Le ricerche fatte in una diecina d’anni per precisare la parte rappresentata in biolo­gia dalle oscillazioni elettriche e dalle onde cosmiche» mi hanno consentito di raccoglie­re, in questo campo, un certo numero di os­servazioni e di fatti sperimentali. Tali ricer­che, iniziate senza pregiudizi, mi hanno con­dotto progressivamente ad elaborare, è in se­guito, a verificare una teoria coordinatrice delle mie constatazioni.

    Siccome, e soprattutto nel campo della biologia, le idee progrediscono più rapida­mente delle esperienze, si comprenderà fa­cilmente che i miei primi lavori, piuttosto teorici, abbiano avuto la funzione di prepa­rare la strada ai risultati di ordine essenzial­mente pratico che ho ottenuto in seguito.

    Una serie di opere precedenti traccia il cammino delle mie ricerche, di cui questo stu­dio vuol essere in qualche modo la sintesi.

    Ne L’Origine della Vita propongo un certo numero di problemi fisiologici rimasti nell’ombra : il problema dell’istinto, quello dell’orientamento, e quello della radiazione degli esseri viventi. Ne offro ora la soluzione esponendo la mia teoria dell’oscillazione cel­lulare.

    Una recente edizione di quest’opera pub­blicata sotto il titolo Il segreto della Vita e completata da quattro capitoli nuovi, con­tiene il risultato dei miei ultimi lavori.

    Nell’ Universione estendo a tutto l’u­niverso fisico i principi dell’oscillazione cellu­lare posti per la biologia e spiego la parte del­la radiazione cosmica.

    Nel Contributo all’ Etiologia del Can­cro (esamino un caso particolare dell’o­scillazione cellulare : quello nel quale la va­riazione del campo di forze delle onde cosmi­che, prodotte dalla natura geologica e dalle proprietà elettriche del terreno, determina negli individui lo squilibrio oscillatorio e pro­voca la formazione di neoplasmi per anoma­lie della divisione cellulare.

    Le ricerche riferite in queste opere mi hanno portato a comprendere la vita come il risultato dell’equilibrio oscillatorio dinamico delle cellule, equilibrio mantenuto certamen­te dalle forze del campo esterno, ed in parti­colare da quelle della radiazione cosmica che bagna e penetra tutti gli organismi viventi.

    Dal punto di vista pratico, avendo osser­vato che la malattia risulta dallo squilibrio oscillatorio cellulare, ho immaginato disposi­tivi elettrici capaci di ristabilire, attorno all’organismo minacciato, il campo di onde nel suo valore normale. E vi sono riuscito usan­do specialmente generatori locali di oscilla­zioni ad altissima frequenza, e circuiti oscil­lanti e risonanti, dei quali, in quest’opera, spiego il funzionamento probabile.

    In questo studio ho tenuto a riunire, da una parte, l’esposizione particolareggiata del­le mie Teorie dell’oscillazione cellulare, del mio radio-cellulo-oscillatore e dei miei circuiti oscillanti, in quanto esse consentono di com­prendere il significato dei risultati ottenuti; dall’altra, il rapporto preciso dell’applicazio­ne pratica dei miei metodi e dei risultati re­gistrati nel trattamento delle diverse malattie.

    Sebbene alcune comunicazioni contenute in questo volume siano già state menzionate nelle mie prime opere, ho voluto ripubblicar­le per dare la sintesi di tutte le mie ricerche.

    Grazie alla mia Teoria dell’oscillazione cellulare, sono riuscito a gettare un ponte tra il positivismo e la metafisica, e ad attenuare, con l’apporto di dati scientifici, l’incertezza angosciosa della longevità e dell’al di là.

    Spero che queste pagine aiuteranno a fa­re approfondire i nuovi problemi che l’azio­ne delle onde pone tanto alla biologia quanto alla metafisica, e spiegheranno la ragion d’essere della vita e dell’intero universo. Spe­ro anche che dall’approfondimento di questi problemi derivi nuovo progresso nella via or­mai aperta alla comprensione del problema tanto misterioso della vita.

    PARTE PRIMA LA BIOLOGIA OSCILLATORIA E LA FILOSOFIA DELLA LONGEVITÀ

    ​LA LONGEVITA’

    Nelle mie diverse opere, Il segreto della vita,l’Universione, Contributo alla eziolo­gia del cancro, L’oscillazione cellulare (S.A.C.L.), La Terra e noi (Fasquelle), La Natura (Doin), L’oscillatore a onde multiple (S.A.C.L.), ho affermato che la vita risulta dalla vibrazione di ogni cellula vivente trovantesi nel campo di forze delle onde cosmiche.

    Più innanzi esamineremo, in teoria e in pratica, il meccanismo della biologia e della nuova terapia alla luce dei principi dell’oscil­lazione cellulare.

    Ora è necessario « fare il punto » per comprendere esattamente dove siamo giunti. Quale profitto, per il presente e per il futu­ro, si può trarre da codesti fatti nuovi? In quale misura la teoria oscillatoria modifica le nostre concezioni biologiche, la filosofia della longevità e perfino le nostre nozioni metafisi­che sul soprannaturale?

    I positivisti — e molti che son tali senza saperlo — mi diranno :

    « A che pro una nuova teoria, a che pro un nuovo principio, se non debba risultarne un progresso effettivo e tangibile per l’umanità? ». E subito dopo a mo’ di con­clusione : La vita è il nostro bene essen­ziale. Per mediocre che essa sia tutti i nostri atti tendono ad approfittarne il più possibile ed a conservarla. La teoria dell’oscillazione cellulare, che apre tante strade alla terapia nuova, può farci sperare in un reale progres­so nell’arte di vivere, e darci qualche moti­vo di migliorare e di prolungare la nostra esi­stenza?.

    Non esiterei a rispondere affermativamente, perché i metodi di terapia oscillato­ria da me proposti consentono di realizzare nuovi progressi nel campo della medicina e dell’igiene e contribuiscono, ipso facto, a fa­cilitare l’esistenza e ad aumentare la longe­vità.

    Ma ora vorrei affrontare il centro del problema e, per conseguenza, considerarlo soprattutto dal punto di vista filosofico, perché nell’oscillazione cellulare non bisogna ve­dere soltanto un metodo nuovo atto a genera­re fertili applicazioni, ma un principio real­mente inedito destinato a modificare profon­damente le nostre concezioni.

    Come vedremo in un apposito capitolo, per diventar vecchi senza malattie — poiché tale è l’ideale umano, almeno lo scopo im­mediato della vita — non basta avere a pro­pria disposizione un corredo di precetti igienici e numerosi rimedi. Bisogna vedere più alto e più lontano : bisogna studiare altri fattori i quali minano il nostro organismo e ab­breviano la nostra esistenza.

    Un filosofo, forse in vena di umorismo, pretendeva che non si morisse se non quando lo si voleva, o piuttosto, per colpa di una ne­gligenza, come di sorpresa, in un momento in cui ci si dimentica di vivere.

    La condizione essenziale per durare, è dunque quella di voler vivere, intensamente e con tutte le forze.

    Ma questo non basta : bisogna vivere nel­la pace del cuore e nell’equilibrio morale che conferisce ad ogni uomo il sentimento della giustizia e della buona volontà.

    Finalmente, non bisogna temere la mor­te, ma considerarla come il limite naturale della nostra esistenza terrestre — il sonno do­po una giornata di fatica — e come il passag­gio inevitabile che conduce alla sopravvivenza.

    Mi sembra dunque che per migliorare e prolungare la vita, bisognerebbe attenersi alle tre regole seguenti :

    Primo principio

    Credere alla longevità, cioè aver fede nel­la possibilità di raggiungere la vecchiaia, e voler diventar vecchi.

    Secondo principio

    Evitare di compromettere la nostra esi­stenza astenendoci dall’essere gelosi, invidiosi o cattivi; e praticare la bontà, indispensa­bile all’equilibrio della nostra salute fisica e morale.

    Terzo principio

    Non aver paura della morte, e credere alla sopravvivenza, cioè in Dio, perché il dub­bio e il timore della morte abbreviano l’esi­stenza.

    Mi sforzerò di sviluppare questi tre pun­ti di vista filosofici senza allontanarmi mai dai fatti scientifici sperimentali che consento­no di poggiare questi principi su solide basi.

    Del resto io non mi colloco né sul terreno della morale, nè su quello della religione, ma esclusivamente su quello dell’igiene filosofi­ca, la quale deve consentirci di raggiungere una felice longevità.

    I. - Credere alla longevità.

    Non possediamo forse serie ragioni per credere alla longevità?

    Non basta dire che vi sono esempi di esi­stenze molto lunghe. Tali esempi esistono e soltanto la nostra ignoranza ci permette alle volte di dubitarne.

    In un libro notevole il filosofo Gio­vanni Finot, ci dimostra che gli esempi di longevità non sono tanto rari come general­mente si crede.

    Testimonianze concernenti vite dei centenari si sono raccolte dalla più remota anti­chità. Evidentemente è impossibile controlla- t re nei registri dello Stato Civile i 969 anni di Matusalemme o gli 802 di quel re dell’isola di Locmia, di cui parlano Plinio e Valerio Mas­simo. Anche procedendo alle tare più serie, non c’è il minimo dubbio nel fatto che questi fortunati siano morti ultracentenari. Strabone cita abitanti del Pendjab viventi più di 200 anni. Plinio riferisce che un censimento di 3 milioni di abitanti della Gallia cisalpina, al tempo di Vespasiano, avrebbe dato 170 cen­tenari, ossa 1 centenario per 20.000 abitanti. Secondo Plino, va ricordato ancora, Marco Apponio che avrebbe vissuto 150 anni; secon­do Luciano, Tiresia che avrebbe vissuto 6 se­coli e gli abitanti del monte Athos che sareb­bero rimasti al mondo 130 anni. Alessandro Cornelio cita un Illirio di 500 anni, chiamato Dandone, e Anacreonte riferisce che Cingra, re di Cipro avrebbe raggiunto l’età di 160 anni.

    Nelle vite dei Santi troviamo : San Simone, nipote della Vergine Maria, 107 anni; S. Narciso 165 anni; Sant’Antonio, 105; l’Ere­mita Paolo 113; il venerabile Albuma, vesco­vo di Etiopia, più di 150 anni.

    Haller nei suoi Elementi filosofici ci in­segna che l’uomo è uno degli animali più lon­gevi. Il limite normale della sua esistenza sembrerebbe 200 anni. Secondo Haller due centenari sono morti accidentalmente l’uno a 152, l’altro a 169 anni. Il primo Tomaso Barr, di indigestione dopo una festa data in suo onore dal re d’Inghilterra; il secondo per colpo di freddo. Quest’ultimo a 140 anni ave­va due figli dell’età di 102 e di 100 anni.

    Secondo una statistica del 1897, a Bue­nos-Ayres viveva un negro, Bruno Cotrim di oltre 150 anni; e in Serbia 3 vecchi dai 135 ai 140 anni; 18 da 126 a 135, 123 da 115 a 125, e 290 da 105 a 195. Nel 1890 negli Stati Uniti si contavano 3891 centenari, e a Lon­dra 21.

    Anche in Russia si trovano molti cente­nari. La statistica del 1850 registra in Livonia l’esistenza di un vecchio di 168 anni che si era battuto a Poltava nel 1709.

    Si cita anche un canonico di Lucerna che nel 1346 morì a 186 anni. Un arcivescovo un­gherese, Monsignor Spodisvoda, un abate scozzese ed un agricoltore croato avrebbero raggiunto l’età di 185 anni.

    In Egitto vive un vecchio di 154 anni, il quale ricorda ancora le proprie funzioni di console sotto Napoleone I, ed in Turchia un vecchio di 156 anni chiamato Zaro. Quest’ul­timo è stato recentemente fotografato e cine­matografato. A giudicare dall’aspetto e dall’andatura non gli si darebbero più di settan­t’anni.

    Non insisteremo su queste osservazioni sempre più frequentemente registrate dalla statistica.

    Da un complesso di fatti particolari così abbondante i demografi non hanno mancato di dedurre alcune leggi generali non prive di interesse. A cominciare dal secolo decimo nono, e specialmente a cura degli istituti di as­sicurazione, sono state compilate statistiche, nelle quali anno per anno sono stati registrati il numero e l’età dei centenari delle diverse regioni d’Europa e degli Stati Uniti. Partico­larmente interessanti a questo riguardo sono le statistiche della Caisse Lafargue, creata nel 1791, e quella del Morning Post di Londra, tra il 1877 e il 1896, secondo le quali la pro­porzione dei centenari sarebbe, per la prima del 2,4, e per la seconda del 4 per ogni 10.000 persone.

    È’ importante osservare che negli organi­smi eccezionalmente dotati, capaci di vivere 100 e più anni, la vecchiaia non si accompa­gna generalmente alla decrepitezza, alla ma­lattia, e alle degenerazione. Essa, al contrario, mantiene un equilibrio armonioso tra la mag­gior parte delle facoltà fisiche e mentali del soggetto, che sembra prolungare veramente la propria vita senza precipitare in un’eccessiva decadenza.

    La maggior parte dei candidati centenari, che superano senza accidenti il periodo critico durante il quale si verifica frequentemente la perdita di alcune facoltà, consegue una nuova giovinezza che sembra il preludio di una nuova esistenza.

    Haller, Blandin e diverse altre celebrità mediche, constatano l’apparizione di una ter­za dentizione a partire, presso a poco, dall’ot­tantesimo anno di vita. Il dott. Graves riferi­sce il caso di una donna alla quale a 110 anni spuntarono denti nuovi, mentre i capelli, in­canutiti, riprendevano il colore originale. Altri soggetti, tra i 90 e i 107 anni, ebbero una nuo­va dentizione. Non diversamente accade per alcuni altri sensi o facoltà fisiologiche.

    Fra i centenari e i molto vecchi, facoltà fisiche e facoltà intellettuali vanno, del resto, generalmente di pari passo.

    Gladstone, il celebre ministro inglese av­versario di Disraeli, malgrado la tarda età, qualche anno prima di morire, si svagava ab­battendo alberi a colpi di ascia.

    Da secoli non si è mai rinunciato ad in­terrogare i centenari per chieder loro il se­greto della longevità e le ragioni alle quali attribuiscono la loro bella vecchiaia.

    Tali « interviste » procurano generalmen­te delusione. Paragonandole, infatti, ci si ac­corge che i fortunati vincitori della corsa del­la vita spiegano il loro successo nel modo più contraddittorio. In un particolare però si ac­cordano quasi tutti, ed è questo : che essi han­no sempre vissuto una vita tranquilla priva di gelosia, di cattiveria, di odio e di preoccu­pazioni.

    È dunque bene tener conto di codesto par­ticolare per cercare di scoprire le vere cause della longevità.

    Vivere in modo razionale : tale sembra essere soprattutto la condizione essenziale. Non ricordo quale caustico igienista affermas­se che cc noi non moriamo; ma ci uccidiamo ». La gelosia, le preoccupazioni, l’odio, infatti, ci uccidono.

    Il genere di vita che conduciamo, con­giunto con le predisposizioni della nostra na­tura, vince lentamente ma sicuramente, la re­sistenza del nostro organismo, logorando la parte più debole della macchina. Centenari diventano coloro i quali riescono a conservare lungamente l’armonia necessaria fra tutte le facoltà fisiche ed intellettuali, e cioè a man­tenere intatto l’equilibrio oscillatorio risul­tante da tutto il loro organismo.

    Rimane da stabilire quale sia il criterio di questo equilibrio. Nei capitoli seguenti di­remo ciò che occorre fare per conservare la salute; per ora esaminiamo ciò che non biso­gna fare.

    Una delle cause più frequenti d’indebo­limento organico è l’eccesso di nutrizione, molto più dannoso della sua deficienza. Noi mangiamo, presso a poco, più di tre volte di quel che è necessario; ed è per questo che tra i ricchi, che abusano di nutrizione, si contano meno centenari che tra i poveri.

    Anche l’abuso delle forze è sconsigliabi­le, perché l’eccesso di fatica fisica o intellet­tuale distrugge l’elasticità dell’organismo. Ma sarebbe errore credere di giovare alla conser­vazione delle proprie forze evitando ogni fa­tica ed astenendosi da ogni esercizio.

    Tra i vecchi ed i centenari sono tutt’al­tro che rari gli individui che — dotati di par­ticolari qualità — hanno svolto, lungo il cor­so dell’esistenza, una considerevole attività.

    Si possono citare gli esempi di Edison, di Rokfeller, di Clemenceàu e di molti businessman, i quali, malgrado una giovinez­za difficile ed una vita durissima, hanno rag­giunto rispettabile età.

    L’igiene è certamente un elemento pre­zioso per l’aumento della longevità; ma oc­corre che essa sia ben compresa, e che si ispi­ri soprattutto all’equilibrio, alla misura ed eviti prudentemente gli eccessi, perchè in fat­to di igiene, come in tante altre discipline, vi sono pericolosi eccessi, di cui le conseguen­ze possono essere peggiori, come vedremo in seguito, dei mali che pretendono eliminare.

    Lo scopo da raggiungere, l’igiene essen­ziale dell’esistenza, consiste nel conservare ad ogni costo, quel prezioso equilibrio oscillato- rio della cellula vivente, al quale dobbiamo la vita. Pare che, quantunque ignoranti di codeste nuove conquiste della biologia, gli anti­chi abbiano intravveduto tale principio. Un rimedio per combattere la senilità, che si di­ce infallibile e che è stato usato da re Davide, consiste nel mettere un corpo giovane e vigo­roso in contatto immediata col corpo vecchio. Galeno ed altri filosofi hanno cercato di spie­gare l’efficacia di questo rimedio, ed a propo­sito di esso Ruggero Bacone si esprime così:

    Dal corpo dell’uomo, come da quello degli animali, sprigionano spiriti. Gli uomini sani e di forte costituzione, specialmente se giovani, riconfortano e rivivificano i vecchi con la loro sola presenza, con le loro emanazioni soavi, con i loro vapori sani e dilette­voli, e col vigore che emanano da essi.

    Hufeland corrobora, così, codesta asser­zione :

    « Poiché basta applicare un animale vi­vo sulla parte dolente del corpo per provarne sollievo, perché l’alito degli esseri vigorosi, e cioè una parte di loro, non dovrebbe provo­care un effetto benefico? ».

    Anche se è necessario fare giustizia della favola del soffio vitale, non v’è nessuna ra­gione per condannare in blocco codeste osser­vazioni. Da Lavoisier in poi, tutti i chimici e tutti i medici sanno che l’alito, per il gas carbonico che contiene in grande quantità, deve essere a giusto

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