Longevità e Immortalità per Mezzo delle Vibrazioni
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Dal punto di vista pratico, avendo osservato che la malattia risulta dallo squilibrio oscillatorio cellulare, ho immaginato dispositivi elettrici capaci di ristabilire, attorno all’organismo minacciato, il campo di onde nel suo valore normale. E vi sono riuscito usando specialmente generatori locali di oscillazioni ad altissima frequenza, e circuiti oscillanti e risonanti, dei quali, in quest’opera, spiego il funzionamento.
In questo studio ho tenuto a riunire, da una parte, l’esposizione particolareggiata delle mie Teorie dell’Oscillazione Cellulare, del mio radio-cellulo-oscillatore e dei miei circuiti oscillanti, in quanto esse consentono di comprendere il significato dei risultati ottenuti; dall’altra, il rapporto preciso dell’applicazione pratica dei miei metodi e dei risultati registrati nel trattamento delle diverse malattie”
Grazie alla mia Teoria dell’Oscillazione Cellulare, sono riuscito a gettare un ponte tra il positivismo e la metafisica, e ad attenuare, con l’apporto di dati scientifici, l’incertezza angosciosa della longevità e dell’aldilà.
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Longevità e Immortalità per Mezzo delle Vibrazioni - Georges Lakhovsky
CONCLUSIONE
INTRODUZIONE
Le ricerche fatte in una diecina d’anni per precisare la parte rappresentata in biologia dalle oscillazioni elettriche e dalle onde cosmiche» mi hanno consentito di raccogliere, in questo campo, un certo numero di osservazioni e di fatti sperimentali. Tali ricerche, iniziate senza pregiudizi, mi hanno condotto progressivamente ad elaborare, è in seguito, a verificare una teoria coordinatrice delle mie constatazioni.
Siccome, e soprattutto nel campo della biologia, le idee progrediscono più rapidamente delle esperienze, si comprenderà facilmente che i miei primi lavori, piuttosto teorici, abbiano avuto la funzione di preparare la strada ai risultati di ordine essenzialmente pratico che ho ottenuto in seguito.
Una serie di opere precedenti traccia il cammino delle mie ricerche, di cui questo studio vuol essere in qualche modo la sintesi.
Ne L’Origine della Vita propongo un certo numero di problemi fisiologici rimasti nell’ombra : il problema dell’istinto, quello dell’orientamento, e quello della radiazione degli esseri viventi. Ne offro ora la soluzione esponendo la mia teoria dell’oscillazione cellulare.
Una recente edizione di quest’opera pubblicata sotto il titolo Il segreto della Vita e completata da quattro capitoli nuovi, contiene il risultato dei miei ultimi lavori.
Nell’ Universione estendo a tutto l’universo fisico i principi dell’oscillazione cellulare posti per la biologia e spiego la parte della radiazione cosmica.
Nel Contributo all’ Etiologia del Cancro (esamino un caso particolare dell’oscillazione cellulare : quello nel quale la variazione del campo di forze delle onde cosmiche, prodotte dalla natura geologica e dalle proprietà elettriche del terreno, determina negli individui lo squilibrio oscillatorio e provoca la formazione di neoplasmi per anomalie della divisione cellulare.
Le ricerche riferite in queste opere mi hanno portato a comprendere la vita come il risultato dell’equilibrio oscillatorio dinamico delle cellule, equilibrio mantenuto certamente dalle forze del campo esterno, ed in particolare da quelle della radiazione cosmica che bagna e penetra tutti gli organismi viventi.
Dal punto di vista pratico, avendo osservato che la malattia risulta dallo squilibrio oscillatorio cellulare, ho immaginato dispositivi elettrici capaci di ristabilire, attorno all’organismo minacciato, il campo di onde nel suo valore normale. E vi sono riuscito usando specialmente generatori locali di oscillazioni ad altissima frequenza, e circuiti oscillanti e risonanti, dei quali, in quest’opera, spiego il funzionamento probabile.
In questo studio ho tenuto a riunire, da una parte, l’esposizione particolareggiata delle mie Teorie dell’oscillazione cellulare, del mio radio-cellulo-oscillatore e dei miei circuiti oscillanti, in quanto esse consentono di comprendere il significato dei risultati ottenuti; dall’altra, il rapporto preciso dell’applicazione pratica dei miei metodi e dei risultati registrati nel trattamento delle diverse malattie.
Sebbene alcune comunicazioni contenute in questo volume siano già state menzionate nelle mie prime opere, ho voluto ripubblicarle per dare la sintesi di tutte le mie ricerche.
Grazie alla mia Teoria dell’oscillazione cellulare, sono riuscito a gettare un ponte tra il positivismo e la metafisica, e ad attenuare, con l’apporto di dati scientifici, l’incertezza angosciosa della longevità e dell’al di là.
Spero che queste pagine aiuteranno a fare approfondire i nuovi problemi che l’azione delle onde pone tanto alla biologia quanto alla metafisica, e spiegheranno la ragion d’essere della vita e dell’intero universo. Spero anche che dall’approfondimento di questi problemi derivi nuovo progresso nella via ormai aperta alla comprensione del problema tanto misterioso della vita.
PARTE PRIMA LA BIOLOGIA OSCILLATORIA E LA FILOSOFIA DELLA LONGEVITÀ
LA LONGEVITA’
Nelle mie diverse opere, Il segreto della vita,l’Universione, Contributo alla eziologia del cancro, L’oscillazione cellulare (S.A.C.L.), La Terra e noi (Fasquelle), La Natura (Doin), L’oscillatore a onde multiple (S.A.C.L.), ho affermato che la vita risulta dalla vibrazione di ogni cellula vivente trovantesi nel campo di forze delle onde cosmiche.
Più innanzi esamineremo, in teoria e in pratica, il meccanismo della biologia e della nuova terapia alla luce dei principi dell’oscillazione cellulare.
Ora è necessario « fare il punto » per comprendere esattamente dove siamo giunti. Quale profitto, per il presente e per il futuro, si può trarre da codesti fatti nuovi? In quale misura la teoria oscillatoria modifica le nostre concezioni biologiche, la filosofia della longevità e perfino le nostre nozioni metafisiche sul soprannaturale?
I positivisti — e molti che son tali senza saperlo — mi diranno :
« A che pro una nuova teoria, a che pro un nuovo principio, se non debba risultarne un progresso effettivo e tangibile per l’umanità? ». E subito dopo a mo’ di conclusione : La vita è il nostro bene essenziale. Per mediocre che essa sia tutti i nostri atti tendono ad approfittarne il più possibile ed a conservarla. La teoria dell’oscillazione cellulare, che apre tante strade alla terapia nuova, può farci sperare in un reale progresso nell’arte di vivere, e darci qualche motivo di migliorare e di prolungare la nostra esistenza?
.
Non esiterei a rispondere affermativamente, perché i metodi di terapia oscillatoria da me proposti consentono di realizzare nuovi progressi nel campo della medicina e dell’igiene e contribuiscono, ipso facto, a facilitare l’esistenza e ad aumentare la longevità.
Ma ora vorrei affrontare il centro del problema e, per conseguenza, considerarlo soprattutto dal punto di vista filosofico, perché nell’oscillazione cellulare non bisogna vedere soltanto un metodo nuovo atto a generare fertili applicazioni, ma un principio realmente inedito destinato a modificare profondamente le nostre concezioni.
Come vedremo in un apposito capitolo, per diventar vecchi senza malattie — poiché tale è l’ideale umano, almeno lo scopo immediato della vita — non basta avere a propria disposizione un corredo di precetti igienici e numerosi rimedi. Bisogna vedere più alto e più lontano : bisogna studiare altri fattori i quali minano il nostro organismo e abbreviano la nostra esistenza.
Un filosofo, forse in vena di umorismo, pretendeva che non si morisse se non quando lo si voleva, o piuttosto, per colpa di una negligenza, come di sorpresa, in un momento in cui ci si dimentica di vivere.
La condizione essenziale per durare, è dunque quella di voler vivere, intensamente e con tutte le forze.
Ma questo non basta : bisogna vivere nella pace del cuore e nell’equilibrio morale che conferisce ad ogni uomo il sentimento della giustizia e della buona volontà.
Finalmente, non bisogna temere la morte, ma considerarla come il limite naturale della nostra esistenza terrestre — il sonno dopo una giornata di fatica — e come il passaggio inevitabile che conduce alla sopravvivenza.
Mi sembra dunque che per migliorare e prolungare la vita, bisognerebbe attenersi alle tre regole seguenti :
Primo principio
Credere alla longevità, cioè aver fede nella possibilità di raggiungere la vecchiaia, e voler diventar vecchi.
Secondo principio
Evitare di compromettere la nostra esistenza astenendoci dall’essere gelosi, invidiosi o cattivi; e praticare la bontà, indispensabile all’equilibrio della nostra salute fisica e morale.
Terzo principio
Non aver paura della morte, e credere alla sopravvivenza, cioè in Dio, perché il dubbio e il timore della morte abbreviano l’esistenza.
Mi sforzerò di sviluppare questi tre punti di vista filosofici senza allontanarmi mai dai fatti scientifici sperimentali che consentono di poggiare questi principi su solide basi.
Del resto io non mi colloco né sul terreno della morale, nè su quello della religione, ma esclusivamente su quello dell’igiene filosofica, la quale deve consentirci di raggiungere una felice longevità.
I. - Credere alla longevità.
Non possediamo forse serie ragioni per credere alla longevità?
Non basta dire che vi sono esempi di esistenze molto lunghe. Tali esempi esistono e soltanto la nostra ignoranza ci permette alle volte di dubitarne.
In un libro notevole il filosofo Giovanni Finot, ci dimostra che gli esempi di longevità non sono tanto rari come generalmente si crede.
Testimonianze concernenti vite dei centenari si sono raccolte dalla più remota antichità. Evidentemente è impossibile controlla- t re nei registri dello Stato Civile i 969 anni di Matusalemme o gli 802 di quel re dell’isola di Locmia, di cui parlano Plinio e Valerio Massimo. Anche procedendo alle tare più serie, non c’è il minimo dubbio nel fatto che questi fortunati siano morti ultracentenari. Strabone cita abitanti del Pendjab viventi più di 200 anni. Plinio riferisce che un censimento di 3 milioni di abitanti della Gallia cisalpina, al tempo di Vespasiano, avrebbe dato 170 centenari, ossa 1 centenario per 20.000 abitanti. Secondo Plino, va ricordato ancora, Marco Apponio che avrebbe vissuto 150 anni; secondo Luciano, Tiresia che avrebbe vissuto 6 secoli e gli abitanti del monte Athos che sarebbero rimasti al mondo 130 anni. Alessandro Cornelio cita un Illirio di 500 anni, chiamato Dandone, e Anacreonte riferisce che Cingra, re di Cipro avrebbe raggiunto l’età di 160 anni.
Nelle vite dei Santi troviamo : San Simone, nipote della Vergine Maria, 107 anni; S. Narciso 165 anni; Sant’Antonio, 105; l’Eremita Paolo 113; il venerabile Albuma, vescovo di Etiopia, più di 150 anni.
Haller nei suoi Elementi filosofici ci insegna che l’uomo è uno degli animali più longevi. Il limite normale della sua esistenza sembrerebbe 200 anni. Secondo Haller due centenari sono morti accidentalmente l’uno a 152, l’altro a 169 anni. Il primo Tomaso Barr, di indigestione dopo una festa data in suo onore dal re d’Inghilterra; il secondo per colpo di freddo. Quest’ultimo a 140 anni aveva due figli dell’età di 102 e di 100 anni.
Secondo una statistica del 1897, a Buenos-Ayres viveva un negro, Bruno Cotrim di oltre 150 anni; e in Serbia 3 vecchi dai 135 ai 140 anni; 18 da 126 a 135, 123 da 115 a 125, e 290 da 105 a 195. Nel 1890 negli Stati Uniti si contavano 3891 centenari, e a Londra 21.
Anche in Russia si trovano molti centenari. La statistica del 1850 registra in Livonia l’esistenza di un vecchio di 168 anni che si era battuto a Poltava nel 1709.
Si cita anche un canonico di Lucerna che nel 1346 morì a 186 anni. Un arcivescovo ungherese, Monsignor Spodisvoda, un abate scozzese ed un agricoltore croato avrebbero raggiunto l’età di 185 anni.
In Egitto vive un vecchio di 154 anni, il quale ricorda ancora le proprie funzioni di console sotto Napoleone I, ed in Turchia un vecchio di 156 anni chiamato Zaro. Quest’ultimo è stato recentemente fotografato e cinematografato. A giudicare dall’aspetto e dall’andatura non gli si darebbero più di settant’anni.
Non insisteremo su queste osservazioni sempre più frequentemente registrate dalla statistica.
Da un complesso di fatti particolari così abbondante i demografi non hanno mancato di dedurre alcune leggi generali non prive di interesse. A cominciare dal secolo decimo nono, e specialmente a cura degli istituti di assicurazione, sono state compilate statistiche, nelle quali anno per anno sono stati registrati il numero e l’età dei centenari delle diverse regioni d’Europa e degli Stati Uniti. Particolarmente interessanti a questo riguardo sono le statistiche della Caisse Lafargue, creata nel 1791, e quella del Morning Post di Londra, tra il 1877 e il 1896, secondo le quali la proporzione dei centenari sarebbe, per la prima del 2,4, e per la seconda del 4 per ogni 10.000 persone.
È’ importante osservare che negli organismi eccezionalmente dotati, capaci di vivere 100 e più anni, la vecchiaia non si accompagna generalmente alla decrepitezza, alla malattia, e alle degenerazione. Essa, al contrario, mantiene un equilibrio armonioso tra la maggior parte delle facoltà fisiche e mentali del soggetto, che sembra prolungare veramente la propria vita senza precipitare in un’eccessiva decadenza.
La maggior parte dei candidati centenari, che superano senza accidenti il periodo critico durante il quale si verifica frequentemente la perdita di alcune facoltà, consegue una nuova giovinezza che sembra il preludio di una nuova esistenza.
Haller, Blandin e diverse altre celebrità mediche, constatano l’apparizione di una terza dentizione a partire, presso a poco, dall’ottantesimo anno di vita. Il dott. Graves riferisce il caso di una donna alla quale a 110 anni spuntarono denti nuovi, mentre i capelli, incanutiti, riprendevano il colore originale. Altri soggetti, tra i 90 e i 107 anni, ebbero una nuova dentizione. Non diversamente accade per alcuni altri sensi o facoltà fisiologiche.
Fra i centenari e i molto vecchi, facoltà fisiche e facoltà intellettuali vanno, del resto, generalmente di pari passo.
Gladstone, il celebre ministro inglese avversario di Disraeli, malgrado la tarda età, qualche anno prima di morire, si svagava abbattendo alberi a colpi di ascia.
Da secoli non si è mai rinunciato ad interrogare i centenari per chieder loro il segreto della longevità e le ragioni alle quali attribuiscono la loro bella vecchiaia.
Tali « interviste » procurano generalmente delusione. Paragonandole, infatti, ci si accorge che i fortunati vincitori della corsa della vita spiegano il loro successo nel modo più contraddittorio. In un particolare però si accordano quasi tutti, ed è questo : che essi hanno sempre vissuto una vita tranquilla priva di gelosia, di cattiveria, di odio e di preoccupazioni.
È dunque bene tener conto di codesto particolare per cercare di scoprire le vere cause della longevità.
Vivere in modo razionale : tale sembra essere soprattutto la condizione essenziale. Non ricordo quale caustico igienista affermasse che cc noi non moriamo; ma ci uccidiamo ». La gelosia, le preoccupazioni, l’odio, infatti, ci uccidono.
Il genere di vita che conduciamo, congiunto con le predisposizioni della nostra natura, vince lentamente ma sicuramente, la resistenza del nostro organismo, logorando la parte più debole della macchina. Centenari diventano coloro i quali riescono a conservare lungamente l’armonia necessaria fra tutte le facoltà fisiche ed intellettuali, e cioè a mantenere intatto l’equilibrio oscillatorio risultante da tutto il loro organismo.
Rimane da stabilire quale sia il criterio di questo equilibrio. Nei capitoli seguenti diremo ciò che occorre fare per conservare la salute; per ora esaminiamo ciò che non bisogna fare.
Una delle cause più frequenti d’indebolimento organico è l’eccesso di nutrizione, molto più dannoso della sua deficienza. Noi mangiamo, presso a poco, più di tre volte di quel che è necessario; ed è per questo che tra i ricchi, che abusano di nutrizione, si contano meno centenari che tra i poveri.
Anche l’abuso delle forze è sconsigliabile, perché l’eccesso di fatica fisica o intellettuale distrugge l’elasticità dell’organismo. Ma sarebbe errore credere di giovare alla conservazione delle proprie forze evitando ogni fatica ed astenendosi da ogni esercizio.
Tra i vecchi ed i centenari sono tutt’altro che rari gli individui che — dotati di particolari qualità — hanno svolto, lungo il corso dell’esistenza, una considerevole attività.
Si possono citare gli esempi di Edison, di Rokfeller, di Clemenceàu e di molti businessman
, i quali, malgrado una giovinezza difficile ed una vita durissima, hanno raggiunto rispettabile età.
L’igiene è certamente un elemento prezioso per l’aumento della longevità; ma occorre che essa sia ben compresa, e che si ispiri soprattutto all’equilibrio, alla misura ed eviti prudentemente gli eccessi, perchè in fatto di igiene, come in tante altre discipline, vi sono pericolosi eccessi, di cui le conseguenze possono essere peggiori, come vedremo in seguito, dei mali che pretendono eliminare.
Lo scopo da raggiungere, l’igiene essenziale dell’esistenza, consiste nel conservare ad ogni costo, quel prezioso equilibrio oscillato- rio della cellula vivente, al quale dobbiamo la vita. Pare che, quantunque ignoranti di codeste nuove conquiste della biologia, gli antichi abbiano intravveduto tale principio. Un rimedio per combattere la senilità, che si dice infallibile e che è stato usato da re Davide, consiste nel mettere un corpo giovane e vigoroso in contatto immediata col corpo vecchio. Galeno ed altri filosofi hanno cercato di spiegare l’efficacia di questo rimedio, ed a proposito di esso Ruggero Bacone si esprime così:
Dal corpo dell’uomo, come da quello degli animali, sprigionano spiriti. Gli uomini sani e di forte costituzione, specialmente se giovani, riconfortano e rivivificano i vecchi con la loro sola presenza, con le loro emanazioni soavi, con i loro vapori sani e dilettevoli, e col vigore che emanano da essi
.
Hufeland corrobora, così, codesta asserzione :
« Poiché basta applicare un animale vivo sulla parte dolente del corpo per provarne sollievo, perché l’alito degli esseri vigorosi, e cioè una parte di loro, non dovrebbe provocare un effetto benefico? ».
Anche se è necessario fare giustizia della favola del soffio vitale, non v’è nessuna ragione per condannare in blocco codeste osservazioni. Da Lavoisier in poi, tutti i chimici e tutti i medici sanno che l’alito, per il gas carbonico che contiene in grande quantità, deve essere a giusto