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Io faccio accadere le cose: Selfica, tecnologia del Terzo Millennio
Io faccio accadere le cose: Selfica, tecnologia del Terzo Millennio
Io faccio accadere le cose: Selfica, tecnologia del Terzo Millennio
E-book269 pagine3 ore

Io faccio accadere le cose: Selfica, tecnologia del Terzo Millennio

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Info su questo ebook

I reperti archeologici e i miti del Pianeta ci mostrano che il legame tra esseri umani e metalli nasconde un grande potere che ha determinato le vicende umane fin dalla notte dei tempi: il potere di far accadere le cose.
Oggi, alle soglie del Terzo Millennio, da una lunga ricerca è nata una tecnologia che può di nuovo avvicinarci a questa straordinaria potenzialità, che è nuovamente alla nostra portata.
Questo libro è un tributo appassionato a questo nuovo capitolo della storia e la testimonianza di quanto ciò che è più complesso sia nella sua essenza anche estremamente semplice.


Il metallo è fatto di tempo.


Il suo incontro con la luce accende il potere di far accadere le cose.


LinguaItaliano
EditoreDEVODAMA
Data di uscita2 giu 2019
ISBN9788832197099
Io faccio accadere le cose: Selfica, tecnologia del Terzo Millennio

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    Anteprima del libro

    Io faccio accadere le cose - Gnomo Orzo

    Millennio

    Introduzione

    Trattare argomenti complessi e di difficile maneggiabilità per i profani, anche se dotati di mente curiosa, non è affar semplice. Forse ancora più arduo è saper tracciare un parallelismo tra la tradizione sapienziale millenaria e la scienza moderna. Folle, infine, potrebbe sembrare voler gettare un ponte tra la Magia, l’Alchimia e i fronti più avanzati della speculazione scientifica contemporanea.

    Questo libro è tutto questo e qualcosa di più.

    L’autore, con arguzia e pazienza, ci conduce attraverso un viaggio che ripercorre alcuni impervi sentieri della Fisica classica e di quella quantistica, senza trascurare i contributi della Mitologia e dell’Archeologia, per offrirci un’originale visione del tempo come insieme granulare di eventi raccolti in pacchetti, che insieme formano un campo oscillante in continua creazione. Nasce, così, la Fisica temporale. È anche un’avventura nell’affascinante mondo della spirale, elemento costante in ogni manifestazione del nostro universo. Tutto questo alla ricerca dell’anello di congiunzione tra le attuali mete della Fisica e della Meccanica e le intuizioni/realizzazioni di un moderno visionario, Oberto Airaudi, alias Falco Tarassaco, ideatore della Selfica, una nuova tecnologia creata per aiutarci a divenire nuovamente padroni del nostro tempo, a cavallo tra misticismo e scienza.

    Un libro che tratta, in modo assai godibile, argomenti tecnicamente difficili e di appannaggio di pochi, facilmente comprensibile e che non solo ha il preciso e riuscito intento di offrire basi solide alla tecnologia ideata da Falco Tarassaco, ma ci aiuta anche a fare un passo avanti nella comprensione e nell’unificazione di mondi così apparentemente lontani, permettendoci di entrare in quello della Selfica attraverso un approccio scientificamente fondato ma aperto a nuovi orizzonti.

    Un grazie all’autore per questa sua bella sintesi: che possa essere un tassello in più sulla Via della Conoscenza.

    Buona lettura a tutti!

    Cormorano Sicomoro

    Premessa

    Questo mondo così strano

    Partire alla conquista di terre inesplorate è una sfida che vale la pena affrontare. Alcune volte, la sfida è tra sé e l’ambiente, e la nostra preghiera è quella di resistere al freddo, al caldo, ai ghiacci, al mare o al deserto abbastanza a lungo per poter vedere finalmente la terra o la luna che ci sono state promesse. Altre volte, la nostra meta è un’idea o uno stato dell’essere; una nuova visione del mondo, oppure la felicità.

    Ci sono anche viaggi che non abbiamo scelto di intraprendere, ma all’interno dei quali ci troviamo catapultati, con la disperata necessità di fuggire via, come da un incubo del quale non si intravede la fine.

    Qualunque sia il motivo per cui lo intraprendiamo, il viaggio ha comunque il potere di stupirci, mostrandoci con semplicità come il luogo e il momento siano la stessa cosa, si confondano, tanto da diventare perfettamente intercambiabili.

    Lo spazio e il tempo smettono di vivere in luoghi separati e si scambiano con leggerezza i ruoli. Trascorrere un paesaggio oppure visitare un istante diventano esperienze naturali. Ci cogliamo a contemplare il momento presente come se fossimo in un museo a osservare dipinti e leggere cartelli.

    Guardiamo un tramonto, e la sensazione che quel tramonto sia già stato osservato da miriadi di occhi nei millenni diventa concreta e persistente. La percezione di trascorrere mille anni in un minuto diventa vera come la pelle del nostro viso o il dorso delle nostre mani. Finché siamo in viaggio non percepiamo nessuna anomalia, né ci chiediamo se ciò che stiamo vivendo sia lecito o meno. Viaggiamo e basta. Deleghiamo le consuetudini a quando il viaggio sarà terminato e saremo tornati al nostro posto.

    Ma coloro che osservano attentamente si rendono conto che il proprio posto non esiste e non si torna mai nello stesso luogo, qualunque sia stata la traiettoria del viaggio. Siamo convinti che sia il treno a muoversi, senza ricordarci che in realtà è la Terra sotto di noi a ruotare costantemente, spostandoci anche se siamo perfettamente immobili.

    Il viaggio, dunque, non può finire mai e per essere precisi non è mai partito, visto che siamo nati già in corsa, dal momento in cui l’ossigeno ha bruciato la nostra gola la prima volta e ci ha fatto urlare, perché eravamo finiti dentro a un corpo nuovo di zecca, pieno di stimoli e bisogni.

    I buoni osservatori si accorgono anche che ci sono viaggi di diverso tipo, ma che ne esiste uno davvero particolare. Si tratta di un territorio esotico e poco interessante per parecchi viaggiatori. Non è il luogo degli stimoli, né quello dei bisogni; è bizzarro, perché la sola idea di andarci è un controsenso.

    Eppure è l’unico luogo in cui effettivamente può avvenire l’impossibile e possiamo avvertire di essere, finalmente, tornati a casa.

    In quel luogo non stanno fermi solamente i treni, ma si prendono una pausa anche i pianeti e i soli. Tutti si fermano e visitano il museo, interessati e silenziosi, permettendo, a coloro che lo vogliono veramente, di godere di quell’opera d’arte in tutta tranquillità.

    Il presente, quell’istante che i greci chiamavano kairòs, è il momento perfetto, è il luogo in cui tutti finalmente approderebbero a Itaca; eppure, stranamente, sembra che non interessi quasi a nessuno. È così, siamo esseri strani; ma anche la natura sa essere altrettanto strana e stupefacente. Questo viaggio è un contributo alla dimostrazione di quanto sappia essere bizzarro il nostro mondo.

    L’Autore

    Antefatto

    L’essere umano ha compreso il potere della luce sui metalli quando ha scoperto l’effetto del calore sulle rocce. Quella scoperta ha cambiato il corso della storia e l’evoluzione stessa della nostra specie, facendo nascere la metallurgia.

    Fu allora che cominciammo a utilizzare il fuoco, la fornace e la fucina, e fu da allora che i metalli diventarono causa ed effetto di tutte le storie umane. Il legame tra noi e i metalli è talmente forte che le età umane vengono suddivise tra i tempi dell’uso della pietra grezza e i tempi dell’uso dei metalli, suddividendo l’evoluzione delle società umane in base ai metalli e alle leghe; il metallo è tempo e il tempo è metallo.

    Il successo e il fallimento di intere civiltà fu dovuto ai metalli ed è il potere contenuto nei metalli che ancora oggi muove e accende il mondo intero.

    Nel 1905 Albert Einstein scrive un articolo in cui fornisce una spiegazione corretta dell’effetto fotoelettrico, un fenomeno scoperto nel 1887 da Heinrich Rudolf Hertz. In quel momento, la scienza si rende conto che la relazione tra luce e materia ha radici ancora più profonde e il vero potere dei metalli è in verità ancora tutto da scoprire.

    PARTE PRIMA

    SPIR, 1964

    Spir

    La prima volta che Falco Tarassaco intuì che nelle curve spirali si celava un segreto per modificare la realtà fu nell’aprile del 1964. Non fu precisamente l’inizio della sperimentazione sulla Selfica, cosa che avvenne durante i cinquant’anni successivi, ma il momento che gli permise di intravedere la natura meravigliosa delle spirali.

    Quelle intuizioni giovanili furono il prodromo di altre e più importanti conquiste che riuscì a ottenere durante la sua vita: abbozzare un nuovo modello fisico, che riunisse – tecnicamente dovremmo dire generalizzasse – le scoperte avvenute nell’arco del Novecento con l’antica tradizione alchemica, ereditata da molti popoli antichi.

    Aveva quattordici anni e più tardi avrebbe raccontato¹ che erano già alcuni anni che attendeva quel momento e che sentiva che sarebbe successo. La sua sensazione riguardava il motivo dell’esistenza e la natura di quelle forme magnifiche che si possono osservare nel cosmo e che arrivano dal cosmo: le spirali.

    Quella di un ragazzo che a quell’età ha il desiderio di rivoluzionare la Fisica e conciliare la tradizione sapienziale del passato con le moderne teorie scientifiche è una storia che vale la pena raccontare. Quindi, eccoci qui, a descrivere e mostrare non un’alternativa ad altre teorie, ma una sorta di collante di diverse teorie, che le generalizzi, per tornare a unire ciò che, ancora oggi, sembra inconciliabile.

    Dopo quelle prime intuizioni, per l’esattezza undici anni più tardi, arrivò la Selfica, con prototipi, primi errori, esperimenti e successi che, per mezzo secolo, hanno coinvolto migliaia di persone in una sorta di enorme laboratorio – Damanhur –, che ha permesso di affinare, migliorare e potenziare sia il modello tecnologico in sé sia i suoi effetti sulla realtà. Un esperimento che continua ancora oggi, coinvolgendo tutti coloro che hanno il desiderio di utilizzare e testare le tante strutture selfiche che Falco e i suoi collaboratori hanno progettato.

    Conobbi Falco nel 1988 e, dopo pochi anni, iniziai a studiare la Fisica che insegnava, anche se forse il verbo più calzante sarebbe condivideva, dal momento che le sue lezioni erano spesso dei dibattiti e molte proposizioni furono frutto di intense e combattute elaborazioni tra persone con idee molto diverse tra loro; del resto, non poteva essere che così, vista la natura di questa ricerca. Lavorare con lui fu un’esperienza notevole per parecchie persone, che nell’arco di quasi quarantacinque anni condivisero e ampliarono il suo lavoro, fino ad arrivare ai giorni nostri, con un modello applicabile in molti ambiti di ricerca.

    Se dovessimo dividere il mondo tra scienziati e artisti, potremmo dire che allo sviluppo della Selfica hanno

    contribuito sia i primi, con la passione delle loro idee, sia i secondi, mettendoci fantasia e bellezza.

    Questo è lo spirito della Selfica: tornare a una concezione antica, quella della tèchne greca, dove arte e tecnica erano una cosa sola, senza separazione.

    Il dibattito e l’insegnamento teorico della Fisica che sta alla base della Selfica, in Damanhur, avviene infatti al di fuori di ristretti circoli per pochi eletti e coinvolge le persone più disparate in grandi incontri pubblici, inaugurati da Falco fin dagli anni Settanta del Novecento, per affrontare la ricerca nel modo più ampio possibile. Per verificare se una self fa il suo lavoro non serve essere uno scienziato, e coloro che non sono direttamente coinvolti in una sperimentazione hanno sempre molte buone idee e preziosi punti di vista.

    Quando Falco morì, il 23 giugno del 2013, circondato dalle persone che avevano costruito Damanhur con lui e che gli volevano bene, la tecnologia selfica e il modello fisico a cui si rifaceva erano oramai definiti e il testimone poteva essere ereditato per continuare a farla crescere anche senza di lui.

    Cicogna Giunco, grazie ad appunti, disegni e una formazione di decenni a stretto contatto con Falco, oggi si è presa a cuore il presente e il futuro della Selfica, progettando e realizzando self di nuova generazione e dimostrando come questa sfida non solo non si sia conclusa, ma cresca in obiettivi e aspirazioni. Oggi si ritiene che la Selfica sia una tecnologia matura e possa essere il momento di cominciare a parlarne diffusamente.

    Come molte altre discipline, accomuna persone che si occupano di sperimentazione pratica ma anche fisici teorici, come chi scrive: non metto mano, infatti, alla costruzione di un dispositivo selfico dagli anni Ottanta del secolo scorso e non ho la minima idea di come si dipinga un quadro selfico. Ecco perché ho volutamente scritto qualche riga in più sui collaboratori, coloro che mi hanno permesso di avere a disposizione moltissimo materiale per intraprendere questo viaggio.

    Il motivo di questo saggio è semplice: al di là del fatto che la Selfica ha ottenuto effetti concreti e tangibili per accettare oggi fenomeni che sfidano il senso comune, serve perlomeno avere l’opportunità di comprendere i principi fisici che vi stanno alla base, e questo sarà il compito di chi scrive. Non aspettatevi dunque un manuale di costruzione di una self: non sono mobili svedesi, ma apparecchiature complesse che sfruttano le caratteristiche della struttura fine dello spazio-tempo, e che in fase di progettazione risentono persino dell’umore di chi le sta assemblando. Però faremo tutto il possibile affinché i principi alla base di questa tecnologia siano chiari e magari stimolino il demone della ricerca, assopito dentro ognuno di noi.

    Dipingere un quadro selfico? Sì. Falco riuscì a comprendere qual è il rapporto esatto tra metalli, minerali, forme e colori con cui si dipingono i quadri selfici. Grazie a questo, la Selfica è diventata una tecnologia applicabile in molti modi inusitati e fantasiosi. È come se potessimo dipingere un cellulare sul muro e poi telefonare.


    1 Oberto Airaudi, Racconti di un alchimista, Niatel 2011.

    Siamo diventati razionali

    La Selfica è la razionalizzazione della Magia.

    Falco Tarassaco

    Un giorno, che non ricordo, del 1996, mi trovavo seduto a fianco di Falco. In quel momento eravamo soli, al Caffè letterario, nella capitale di Damanhur, a Baldissero Canavese.

    Io reggevo tra le mani la prima versione in italiano di un saggio sul tempo in Fisica. Lo avevo leggiucchiato qua e là, saltellando tra i capitoli e soffermandomi maggiormente sulle parti che mi interessavano. Naturalmente quella lettura a canguro non era stata in grado di restituirmi un’immagine completa di quel lavoro, che ebbi modo di apprezzare maggiormente negli anni successivi, quando decisi di cambiare specie e utilizzai il passo più pragmatico e attento del bradipo.

    Leggendo quel testo, si era riformata nella mia mente la stessa domanda che avevo quando sedevo sui banchi di scuola o quando mi immergevo tra le pagine di altri saggi e manuali che trattavano quel tema.

    Falco mi chiese cosa ne pensassi e io riproposi a lui la mia stessa domanda: Trovo stranissimo il conflitto tra le tradizioni sapienziali e la scienza moderna. Più la scienza cerca di prendere le distanze da alcune credenze, attraverso il suo approccio pragmatico e razionale, più ci casca dentro. La Fisica del Novecento presuppone fenomeni estremamente simili a quelli che troviamo in tutta la narrazione alchemica e nelle tradizioni spirituali più antiche.

    Falco ci pensò su qualche istante e poi disse la sua: La Magia è una disciplina antichissima, che nella storia dell’umanità ha permesso di raggiungere risultati incredibili e ottenere effetti le cui cause non erano note; perché, per notare le cause, sarebbe stato necessario avere le conoscenze giuste. Oggi non accettiamo più quel tipo di realtà, cioè la Magia e l’Alchimia, ma nessuno si stupisce se, schiacciando un bottone, si accende il televisore o se, schiacciando il tasto di una calcolatrice, risolviamo una formula matematica. Eppure la stragrande maggioranza delle persone non ha la più pallida idea di come funzionino una calcolatrice o un televisore. Oggi siamo diventati tutti apparentemente razionali, ma continuiamo a non distinguere le vere cause di ciò che accade. La Selfica sfrutta cause per ora ancora poco evidenti, ma non per questo inesistenti; anzi, è tutto il contrario: le cause ci sono, eccome. La Selfica è la razionalizzazione della Magia.

    Da allora sono passati decenni, la Selfica è cresciuta moltissimo e, inserendomi tra coloro che, a vario titolo, ne hanno parlato,² oggi non desidero raccontare la storia della Selfica, perché quella la potrebbe raccontare solo Falco, che ne fu il più importante artefice, ma battere dei percorsi che aiutino le persone a comprendere il più possibile i principi fisici che ne stanno alla base.

    In questo lavoro, riandando con la memoria al ricordo di uno scambio di opinioni in privato tra un insegnate e un allievo, ho scelto di seguire quell’approccio razionale di cui mi parlò Falco: analizzerò leggi fisiche, scoperte da Nobel, dimenticanze e convergenze della scienza, che mostrano quanta somiglianza ci sia tra le tradizioni sapienziali e la Fisica di oggi. Questa sarà una parte del nostro viaggio, quella che ci permetterà di definire ed esplorare una serie di premesse chiare e il più possibile alla portata di tutti. L’obiettivo è fare una sorta di reverse engineering del lavoro di Falco, usando il linguaggio di oggi. Il resto del viaggio riguarda la Meccanica e la Fisica che Falco ci ha lasciato, sulle quali si regge la tecnologia selfica.


    2 Esperide Ananas, Selfica, spirali di energia. L’antica arte della Selfica, Devodama 2013.

    Il grande mare

    Il mare è senza strade, il mare è senza spiegazioni.

    Alessandro Baricco

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