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Da un idea dei fratelli Calvin Orgasmo
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E-book102 pagine1 ora

Da un idea dei fratelli Calvin Orgasmo

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Info su questo ebook

In questo libro l’autore presenta una serie di punti di vista inerenti un argomento, tanto scottante quanto amorevole, ma di importanza rilevante.

Tutti protagonisti, ognuno con la propria visione e il proprio vissuto.

Del nostro piacere non è un peccato parlare, anzi, oggigiorno, dopo tanta pornografia, è indispensabile cercare chiarezza nel magico mondo del piacere sessuale.

Allora J. Calvin, questa volta, è andato oltre le usuali idee riguardanti la sfera dell’amore umano, fino a giocare con riflessioni che vorticano nell’Amore Divino.
LinguaItaliano
Data di uscita9 lug 2020
ISBN9788831683685
Da un idea dei fratelli Calvin Orgasmo

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    Anteprima del libro

    Da un idea dei fratelli Calvin Orgasmo - Chefzen J. Calvin

    in­fo@you­can­print.it

    INTRODUZIONE

    Ben­ve­nu­ti ca­ri es­se­ri uma­ni! Sie­te in­dub­bia­men­te i ben­ve­nu­ti per­ché fon­da­men­tal­men­te c’è qual­co­sa che ci le­ga da sem­pre: l’Amo­re.

    Es­so è il col­lan­te di que­sto no­stro uni­ver­so e non fi­ni­rà mai di vi­ve­re con noi, che di­co! Di es­se­re noi!

    Lo ave­te di­mo­stra­to nell’ul­ti­ma pan­de­mia me­dia­ti­ca, e mi con­gra­tu­lo con ognu­no di voi per­ché non è poi co­sì fa­ci­le ac­cor­ger­si di co­me le ma­ni­po­la­zio­ni agi­sco­no sul­la no­stra men­te, at­tra­ver­so una co­mu­ni­ca­zio­ne pre­gna di quel de­si­de­rio, co­me se qual­cu­no vo­les­se far­ci scop­pia­re di pau­ra e, quan­do so­no ben piaz­za­te, le bom­be ter­ro­ri­sti­che co­mu­ni­ca­ti­ve di un sem­pli­ce TG, esplo­do­no den­tro di noi e ci ri­tro­via­mo in far­ma­cia ad ac­qui­sta­re po­ten­ti psi­co­far­ma­ci.

    L’Amo­re e la Re­spon­sa­bi­li­tà in qual­che mo­do si as­so­mi­glia­no per­ché la re­spon­sa­bi­li­tà è il ren­der­si con­to che noi pos­sia­mo e dob­bia­mo fa­re qual­co­sa per pren­der­ci cu­ra di noi stes­si; di quan­to in­tor­no a noi vi­ve e rea­liz­za­re quel­lo che non stia­mo fa­cen­do per es­se­re fe­li­ci in­sie­me.

    Quin­di, l’abi­li­tà di com­pren­de­re le con­se­guen­ze del­le no­stre azio­ni ed ama­re.

    Al­bert Ein­stein di­ce­va: il mon­do è quel di­sa­stro che ve­de­te, non tan­to per i guai com­bi­na­ti dai mal­fat­to­ri, ma per l’iner­zia dei giu­sti.

    Co­min­cia co­sì una nuo­va av­ven­tu­ra nel mon­do del­le pa­ro­le e co­me nel­la pre­ce­den­te ti co­mu­ni­co che non ho fat­to pas­si avan­ti nel­la com­pren­sio­ne gram­ma­ti­ca­le.

    Per cui se hai co­min­cia­to ad af­fe­zio­nar­ti al mo­do di espri­mer­mi per­ché hai già let­to un mio li­bro o per aver­mi ascol­ta­to, eb­be­ne ec­co­mi qui: so­no tor­na­to!

    Par­le­rò in­ve­ce di or­ga­smo e lo fa­rò a mo­do mio, co­me al so­li­to, non ba­dan­do al­le scioc­che cri­ti­che di chi cer­ca so­li­tu­di­ne e de­ve an­co­ra sco­pri­re quel col­lan­te.  So di non sa­per scri­ve­re, ma con­fi­do nel fat­to che qual­co­si­na si pos­sa ca­pi­re da que­ste pa­ro­le far­fu­glia­te; mi ren­do con­to al­tre­sì di non rap­pre­sen­ta­re il pen­sie­ro do­mi­nan­te con le sue con­tra­stan­ti idee le qua­li de­ter­mi­na­no lo sca­te­nar­si del­le no­stre pau­re.  Vo­glio di­re che io non mi oc­cu­po del­la par­te oscu­ra all’in­ter­no del­la dua­li­tà nel­la vi­ta. Mi spie­go me­glio: sic­co­me non es­sen­do sta­ti edu­ca­ti, noi es­se­ri uma­ni, al­le com­pren­sio­ni ba­si­la­ri sul­le ra­gio­ni dell’esi­sten­za, ci tro­via­mo in mez­zo al nul­la e dob­bia­mo, ogni vol­ta ri­co­min­cia­re da ca­po.

    Con ciò non ho spie­ga­to al­cun­ché, e non è cer­to uno chef il più adat­to ad una si­mi­le in­fa­ri­na­tu­ra an­tro­po­lo­gi­ca.

      Tut­ta­via ci vo­glio pro­va­re! Do­po­tut­to che ci sto qui a fa­re! So­lo ri­cet­te? No dai! Per­met­te­te­mi, in quan­to fa­cen­te par­te del ge­ne­re uma­no, di espri­me­re le mie per­so­na­li opi­nio­ni.

    Del re­sto an­che a me pia­ce ascol­ta­re sia il bim­bo che la scien­zia­ta.

    Ma di­ce­vo del­la dua­li­tà; da quel che ho po­tu­to os­ser­va­re du­ran­te que­sti 50 gi­ri in­tor­no al so­le sul­la no­stra astro­na­ve Ma­dre Ter­ra, noi es­se­ri uma­ni vi­via­mo espe­rien­ze nell’am­bi­to di un si­ste­ma ca­rat­te­riz­za­to da op­po­sti e, co­me un pen­do­lo, ten­dia­mo ad es­se­re tra­sci­na­ti da un po­lo all’al­tro si­no al su­pe­ra­men­to, me­dian­te la com­pren­sio­ne, di tut­ti gli estre­mi­smi.  Per cui i la­ti oscu­ri del­la for­za esi­sto­no per es­se­re vis­su­ti, af­fron­ta­ti e su­pe­ra­ti.

    E’ ov­vio che mol­ti in­di­vi­dui si tro­vi­no im­mer­si nel­le espe­rien­ze oscu­re, in­tes­su­te d’odio e vio­len­za, ma que­sta è la vi­ta ed è que­sta che dob­bia­mo af­fron­ta­re, com­pren­de­re e su­pe­ra­re per­ché il suo sco­po è l’evo­lu­zio­ne.

    Si­no a che non com­pren­di la pre­sen­za nell’uni­ver­so del­la leg­ge dell’evo­lu­zio­ne ri­mar­rai pes­si­mi­sta. L’ot­ti­mi­smo vie­ne ap­pun­to dal com­pren­de­re che tut­to evol­ve, due pas­si avan­ti uno in­die­tro, al­tri due pas­si avan­ti uno in­die­tro, per cui, ri­las­sa­ti!

    Ma tor­nia­mo a noi: l’or­ga­smo.

    In­dub­bia­men­te og­gi co­me og­gi l’ar­go­men­to in que­stio­ne è più che mai fon­da­men­ta­le da af­fron­ta­re.

    Ini­zia­mo per­ciò cau­ta­men­te ad ana­liz­za­re l’ana­liz­za­to­re con le sue zo­ne om­bra, e sco­pria­mo­lo nel­le sue più in­ti­me pul­sio­ni uma­ne cer­can­do di il­lu­mi­na­re il cen­tro ses­sua­le per li­be­rar­lo dal­le tor­tu­re dog­ma­ti­che di que­sta ci­vil­tà bam­bi­na.

    Ov­via­men­te in qua­li­tà di chef vo­glio con­ti­nua­re a spez­za­re ogni tan­to una co­sì in­ten­sa ar­go­men­ta­zio­ne, ap­pun­to con lo sco­po di ren­de­re que­sto te­sto più leg­ge­ro all’in­tel­let­to e più dol­ce per il pa­la­to per­ché a me piac­cio­no sia i dol­ci che i sa­la­ti e per­ché co­mun­que c’è una gran­de con­nes­sio­ne tra il pa­la­to e gli or­ga­ni ge­ni­ta­li.

    In­fat­ti, per chi an­co­ra non lo sa, la Va­gi­na è con­si­de­ra­ta co­me una se­con­da boc­ca, in­fat­ti  in­tor­no al cli­to­ri­de ci so­no le lab­bra va­gi­na­li.

    Non sa­rò so­lo in que­sta im­pre­sa. Un grup­po di per­so­ne evo­lu­te si è di­spo­sta ad of­fri­re di­ver­si pun­ti di vi­sta, at­tra­ver­so i qua­li au­men­tia­mo le pos­si­bi­li­tà di ap­por­ta­re spun­ti in­no­va­ti­vi ver­so una vi­sio­ne più am­pia e pa­no­ra­mi­ca del­la re­la­zio­ne amo­ro­sa uma­na.

    Per esem­pio Ali­ce sin­te­tiz­za l’or­ga­smo co­me l’esplo­sio­ne dell’uni­ver­so in­te­rio­re che ci col­le­ga ad una di­men­sio­ne più ele­va­ta.

    Il si­gni­fi­ca­to di que­ste pa­ro­le ci fa dan­za­re con le ve­ri­tà più evo­lu­te di noi stes­si, men­tre quan­do si ini­zia a de­scri­ve­re un aspet­to del­la no­stra vi­ta co­min­cian­do con la par­te ne­ga­ti­va dell’ar­go­men­to in que­stio­ne, dif­fi­cil­men­te si ri­sa­le la chi­na.

    Guar­dia­mo per esem­pio il me­to­do tutt’og­gi usa­to con i ma­la­ti ter­mi­na­li in on­co­lo­gia.

    In­nan­zi­tut­to  i ma­la­ti ter­mi­na­li non si do­vreb­be­ro chia­ma­re ter­mi­na­li per­ché in quei re­par­ti do­po una tac  i  dot­to­ri trau­ma­tiz­za­no i pa­zien­ti tra inu­ti­li e fa­sul­li si­len­zi o con al­tret­tan­to inu­ti­li dia­gno­si ter­ro­ri­sti­che, si­no a far­li in­de­bo­li­re men­tal­men­te e con­vin­cer­li che stan­no mo­ren­do. Cio­no­no­stan­te so­no al cor­ren­te di cam­bia­men­ti nell’am­bi­to on­co­lo­gi­co, te­si al mi­glio­ra­men­to dell’ap­proc­cio uma­no,

    per cui di­ver­si ospe­da­li si stan­no ar­mo­niz­zan­do con la cre­scen­te con­sa­pe­vo­lez­za del­la no­stra so­cie­tà.

    E’ co­me se mol­te per­so­ne si stes­se­ro ri­sve­glian­do dai tor­po­ri dell’igno­ran­za e stes­se­ro pren­den­do co­scien­za del­le ini­qui­tà  le qua­li si­no ai gior­ni no­stri han­no vio­len­ta­to la sen­si­bi­li­tà uma­na. Sap­pia­mo be­ne og­gi­gior­no che l’ener­gia se­gue il pen­sie­ro per cui quan­do ini­zia­mo a pen­sa­re ma­le se­gui­rà il ma­le e quan­do pen­sia­mo be­ne an­che quel che sem­bra ne­ga­ti­vo ma­gi­ca­men­te si tra­sfor­ma in be­ne, co­me mol­ti in­na­mo­ra­ti o rac­con­ti in­se­gna­no.

    Pu­re nel li­bro pre­ce­den­te i pri­mi con­cet­ti espres­si ine­ren­ti il dia­vo­lo in per­so­na han­no sem­pli­ce­men­te chia­ri­to che ogni co­sa, ed ogni es­se­re vi­ven­te, pro­ven­go­no dal­la fon­te, Dio, Dea, il Se in­fi­ni­to, ecc. Tut­to quan­to è la ma­ni­fe­sta­zio­ne dell’Amo­re.

    Ec­co! In que­sto mo­do si può ve­ra­men­te ini­zia­re a ve­der­ci più chia­ro, ma non de­si­de­ro pre­di­spor­re chi si è sin­to­niz­za­to con que­ste me­ra­vi­glio­se pa­ro­le ad ac­cu­mu­la­re le so­li­te mez­ze ve­ri­tà in­con­sa­pe­vo­li, di chi so­stie­ne che tut­to sia un com­plot­to di es­se­ri oc­cul­ti,

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