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La Conoscenza Negata: DALLA MANIPOLAZIONE  DELL’UMANITA’ ALLA LEGGE  DEI MIRACOLI
La Conoscenza Negata: DALLA MANIPOLAZIONE  DELL’UMANITA’ ALLA LEGGE  DEI MIRACOLI
La Conoscenza Negata: DALLA MANIPOLAZIONE  DELL’UMANITA’ ALLA LEGGE  DEI MIRACOLI
E-book204 pagine4 ore

La Conoscenza Negata: DALLA MANIPOLAZIONE DELL’UMANITA’ ALLA LEGGE DEI MIRACOLI

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“Gli uomini credono di dover credere

quello in cui credono

anche se quello in cui credono è incredibile!”

Donald Walsh

Ne sappiamo ben poco di matematica, fisica, chimica, filosofia, medicina. Non sappiamo nemmeno come funzioni un transistor, e chi lo dovesse sapere perchè magari ha studiato elettronica, sicuramente ignora qualcosa di qualsiasi altra disciplina.

Ne sappiamo ancora meno in merito a cosa ci stiamo a fare su questo pianeta nel mezzo di una galassia circondati da altri miliardi di galassie in un universo a quanto pare infinito.

Ciò nonostante, politici, professori, educatori, psicologi, religiosi, giornalisti, e moralisti d'ogni genere hanno la pretesa di mostrarci il cammino, di darci delle direttive, di consigliarci, d'informarci.

La verità, se ci si pensa, è che la maggior parte di noi è talmente ignorante che ognuno di loro può darci a bere quello che vuole con relativa facilità.

L’umanità può così essere manipolata, ingabbiata in una vita fatta di limiti e paure. …. ma questa non è la nostra natura!

“Chi vive una vita limitata

non è perché non possa fare diversamente,

ma perché pensa di non poter fare diversamente”

Bruce Lipton
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2014
ISBN9788869370144
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    Anteprima del libro

    La Conoscenza Negata - Lucia Zanasi

    CONCLUSIONI

    Introduzione

    "Gli uomini credono di dover credere

    quello in cui credono anche se quello in cui credono

    è incredibile!"Donald Walsh

    Ne sappiamo ben poco di matematica, fisica, chimica, filosofia, medicina, ma senza stare qui ad elencare tutte le possibili discipline dello scibile umano, basterebbe renderci conto che non sappiamo nemmeno come funzioni un transistor, e chi lo dovesse sapere perchè magari ha studiato elettronica, sicuramente ignora qual­cosa di qualsiasi altra disciplina. Ne sappiamo ancora meno riguardo al cosa ci stiamo a fare qui su questo pianeta, nel mezzo di una galassia, circondati da altri miliardi di galassie in un universo a quanto pare infinito.

    Ciò nonostante, politici, professori, educatori, psicologi, religiosi, giornalisti, moralisti e sapientoni d'ogni genere hanno la pretesa di mostrarci il cammino, di darci delle direttive, di consigliarci, d' informarci. La verità, se ci si pensa, è che la maggior parte di noi è talmente ignorante, che ognuno di loro può darci a bere quello che vuole con relativa facilità. Succede così che abbeverati alla fonte della saccente ignoranza, la maggior parte di noi vive nelle tenebre, là dove, come sottolineava Goya, il sonno della ragione genera mostri. Di mostri si può sicuramente parlare, perchè come nell'eloquente quadro di Goya raffigurante un uomo caduto nell'incoscienza del sonno e circondato da animali diabolici e malvagi, prodotti dal suo stesso stato d'incoscienza, l'essere umano produce intorno a sé, inconsapevolmente, ogni sorta di disgrazie e brutture, a causa della sua totale inconsapevolezza nel vivere la vita. Tutto sommato a noi sta bene così. Chi si può infatti prendere la briga di andare a controllare la veridicità di ogni affermazione fatta in ogni settore della nostra vita, dall'informazione sui quotidiani, alle parole degli storici, dei sacerdoti o dei politici; che faticaccia, molto meglio ergere a guide coloro che più si avvicinano a quello noi crediamo sia il nostro pensiero e seguirli senza fare tanta fatica.

    Non sarebbe neanche male, tutto sommato, se non nascesse ben più di un effetto collaterale.

    Il primo, e senza dubbio quello fondamentale, è che più ascoltiamo gli altri e più ci allontaniamo da noi stessi e così facendo dalla possibilità di essere felici. Può sembrare un'affermazione azzardata, ma c'è molto su cui riflettere.

    In prima persona ho sperimentato cosa significhi essere indottrinati, nel senso più stretto del termine. Nata in una famiglia estremamente cristiana cattolica, sono cresciuta recitando le preghiere tutte le sere davanti al crocefisso con tutta la famiglia, finite le quali recitavo il rosario in solitudine nella mia stanza per poi andare a messa tutte le mattine in una scuola religiosa, nella quale era richiesto il superamento dell'esame di religione al termine di ogni anno scolastico. Con un'impronta così marcata a fuoco, in tutto il mio essere, per molti anni non nutrii il benchè minimo dubbio sulla veridicità della fede che mi era stata impartita. Guardavo a chi non era della mia stessa fede religiosa come ad un essere inferiore. Avrei dato la vita per la fede nella quale ero stata cresciuta.

    Solo col sopraggiungere della maggiore età la mia mente cominciò ad elaborare alcuni dati, riguardanti la mia religione, che sembravano non tornarmi. Erano principalmente due gli aspetti più inquietanti del cristianesimo: il primo era questo Dio, padre così amorevole, che se appena mettevi un piede in fallo come minimo ti folgorava vivo; e, di non meno importanza, lo strano ruolo della madonna che, per quello che racconta la chiesa, è stata creata senza la possibilità di poter peccare, che ingiustizia!

    Cominciavo già a sentirmi un'eretica, quando negli ambienti ecclesiastici, facendo domande incalzanti a riguardo, il religioso interlocutore del momento, mi congedava sempre adducendo al fatto che la nostra religione contempla dei dogmi e per farne parte bisogna accettarli come verità di fede. La cosa mi stava stretta e per cercare di capirne di più da sola, cominciai a cercare di praticare i principali insegnamenti della chiesa: preghiera, carità, amore e bontà, come se queste fossero cose che si possano praticare come uno sport.

    Il risultato, ovviamente, fu un fiasco totale, che però mi lasciò un tale strazio interiore da spingermi a cercare là dove prima non avrei mai cercato.

    Abituata com'ero a farmi degli spietati esami di coscienza, non mi ci volle molto per accorgermi che la mia preghiera era assolutamente sterile in quanto affidata a un Dio, che più conoscevo e meno sentivo padre, meno che mai poi, amorevole; la carità ( non solo di denaro) da me esercitata non aveva fatto altro che dei danni a coloro ai quali l'avevo indirizzata, cosa ne sapevo io infatti di miseria e degrado abituata com'ero nell'abbondanza e nella buona società, portando, in compenso, l'esito di gonfiare il mio ego; dell'amore, appena un'ombra. Infine l'esercizio della bontà mi trovò alquanto impreparata in quanto mi chiesi a cosa servisse fare i buoni, se poi dentro buoni non lo si è, e io decisamente non lo ero.

    Queste terribili, ma alquanto veritiere osservazioni, furono ulteriormente sottolineate dal fatto che mi accorgevo sempre più spesso di avere una naturale diffidenza e antipatia nei confronti dei buoni o perlomeno di coloro che si adoperavano per sembrarlo.

    La morte interiore che seguì questa mia presa di coscienza fu dolorosissima, ma come sempre nelle tenebre, se si cerca la verità, qualcuno getta sempre un amo e il primo sprazzo di luce mi arrivò dalle filosofie orientali. Concludo col sottolineare, per fare meglio capire quanto pesante sia un indottrinamento, che nemmeno tutto questo sarebbe bastato per farmi deragliare dalla fede nella quale crebbi, se non fosse stato che proprio mia madre dalla quale derivò il pesante indottrinamento, e il ragazzo che avevo allora, mi aprirono la strada verso una rinnovata fede su di un percorso alquanto arduo per un occidentale, soprattutto considerando l'epoca nella quale ci si trovava.

    Mettere in dubbio tutto quello in cui si è creduto fino ad un certo momento, non solo è devastante, perchè ci si sente letteralmente crollare la terra sotto i piedi, ma sembra minare la propria vita, in tutti i suoi aspetti, dal più profondo.

    Posso effettivamente testimoniare che l'aprirsi ad una nuova consapevolezza sia lì per lì spaesante, ma i vantaggi che ne derivano sono tali, da non avere dubbi sull'addentrarcisi.

    ​LA COMPRENSIONE E' ALLA BASE DELLA FELICITA'

    Non sarebbe male, provare a chiedersi quante delle idee che noi riteniamo essere nostre lo siano veramente. Prendiamo ad esempio un estremista islamico, un kamikaze: voi davvero credete che sia stato libero di scegliersi il proprio destino? Si, lo sarebbe stato indubbiamente, se solo avesse avuto il coraggio, ma più ancora l'illuminazione di mettere in dubbio la fede nella quale era stato cresciuto e indottrinato. Chiunque potrà ribattere dicendo che noi non siamo mica stati cresciuti nel fanatismo suicida, ma non ne sarei così sicura.

    Certo è che se per suicidio s'intende solo il gesto estremo e rapido che fa passare un essere umano dallo stato di vita a quello di morte, è così; dal mio punto di vista invece ci sono davvero molti tipi di suicidi e i più atroci sono indubbiamente quelli dei quali non si è neppure consapevoli e che vengono consumati nel corso di una vita intera, o volendo prendere in considerazione la reincarnazione, anche di più vite.

    Succede quindi che i nostri genitori ci hanno insegnato a pensare in un certo modo perchè a loro volta loro stessi sono stati condizionati dai loro genitori e via di seguito a ritroso nelle generazioni; di contro, anche noi in seguito condizioniamo i nostri figli ed essi i loro figli, e via all'infinito. Di grandissima importanza per togliersi definitivamente da questa catena, apparentemente senza fine, è la più profonda comprensione che le cose non stanno effettivamente così. So, per esperienza personale, che l'ammettere a sé stessi che quelle che abbiamo sempre ritenuto le nostre idee e i nostri credo, in fin dei conti, non ci appartengono, sia un processo non poco doloroso, ma posso garantire, assolutamente fruttifero. Per arrivare a questo sarà di fondamentale importanza sapere che in noi agiscono costantemente due tipi di menti. La mente conscia, che è quella che erroneamente ognuno di noi crede sia la padrona delle nostre decisioni, e quella inconscia che purtroppo governa la quasi totalità del parco decisionale e attitudinario delle nostre vite.

    La mente inconscia è quella che è stata programmata, in un primo tempo, dai nostri genitori e dai nostri insegnanti, in un secondo tempo da noi stessi sulla falsa riga di ciò che già era l'impostazione di base. Compreso ciò, il nostro compito sarà quello di usare la mente conscia, attraverso l'esercizio della continua attenzione e osservazione, per riprogrammarci, questa volta alla luce di nuove e concrete conoscenze.

    Qualcuno di certo si starà chiedendo perchè mai fare tanta fatica, quando tutto sommato si sta già abbastanza bene così come si è. La risposta è presto data. Non esiste essere umano sulla faccia della terra che non abbia provato o debba provare prima o poi una buona dose di sofferenza. Alcuni di voi già sapranno di quale tipo di sofferenza sto parlando, di quella che fa venire in gola le budella e che ti toglie la voglia di vivere, che ti fa invocare la morte che, ahimè, non arriva; di quel dolore che non ti molla e che da quando entra a fare parte della tua vita sembra non volerne mai più uscire. Poi finalmente un giorno cominci lentamente a rimetterti in piedi, se non ti sei suicidato prima, ma cammini storto e la felicità ormai per te è un miraggio e finisci per vivere il resto della vita che ti rimane nella più totale apatia, intervallata di tanto in tanto da qualche evento nel quale tu ti convinci esserci qualche ragione di vita, al quale però sotto, sotto, non credi nemmeno tu. Più o meno questo è lo stato in cui si trova una buona parte degli esseri umani e a chi fosse in questa situazione, dico, con tutta la consapevolezza di cui dispongo, di non disperarsi perchè quella che state provando potrebbe essere l'ultima grande sofferenza della vostra vita, solo che riusciate ad intravvedere il modo per uscirne. La durata di questa sofferenza dipende da voi e da voi soltanto. Non importa quante persone crediate siano responsabili di questa sofferenza, la realtà è che gli unici responsabili siamo noi e nessun altro.

    La rimanente maggior parte degli esseri umani, invece, ha trovato delle strade, apparentemente meno dolorose. C'è chi si fa prete, per convinzione religiosa o per scappare da un'esistenza insignificante; c'è chi si tuffa nel lavoro e nella carriera, dimenticando totalmente quella che è la sua vera vita; c'è ancora chi si rifugia nella famiglia, per poi magari patire le pene dell'inferno appena i figli, o magari la moglie o il marito, se ne vanno di casa, o al contrario facendo dei figli e del coniuge dei capri espiatori sui quali rovesciare tutte le proprie insoddisfazioni; altri ancora fanno degli amici il loro scopo di vita; altri dedicano la loro vita allo sport e qualcuno si lancia nella politica, pensando di poter cambiare il mondo, senza accorgersi che il mondo dall'esterno non riuscirà mai nessuno a cambiarlo, perchè prima devono cambiare le coscienze, e così, nella maggior parte dei casi si finisce per essere inghiottiti da un mondo di potere ed avidità che fa dimenticare ogni buon proposito. Chi invece dovesse aver resistito al canto delle muse del potere e dell'avidità si dovrà inevitabilmente scontrare con quella che è la triste realtà: se le coscienze, infatti, non sono pronte, nulla vale lo sforzo di un solo uomo a meno che quest'uomo non sia un novello Ghandi e quindi non operi dall'alto di una coscienza evoluta.

    Ho segnalato solo alcune delle illusioni più comuni nelle quali vive quotidianamente l'uomo, ma a ben cercare sono convinta che ce ne siano d'innumerevoli. Ciò non toglie però che tutte queste persone prima o poi dovranno imbattersi in quel tipo di dolore descritto prima. Non sono un menagramo, semplicemente ho riscontrato nella mia vita che non esiste nessun altro tipo di campanello d'allarme come il dolore per risvegliare le coscienze.

    Poche sere fa guardavo un documentario che illustrava molto bene il compito del dolore, quello fisico in quel caso. Si diceva che se non esistesse il dolore fisico ognuno di noi sarebbe già morto da un pezzo, dal momento che ogni volta che insorge qualcosa che non va nel nostro organismo, il dolore immediatamente ci segnala il mal funzionamento dell'organo in questione: la rottura di parte dell'ossatura, un'infezione in corso e così via. Effettivamente, veniva fatto notare, che se non avessimo un dolore in un punto preciso, dove qualcosa non va, potremmo morire non sapendo cosa non funziona a dovere. Si può davvero dire che quello che vale per la dimensione fisica valga anche per quella spirituale. Quindi, quando qualcuno prova un gran dolore interiore, suona un campanello d'allarme, c'è infatti qualcosa nella nostra vita che non va, e così come per il corpo ci si rivolge ad un dottore, per lo spirito, ci si dovrebbe rivolgere ad un maestro spirituale. A questo punto molti obbietteranno che il guru della situazione non è sempre facilmente alla portata di chiunque, ma è garantito che, se la predisposizione d'animo sarà quella di essere consapevoli di avere bisogno d'aiuto, l'aiuto arriverà, sotto forma di un libro, di una persona che illuminerà il vostro sentiero, di un evento particolare o forse, perchè no, di un vero e proprio maestro spirituale, ma attenzione, bisogna saperlo riconoscere. A volte, infatti, può succedere che lo si abbia sotto il naso dalla nascita e non lo si sia mai riconosciuto, oppure sia un amico, o un parente, o un vicino di casa, o il benzinaio... Non si deve pensare infatti, che i guru siano strani ed eterei esseri che conducano chissà quali strane vite e abitino necessariamente in qualche isolata grotta sull'Hymalaya.

    Se però l'aiuto che volete e quindi chiedete voi è quello di risolvere nell'immediato il vostro specifico problema contingente, sappiate che sarebbe come se chiedeste ad un medico un antidolorifico per fare sparire il dolore, senza farvi guarire dalla malattia; così questa, degenerando, senza che voi avvertiate più tanto male, vi porterebbe all'invalidità e poi alla morte. La morte infatti non è solo quella fisica. Esiste una morte interiore.

    ​LA STORIA NON E' UNA SCIENZA ESATTA

    Un episodio che mi fece riflettere sull'attendibilità della storiografia, fu quando circa cinque anni fa uno storico contattò mio padre per chiedergli il permesso di scrivere il suo nome e pubblicare delle sue foto su di un libro che stava scrivendo a proposito di una pagina della storia che effettivamente mio padre aveva vissuto in prima persona durante la seconda guerra mondiale: la liberazione di Campione d'Italia. Dopo qualche tempo dal momento in cui mio padre acconsentì, lo storico in questione gli spedì il libro terminato. Lui lo lesse e mi disse che non vi era una sola parola che potesse far capire come effettivamente i fatti si erano svolti in quei giorni. In pratica, lo storico aveva trasformato la presa di Campione, da parte degli italiani, in una vera e propria guerra, quando la resa degli svizzeri agli italiani fu del tutto consenziente e pacifica.

    I casi quindi erano due: o a quello storico piaceva inventarsi la storia, ipotesi alquanto bizzarra, oppure, e questo è più realistico, i testimoni da lui interpellati, forse pieni d'orgoglio all'idea di entrare in un libro di storia, l'avevano sensibilmente gonfiata, un po' come fanno i pescatori al rientro dalla pesca descrivendo la misura dei pesci da loro pescati.

    Se uno storico poteva travisare integralmente un evento svoltosi così vicino a noi nel tempo, solo sessantacinque anni prima, come

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