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L'Arcangelo Raphael: Visione e guarigione - I poteri di Raphael per chiamare a te gioia e benessere
L'Arcangelo Raphael: Visione e guarigione - I poteri di Raphael per chiamare a te gioia e benessere
L'Arcangelo Raphael: Visione e guarigione - I poteri di Raphael per chiamare a te gioia e benessere
E-book194 pagine1 ora

L'Arcangelo Raphael: Visione e guarigione - I poteri di Raphael per chiamare a te gioia e benessere

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Info su questo ebook

Una guida indispensabile per conoscere i poteri dell'Arcangelo Raphael e utilizzarli nella vita di tutti i giorni. Rosana Liera, sensitiva apprezzata a livello internazionale, ci conduce in un appassionante viaggio nel mondo dell'invisibile, verso l'incontro con Raphael e con l'immensa forza di guarigione insita in ognuno di noi. L'arcangelo Raphael scelse di preservare i poteri della guarigione e della visione divina, divenendo egli stesso la personificazione di quelle forze. Oggi Raphael è con noi per aprirci a questa conoscenza e offrirci così la chiave d'accesso alle infinite risorse del divino. La cosmologia ispirata dagli arcangeli Metodi per visualizzare e contattare l'arcangelo Raphael Guida pratica all'utilizzo dei suoi poteri Esercizi di guarigione angelica, respirazione e canto come strumenti di autoguarigione Rimedi naturali e suggerimenti per vivere sani e meglio Meditazioni degli arcangeli e invocazioni I poteri dell'arcangelo RaphaelI poteri dell'arcangelo Raphael Da sempre l'uomo si dedica alla ricerca del divino per trarne aiuto o semplice conforto, in particolar modo dalle presenze angeliche, supreme manifestazioni del divino stesso.Continua a leggere...
LinguaItaliano
Data di uscita12 gen 2015
ISBN9788868202026
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    Anteprima del libro

    L'Arcangelo Raphael - Rosana Liera

    RAPHAEL

    Capitolo Primo

    GLI ARCANGELI

    E IL MONDO

    INVISIBILE

    Verso Entità di sublime Luce e Bellezza

    Già da bambina avvertivo che tutto era mosso da qualcosa di più grande. Vedevo al di là del velo della realtà, la quale mi si mostrava molto meno concreta di quanto potesse apparire agli altri. Ricordo ancora come sull’autobus, al ritorno da scuola, mi confidavo con Dio e gli chiedevo di darmi dei piccoli segnali e di guidare i miei passi innocenti. Ero così incuriosita dalla dimensione spirituale da non lasciarmi facilmente trascinare nel vortice delle quotidiane passioni che facevano schiamazzare di gioia la maggior parte dei bambini che avevo intorno.

    Certo, anch’io amavo giocare insieme agli altri all’aria aperta, ma non di rado mi scoprivo assorta in contemplazione della natura in un profondo, intimo, dialogo con Dio. La luce del sole, l’aria, l’azzurro del cielo, tutto mi appariva permeato da questa sostanza eterica che era per me il Divino, insieme Padre e Madre di tutte le cose. Appena iniziai a frequentare il catechismo questo incantesimo svanì e pensai che per recuperarlo avrei dovuto consacrare la mia vita alla preghiera, nella rigida clausura di qualche monastero. Quando la mia cara nonna Maria Maddalena si ammalò e fu ricoverata in ospedale, ero così disperata che quella notte supplicai Dio di prendere la mia vita al posto della sua. Il giorno dopo, con mio grande stupore, la nonna era guarita. Nella mia mente di bambina quel fatto risuonò come un miracolo e mi convinsi che quella cosa che io chiamavo Dio, nella sua grande magnanimità, ci aveva risparmiato entrambe. Fu in quel momento che capii che nella vita non sarei mai stata sola e che quella certezza mi avrebbe reso ogni giorno più forte.

    Durante la mia adolescenza fui fortemente attratta dagli studi filosofici e approfondii anche alcuni aspetti delle scienze fisiche e astronomiche, in particolar modo i saggi di studiosi come Einstein e Wickramasinghe. Le loro teorie e le loro diverse concezioni dell’universo mi appassionavano e mi commuovevano. Nel sondare l’imperscrutabile mistero dell’esistenza mi piaceva immaginare una gamma infinita di possibilità, spaziando dalla più profonda spiritualità fino ad abbracciare i modelli scientifici più cartesiani. Lo stesso desiderio di conoscenza mi condusse alla scoperta delle antiche filosofie orientali e delle loro straordinarie affinità con un importante filone del pensiero occidentale. Esiste infatti un unico principio ispiratore che attraversa le pagine di alcuni dei più importanti testi sacri dell’induismo (le Upanişad e la Bhagavad Gita), della tradizione buddista (il Sūtra del Loto e l’Avatamsaka Sūtra) e del pensiero taoista (il Taotê-ching) e che sembra animare anche parte dell’eredità greco antica, dalle visioni organicistiche della scuola di Mileto, al pensiero di Eraclito, fino ai testi socratici e platonici. Sotto questa luce tutta l’esistenza si rivelava nel suo senso più ampio, si illuminava e si elevava prendendo forma divina, volava in alto, oltre il labirinto della mente, oltrepassava i limiti dell’anima, per divenire puro spirito e frammentarsi nei molteplici aspetti di Dio.

    Esploravo le vette del pensiero e della spiritualità umana anche attraverso la musica e le arti visive. Quale gioia provocava in me l’ascolto di un concerto brandeburghese di Bach o di una sinfonia di Beethoven considerabili, per i loro contenuti universali, tra le più alte forme di astrazione in assoluto. Amavo molto lasciarmi avvolgere dallo spazio sonoro a più dimensioni della dodecafonia di Schoenberg ed ero affascinata dai simbolismi di superficie dello spiritualismo Kandinskiano. Vedevo la trama filamentosa che univa l’una all’altra le varie forme d’arte nell’immane tentativo di cogliere e svelare verità sublimi.

    Nel mio spirito i molteplici aspetti del divino si manifestavano sotto diverse forme: dalla pittura alla musica, all’espressione poetica fino ai viaggi onirici e alle percezioni extrasensoriali. Il mio dialogo con Dio, con i suoi momenti di estasi contemplativa, si alternava però a stati di angoscia e desiderio di autodistruzione. La mia anima si sentiva spesso come contenuta, circoscritta nella fisicità corporea, asfissiata da condizionamenti e abitudini che mi causavano un incontrollabile desiderio di oblio e di fuga dalla realtà. Nonostante tutto, il mio spirito continuava a viaggiare su alte frequenze, innalzandosi sempre più verso le pure vibrazioni angeliche, quasi come se i due aspetti di me non si incontrassero mai, come se non ci fosse altro punto di contatto fra di essi se non nel gesto di espiazione, di catarsi, di sublimazione artistica e onirica. In quei momenti l’anima volava e lo spirito era libero di fondersi nell’essere divino.

    L’esperienza della vita mi si prospettava come una vera e propria lotta fra due forze contrastanti e inconciliabili. Ma era davvero credibile ridurre tutto all’opposizione tra bene e male?

    Alcune risposte a questa domanda le trovai nelle filosofie orientali. Col tempo maturai la convinzione che al di là dei tradizionali canali di conoscenza dovesse esserci qualcos’altro e che questo andava cercato non all’esterno, ma nell’intimità dei nostri cuori. Qualcosa a cui possiamo rivolgerci direttamente per avere tutte le risposte che cerchiamo, che funzioni per ognuno di noi e che ci aiuti veramente a vivere meglio e a esprimere a pieno la nostra essenza divina.

    Per arrivare a questo però è necessario un puro desiderio di conoscenza e di elevazione spirituale e un’assoluta fedeltà a se stessi.

    Essere fedeli a se stessi non significa rispettare un’idea, un dogma autoimposto al quale vogliamo e dobbiamo ubbidire, ma consiste nel riconoscere e nell’abbracciare consapevolmente e compassionevolmente i molteplici aspetti della propria natura e convogliare quelle forze pacificate verso una nuova sublime sintesi. Questa attitudine al rispetto porta a una graduale riscoperta della nostra natura di esseri divini che, rinnovandoci dall’interno, ci colma della luce della conoscenza.

    Poter vivere basandoci su questa fedeltà è tutt’altro che facile. Si tratta di un cammino che comporta la rinuncia a tutto ciò che non è luminoso, nel senso più elevato del termine.

    Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita. Così recita la prima terzina con cui si apre la Divina Commedia di Dante Alighieri. Il suo viaggio di espiazione nell’aldilà attraverso l’inferno, il purgatorio e il paradiso come allegoria del percorso spirituale dell’uomo, riflette a pieno questa visione. Noi tutti possediamo un innato desiderio di autorealizzazione spirituale e di ricongiungimento con il divino che, per poter dare i suoi frutti, deve solo essere accettato e lasciato fluire. È ancora Dante ad affermare nel Convivio "che lo sommo desiderio di ciascuna cosa, e prima da la natura dato, è lo ritornare a lo suo principio".

    Qualunque sia il percorso spirituale dal quale proveniamo, sarà solo la nostra purezza e il nostro desiderio di verità a condurci al cospetto di Dio. Se saremo fedeli alla nostra vera natura, prima o poi il nostro viaggio terreno sarà coronato dall’incontro con una presenza angelica. Sono loro che ci danno protezione, che permettono alla vita di manifestarsi e ascendere verso la forma sublime.

    La ricerca che abbiamo intrapreso può essere iniziata molto tempo fa e maturata nel corso delle precedenti incarnazioni, ma basterà un solo battito d’ali per spalancare le porte del nostro cuore alla fresca brezza dell’Amore Divino.

    I sette stadi della coscienza

    Dopo quella fatidica notte in cui mi ritrovai a fluttuare sospesa al di sopra della mia auto, la mia vita non fu più la stessa. Osservavo il mio corpo riverso in avanti, ma quell’immagine non destava in me né inquietudine né paura. Fu lì che sperimentai l’incontro con una schiera d’angeli e che dialogai per la prima volta con l’Arcangelo Michael. Quella porta sull’invisibile si richiuse con la stessa velocità con cui si era spalancata ai miei occhi, ma la mia percezione della realtà era ormai cambiata per sempre. Con il ritorno al mondo fisico scoprii che quell’esperienza mi aveva lasciato una straordinaria qualità: la capacità di comunicare con gli angeli.

    Fino a oggi, quasi tutte queste conversazioni sono state trascritte e costituiscono un bagaglio di informazioni utilissime per tutti i ricercatori della verità che intendono entrare in contatto con il mondo angelico.

    Per gettare uno sguardo oltre i confini del mondo sensibile, dobbiamo superare le nostre concezioni sulla realtà e aprirci gradualmente a una nuova visione. Esiste, infatti, una corrispondenza esatta tra la coscienza umana e quella universale e questa coscienza si articola in vari stadi o piani di consapevolezza, a loro volta suddivisi in sottostadi. I principali stadi della coscienza descritti dagli angeli sono sette e possono essere elencati come segue:

    •    Fisico Fisico

    •    Emozionale

    •    Psichico

    •    Animico

    •    Spirituale

    •    Divino

    •    Onnisciente

    Lo stadio Fisico di coscienza si basa sull’esperienza senso-percettiva in senso stretto. A questo livello la conoscenza della realtà è limitata all’esplorazione sensoriale ed è dominata dalla sfera delle sensazioni.

    Lo stadio di consapevolezza Emozionale è governato dalla sfera emotiva ed è strettamente legato allo stadio di coscienza fisica. Come in un fiume sotterraneo, il suo alveo è spesso agitato da forti correnti e turbolenze. I ricordi e i traumi del passato scavano gallerie che possono indebolire il corpo fisico. Quando quelle forze vengono convogliate e spazzate via, si avverte un senso di gioia e benessere.

    Lo stadio Psichico è costituito da energia psichica la quale agisce sulla realtà come un catalizzatore. Tramite questo piano di coscienza è possibile intervenire sul mondo visibile e invisibile manipolandolo e creandolo. I confini di questo stadio spesso sono autoimposti e coincidono con rappresentazioni interne, credenze, idee e cognizioni acquisite durante il corso della vita che limitano di fatto il nostro potere d’azione.

    L’Animico è quel piano di consapevolezza permeato dal principio universale che i platonici chiamavano anima mundi, indicando così la forza vitale della natura insita in ogni essere vivente. La nostra anima, pur seguendo un percorso basato

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