La mia doppia vita (eLit): eLit
Di Joanne Rock
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Joanne Rock
Laureata in letteratura inglese, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi sia storici sia contemporanei ha lavorato in televisione e in pubblicità, ed è stata attrice, fotomodella e persino insegnante.
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Anteprima del libro
La mia doppia vita (eLit) - Joanne Rock
Immagine di copertina:
stock_colors \ iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
My Double Life
Harlequin Blaze
© 2013 Leslie A. Kelly
Traduzione di Lucia Panelli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3051-998-5
1
«Courtney, tre sole parole: pettorali e addominali...» fu quanto la mia collega Fawn mi sussurrò all’orecchio mentre percorrevamo il corridoio verso l’ingresso riservato della sala riunioni della società. «Questo talent scout è molto più figo di tutti gli attori che rappresenta.»
Lavoravo come ricercatrice finanziaria presso una delle più prestigiose società di investimenti di Los Angeles, ma le chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè erano probabilmente uguali a quelle in qualsiasi altro ufficio. Sbavavamo per i bei fusti come delle ragazzine, riservandoci di mangiarli con gli occhi dietro a porte chiuse. Proprio come adesso.
«Davvero? Allora volevi ragguagliare me su questo potenziale cliente?» le chiesi, fermandomi fuori dalla sala per sventolarle un fascicolo sotto il naso. Avevo lavorato sodo per raccogliere informazioni sul quadro finanziario di quell’eventuale cliente, così che Fawn potesse affrontare l’incontro preparata. «Effettivamente ho dimenticato di includere nella mia ricerca l’ultimo rapporto relativo a un sito di pettegolezzi, quindi forse ne sai più tu di me su questo tipo.»
Aggrottando la fronte, la consulente finanziaria più brillante della Sphere Asset Management mi punzecchiò sul braccio con il cappuccio della penna.
«Insolente.» Fawn scosse la folta chioma per la terza volta negli ultimi due minuti, un’abitudine superflua per assicurarsi che ogni ciocca dorata fosse al suo posto. Ma lei era la responsabile della squadra che aveva messo insieme il profilo di Trey Fraser. Con indosso l’elegante tailleur pantalone che le avvolgeva il fisico snello e asciutto, Fawn attirava gli sguardi ovunque andasse, e non era una banalità a Hollywood, la terra della bellezza. «So quello che mi serve sul suo patrimonio. Posso chiudere l’affare a occhi chiusi. Ma qualora Trey Fraser fosse sentimentalmente libero, non me lo lascerò scappare.»
Mi piaceva Fawn. Davvero. Era una brillante analista di mercato ed era sufficientemente alla mano da frequentare le semplici impiegate come me, una ricercatrice che se ne stava sempre dietro le quinte. Ma poiché lei era l’esempio perfetto di come il destino baciasse alcuni in modo persino esagerato, accanto a lei una donna normale si sentiva... carente.
Per esempio, io non mi sarei mai sognata di giocare le mie carte con Trey Fraser, principe di Hollywood e figlio del più famoso produttore indipendente dell’ultima decade. Tutti i nostri clienti erano individui danarosi, ma Trey era di una categoria superiore, grazie anche alla sua fama e a una buona dose di magnetismo personale. Così non potei fare a meno di essere un po’ contrariata quando udii la collega all’accettazione accompagnare il cliente nella sala riunioni dall’altra parte della porta.
«Non puoi flirtare con i clienti» ricordai a Fawn. «E ancor meno uscire con loro.» Le regole erano chiare alla Sphere.
«Stai scherzando?» Fawn si lisciò la giacca e si pizzicò le guance per dar loro un po’ di colore. «Per beccare uno come Trey, vale la pena rischiare di essere buttata fuori. Los Angeles pullula di società di consulenza finanziaria. Uomini come quello, invece, sono rari.»
Mi trattenni dal sollevare gli occhi al soffitto. «È facile dirlo quando i cacciatori di teste ti sommergono di chiamate.»
Anche se ero sempre stata brava nel mio lavoro, non avevo mai avuto quel genere di opportunità. I colloqui di lavoro erano una sorta di tortura per me.
Avrei cercato opzioni di investimento e calcolato i potenziali utili per i clienti della Sphere per il resto della vita.
Imperturbabile, Fawn mi strizzò l’occhio prima di aprire la porta. Di norma, mi sarei fiondata nel mio ufficio, poiché parlare con i clienti non era proprio il mio forte anche se, tecnicamente, avrei potuto partecipare all’incontro. Di solito, ero quella che se ne stava dietro le quinte, anche se dopo avere scoperto una certa attitudine per la danza avevo conquistato un po’ più di fiducia in me stessa. Ma quel giorno ero curiosa.
Inoltre, chi mi avrebbe notata quando la star dei nostri consulenti avrebbe fatto il suo ingresso e si sarebbe accomodata al tavolo di mogano? Probabilmente non avrei avuto nessuna possibilità di lanciare un’occhiata agli addominali di Trey Fraser. Ma a volte, persino quelli di noi abituati alle celebrità non riuscivano a resistere ai calibri da novanta. Figuriamoci io...
Anche se, essendo interessata alla finanza, ero più curiosa di vedere un magnate in carriera come Trey piuttosto dell’idolo cinematografico più chiacchierato del momento.
Sebbene anche lui avesse destato la curiosità della stampa in seguito alla causa che si diceva avesse intentato nei confronti del padre, che era stato suo datore di lavoro prima che lui aprisse un’agenzia di spettacolo.
Così, avvicinandomi alla sala, mi concessi una sbirciatina da sotto la frangetta, così lunga che le punte mi toccavano le ciglia.
Mi ero aspettata che il cliente sarebbe stato accompagnato da uno stuolo di collaboratori, ma, quando Fawn entrò, c’era un solo uomo ad aspettarla. Alto e dai fianchi snelli, indossava un completo nero con camicia dello stesso colore aperta sul collo. Zigomi pronunciati, lineamenti spigolosi, occhi scuri gli conferivano un aspetto vagamente pericoloso. Ma, quando sorrise, il viso cambiò del tutto. Aveva un aspetto mediterraneo e ricordai di avere letto che la madre era un’attrice italiana, che il famoso padre aveva sedotto quando lei era poco più che maggiorenne.
Trey Fraser era sulla trentina, ma possedeva quel fascino alla George Clooney che non lo avrebbe abbandonato nemmeno a ottant’anni. Non c’era da stupirsi che Fawn si fosse risistemata i capelli e pizzicata le guance.
«Salve» salutò lui a quel punto, girandosi a un tratto verso di me. «Sono Trey Fraser.»
Mi aveva beccata.
Si diresse verso di me, la mano tesa come se intendesse trascinarmi nella sala. Il cuore che martellava e i piedi incollati a terra, restai di sasso. Quell’uomo mi aveva notata nonostante il camuffamento che solitamente mi fornivano la frangetta, il modesto tailleur e le scarpe da tennis. Insomma, il mio look preferito.
Inoltre, chi notava Courtney Masterson quando c’era in giro Fawn?
«S... s... salve» riuscii a farfugliare, sebbene a voce così bassa che dubitai potesse avere sentito.
Dannazione. Possibile che balbettassi ancora?
La sua mano avvolse la mia in una calorosa stretta, mentre io cercavo una scusa per andarmene. È fuori dalla tua portata!, mi gridò una vocetta. Scappa!
Il momento in cui le nostre mani si incontrarono, non durò più di una frazione di secondo.
Ma poiché non mi ero mai trovata così vicina a un figo spaziale, né ne avevo mai toccato uno, registrai ogni singolo dettaglio, dal profumo secco del leggero dopobarba al modo in cui i capelli gli creavano un’onda sopra la fronte.
«Courtney?» mormorò Fawn dietro di me in tono a un tratto perplesso. «Vuoi unirti a noi?»
Certo che no. Non avevo l’abitudine di assistere alle riunioni, sebbene, in quanto ricercatrice finanziaria, ne sapessi più io sul patrimonio personale dei clienti di chiunque altro nell’ufficio.
Allora, perché quel giorno avevo deciso di fare la guardona?
«Forza, entri» disse Trey, accompagnando le parole con un gesto del braccio.
Mormorare qualcosa del tipo Non ci penso proprio non sarebbe stato molto educato, così scelsi l’alternativa migliore.
Girai sui tacchi e sfrecciai via.
Ero forse un po’ timida? Già. Tutto era iniziato con il balbettio dell’infanzia, per poi proseguire con una madre che si vergognava di me e infine esplodere in un’insicurezza dotata di vita propria. Avvicinarsi a un personaggio di Hollywood era, per una come me, una vera sciocchezza.
Come per una falena avvicinarsi al fuoco.
Ma stavo lavorando sodo per vincere la timidezza.
Non mi sarei mai avvicinata ai Trey Fraser del mondo, sebbene lui fosse davvero eccitante e avrebbe probabilmente alimentato le mie fantasie per parecchio tempo. Però, lavoravo su un altro approccio ai miei problemi e poco alla volta avanzavo verso la sconfitta dei demoni del dubbio che affollavano la mia mente.
E quello era proprio uno dei momenti in cui avevo bisogno di una dose di quell’elettrizzante medicina prima che il cuore mi scoppiasse in petto. Così, afferrai la sacca della palestra da sotto la scrivania e, dopo avere controllato che il corridoio fosse libero, mi diressi verso la porta sul retro. Mi sarei ritemprata lasciandomi andare a quella follia ginnica che, nell’ultimo anno, era diventata la mia unica fonte di vera sicurezza a livello fisico.
Avevo scoperto che non esisteva niente di meglio di una pertica intorno alla quale ballare per tirare fuori la tigre che si nascondeva in ogni donna.
Le brave ragazze fuggivano lontano da lui.
Mentre affrontava l’incontro alla Sphere Asset Management, Trey Fraser non riusciva a smettere di pensare alla brunetta che era fuggita via qualche istante prima.
Cercava di ascoltare la donna innanzi a lui che gli spiegava le sottili differenze tra le svariate ripartizioni di interessi, ma continuava a vedere un paio di sfuggenti occhi grigi che guardavano ovunque tranne lui. Si disse che non aveva importanza, poiché in quel periodo della sua vita non aveva comunque tempo per le donne. Lo scorso inverno, il padre lo aveva denigrato professionalmente e, per i prossimi anni, Trey avrebbe avuto il suo bel da fare per convincere il mondo che lui era un tipo d’uomo diverso. Un uomo di parola. Impresa tutt’altro che facile quando entrambi erano nell’industria cinematografica e il padre, Thomas Fraser II, aveva agganci e influenza.
Tuttavia, a Trey spiaceva che il dissenso con il padre avesse provocato quel genere di titoli scandalistici che facevano scappare quelle come Begli Occhi Grigi. Courtney, se ricordava bene. Era stato additato come il figlio più ingrato di Hollywood per avere avviato un procedimento legale nei confronti del genitore, con l’accusa di rottura del contratto. Era stato soprannominato Il bambino viziato dalle riviste scandalistiche, ma anche il resto della stampa non lo aveva trattato meglio.
«Che cosa ne dice, signor Fraser?» Una sensuale voce femminile si intromise nei suoi pensieri, riportandolo al presente.
Accidenti. Si era completamente estraniato dalla discussione sulla ripartizione degli interessi. La consulente finanziaria lo scrutava come se lui fosse il suo prossimo pranzo. A quanto pareva, la pessima pubblicità che aveva ricevuto dalla carta stampata non la spaventava. Trey, invece, era ancora mortificato per le aspre parole pubblicate in seguito al suo ultimo litigio con il padre in un ristorante alla moda.
«Molto bene.» Sistemò la documentazione consegnatagli dalla Sphere Asset Management. «Ci penso e le farò sapere.»
Aveva bisogno di alcuni consigli finanziari per essere sicuro che la sua nuova società non risentisse dei precedenti legami professionali con il padre. Peccato che non avesse potuto discuterne con Courtney. Lei aveva un viso onesto e in quel momento della sua vita era un particolare a cui dava molta importanza. Qualcosa in lei aveva vinto la diffidenza con la quale lui affrontava ogni affare negli ultimi sei mesi.
«Ne è sicuro?» Le labbra di Fawn si chiusero in un broncio tutt’altro che professionale. Ma poi la donna spostò la propria attenzione su un fascicolo davanti a sé. «Se è andato avanti con l’azione legale per citare in giudizio la società di suo padre per rottura del contratto...»
«Non ho avviato alcuna azione legale.» Tuttavia, non poteva evitare che girassero voci a quel riguardo. «Quelli sono solo pettegolezzi. Speculazioni dei media.»
Sebbene gli stessi pettegolezzi gli dessero motivo di pensare che avrebbe avuto tutte le ragioni per attaccare il padre a livello legale. Thomas Fraser II non era stato un uomo facile con cui lavorare, ma Trey era stato disposto a sopportare i continui sermoni paterni a patto di poter fare un film a modo suo. Ma il film emotivamente complesso e a basso budget di Trey si era trasformato in una produzione quasi faraonica, completa di sponsor a livello mondiale, in cui gli attori venivano licenziati senza che lui venisse consultato, per poi essere sostituiti con star di film di cassetta. Quando Trey si era tirato indietro, l’intero progetto era stato chiuso e lui