Sessoterapia: eLit
Di Joanne Rock
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Info su questo ebook
Jenny non pensava che fare sesso con uno sconosciuto potesse essere terapeutico. Eppure l'uomo misterioso che va a trovarla ogni notte ha dissolto tutte le sue paure. A colpi di baci. E anche se lei ha delle regole ben precise e non ha intenzione di farsi coinvolgere in una vera relazione sentimentale, tutto a un tratto si ritrova a sognare che quegli incontri furtivi si trasformino in qualcosa di più...
Joanne Rock
Laureata in letteratura inglese, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi sia storici sia contemporanei ha lavorato in televisione e in pubblicità, ed è stata attrice, fotomodella e persino insegnante.
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Anteprima del libro
Sessoterapia - Joanne Rock
In copertina:
ComicSans / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Up All Night
Harlequin Blaze
© 2006 Joanne Rock
Traduzione di Lucia Esposito
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-788-5
1
«Non credo che dovremmo vederci più.»
Jenny Moore sbatté le palpebre e fissò costernata l’autore dell’inatteso annuncio.
La terribile frase le rimbombò nelle orecchie superando il frastuono dei bicchieri e il brusio assordante delle centinaia di conversazioni che animavano il bar dell’hotel. Non poteva essere, si disse incredula. Era soltanto il loro primo appuntamento!
«Non ci hanno ancora portato i drink e già vuoi scaricarmi?» Jenny sapeva di non poter incarnare il sogno erotico americano per tutta una serie di ragioni, ma era convinta di essersi mossa bene, stavolta. Aveva conosciuto David Brady, ingegnere del Jersey, tramite una chat per cuori solitari e si erano scritti per qualche settimana. Per il loro primo incontro di quella sera, si era preparata spiritualmente, combattendo la fobia dei luoghi pubblici che la tormentava.
Dopo la partecipazione a un’imperdibile conferenza sul self-help, incontrare di persona quell’uomo era stata la seconda motivazione per cui era venuta ad Atlantic City. Se non fosse stato per le due cose messe insieme, non si sarebbe mai spostata di casa e non avrebbe mai cercato di controllare l’agorafobia che le rendeva arduo lasciare il suo appartamento già in circostanze normali, figurarsi in quella situazione così particolare.
«Mi dispiace, Jen, ma non credo di poter fare le cose con la calma che vorresti tu.» David le offrì un sorriso che Jenny avrebbe potuto trovare amabile se solo non avesse desiderato cancellarglielo dalla faccia a colpi di spranga. «Penso che sia importante esprimerci onestamente riguardo alle nostre aspettative, non credi?»
Tramite e-mail, Jenny avrebbe saputo come cavarsela. Si era costruita un impero da migliaia di dollari vendendo prodotti di lusso on-line tramite la De-Luxe, società che gestiva dalla tranquilla sicurezza delle sue quattro mura. Ma, a faccia a faccia con quell’uomo, e in una situazione che la rendeva a dir poco nervosa, sentiva di essere più vicina alle urla che a una risposta brillante.
«O... onestamente?» ripeté col fiato spezzato, nel tentativo disperato di dominare l’iperventilazione che l’avrebbe sopraffatta, se l’uomo in cui aveva riposto così tante speranze l’avesse veramente mollata soltanto dieci minuti dopo il loro primo appuntamento.
«Non è che tu non mi piaccia. Mi sono divertito moltissimo a chiacchierare con te on-line nelle ultime settimane.» L’oggetto delle sue vane attenzioni si alzò, tirò fuori una penna dal taschino e, dal vassoio della cameriera che stava servendo loro le ordinazioni, afferrò al volo il suo scotch e un tovagliolo di carta. Posò sul vassoio della ragazza un pezzo da venti e si chinò sul tavolo per scribacchiare qualcosa sul tovagliolo. «Non credo che parteciperò più a quella chat per cuori solitari, ma contattami pure a questo indirizzo di posta elettronica se la De-Luxe dovesse entrare in possesso di una di quelle targhe di platino di cui mi parlavi. Mi piacerebbe essere il primo in città ad averla.»
Dopo un bacio innocente sulla guancia, David svuotò il bicchiere e portò quel suo formidabile posteriore fuori dal bar, lasciandola smaccatamente a bocca asciutta.
Jenny guardò il drink rosa fosforescente che aveva ordinato prima, sull’onda di un irrefrenabile ottimismo, e fece un sorriso amaro. Adesso al suo umore lugubre, dopo la fuga di David, sarebbe stato più consono un Bloody Mary.
«Desidera altro?» le chiese l’avvenente cameriera dopo qualche secondo, quando notò che non aveva ancora toccato il suo cocktail.
Grazie al cielo era una donna, si consolò Jenny, anche se la donna in questione aveva spudoratamente flirtato con David solo un attimo prima. In generale, Jenny se la cavava meglio con le femmine che con i maschi, anche se quella volta, dopo aver visto la foto di David e aver chiacchierato a lungo con lui on-line, aveva veramente creduto di avere una chance. «Il mio amico è un medico... ha appena ricevuto una chiamata» mentì imbarazzata per salvare la faccia. «Credo che anch’io tornerò in camera.»
Afferrando il tovagliolo sul quale David le aveva lasciato l’indirizzo, Jenny si alzò dal tavolo e puntò verso l’ascensore. La seta della gonna le accarezzò le gambe. Soltanto un’ora prima, il suo look le era sembrato sexy e foriero di momenti indimenticabili. Ora invece le ricordava, implacabile, il fallimento della serata. Non avrebbe mai ricontattato un uomo che non aveva neanche la pazienza di bersi un drink in santa pace per rompere il ghiaccio, dunque perché continuava a tenere stretto quello stupido tovagliolo?
«Perdente» si rimproverò e, premendo il pulsante dell’ascensore, si ricordò del convegno per cui era venuta. Un articolato incontro a più sessioni organizzato da un noto guru del self-help che aveva scritto alcuni libri su come nutrire la propria mente e sconfiggere le fobie. Jenny si era persino iscritta a un forum gestito da un gruppo di ricerca interessato a raccogliere quanti più dati possibile sugli agorafobi.
Certo, era interessante, ma non sarebbe stato addirittura memorabile se oltre alla terapia mentale avesse fatto anche un po’ di esercizio fisico? Jenny aveva fatto un’arte di Internet-per-tutte-le-necessità, ma c’erano ancora un paio di cosette che non riusciva a procurarsi on-line.
Una relazione vera, tanto per dirne una.
Il sesso, per dirne un’altra.
Fissando con lo sguardo perso nel vuoto un annuncio pubblicitario del casinò dell’hotel, all’interno della cabina dell’ascensore, lisciò il tovagliolo con l’indirizzo di David. Ripercorrendo la fulminea conversazione che avevano avuto, considerò le ultime parole di lui riguardo alle sue esigenze di tempo. Ma quando si era sognata di dirgli che voleva andarci piano prima di cominciare un interludio sessuale? Sentendola chiedergli un incontro preliminare al bar, David doveva aver pensato che volesse impiegare lo stesso tempo a conoscerlo di persona di quello che avevano impiegato per conoscersi on-line.
E se era andata davvero così, non valeva la pena di chiarire l’equivoco?
David Brady era l’uomo adatto a lei, in quel momento, e Jenny non se lo sarebbe fatto sfuggire così facilmente, senza fare il minimo sforzo per recuperare la situazione. Le ci voleva un uomo di transizione mentre cercava di uscire fuori dal tunnel delle sue fobie e guadagnare fiducia in se stessa, e Dave aveva la parola transitorio scritta in fronte.
Sentendosi sola e stanca di preoccuparsi per i suoi problemi, Jenny aprì la porta della sua suite e andò dritta al portatile che aveva appoggiato sul comodino della stanza da letto. David poteva anche non essere il più sensibile degli uomini, ma era tanto più appetibile dei pochissimi che aveva conosciuto nella sua vita.
Il signor db@shoreengineers stava per scoprire quanto sapesse far le cose in fretta anche lei, in certe circostanze.
Devon Baines si allentò la cravatta mentre usciva dalla sala rinfresco dell’albergo. Era esausto. Non che non gli piacesse trasferire le sue conoscenze e la sua esperienza nel campo dell’ingegneria ai partecipanti al convegno, ma non tollerava quei palloni gonfiati che non facevano che cantare le proprie lodi durante i party organizzati a latere dei lavori.
Per fortuna si era portato dietro il laptop e poteva far qualcosa di utile standosene lontano dagli altri convegnisti. Giunto in camera, aprì il computer e compose la password che apriva la sua casella di posta. Si accomodò sulla poltrona di pelle accanto al letto e cominciò a scorrere rapidamente i messaggi di lavoro e a cancellare quelli di spamming. La sua attenzione, però, fu attratta da un indirizzo sconosciuto che non menzionava né la vincita di una lotteria né la vendita del viagra. Il messaggio inviato da deluxegirl diceva:
Non sono riuscita a dirti quello che volevo, stasera al bar. Sono venuta al convegno solo per incontrarti e non sono una che ci va piano. Quando vedo una cosa che mi piace, la voglio subito. E stasera voglio te. Nudo e ardente nel mio letto.
Sono nella stanza 1016, se ti interessa vedere dove ci avrebbe condotti la serata.
Jenny
Devon fissò il messaggio chiedendosi chi diavolo potesse essere Jenny. Una collega di un’altra azienda del settore? Era chiaro che il messaggio era stato inviato dal Quintessence Hotel perché menzionava il convegno che era in corso nelle sue sale. L’orario sul messaggio indicava le 23.55, poco prima di quando aveva lasciato il party.
Era stato un mucchio di volte al bar dell’albergo, quella sera, in parte perché le file erano più brevi che nella sala del rinfresco, in parte perché aveva voluto offrire da bere a persone con cui desiderava stringere rapporti d’affari come consulente freelance.
Con il dito sul tasto canc, Devon esitò. Non si sarebbe dovuto sentire attratto dall’invito di una donna che un giorno avrebbe potuto incrociare sul lavoro, tuttavia...
Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui si era goduto un incontro infuocato di solo sesso? Per uno che passava il suo tempo a progettare parchi divertimento, era anomalo privarsi così totalmente della fonte di piacere maggiore della vita.
Sollevando la mano dalla tastiera, lasciò lì il messaggio, ma fece scorrere la schermata, sperando forse di distrarsi dal misterioso invito e dalla potenziale avventura che l’attendeva al piano di sopra.
Sentendosi improvvisamente assetato, si tolse la cravatta, si allentò il collo della camicia e andò in cucina a versarsi dell’acqua. Se aveva intenzione di salvaguardare carriera e reputazione, non avrebbe dovuto indulgere a quel tipo di tentazioni. Ma quella tentazione in particolare sembrava decisamente piovuta dal cielo. Perché doveva lasciarsi sfuggire un’occasione d’oro che non gli era costata alcuno sforzo?
Buttando giù l’acqua in un solo sorso, si richiuse la camicia, lasciando slacciato solo il primo bottone. Quantomeno avrebbe potuto dare un’occhiata alla donna misteriosa. Che male c’era a constatare di persona se Jenny era in carne e ossa all’altezza di quelle parole invitanti? Dopo così tanti mesi di duro lavoro, forse si meritava qualche piacere.
Prendendo la chiave della stanza, uscì sul pianerottolo. I suoi piedi lo condussero al centro benessere dell’albergo, dove la mattina aveva visto un distributore di preservativi. Avrebbe finalmente dato una tregua alla sua mente dopo quei tre mesi infernali in cui aveva dovuto competere con quell’odioso di David Brady, indegno erede della Shore Engineers e usurpatore del posto di direttore generale promesso a lui dal suo amico e mentore John Brady, prima che morisse. Devon non aveva mai considerato il sesso un possibile sfogo per la frustrazione, ma doveva ammettere che gli pareva decisamente più appagante di quattro pugni tirati con rabbia a un punching-ball.
Prendendo una manciata di profilattici, lasciò il centro benessere deserto e prese l’ascensore, dritto alla stanza numero 1016.
Se avesse trovato la porta chiusa, probabilmente avrebbe battuto in ritirata. Ma la porta era socchiusa, ed era un chiaro invito a procedere.
Devon mise da parte i propositi di rinuncia,