Le fiabe del ponente ligure
Di Elisa Soleri
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Anteprima del libro
Le fiabe del ponente ligure - Elisa Soleri
Note
Indice generale
La fiaba 4
Fiabe italiane 8
Fiabe Liguri 10
Fiabe dell'estremo ponente ligure 11
Le varianti e di animali 12
A Gata e u strazzun 12
A foura du petaletu 14
A frumigura e u curunelu 16
A foura da vurpe e du luvu 17
A Ciaijina 18
Maria de boscu 23
Rœsa, Ganœfaru, Giassemin 24
A foura du ratu e du galetu 26
Le fiabe a carattere religioso 27
U Maistru de tüti i Maistri 27
U fìgatu da fea 27
Le fiabe popolari 28
U dì di morti 28
E fighe de morti 29
A pareta intu leitu 29
Chechin Giambarata 29
L'amù dê femene 30
I Giancheti 31
Le contes ligures 31
Il morto riconoscente 31
Il braccio destro di Re Riccardo 33
La figlia del diavolo 34
La pignatta di coccio 37
Il fiore che canta 38
Fiabe di Vallecrosia 39
Fiaba 1 39
Fiaba 2 41
Fiaba 3 42
Fiaba 4 44
Filastrocche, nenie e cantilene 45
Filastrocche, nenie e cantilene dell'estremo ponente ligure 47
Scioglilingua 48
A fo ř a da gata mo ř a (dial. Vallecrosia) 48
Filastrocche canzonatorie 48
Au Bixe (dial. Vallecrosia) 48
Burdigati (dial. Vallecrosia) 48
Canpurusìn (dial. Vallecrosia) 48
Filastrocca sui paesi della Val Nervia (dial. Vallecrosia) 49
Filastrocca sui paesi della Val Crosia (dial. Vallecrosia) 49
Filastrocca su frazioni di Ventimiglia (dial. Vallecrosia) 49
Filastrocca sui paesi della Vallecrosia e vallata di Vallebona (dial. Vallecrosia) 49
Filastrocca su Vallebona (dial. Vallecrosia) 50
Ventemîa tera antiga (dial. Vallecrosia) 50
Valebona (dial. Vallecrosia) 50
Valebona (variante) (dial. Vallecrosia Alta) 50
Au Sasciu (dial. Vallecrosia) 51
Paiřìn, maiřìna (dial. Vallecrosia) 51
Cianceguřa baleguřa (dial. Vallecrosia) 51
S ü ca pe ř à (dial. Vallecrosia) 52
Antonia Polonia (dial. Bordighera) 52
Filastrocche filosofiche inserite nei giochi 52
Caregheta d’ořu (dial. Vallecrosia) 52
Celebrative 53
Carlevà (dial. Vallecrosia) 53
Carlevoa (dial. Oneglia) 53
Carlevà (dial. Bordighera) 53
Natura e animali. 54
Ciöve e spurghina (dial. Vallecrosia) 54
Ciöve fa ventu (dial. Vallecrosia Alta) 54
Lümasa, lümasìn (dial. Vallecrosia) 54
U neva, u cioeve (dial. Oneglia) 55
Nozionistiche 55
I dì (dial. Vallecrosia) 55
L’auřeia bela (dial. Vallecrosia) 55
Su chi u va a cacia (dial. Vallecrosia) 56
Indovinelli 56
U giřu 56
A posta 56
Ninna nanna 57
Nana pupun de pesa (dial. Vallecrosia) 57
Religiose 57
Sant'Ampelio (dial. Bordighera) 57
Sant’Anpeiu benedetu (Dial. Vallecrosia) 57
Sant’Ampelio benedetto. 57
Filastrocche di difficile classificazione 57
A sevuléta (dial. Vallecrosia) 58
Trenta cařanta (dial. Vallecrosia) 58
Ina furmigu ř eta ch’a pasava da Geru ś aleme 60
Sauta pilautu (dial. Vallecrosia) 61
Ana Suzana 61
Süca Perà 62
Cin cin canařìn (dial. Vallecrosia) 62
Papà mamà ninsöřa (dial. Vallecrosia) 62
Sauta Marten (dial. Oneglia) 63
Pulen a cà (dial. Oneglia) 64
Mezzu giurnu 66
Papà Mamà linseura 66
Careghetta d'oru 66
La formica e il candelotto. 71
Rosa, Garofano, Gelsomino. 71
La favola del topo e del galletto. 72
Il Maestro di tutti i Maestri 73
Il fegato della pecora 73
Il giorno dei morti 73
I fichi dei morti 73
La paletta nel letto 74
Chechin Giambarata 74
I Gianchetti 75
La fiaba
...io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d'un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano.
Italo Calvino
La fiaba, e in particolar modo il racconto di fate, secondo Propp [¹] trae le sue origini da un'antichità remota, risalente all'epoca delle primitive comunità di cacciatori, prima ancora che gli uomini si dedicassero all'agricoltura e alla pastorizia. Egli si rifà alle antiche raccolte di fiabe russe, ma anche alla Kinder – und Hausm ärchen dei fratelli Grimm e ad altri raccoglitori posteriori, e anche al materiale etnografico più vario; dalla Siberia all'America e all'Australia. Le origini del gruppo di fiabe che egli studia, sono dunque connesse con i riti delle comunità primitive, in particolare con le cerimonie di iniziazione e i riti funebri. Una volta che la caccia cessa di essere l'unica fonte di sostentamento per l'esistenza, cessano anche i riti che ad essa erano connessi, ma la fiaba rimane, come racconto che spiega il rito; il distacco dei figli dalla casa paterna perché scacciati o rapiti, corrisponde in qualche modo alla partenza per il periodo di segregazione e di iniziazione cui i ragazzi venivano sottoposti per entrare a far parte del gruppo dei cacciatori, la foresta misteriosa e le prove a cui i bambini smarriti sono sottoposti, sono esempi di quei riti che si svolgevano in costruzioni isolate all'interno di una foresta, la figura dei re e dei principi nelle fiabe è, invece, la conseguenza di una stratificazione di epoche successive in cui si viene formando un primo ordinamento statale con un re-sacerdote; questo re era sottoposto a speciali riti che una volta erano obbligatori per tutta la comunità. Ogni minima variazione o contraddizione tra una favola e l'altra, per Propp era semplicemente un modo per spiegare l'evoluzione storica dei vari riti nel quadro di passaggio da una società e una religione silvestre a una società e una religione agricola; il bambino che veniva bruciato nel forno, per esempio, nelle fiabe posteriori è lui che compie l'azione di bruciare la strega, diventando l'eroe della nuova società agricola che distrugge riti diventati mere superstizioni. [²]
Poiché la fiaba è estremamente eterogenea e apparentemente non può essere esaminata immediatamente in tutta la sua dimensione, conviene suddividere il materiale in parti cioè classificarlo. Una corretta classificazione costituisce una delle prime fasi della descrizione scientifica.
Nel suo libro " Morfologia della fiaba " [3] Propp propone alcuni esempi di classificazioni. La ripartizione più comune è quella che distingue le fiabe con contenuto fantastico da quelle di animali ma è una classificazione poco convincente, in quanto le fiabe di animali possono contenere elementi fantastici così come nelle fiabe a contenuto fantastico si possono trovare animali con ruoli anche assai importanti.
Un'altra classificazione è quella proposta da Wundt nella sua opera " Psicologia dei popoli " [4] dove suddivide le fiabe in:
Fiabe apologo-mitologiche
Fiabe di magia propriamente dette
Fiabe e apologhi biologici
Puri apologhi di animali
Fiabe sull'origine
Fiabe e apologhi scherzosi
Apologhi morali
Anche se questa classificazione è più ricca della precedente, lascia comunque molte perplessità e ne è un esempio il termine più volte utilizzato di apologo
che si riferisce ad una categoria poco chiara. Le classificazioni viste finora si riferiscono ad una suddivisione per categorie.
Esiste anche una classificazione per soggetto, ma se per categoria
la ripartizione non era soddisfacente, per soggetto
è praticamente impossibile, in quanto la definizione di cosa sia effettivamente un soggetto è estremamente complessa e indefinita e solitamente esso viene quindi definito prendendo una certa parte della fiaba, viene aggiunta la preposizione di
e la definizione è bella e pronta (per esempio se nella fiaba è presente un drago, allora diventa la fiaba del drago) e non esiste alcun principio unitario nella scelta degli elementi. Nel parlare della classificazione per soggetto si deve parlare soprattutto di Aarne [5] , uno dei ricercatori della cosiddetta scuola finnica
, dove i rappresentanti di tale scuola ricercano e confrontano le varianti di determinati soggetti a seconda della loro diffusione nel mondo. Le opere di questa scuola partono dal presupposto che ogni soggetto sia qualcosa di unitario e che possa essere isolato dagli altri soggetti e studiato autonomamente. Aarne ha compilato un elenco dei soggetti che ha avuto una grande diffusione ed è stato di grande utilità per lo studio della fiaba; i soggetti vengono denominati tipi e ciascuno tipo è stato numerato. Come classificazione non è però esente da errori
in quanto suddivide le fiabe in:
Fiabe di animali
Fiabe propriamente dette
Aneddoti
Aarne non si propone dunque di classificare scientificamente, non esiste una precisa suddivisione in tipi e spesso la vicinanza dei soggetti tra loro e l'impossibilità di una loro completa delimitazione oggettiva fa sì che nel fare riferimento a questo o a quel tipo spesso non si sappia quale numero scegliere.
Per Propp [6] , nello studio della fiaba, è importante cosa fanno i personaggi, chi e come agiscono sono problemi secondari e di carattere accessorio e invece di classificare le fiabe in tipi e distinguere in esse dei motivi ricorrenti, enuclea dalle loro manifestazioni variabili (personaggi e attributi) un numero finito di costanti (azioni e funzioni) che si ritrovano in tutte le fiabe nella stessa successione; ridefinisce quindi i personaggi in base alle loro funzioni (dove per funzione intende l'atto del personaggio) e li riduce a otto categorie di personaggi-tipo, proponendo uno schema comune a tutte le fiabe articolato in trentuno funzioni.
La fiaba inizia di solito da una certa situazione di partenza, vengono elencati i membri della famiglia oppure il futuro eroe viene presentato indicandone semplicemente il nome. Sebbene questa situazione non costituisca una funzione è comunque un importante elemento morfologico, ovvero la cosiddetta situazione iniziale
[7] .
Ad essa seguono le funzioni:
Uno dei membri della famiglia si allontana da casa.
All'eroe viene fatta una proibizione.
La proibizione viene violata.
Il cattivo tenta di eseguire una investigazione.
Al cattivo vengono date notizie sulla vittima.
Il cattivo tenta di ingannare la vittima per impossessarsene o per impadronirsi dei suoi beni.
La vittima cade nel tranello e aiuta involontariamente il nemico.
Il cattivo arreca un danno ad uno dei membri della famiglia.
Ad uno dei membri della famiglia manca qualcosa; egli desidera avere qualcosa.
Si verifica la sciagura o la mancanza; l'eroe riceve un ordine o un invito, viene inviato o lasciato andare.
Il ricercatore acconsente o decide di reagire.
L'eroe abbandona la casa.
L'eroe viene messo alla prova, esaminato, aggredito, ecc. in preparazione al conseguimento dell'oggetto o dell'aiutante magico.
L'eroe entra in possesso dell'oggetto magico.
L'eroe si dirige, raggiunge o viene portato sul luogo in cui si trova l'oggetto della sua ricerca.
L'eroe e il cattivo si battono in uno scontro diretto.
Imprimono un marchio all'eroe.
Il cattivo è vinto.
Viene posto riparo alla sciagura iniziale o viene eliminata la mancanza iniziale.
L'eroe ritorna.
L'eroe viene perseguitato.
L'eroe scampa alla persecuzione.
L'eroe, non riconosciuto, arriva a casa o in un altro paese.
Il falso eroe avanza pretese infondate.
All'eroe viene affidato un difficile compito.
Il compito è assolto.
L'eroe è riconosciuto.
Il falso eroe o il cattivo è smascherato.
L'eroe assume un nuovo aspetto.
Il cattivo è punito.
L'eroe si sposa e viene proclamato re.
Nessuna funzione esclude l'altra e un gran numero è disposto a coppie (proibizione-violazione ecc.), altre possono essere raggruppate (danneggiamento, la decisione di reagire e la partenza costituiscono l'esordio), altre sono isolate.
Accanto alle funzioni esistono altre componenti che rivestono una grande importanza [8] ;
Gli elementi sussidiari per l'interconnessione delle funzioni; non sempre le funzioni si susseguono immediatamente l'una con l'altra. Quando due funzioni immediatamente successive vengono eseguite da personaggi diversi, il secondo personaggio deve sapere quanto è accaduto fino a quel momento. Nella fiaba è stato elaborato un sistema di informazioni talvolta rese esteticamente assai valide, anche se in alcuni casi questo sistema viene tralasciato e i personaggi agiscono ex machina oppure sono onniscienti.
Gli elementi ausiliari nelle triplicazioni; possono triplicarsi sia singoli particolari di carattere attributivo (le tre teste del drago), sia singole funzioni ( persecuzione-salvataggio), gruppi di funzioni e interi passi. La ripetizione può essere uniforme ( tre compiti, servire per tre anni) o creare un crescendo (il terzo compito è il più difficile, il terzo combattimento è il più spaventoso) oppure ancora i primi due risultati sono negativi e il terzo positivo. Talvolta l'azione può ripetersi semplicemente in modo meccanico; talvolta invece, per evitare che l'azione si sviluppi ulteriormente, si rende necessaria l'introduzione di elementi che ne arrestino lo svolgimento e provochino una ripetizione.
Motivazioni; ( cioè sia le ragioni sia gli scopi che muovono i personaggi nelle loro diverse azioni) le motivazioni conferiscono talvolta alla fiaba una coloritura particolare, estremamente vivida anche se le motivazioni sono in realtà, degli elementi della fiaba, quelli più discontinui e instabili. Essi sono inoltre meno precisi e determinanti delle funzioni e dei nessi. La maggior parte delle azioni che i personaggi compiono nella parte mediana del racconto sono giustificate naturalmente dall'andamento della vicenda; soltanto il danneggiamento, in qualità di prima funzione fondamentale della fiaba, richiede una qualche motivazione supplementare.
Molte funzioni si uniscono logicamente in determinate sfere, le sfere d'azione [9] ;
Sfera di azione del cattivo; comprende il danneggiamento, il combattimento, la persecuzione.
Sfera di azione del donatore; comprende la preparazione della consegna del mezzo magico, la consegna effettiva all'eroe del dono magico.
Sfera di azione dell'aiutante; comprende il trasferimento spaziale dell'eroe, l'eliminazione della sciagura o della mancanza iniziale, il salvataggio dalla persecuzione, l'assolvimento dei compiti difficili e la trasfigurazione dell'eroe.
Sfera d'azione del personaggio cercato (figlia del re) e di colui che manda l'eroe a cercarlo (re); comprende l'invio, l'assegnazione dei compiti difficili, lo smascheramento, il riconoscimento, la punizione del cattivo, il matrimonio.
Sfera d'azione dell'eroe; comprende l'invio per le ricerche, la reazione alla richiesta del donatore, il matrimonio.
Sfera d'azione del falso eroe; comprende anch'essa l'invio per le ricerche, la reazione alla richiesta del donatore, pretese infondate come funzione specifica.
Le sfere d'azione possono essere distribuite secondo i singoli personaggi della fiaba in tre possibili casi:
La sfera d'azione corrisponde con precisione al personaggio.
Un singolo personaggio abbraccia più sfere d'azione.
Un'unica sfera d'azione si scompone nelle azioni di più personaggi.
Ciascuna categoria di personaggi ha una propria forma di apparizione all'interno della fiaba. Per ciascuna categoria vengono utilizzati metodi diversi e particolari [10] . Per esempio la figura del cattivo appare due volte nel corso dell'azione; la prima volta compare improvvisamente e poi scompare subito dopo, mentre la seconda volta arriva nel racconto come personaggio trovato in seguito ad una lunga ricerca. La figura del donatore invece, la si incontra casualmente, spesso in un bosco, in una capanna, lungo la strada ecc. L'aiutante magico è immesso come dono. Il mandante, l'eroe, il falso eroe e la persona cercata vengono inseriti nella situazione iniziale. Questa suddivisione può essere considerata quasi come una regola della fiaba, ma esistono, naturalmente, anche delle eccezioni; quando nella fiaba, per esempio, non c'è il donatore, le forme con cui egli si manifesta vengono passate
al personaggio successivo e cioè all'aiutante. Se invece il personaggio ricopre due o più sfere d'azione, egli viene introdotto nelle forme con cui aveva cominciato a operare. Morfologicamente parlando, quindi, la fiaba per Propp [11] è un qualunque svolgimento che da un danneggiamento o da una mancanza, attraverso funzioni intermedie, giunge fino al matrimonio o ad altre funzioni utilizzate in qualità di conclusione ( un premio, eliminazione della sciagura o della mancanza, il salvataggio dall'inseguimento ecc.).
Lèvi-Strauss [12] si distacca da Propp per affermare sia l'inseparabilità dello studio del mito da quello della fiaba, data la loro continuità di contenuti e di forme e la loro compresenza in molte culture extraeuropee, sia l'inseparabilità delle funzioni dagli attributi, come facce della stessa unità e la necessità di studiare il