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Michelle Indaga
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E-book110 pagine1 ora

Michelle Indaga

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Info su questo ebook

Michelle indaga racconta le imprese di una gatta leggendaria che risolve casi impossibili, tra Spazio e Tempo, ai confini del reale, assistita dai suoi aiutanti felini Willy e Maya. Sullo sfondo, i suoi compagni umani, cinque musicisti di cui lei si prende cura. Prende così corpo una serie di avventure incredibili in cui Michelle e i suoi aiutanti riescono a risolvere situazioni intricatissime viaggiando attraverso lo spazio e il tempo, sempre nell’intento di proteggere i loro amici umani.
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L'Autrice
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Anna Maria Bonavoglia ha nel cuore due città: Taranto dove è nata e Torino dove vive e lavora.
Ha scritto romanzi, pubblicato racconti di genere giallo e fantascientifico in diverse antologie, sul Giallo Mondadori e su Urania. Non ama molto parlare di sé un po’ perché non si ricorda proprio tutto quello che ha scritto (sta invecchiando anche se non lo ammetterebbe mai) e un po’ perché preferisce siano i suoi scritti a parlare per lei. Per l’Editrice Triskel ha pubblicato il romanzo Shan, un viaggio nell’universo – anzi negli Universi – del gruppo musicale LabGraal, tra la musica, la Storia e le Storie, l’ecologia e la spiritualità.
LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2021
ISBN9788895127903
Michelle Indaga

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    Anteprima del libro

    Michelle Indaga - Anna Maria Bonavoglia

    sogno.

    Prefazione

    di Rosalba Nattero

    Una gatta leggendaria

    Il romanzo fantasy che avete tra le mani parla di una gatta leggendaria. Un essere con cui ho avuto la fortuna di convivere per venti anni. Ripensando agli anni vissuti con Michelle non posso fare a meno di ricordare momenti felici, fatti di risate, di musica, di avventure vissute a Dreamland, la Terra del Sogno in cui Michelle ha vissuto e in cui mi ha gentilmente ospitato.

    Anna Maria Bonavoglia riesce a tratteggiare con molta sapienza il carattere indipendente e saggio di Michelle e i suoi mille talenti, così come definisce benissimo anche la personalità dei suoi due aiutanti Willy e Maya.

    Noi cinque, i componenti del gruppo musicale LabGraal (Giancarlo, Luca, Andrea, Gianluca ed io), non potevamo mancare in questo romanzo essendo le persone che Michelle cercava di proteggere e fare in modo che non si mettessero nei guai. Ma giustamente noi siamo sullo sfondo, poiché i veri protagonisti sono queste meravigliose creature feline, persone con i superpoteri, e non solo in un romanzo fantasy.

    Michelle era una creatura saggia, si preoccupava per me e mi proteggeva. Sono convinta che abbia vissuto una vita felice, tra gli umani che amava e con i suoi compagni felini, in un posto incantevole come Dreamland.

    Ma l’Autrice riesce a tratteggiare anche molto bene i caratteri peculiari di ogni personaggio umano del libro, in questo caso i cinque musicisti a cui ne capitano di tutti i colori, ma anche le creature che compaiono da altre dimensioni.

    Il Cerchio di Pietre è lo stargate attorno cui tutto si muove, una porta dimensionale che permette ai protagonisti di fare incontri straordinari e da cui Michelle trae il suo potere per risolvere magicamente tutti i casi che affronta.

    L’Autrice ci proietta in una dimensione magica, fatata, ma non poi così lontana dalla realtà di Dreamland, la Terra del Sogno che ha ospitato figure leggendarie come Giancarlo e Michelle.

    Mi piace pensare che ora siano insieme, anche con Willy, e si divertano un mondo a perlustrare nuove dimensioni oltre la limitatezza del nostro visibile.

    Rosalba Nattero è giornalista, musicista, scrittrice e speaker radiotelevisiva. È leader e vocalist del gruppo musicale LabGraal che ha fondato insieme a Giancarlo Barbadoro.

    Michelle INDAGA

    Personaggi

    Felini:

    Michelle

    Maya

    Willy

    Umani:

    Rosalba

    Giancarlo

    Luca

    Andrea

    Gianluca

    Altri personaggi:

    Minulette Bon Bon

    Bruma

    Naja

    Iunce e Iambe

    Delfine

    Syrinx

    Pan

    Gli Illuven

    Nephilim

    Kalì

    Drago d’ombra

    immagine 1

    Michelle

    1 - Michelle e il caso del tempo tra due istanti

    Now, if you’re blue

    And you don’t know where to go to

    Why don’t you go where fashion sits

    Puttin’ on the Ritz

    La musica si snodava lenta e sinuosa come una voluta di fumo odoroso di antico e saliva su, su, verso il cielo macchiato di stelle.

    Michelle, acciambellata come suo solito sulla trapuntina rosa muoveva dolcemente le orecchie, seguendo le note che provenivano dalla sala al piano terreno…

    La luce della luna che entrava dalla grande finestra accarezzava il suo magnifico manto tricolore.

    Era una bella serata tranquilla: il cortile tra le cascine di Dreamland era attraversato da un venticello gelido e dispettoso che faceva turbinare le ultime foglie dimenticate dall’autunno.

    Giù nel salone gli umani si divertivano, ballavano, ridevano: era bello percepire la loro gioia, il loro essere in armonia e pace.

    La loro felicità, agli occhi saggi della gatta, era come un arcobaleno di piccole stelle che ammantava di serenità il salone delle feste e l’aria intorno.

    Michelle continuò ad osservare il gioco delle foglie del vento e quasi non si accorse che la musica d’un tratto era svanita. Lasciando solo il quieto silenzio attraversato, a tratti, dallo scoppiettio della legna nel camino della sua stanza.

    C’erano musica e canti, risate. Si chiacchierava, si beveva champagne e birra, si ricordavano tempi e avventure lontane. E c’era buon cibo sano e cruelty-free, festoni alle pareti e grandi zucche dalle facce minacciose.

    Era un Halloween speciale quello che si stava festeggiando a Dreamland.

    Invece di streghe e vampiri o altre figure classiche per la festa di Ognissanti, si era deciso di puntare tutto sugli anni ‘20, abiti scintillanti con le frange e lunghe collane per le ragazze ed eleganti tuxedo neri e cilindri per gli uomini.

    Sulle frizzanti note di una vecchia canzone di Berlin, qualcuno provava a ballare, si azzardavano passi di charleston e si rideva quando le acconciature di perline si spostavano curiosamente sulla testa o i cilindri alla Fred Astaire volavano per la stanza a causa di un passo sbagliato.

    Era festa, era allegria.

    E poi la luce se ne andò sul più bello. Zittendo la musica, lasciando le frasi a metà, le risate in gola e i ballerini immobili sulla pista, cristallizzati in un passo antico.

    La sala da ballo restò nella penombra. Per fortuna le candele alle finestre erano state accese all’inizio dei balli e le loro fioche fiammelle riuscivano a rischiarare un poco l’ambiente.

    Rosalba, fasciata in un lungo abito nero fatto di lustrini, cercò di distinguere tra le ombre le figure familiari, poi si diresse verso il gruppetto che, vicino al buffet, stava brontolando un non meglio precisato ‘qualcuno’ che non si decideva a riattaccare la corrente.

    Allora? Invece di protestare, chi va giù alla centrale elettrica per vedere che cosa è successo? chiese senza rivolgersi a nessuno in particolare.

    Le rispose il silenzio. Anche se al buio tutti cercavano di sembrare indaffarati e di confondersi tra le ombre.

    Rosalba sospirò. Una ciocca di capelli rossi, illuminata da un bagliore di luce proveniente da chissà dove le fece individuare il volontario.

    Vai tu Luca, prendi una candela e cerca di non cadere dalle scale. Disse rivolgendosi all’uomo che non era riuscito a mimetizzarsi con il bancone del bar.

    Essempre io! esplose l’uomo. Non può andarci Andrea, o Gianluca o chiunque altro, qui dentro? Perché devo essere sempre io a levare le castagne dal fuoco?

    Tutt’attorno gli altri partecipanti alla festa avevano ricominciato a parlare, ridere, scherzare come se niente fosse, come se non fossero al buio e come se il freddo – dato che le stufe si erano spente – non stesse cominciando ad impossessarsi della sala.

    In realtà non avevano nulla da dirsi, ma stavano cercando di mostrarsi occupati per non essere beccati a loro volta.

    Luca, sempre brontolando e profferendo oscure minacce si impossessò di una candela, mandò una colorita esclamazione quando una goccia di cera bollente gli planò sulla mano, poi si incamminò verso la porta della sala e l’aprì.

    Si aspettava una ventata di aria gelida, il profumo della notte, le stelle cristallizzate nel cielo buio.

    Non un altro vano, immenso, le cui pareti si perdevano nella penombra. Arredato con mobili che parevano massicci e di gran valore, tendaggi alle pareti che forse celavano finestre altissime, tappeti di gran pregio un po’ ovunque.

    Non si era ancora ripreso dallo stupore quando d’un tratto i grandi lampadari della stanza in cui era finito si accesero, rivelando molto più di quello che la fioca luce della candela gli aveva fatto intravvedere.

    Era un

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