La Lupa: (dramma teatrale e racconto)
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Info su questo ebook
L’ambiente è quello della campagna siciliana. Protagonista della storia è una donna dalla sensualità pronunciata e del suo divorante desiderio per un giovane. Dopo avergli dato in sposa la figlia, riesce a irretirlo in una irrefrenabile passione che alla fine sfocia nella tragedia.
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Anteprima del libro
La Lupa - Giovanni Verga
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La Lupa (dramma teatrale)
Personaggi
LA GNÀ PINA, detta la Lupa, ancora bella e provocante, malgrado i suoi trentacinque anni suonati, col seno fermo da vergine, gli occhi luminosi in fondo alle occhiaie scure e il bel fiore carnoso della bocca, nel pallore caldo del viso.
MARA, sua figlia, giovanetta delicata e triste - quasi la colpa non sua le pesasse sul capo biondo, e non osasse fissare in viso alla gente i begli occhi timidi.
NANNI LASCA, bel giovane - tenero con le donne, ma più tenero ancora del suo interesse; sobrio e duro al lavoro, come chi mira ad assicurarsi uno stato. - Fronte bassa e stretta, sotto i capelli ruvidi - denti di lupo, e begli occhi di cane da caccia.
BRUNO, contadinotto sano ed allegro, che piglia il tempo come viene di lassù, e le ragazze come capitano nell'aia.
CARDILLO, forte e paziente al pari di un bue, di cui ha il pelo fulvo, che sembra mangiargli il volto - ed anche il giudizio.
NELI, giallo e allampanato, roso dalla malaria, che lo butta stremato in un canto, dopo ogni giornata di lavoro.
COMPARE JANU, il capoccia - serio e contegnoso come conviene all'età e all'ufficio suo - fedele alle buone usanze antiche sin nel taglio della barba, che porta a guisa di due lasagnette grigie al sommo delle guance. - Sputagrave e sentenzioso meglio di Ponzio Pilato.
LA ZIA FILOMENA, vecchietta arzilla e indurita al lavoro. Parla come un oracolo, e ne sa più del capoccia.
GRAZIA, ragazza che sembrerebbe un uomo, tanto è piatta e abbronzata, se non fosse il riso delle labbra fresche e degli occhi nerissimi.
LIA, contadina quasi senza età e senza sesso anche lei, sciupata dagli stenti - e sorridendo nonostante alla vita e all'amore.
MALERBA, il buffone della compagnia - faccia di scimmia, dal ghigno malizioso.
NUNZIO, ragazzo magro e nero come un grillo.
Nel contado di Modica.
ATTO PRIMO
Nell'aia, sull'imbrunire.
A destra la capanna dei mietitori, a sinistra una gran bica;
mucchi di covoni e di attrezzi rurali sparsi qua e là. In fondo l'ampia distesa della pianura carica di messe, già velata dalla sera, e il corso del fiume,
tra i giunchi e le canne palustri.
Si odono passare in lontananza delle voci, delle canzoni stracche;
il tintinnio dei campanacci delle mandrie che scendono ad abbeverare, e di tanto in tanto l'uggiolare dei cani, sparsi per la campagna, sulla quale scorrono delle folate di scirocco, con un fruscio largo di biade mature.
Negli intervalli di silenzio sembra sorgere e diffondersi il mormorio delle acque
e il trillare dei grilli, incessante.
La luna incomincia a levarsi, accesa - sbiancandosi man mano, in un alone afoso.
SCENA I
Bruno, Malerba, Neli, Cardillo, Grazia e Lia
stanno seduti in crocchio, dopo cena, ascoltando una fiaba che narra la zia Filomena.
Compare Janu sull'uscio della capanna, fumando.
Nunzio sbocconcella pian piano un tozzo di pan bigio,
accoccolato sulle stanghe della treggia, in fondo all'aia.
FILOMENA: (narrando) La Maga dunque…
CARDILLO: (levando il capo a ogni soffiar di vento) Sentite che scirocco? Domani si vuol sudare il pane!
FILOMENA: (seccata) Mi lasciate narrare la fiaba?
CARDILLO: (con una spallucciata) A voi.
FILOMENA: La Maga dunque se ne stava nel palazzo incantato, tutto d'oro e di pietre preziose, e come passava un viandante, s'affacciava alla finestra per tirarlo in peccato mortale. Giovani e vecchi, vi cadevano tutti!… religiosi anche, e servi di Dio!…
BRUNO: (ridendo) Bene, bene!
FILOMENA: Voi che cosa avreste fatto? Se vi ho detto che era una Maga!… e di vecchia si faceva giovane!… bianca e rossa come una ragazza di quindici anni…. con due occhi in fronte che erano due stelle!
MALERBA: (ghignando) Bene, bene, ditemi dove sta di casa!
FILOMENA: Dove sta? All'inferno! E volete sapere che ne faceva di quei poveri disgraziati, poi? Con un colpo di bacchetta, paff! li mutava in asini o in maiali, con rispetto parlando. Finché un santo eremita, che venne a saperlo, disse: Qui bisogna che vada