Il bauletto dell'Armida
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L’Aurelia è morta e tutto il paese si chiede a chi abbia lasciato il suo gruzzolo: al nipote Adolfo o alla dama di compagnia Alta Grazia? Solo l’Armida, la Perpetua, con le sue stranezze, la sua furbizia e un pizzico di fortuna riuscirà a risolvere il mistero.
di Marinella Giuni
Negli anni ’70, in un afoso paesino della Pianura Padana, alla morte della benestante Aurelia si scatena la curiosità circa il contenuto del testamento. Lo cercano il nipote Adolfo e la dama di compagnia Alta Grazia, ma nessuno ne sa nulla, nemmeno il Notaio.
Il funerale si trasforma in un evento mondano durante il quale vengono a galla episodi gustosi e aneddoti sulla vita dei parrocchiani, nessuno dei quali sfugge all’occhio acuto dell’Armida, la Perpetua, che con le sue stranezze, la sua furbizia e un pizzico di fortuna riuscirà a risolvere il mistero.
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Anteprima del libro
Il bauletto dell'Armida - Marinella Giuni
Introduzione
I pettegolezzi e la vita di paese si intrecciano con la ricerca di un testamento avvolto nel mistero. È stato fatto? E a favore di chi?
Benché inizi con un funerale, Il bauletto dell’Armida
vuole essere un libro divertente, che mostra debolezze, forza, sgarbi e ripicche delle comunità, senza però dimenticare l’umanità che le permea.
Ho pensato che quando si vive in una realtà locale piccola, come quella in cui vivo io, è bello e a volte persino divertente trovare nella quotidianità elementi che riflettono le proprie radici e che permettono di calarsi profondamente nell’ambiente di appartenenza.
La vicenda è ambientata negli anni ’70 e ho abbinato a ciascun capitolo del libro una canzone vecchia o nuova, quelle che mi sono venute in mente mentre scrivevo e che ho pensato di suggerirvi come colonna sonora!
Marinella Giuni
1.
Suona: La mia estate con te
, Fred Bongusto
È il primo giorno d’estate: quella stagione fatta di un cielo che sembra latte, con insetti fastidiosi che vorticano nei giardini curati dove gli anziani, ma anche i meno anziani, cercano un po’ di riparo dal sole della Bassa.
«Ossignur!» protesta l’Armida, intenta a preparare la chiesa per il funerale dell'Aurelia. «Ma proprio adesso doveva morire, col caldo che fa?»
Infagottata nella sua gonna scampanata di tela, fondo nero con i fiorellini – che il nero slancia o almeno dovrebbe – e con una camicia di un’altra fantasia, pure floreale, l’Armida non aveva proprio voglia di fare quel lavoro. Oltretutto doveva anche portarsi appresso la borsetta, che mica si fidava a lasciarla in sacrestia; cascasse il mondo se la lasciava lì.
Gliene avevano grattata
una proprio quella mattina, un’imitazione del bauletto di Louis Vuitton che aveva preso al mercato, da un ambulante.
Se la ricordava bene, l’avventura del bauletto di Vuitton.
Dopo estenuanti contrattazioni, l’aveva spuntata lei!
«Donna pia, mi sento ciucco senza bere», si era arreso l’ambulante incassando le cinquemila lire.
Erano partiti da quindicimila. Anziché la L e V intrecciate, la borsa aveva una A e una V e lei, soddisfatta per l'acquisto, l’aveva interpretato come un Viva Armida
. Da allora lo portava sempre con sé.
Al momento del furto stava preparando la chiesa per la funzione. Su un tavolino in disparte aveva disposto per bene i vasi sacri e il messale, tutto ciò che occorreva al Don, poi si era messa ad ammirare l’altare da lontano, come se non l’avesse mai visto. Sa il Signore cosa le passava per la mente. Poi un rumore l’aveva distratta e la preparazione dell’altare era passata in secondo piano.
Era sola, in chiesa. Già, perché se c’era da spettegolare le parrocchiane erano sempre pronte, ma se c’era da aiutare… ciao. Eppure, lei, l’Armida, non ci pensava più di tanto. Da molto tempo aveva fatto la scelta di servire la chiesa come perpetua; dunque, l’essere tra i banchi, quella mattina, non le costava affatto, anche se il rumore l’aveva fatta impaurire.
Comunque, stava in un paese di poche anime e tutti si conoscevano. Chi poteva esserci in giro? In chiesa c’era solo lei, forse una finestra era stata lasciata aperta in sacrestia? Intanto, però, le mani avevano cominciato a tremare e gli occhi saettavano da una parte all’altra.
Da una parte c’era il pensiero della finestra aperta che le dava sollievo, dall’altra il timore di trovare un ladruncolo – ma chi? – in sacrestia.
Non era propriamente lesta d’azione, di pensiero forse un po’ di più, ma la situazione richiedeva un suo intervento.
E andiamo, andiamo a chiudere ‘sta finestra!
Aveva mollato tutto ed era corsa in sacrestia, ma nel mentre la borsa era sparita. E la finestra era chiusa, ovviamente.
2.
Suona: Urna
, Elio e le Storie Tese
Il giorno del funerale, a Oriolo sembrava facesse più caldo che dalle altre parti.
La chiesa però, era bella, ah se era bella, e ogni tanto qualcuno di passaggio veniva a visitarla, quella ricchezza quasi anonima nella Bassa.
L’Armida aveva anche letto la lettera del Vescovo, che parlava dell’istituzione della Parrocchia. Le era piaciuto tanto il tono con cui l’allora Vescovo aveva scritto che il Parroco sarebbe stato uno di loro, uno di famiglia.
E a lei quell’idea del Parroco come uno di famiglia era andata a genio subito. Che poi, a voler vedere, era anche diventato troppo di famiglia! Lei e il Don sembravano davvero una di quelle coppie fratello e sorella
dove ciascuno doveva puntualizzare – bonariamente – ciò che faceva l’altro. Se questo era motivo di ilarità per i parrocchiani, a lei ogni tanto faceva venire la mosca al naso.
«Armida, allora, abbiamo finito?» Il vocione del Don l’aveva scossa, rimbombando fragorosamente tra le pareti.
Di lì a poco doveva officiare la funzione funebre e la sua Perpetua era ancora lì impalata tra i banchi. Buona eh, ma ultimamente gli sembrava un po’ fuori di testa. Forse il caldo, forse l’età?
E dire che aveva solo pochi anni meno di lui – una sessantina, ma non era sicuro – e da sempre stava al suo servizio.
L’Armida!
Su alcuni anni della sua vita vigeva il più stretto riserbo; nemmeno le agenti segrete di Oriolo e zone limitrofe, Italia e isole comprese, erano riuscite a sapere qualcosa.
C’era stato un periodo in cui non aveva vissuto in paese: un buco di qualche anno in cui si diceva avesse seguito una vocazione. Chi la voleva tra le Suore Missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, chi tra le Sorelle della Carità; di fatto, però, nessuno sapeva dove fosse sparita. Al suo ritorno era tornata nella casa di famiglia con il papà, essendo la mamma nel frattempo passata a miglior vita.
Era figlia unica, l’Armida, e i genitori, pure. Così non c’erano zii o