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Attività fisica per la terza età. Confronto tra Italia e Spagna
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E-book162 pagine1 ora

Attività fisica per la terza età. Confronto tra Italia e Spagna

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Sociologa e pedagogista laureata con lode. Sin dai primi anni di formazione universitaria si è interessata allo studio della didattica dell'inclusione, conseguendo, a pieni voti, il Master in "Didattica dell'Inclusione: I bisogni educativi speciali (BES)". In ambito pedagogico ha approfondito le sue conoscenze sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA), sullo Spettro Autistico e sui modelli e le pratiche per favorire l'inclusività attraverso interventi educativi mirati. Laureatasi in Scienze motorie con lode, ha perfezionato le sue conoscenze in ambito educativo-posturale, conseguendo il Master in Posturologia, diventando socio dell'Associazione Italiana Posturologia Universitaria (AIPU) e interessandosi degli atteggiamenti posturali errati in soggetti in età scolare.
LinguaItaliano
Data di uscita21 mag 2021
ISBN9791220339384
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    Anteprima del libro

    Attività fisica per la terza età. Confronto tra Italia e Spagna - Fiorenza Grella

    ricerca.

    CAPITOLO I

    IL PROCESSO DI INVECCHIAMENTO

    1.1 Chi è l’anziano?

    L'inizio della vecchiaia è difficile da stabilire. Il criterio utilizzato può essere politico o sociale (l’età pensionistica) o biologico. Sebbene non vi sia un accordo unanime sulla data che sentenzia lo stato di vecchiaia, la letteratura scientifica geriatrica relativa (OMS, 1990;¹ AMA, 1990;² Campion, 1997;³ Petol & Doll, 1997⁴) riporta la seguente distinzione Giovani anziani (70-74 anni, young old), vecchi (75-84, old old) e vecchi longevi o fragili o grandi vecchi (over 85, oldest old). Attualmente e dal punto di vista sociodemografico, la maggior parte degli istituti europei, come l’ISTAT per esempio, stabiliscono che l'età che segna il limite tra gli adulti e gli anziani è quella di 65 anni e più, mentre quella precedente è definita popolazione attiva.

    È evidente che classificare come vecchi, anziani o senior qualsiasi persona che raggiunge i 65 anni o più, qualunque sia la loro situazione attuale in termini di attività professionale o stato di salute (Bronikowski & Flatt, 2010)⁵, si elimina la presunta obiettività dell'età biologica, poiché è dimostrato che il passare del tempo può avere un impatto molto diverso su ogni individuo e diventa un problema difficile da neutralizzare. Oggi è risaputo che la genetica di ogni individuo, le condizioni ambientali, le malattie patite, lo stile di vita o le condizioni di lavoro, determinano il modo di invecchiamento rispetto al semplice corso degli anni, sia nell'aspetto puramente fisico, oltre che sociale, e anche emotivo.

    Tuttavia, mentre si concorda che l'analisi della vecchiaia dall’ottica esclusiva cronologica sia solo una costruzione sociale che determina la situazione fisica delle persone ma non consente di valutare le loro caratteristiche psicosociali, e quindi non consente un'analisi obiettiva del loro grado di invecchiamento, questo non significa che il passare degli anni non abbia più conseguenze reali sugli individui.

    La maggior parte degli anziani sperimenta i problemi caratteristici degli anziani (isolamento, malattie, povertà, ecc.) proprio perché hanno oltrepassato il confine che le società industriali hanno stabilito per delimitare la vecchiaia (Rose et al., 2012)⁶ e quindi, il passare del tempo, anche se non può servire esclusivamente a definire l'invecchiamento, resta sempre un elemento determinante di esso.

    Infine, a parte l’aspetto della vecchiaia biologica in sé, è importante come viene percepito l’anziano dal resto della società. Al riguardo, è possibile fare una prima grande distinzione tra due epoche e precisamente quella dell’era della società preindustriale, caratterizzata dall’attività rurale e artigianale, da una cultura fondamentalmente popolare e da una tipologia familiare patriarcale ricca di figli come braccia lavorative e dove l’anziano rivestiva un ruolo di trasmissione di valori, per cui di grande riguardo grazie al suo sapere ed esperienza e quella della era Postindustriale. Quest’ultima caratterizzata dal lavoro industriale, da una famiglia di tipo nucleare dove l’anziano una volta raggiunta l’età pensionistica perdeva di fatto lo status sociale, perché non più produttivo nei confronti della società e di conseguenza di nessun valore se non addirittura un peso per la famiglia. La vecchiaia ai nostri tempi, è l’emblema della negazione dei valori centrali della modernità: la giovinezza, la seduzione, la vitalità, il lavoro, la salute fisica. La vecchiaia diventa allora una immagine intollerabile per una società che ha il culto della giovinezza e che non sa più come simboleggiare l'invecchiamento o la morte. Ogni società e ogni tempo ha i suoi propri modi di considerare la vecchiaia, quindi le varie esperienze sono modulate da diversi fattori socioculturali, che acquisiscono diverse connotazioni a seconda dei periodi storico-culturali e contestuali che attraversa (Flatt, 2012)⁷.

    1.2. Crescita della popolazione anziana in Italia

    L’elevata sopravvivenza contestualmente alla diminuzione delle nascite hanno modificato drasticamente la struttura demografica della popolazione, collocando l’Italia tra i primi tre Stati al mondo per invecchiamento della popolazione, dopo il Giappone e la Germania. A livello europeo il nostro paese presenta una quota di anziani tra le più elevate in Europa. Dal report dell’Istat Noi Italia 2017⁸, emerge un’accentuazione dell’invecchiamento della popolazione che, a livello europeo, colloca l’Italia al secondo posto dopo la Germania per indice di vecchiaia. In base a questi dati, l’Italia presenta una struttura per età estremamente squilibrata e con un accentuato aggravamento dei problemi di invecchiamento. Secondo le previsioni del rapporto ISTAT (2015)⁹, la popolazione anziana, potrebbe arrivare a toccare il proprio massimo intorno al 2045 con il 34,1% della popolazione a causa delle coorti del baby boom nazionale, numericamente più rilevanti per poi diminuire al 33,1% entro il 2065 migliorando sensibilmente l’equilibrio strutturale (Fig. 1). La stabilizzazione dell’invecchiamento sarà marcata nelle regioni settentrionali e centrali mentre per il Mezzogiorno e le isole le previsioni sono di un ulteriore aumento sino al 2065.

    Figura 1. - Previsione della piramide della popolazione (Fonte: http://www4.istat.it/)

    In Italia, la speranza di vita a 65 anni è più elevata rispetto alla media Ue, tuttavia oltre i 75 anni gli anziani in Italia vivono in condizioni di salute peggiori soprattutto per le patologie multi croniche che interessano anche il 64,0% gli ultraottantenni. In quanto al valore del dolore fisico, importante per l’impatto sulla qualità della vita, il 37,7% degli anziani lo patisce in Italia con valori paragonabili a quelli spagnoli e leggermente superiori rispetto alla media europea. Invece, il 23,1% degli anziani presenta limitazioni motorie, leggermente superiori rispetto alla media UE, a causa probabilmente del maggior numero di donne anziane in Italia. In particolare le donne hanno meno autonomia personale tra gli ultra 75 rispetto agli uomini, ma il valore è nella media con il resto dei paesi europei.

    Riguardo alle difficoltà nelle attività di cura della persona, (Fig.2) l’Italia e la Spagna si collocano sopra la media e con valori simili tra loro, con valori leggermente superiori per gli ultra ottuagenari. Le donne italiane sarebbero più longeve rispetto ai maschi ma anche meno autonome.

    Figura 2. Difficoltà nelle attività di cura della persona

    (Fonte: Eurostat, http://ec.europa.eu/)

    In base ai dati Eustat del 2015, l’Italia si colloca in testa ai paesi a livello mondiale riguardo all’invecchiamento della popolazione e alla speranza di vita, mentre la Spagna al quinto posto (Fig.3)

    Figura 3. Speranza di vita, speranza di vita in buona salute, speranza di vita senza limitazioni a 65 anni in alcuni paesi (Fonte: Eurostat, http://ec.europa.eu/eurostat)

    1.3. Crescita della popolazione anziana in Spagna

    Gli ultimi due decenni del XX secolo hanno rappresentato per la maggior parte dei paesi sviluppati l'ingresso in una nuova fase demografica che persiste ancora, caratterizzata da livelli di fertilità inferiori, e dall'allungamento dell'aspettativa di vita. Questi cambiamenti nei modelli demografici hanno portato ad un aumento nel numero delle persone sopra i 60 o 65 anni, a seconda della fonte utilizzata. La Spagna non è stata immune a questo processo e per diversi decenni la famiglia ha subito un profondo processo di cambiamento. Dal 2000 ad oggi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS, 2018)¹⁰, l'aspettativa di vita ha registrato progressi spettacolari, sebbene persistano disparità importanti nello stesso paese e da una regione all'altra. Il miglioramento delle aspettative di vita nelle persone di età matura e avanzata è causato dalla riduzione del tasso di mortalità che ha permesso di aumentare di numero nella popolazione generale, con il numero di donne che raggiungono un'età elevata ancora significativamente più alta rispetto a quella degli uomini.

    Secondo i dati pubblicati dall’Informe Las Personas Mayores en España del 2016, edito dal Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad spagnolo¹¹ i dati mostrano un aumento nel numero di anziani totali rispetto al censimento del 2011 passando dal17,3 % al 18,7 %.

    Il Rapporto¹² del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) e del Centro de Ciencias Humanas y Sociales (CCHS) del 2017 conferma anche l’aumento della popolazione ottuagenaria che adesso rappresenta oltre il 6% di tutta la popolazione ma che secondo la proiezione dell’ Instituto Nacional de Estadística (INE), nel 2066 saranno il 34,6% del totale della popolazione. I miglioramenti delle condizioni di vita generali della popolazione hanno permesso, dall'inizio del XX secolo, un aumento significativo di anziani a fronte di una lenta flessione dell’intera popolazione dal 2012 (Fig.4).

    Grafico 4. – Crescita della popolazione anziana spagnola (65 anni) in confronto all’andamento del resto della popolazione (Fonte: http://esa.un.org/unpd/wpp/unpp/panel_indicators.htm)

    Ciò probabilmente è dipeso dalla crisi economica sofferta a partire da quegli anni che ha costretto molti degli immigrati arrivati in Spagna in tempi di prosperità economica a tornare nei loro paesi di origine o a emigrare in un altro paese. A questi si aggiungono gli emigranti spagnoli che, pochi anni dopo l'inizio della crisi, hanno lasciato il Paese alla ricerca di un lavoro, soprattutto i giovani. Nonostante la diminuzione complessiva della popolazione spagnola, il gruppo di anziani, a partire dai 65 anni, e soprattutto quello successivo, hanno mostrato un maggior incremento, decuplicando dal 1900 al 2015. In Spagna, come nel resto dei paesi dell'area dell'Europa meridionale, il processo di invecchiamento della popolazione è iniziato più tardi, ma con un'intensità maggiore rispetto al resto dei paesi vicini.

    In Spagna, inoltre, le proiezioni demografiche calcolate dalla popolazione nel 2016 (INE) suggeriscono che nei prossimi decenni la popolazione dei 65-79 anni e quella oltre continuerà ad aumentare fino al 2050, data in cui si prevede un punto di inflessione di una lenta diminuzione per gli ultraottantenni, mentre è più marcata per la categoria precedente. (Fig. 5).

    Grafico 5. - Evoluzione della popolazione anziana in Spagna, 1900-2065 (percentuale) (Fonte: 1900-2015: INE: INEbase¹³)

    Secondo i dati Eurostat, del 2015

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