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Mister Sarri
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E-book92 pagine1 ora

Mister Sarri

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Saggi - saggio (60 pagine) - Da dirigente di banca in missione sulle più prestigiose piazze finanziarie d’Europa ad allenatore del Napoli inseguendo i fasti di Maradona, trampolino per il salto nella spettacolare arena della Premier League alla guida del Chelsea… giusto un assaggio prima della decisione di accettare la panchina della Juventus. Questo, in sintesi, il percorso professionale di Maurizio Sarri. Una sfaccettata biografia ricca di umanità, curiosità e clamorose sorprese.

“Poi ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l'ex impiegato. Come fosse una colpa aver fatto altro.” Questo diceva di sé Maurizio Sarri ai tempi del Napoli, rievocando il singolare percorso professionale che lo ha portato dalle più prestigiose piazze finanziarie d’Europa alla panchina della Juventus di Cristiano Ronaldo, passando per lo splendido triennio all’ombra del Vesuvio e la ricca esperienza in Premier League con il Chelsea, con il quale ha vinto l’ultima edizione dell’Europa League. Non è comune affacciarsi a 55 anni alla Serie A, senza un importante passato calcistico come Guardiola, Mancini, Ancelotti o Zidane, ma piuttosto come Mourinho o Sacchi (paragone che certo non indigna), e ritrovarsi proiettato con pieno merito, nel giro di pochi anni, ai massimi livelli del calcio mondiale. In attesa di compiere chissà quali grandi imprese con la Signora.

Marco Stretto è lo pseudonimo di uno scrittore e giornalista che ha riscosso successo su importanti testate nazionali, come il Satyricon di Repubblica e la Gazzetta dello Sport.
LinguaItaliano
Data di uscita9 lug 2019
ISBN9788825409536
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    Anteprima del libro

    Mister Sarri - Marco Stretto

    9788865305713

    Prologo

    E arrivano anche quei momenti in cui certe scelte sembrano estreme e azzardate da tanto sono spiazzanti, solo perché poggiano su criteri di razionalità assoluta. Possiamo quindi immaginare che sia andata così…

    Caro Mister Sarri dice il Presidente in questi ultimi quattro anni non hai perso occasione per inveire contro noi juventini, dipingendoci come il Demonio fattosi squadra. Però, al momento, Guardiola è inarrivabile e il meglio che si è visto sui campi di calcio è arrivato dal tuo Napoli, e dal tuo eclettismo tattico.

    Caro Andrea risponde l’attempato allenatore io che a cinquantacinque anni la Serie A la guardavo ancora solo alla televisione, ora sarei proprio uno stupido a lasciarmi sfuggire la tua offerta di guidare una delle più forti squadre in circolazione, e in cui gioca il più forte calciatore al mondo.

    Semplicemente questo. E come dice il poeta: Tutto il resto è noia!.

    Dopo il capitolo Conte e il capitolo Allegri si volta pagina e si inizia il capitolo Sarri. Il calcio ci ha insegnato che mugugni e perplessità hanno vita breve di fronte al taumaturgico linguaggio dei risultati, e non c’è dubbio che Maurizio Sarri sia uscito fortificato e con le idee ancora più chiare dalla sua ricca esperienza in Premier League con il Chelsea.

    Vale quindi la pena di conoscere un po’ meglio questo toscanaccio di un allenatore che, paradossalmente, soltanto cinque anni fa ha fatto irruzione ai massimi livelli del calcio italiano. Ma per questo nostro viaggio nell’universo Sarri dobbiamo partire un po’ più da lontano, assecondando così lo spirito che permea questo libro, centrato più sulla persona che sul tecnico.

    Partiamo addirittura dalla sera del 30 novembre 2015, quando per Maurizio Sarri la parola Chelsea, ancor prima che un prestigioso quartiere di Londra, evocava ovviamente il top-team inglese sei mesi prima vincitore della Premier League sotto la guida di José Mourinho. Roba comunque di un altro pianeta. Ma forse, proprio quella sera, l’allenatore toscano ebbe un vago sentore che… chissà, lui, su un altro pianeta, un giorno forse ci sarebbe anche potuto arrivare.

    Già, perché quel lunedì 30 novembre 2015 Maurizio Sarri si trovava in Italia e per la precisione allo stadio San Paolo di Napoli, ai margini del suo rettangolo di gioco.

    Sono le 22 e 50 di una fredda ma serena serata di fine autunno. Anche il quinto minuto di recupero si è ormai esaurito e l’arbitro Daniele Orsato porta il fischietto alla bocca per il triplice fischio finale.

    Un triplice fischio che però viene subito fagocitato da un incontenibile tripudio che esplode sugli spalti, ora grondanti di napoletanità sulle note del ritornello Oje vita, oje vita mia, oje core 'e chistu core di ’O surdato ’nnamurato. Cioè quello che di fatto può essere considerato l’inno della squadra azzurra, cantato a piena voce da oltre 50.000 tifosi festanti e come impazziti di gioia. La partita che si è appena conclusa è infatti Napoli-Inter ed è stata vinta dai partenopei per 2 a 1: una serata storica perché in palio non c’erano solo i tre punti ma anche il possibile sorpasso in classifica sui nerazzurri milanesi. Ovvero, la conquista del primo posto in solitaria. Un primato che a Napoli mancava da ben 25 anni, dal 29 aprile 1990, quando negli azzurri allora allenati da Alberto Bigon e lanciati alla conquista del secondo scudetto giocava un certo Diego Armando Maradona.¹

    Ma la sera del 30 novembre 2015 è storica anche per l’allenatore di questo Napoli, che ora ha concretamente acceso e legittimato le speranze di scudetto dei suoi tifosi: Maurizio Sarri, per la prima volta nella sua carriera capolista della Serie A.

    Un traguardo per lui inimmaginabile soltanto un anno prima, quando, alla matura età di 56 anni, debuttava tardivamente su una panchina della massima serie italiana alla guida della provinciale Empoli. Nondimeno, la neopromossa si sarebbe poi salvata con quattro giornate d’anticipo, distinguendosi per il gioco organizzato, incisivo e divertente.

    Un traguardo per Sarri impensabile anche solo tre mesi prima, quando già sedeva sulla sua nuova panchina partenopea, vista la partenza stentata con cui il Napoli, nei primi tre turni di campionato, racimolava solo due punticini perdendo con il Sassuolo all’esordio e pareggiando poi con Sampdoria ed Empoli.

    Un avvio davvero imbarazzante per gli entusiasmi del dopo-Benítez,² tanto da far tuonare Maradona dall’Argentina, il 14 settembre, con parole pesantissime: Il Napoli ha giocato delle partite che mi hanno spaventato: non ha gioco, non ha una difesa che dia tranquillità per poter sognare in grande. Così non arriverà neanche a metà classifica… Io rispetto Sarri, ma non è il tecnico giusto per un Napoli vincente… De Laurentiis³ deve mettere sulla panchina del Napoli un tecnico di esperienza che sappia comandare il gruppo… Questo Napoli mi ha fatto ricordare il mio primo Napoli, quando lottavamo per evitare la retrocessione: questa è la mia grande paura.

    Parole alle quali il nuovo tecnico azzurro aveva pacatamente ribattuto: Già il fatto che Maradona mi conosca, mi onora. Spero nei prossimi mesi di fargli cambiare leggermente idea. Anche se, in altre sedi, l’allenatore toscano era stato decisamente più schietto: Maradona è una di quelle poche persone che può dire quel cazzo che vuole!.

    Infine un traguardo, per Mister Sarri, tutto da godersi anche per la retromarcia del Pibe de Oro che, nel giro di neanche due mesi, dopo la vittoria per 2-1 del Napoli sull’Inter ha dovuto rettificare il suo primo giudizio: Ho sbagliato su Sarri. Chiedo scusa.

    Oggi sappiamo che lo storico primato in classifica di quel 30 novembre 2015 è stato effimero, dato che già nel turno successivo l’Inter avrebbe di nuovo sorpassato il Napoli sorprendentemente sconfitto a Bologna. Gli azzurri avrebbero comunque riguadagnato la vetta proprio l’ultima giornata del girone di andata, conquistando così il platonico titolo di Campione d’inverno con un sonoro 5-1

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