A 10 secondi dalla fine
Di Enrico Mansi
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Anteprima del libro
A 10 secondi dalla fine - Enrico Mansi
A 10 secondi dalla fine
EDIZIONI SIMPLE
Via Trento, 14
62100 Macerata
info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it
ISBN: 978-88-6924-524-4
Realizzato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand
Via Trento, 14 - 62100 Macerata
Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.
Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.
Prima edizione: luglio 2020
Copyright © Enrico Mansi
Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.
Indice
Prefazione
Frasi celebri
A 10 secondi dalla fine
Appendice
Dedicato a
Dello stesso autore: - Qattara
PREFAZIONE
Quante volte Vi è capitato davanti ad una scheda elettorale, di non sapere a chi dare il vostro voto?
Quante volte pur sapendo per quale partito votare e volendo esprimere una preferenza per un candidato, Vi siete trovati nell’impossibilità di esprimerla?
Perché le preferenze non erano ammesse o perché le regole erano così contorte e vincolate da renderne impossibile l’espressione.
Quante volte trovando preferenze già imposte dai partiti, avreste voluto saperne di più sul candidato?
Quante volte infine, per stanchezza, disillusione, rabbia, avete rinunciato al voto e mandato al diavolo il sistema?
Se siete arrivati al punto di non votare, avete rinunciato ad esercitare un vostro diritto fondamentale.
Chi Vi ha portato a questo non lo ha fatto per il vostro bene e voi rinunciando, ne avete assecondato gli interessi.
Durante i moti rivoluzionari per l’unità d’Italia, le tre guerre d’indipendenza, le due guerre mondiali, milioni di persone hanno perso la vita, soldati, partigiani, civili.
Durante la grande guerra hanno arruolato ragazzini, quelli del 99
e tanti di loro sono morti.
Avevano diciassette anni !
Sono morti per un’idea di libertà, contro le oppressioni e gli oppressori.
Il nostro diritto al voto l’hanno guadagnato anche loro, sacrificando le proprie vite.
A Voi che state leggendo vorrei dire, riprendetevi i vostri diritti di cittadini, rialzate la testa così come la alzavano quei ragazzini, quando uscivano dalla sicurezza
delle loro trincee, per affrontare le mitragliatrici austriache e morire magari un attimo dopo.
L’hanno fatto per me, l’hanno fatto per voi, l’hanno fatto anche per tutti quei politici che, indagati e condannati, ne hanno infangato la memoria con le loro parole ed azioni, alcuni addirittura ripresentandosi per ottenere nuovi incarichi, senza la benché minima vergogna.
A Voi spettatori involontari di questo teatrino indecente vorrei dire, rialzate la testa e battetevi per i vostri diritti, senza tregua né paure.
Dimostratevi degni del coraggio di quei ragazzini e di tutti gli altri che hanno combattuto con loro, soltanto così darete un senso alle loro morti.
Quando ho scritto delle dimissioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, era il mese di Luglio 2019 ed il Governo da Lui presieduto era operativo.
Lega e Movimento 5 Stelle erano al governo, il PD come spesso accade, diviso e confuso, gli altri partiti più o meno stabili, nessuno al centro.
A 10 secondi dalla fine
non vuole essere un libro di profezie, anche se il primo governo Conte è poi effettivamente caduto.
Racconta piuttosto di un tentativo per dare una soluzione politica non prevista dalla nostra Costituzione, alle crisi istituzionali che periodicamente affliggono il nostro paese, con governi che cadono non appena uno dei partiti che ne fanno parte, decide per propri tornaconti di togliere il proprio appoggio.
Questo è uno dei mali peggiori che affligge la politica del nostro paese, ed è uno dei modi per i partiti di recedere dalle proprie responsabilità, attribuendole ad altri.
Gli stessi partiti che poi, come nulla fosse, alle nuove elezioni o ai nuovi rimpasti di governo, si ripresentano come nuovi salvatori della Patria, senza vergogna e nessuna memoria.
Dicono che questa è la politica, che dobbiamo accettare questi giochi, io dico che forse è tempo di fare un salto di qualità, di cambiare.
La politica non può essere un gioco, essa determina scelte che vanno ad influenzare il presente ed il futuro della società, deve suscitare confronto da cui devono scaturire idee, che vanno discusse, ottimizzate ed implementate.
Quando si parla di presente e futuro il gioco non è ammesso, se lo è stato fino ad oggi, allora, come dicevo, forse è il tempo di cambiare.
Se Vi dovesse capitare di leggere storie della Roma antica, vi stupireste nello scoprire che la vita politica della Roma repubblicana, non era così diversa da quella odierna: sono passati più di 2.000 anni da allora.
Fare tesoro delle esperienze del passato, utilizzarle per migliorare presente e futuro, sarebbe doveroso oltre che saggio.
Nel prosieguo del racconto non terrò conto volutamente di quanto accaduto da Agosto 2019 in poi nel nostro paese, non esprimerò giudizi su nessuna delle parti coinvolte, non inseguirò la cronaca dei fatti succedutisi fino ad oggi e non esprimerò alcun giudizio su di essi.
***
Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.
Albert Einstein
Non si può stringere una mano con il pugno serrato.
Indira Ghandi
Perché l’intelligenza umana ha dei limiti, e la stupidità no.
Georges Courteline
In politica, la stupidità non è un handicap.
Napoleone Bonaparte
Non so come sarà combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma so come sarà combattuta la Quarta, con pietre e bastoni.
Albert Einstein
Ciò che ci descrive è il nostro confine… trovassi l’intuizione per andare oltre…
Enrico Mansi
***
A 10 secondi dalla fine
Un mal di testa terribile, non riesco nemmeno a pensare, uscire dal letto, un’impresa.
Devo aver bevuto ieri sera, ma no non ho fatto niente del genere, mangiato troppo forse? Ma possibile che non ricordo niente?
Non ricordo forse perché anche il più piccolo pensiero mi causa fitte lancinanti.
Provare a prendere un antidolorifico? Non ci penso neanche, anche se volessi e non lo voglio, non ne tengo in casa, così non cado nemmeno in tentazione.
Rimango seduto sul letto, stringendo la testa fra le mani, senza pensare.
Un po’ alla volta sento il dolore diminuire, mi alzo, arrivo in cucina e bevo un bicchier d’acqua, torno a letto e mi stendo, il dolore continua a diminuire fino a quando, al caldo delle coperte mi riaddormento.
Da li a qualche ora mi risveglio, con sollievo mi accorgo che il dolore è svanito.
Sono a casa mia, è sabato mi sento ancora un po’ spaesato, come se stessi riemergendo da un mondo sconosciuto che fatico a lasciare, un mondo senza i riferimenti abituali, dove non riconosco nulla, incapace di comunicare.
L’essere a casa mi fa pian piano ritrovare le certezze della quotidianità, ma non solo quelle purtroppo.
Dolori un po’ dappertutto, la sensazione di umido, il freddo, uno alla volta e poi tutti insieme i compagni degli ultimi tempi, mi riportano alla dolorosa realtà.
Soltanto qualche mese prima, ma sembrano essere secoli o millenni, il trillo sommesso della sveglia con toni a crescere mi avrebbe strappato al sonno più bello, il riscaldamento programmato per accendersi mezzora prima della sveglia avrebbe reso meno traumatica l’uscita dalle coperte, poi la colazione.
Gli altri preferiscono alzarsi, vestirsi in tutta fretta, con la doccia fatta dalla sera prima, i vestiti approntati subito dopo, poi fuori come delle schegge, al bar per il caffè od il cappuccino, una brioche magari, poi di corsa ad affrontare la giornata.
Lavoro, scuola, spaccio, delinquere a scelta, sempre e comunque le stesse cose, gli stessi impegni, gli stessi pensieri, atteggiamenti, parole, sguardi...
……… ah, dimenticavo, il cellulare.
Un tempo si diceva che il miglior amico dell’uomo fosse il cane, oggi credo che il cellulare abbia acquisito questo titolo.
Non mi stupirei se volendo fare una classifica di quel che facciamo nel corso della nostra giornata abituale, scoprissimo che il tempo passato al cellulare, è superiore a quello dedicato a qualsiasi altra attività.
Ora capisco quelli che lo utilizzano per lavoro, comprendo perché spendano anche più di 1.000 euro per un Iphone.
Non comprendo quelli che acquistano lo stesso telefono per fare le cose che potrebbero fare con uno da 180 euro.
Magari sono anche quelli che fanno la fila al mattino presto davanti agli store, per essere i primi ad avere l’ultimo modello.
Magari non hanno un lavoro fisso, non hanno amici per fare una chiacchierata, hanno una miriade di contatti, tramite i social, discutono di mille cose, sui social, stabiliscono amicizie, sempre sui social, vengono truffati, sui social, vengono adescati, sui social e poi subiscono violenze, non sui social ma per davvero.
Se sto dando l’impressione di parlare solo di giovani, allora mi sono espresso male, sto parlando in generale.
Il cellulare è un oggetto che sicuramente ci semplifica la vita oltre a permetterci di mantenere più facilmente i contatti con gli altri.
Ma rimane comunque un oggetto, non dovrebbe sostituirci nella vita di relazione.
Tu non sei il tuo cellulare, sei una persona o almeno devi sforzarti di esserlo.
Tra le altre cose ti rovina la salute, le onde elettromagnetiche innanzitutto, soprattutto quando lo usi con un basso livello di carica.
La postura, le tue vertebre soffrono, assumono posizioni poco naturali che nel tempo sono causa di dolori sempre più devastanti.
La vista a lungo andare degenera.
Ma aldilà dei problemi fisici, la cosa forse più grave è il rapporto di dipendenza che si instaura con l’oggetto.
Non si riesce più a passare un solo momento senza averlo tra le mani, non si riesce più a trovare del tempo per sé stessi, per poter pensare liberamente.
Non riesci più ad elaborare pensieri solo tuoi, consulti l’oggetto per elaborare le tue strategie di vita, così facendo permetti a terze persone di intrufolarsi nei tuoi percorsi decisionali.
Nei casi peggiori non te ne rendi neanche conto, finendo preda di quella malattia così diffusa ai nostri giorni, che ti porta ad uniformarti ai pensieri che i professionisti dell’informazione vogliono inculcarti.
Muori come individuo quando non sei più in grado di formulare idee che siano soltanto tue.
La collettivizzazione del pensiero e delle coscienze era il carburante dei regimi totalitari di un passato nemmeno troppo lontano.
Pensiero e coscienza sono strettamente personali, sono l’essenza di ogni individuo e non devono essere influenzate da terze parti.
Non credete a quelli che vi dicono che ormai non si può più fare a meno del cellulare. Certo nel mondo interconnesso di oggi sarebbe difficile muoversi senza, io non contesto questo, anzi, quello che io contesto sono le informazioni che sul cellulare vengono fatte passare, il tentativo strisciante di condizionare le persone e conseguentemente le loro scelte, per i fini più diversi, da quelli politici, a quelli di costume, comportamentali, scelte commerciali e per finire quello più grave di tutti, il condizionamento delle coscienze.
Leggere ma non credere a tutto ciò che si legge, pensare con la propria testa, cercare riscontri diretti quando è possibile, informarsi, se usati correttamente i social sono uno strumento eccezionale per raccogliere informazioni.
Quando si è compreso se l’informazione letta è corretta o meno, prendere nota del sito che ha pubblicato la notizia e comportarsi di conseguenza, se si ha un gruppo fidato di amici, diffondere il risultato della propria ricerca, se si è di fronte ad un sito che diffonde menzogne, la denuncia non è reato, è un importante gesto di attenzione verso gli altri.
Forse sono diffidente perché quando parliamo di telefonia cellulare non trovo nulla di Italiano, quando lo acquisto buona parte dei miei soldi vanno all’estero, sistemi operativi, browser, antivirus, tutto straniero, di italiano c’è solo il commesso che mi vende il cellulare ed alle volte nemmeno quello.
Ma siamo la terza nazione al mondo coinvolta nell’industria aerospaziale, e vogliono farmi credere che non possiamo entrare nel mondo della telefonia cellulare?
Causa la fuga di cervelli all’estero forse?
Il lavoro in Italia costa troppo? Ma se il lavoro è sempre di meno ed è pagato sempre peggio.
Non siamo ancora ridotti alla fame come i lavoratori cinesi e coreani?
Allora le cose devono andare ancora peggio di come stanno andando?
Ma scusate i nostri deputati e senatori prendono 15.000 euro al mese, forse guadagnano troppo? Forse è per questo che i nostri lavoratori devono guadagnare poco? Si però i politici devono far crescere il paese, è una grande responsabilità è per questo che si sono assegnati una paga così alta.
Dite che il paese non cresce, che il lavoro è poco e mal pagato, che i giovani non hanno sbocchi, che scuola e sanità sono allo sfascio, che le infrastrutture crollano per mancanza di manutenzione, che i territori sono disastrati, che abbiamo una marea di burocrati di scarsa utilità, tante tasse da pagare, che non abbiamo controlli delle frontiere...
Vi state chiedendo perché dobbiamo pagare 15.000 euro al mese 1.000 persone per ottenere questi risultati.
La vostra domanda è legittima e meritereste una risposta.
Oggi comunque la sveglia è stata la peggiore tra le ultime, il freddo, ma soprattutto i ricordi...
Sembra di vivere in un brutto sogno ma purtroppo non è così, soltanto ieri avevamo tutto e ci lamentavamo di avere troppo poco, oggi ci guardiamo l’un l’altro increduli, rimpiangendo quel poco
che solo ora comprendiamo era tanto.
Perché non possiamo semplicemente tornare indietro, cancellare gli ultimi mesi e riprendere da un momento prima che tutto precipitasse?
Semplicemente perché non si può.
Ciò che è accaduto non è il frutto di una singola decisione, si potrebbe in quel caso semplicemente cambiarla e ripartire.
Purtroppo non è così, ciò che è accaduto è la somma di decenni di errori, di cecità, di mancanza di coraggio, di egoismi.
Per tornare indietro si dovrebbe cambiare la storia degli ultimi cinquant’anni, ci vorrebbero perlomeno altri cinquant’anni per azzerare la situazione.
Ad un singolo errore si deve porre rimedio subito, il perseverare a sbagliare per lunghissimo tempo, questo è il problema, fa si che la situazione si deteriori al punto che risulti impossibile correggerla se non stravolgendone i presupposti originari.
Ciò che è grave, è il fatto che i problemi non riguardano pochi individui, ma la totalità della società, è questo che complica tutto, perché non è rimasta più alcuna componente su cui appoggiarsi per ripartire.
Fa freddo in casa stamattina, non abbiamo gas da un mese ormai ma anche se l’avessimo, non accenderebbero comunque il riscaldamento, nel palazzo troppi non hanno nemmeno i soldi per mangiare decentemente, figurarsi per il riscaldamento.
Meglio coprirsi di più, siamo soltanto a novembre, meglio cercare di abituarsi al freddo, a quello che verrà soprattutto.
Un po’ di tepore me lo darà la fiamma del gas della bombola, ormai si viaggia con quelle, ogni qualvolta se ne presenta l’occasione le acquisto anche se ne ho, non si sa come sarà l’inverno, certo tre bombole nello sgabuzzino danno qualche apprensione perché le vedo come potenziali bombe, ma di riprendere la situazione precrisi è una cosa a cui nessuno crede più.
Le tasse ci stanno massacrando, ma non c’è un’altra via, non sappiamo nemmeno se questa funzionerà, l’alternativa è perdere anche l’ultima parvenza di stato che abbiamo, abbandonare tutto, tornare al più profondo Medio Evo, al si salvi chi può
o meglio sopravviva chi riesce
.
Quando i prestiti dall’estero si ridussero una prima volta del 30%, i tassi del rimanente 70% cominciarono a crescere rispetto ai livelli precedenti, la situazione italiana si era così deteriorata che gli investitori cominciavano a temere di non rivedere i propri soldi, quindi decisero semplicemente di ridurre la loro esposizione.
Avevano guadagnato tantissimo sul nostro debito, ma nel business non c’è riconoscenza, quando hanno cominciato a pensare che avremmo avuto difficoltà a rimborsare hanno cominciato a ridurre la loro esposizione, contemporaneamente chiedendo tassi più alti per quanto comunque continuavano a prestarci, in pratica guadagnavano quasi gli stessi soldi di prima, riducendo il loro rischio.
Lo stato non aveva scelta, o dichiarava bancarotta o accettava, scartata la prima ipotesi, non c’era altra possibilità se non innalzare le tasse e cominciare a tagliare i servizi.
Stipendi più bassi nel pubblico impiego, pensioni più basse sia per pubblico che per il privato, in parole povere diventammo tutti più poveri.
Una cosa positiva fu che non si sentì più nessun politico fare dichiarazioni contro le istituzioni europee, in altri tempi queste facevano innalzare lo spread e perdere valore alla borsa italiana, in parole povere davano la scusa a coloro i quali ci prestavano soldi di chiedere interessi più alti, di fatto prelevandoli dalle tasche di noi cittadini e facendo contemporaneamente perdere valore alle aziende quotate in borsa.
A qualcuno era venuto il dubbio che chi faceva queste dichiarazioni, non fosse poi così sprovveduto
, semplicemente giocava o faceva giocare qualcuno in Borsa per guadagnare sulle proprie dichiarazioni, un gioco chiamato da sempre speculazione.
Non è un fatto provato, ma è un sospetto che hanno avuto in molti.
Certo dovesse essere confermato, che punizione infliggereste a chi si fosse macchiato di un reato simile?
Non si tratterebbe di un semplice furto, sarebbe il danno inflitto alla nazione, il suo impoverimento, rendendola ancora più vulnerabile al cospetto degli speculatori internazionali, con il risultato di indebolire con la nazione anche tutti i cittadini che ne fanno parte.
Seconda conseguenza fu che la macchina dello Stato fu obbligata a ridurre drasticamente il proprio costo, tranne che per le indennità di deputati, senatori ed alti funzionari dello stato.
Una terza fu che non si sentì più nessuno fare promesse roboanti, atte a creare consenso elettorale, ma di difficile realizzazione.
Suonò il campanello, era Marco.
Marco era uno dei miei punti di riferimento, visto il suo modo di porsi, ragionare, valutare e discutere, avrebbe potuto avere 30 anni più di me, in realtà erano soltanto 2.
Aveva l’invidiabile capacità di semplificare qualsiasi situazione, più complicate erano e più lui riusciva a renderle chiare.
Ti lasciava senza parole e con qualche dubbio riguardo