La sinistra che voterei
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Anteprima del libro
La sinistra che voterei - Marco Merolla
1:
Preliminari fra me e la sinistra che voterei
Prima di iniziare sento il dovere di scusarmi con Walter Veltroni al quale sto obiettivamente e volutamente scimmiottando parte del titolo del suo ultimo libro E se noi domani, l’Italia e LA SINISTRA CHE VORREI
, abbastanza tranquillo del fatto che non credo che a Walter Veltroni giustamente freghi molto di quello che fa Marco Merolla …. Scuse ma anche ringraziamenti perché la recente lettura del suo pamphlet mi ha in un certo senso aiutato a definire e sistematizzare dei pensieri da tempo rimbalzanti nella mia testa, presenti si, ma come in attesa di un evento o di una scintilla che li fermasse un attimo da quel loro rimbalzare frenetico e li portasse a mettersi in riga come una squadra ordinata (per quanto possa essere ordinata la mia mente) e non come un insieme di attaccanti che spingevano ognuno per conto proprio.
La lettura di E se domani …. La sinistra … che vorrei
non è stata in vero la prima scintilla, che si deve invece niente poco di meno che a Giuliano Amato, ebbene si: leggo e cito il mio tweet di domenica 12 Maggio 2013, ore 21,45, #chetempochefa a me l’intervista di #amato ha fornito una rivelazione vera, ai posteri e agli amici, non solo virtuali scoprirla
La cosa che più mi piace di questo inizio è che i tipici ideologi ad personam
animati da un certo sentimento personale di vario genere verso i due esponenti della politica italiana sovra citati, secondo la tipologia di sentimento potranno decidere di abbandonare inorriditi o calarsi con più interesse nella lettura, a me piacerebbe non suscitare nessuna delle due cose, perché non c’è alcun giudizio verso i due, di nessun genere, in quello che scrivo, ma soltanto un qualcosa che è scattato alla lettura di una loro frase, frase che avrebbe potuto dire chiunque, ma insomma io l’ho sentita dire da loro.
Ma che rivelazione avrà mai fornito Amato e cosa avrà fatto Veltroni di tanto speciale in questo pamphlet
? Beh probabilmente niente o meglio niente potrà essere il giudizio finale di molti che qui ne leggeranno il motivo, ma si sa che la maggior parte delle cose sono speciali
solo in funzione di un contesto spazioideologicotemporale in cui avvengono e in funzione del particolare e unico background che la persona che da quella cosa è toccata si porta dietro, e dal particolare attimo, insieme di pensieri, momenti e sensazioni che sta vivendo nel momento in cui ne è toccato; una cosa è speciale o meno in funzione di questo; poi ci sono, rarissime e uniche, alcune cose speciali in maniera oggettiva che ne so la Caponata, la Pizza di Sorbillo ma la mia appartiene alla prima specie.
Ecco, adesso che ho abbassato le aspettative potrei arrivare al dunque, o almeno al dunque di questa introduzione, ma prima di farlo credo sia necessario fare un passo indietro.
Chi sono io e cosa centro con la politica?
La seconda domanda è la più facile: nulla, o meglio nulla di più di un sano interesse che si è alternato a momenti di passione, sfociato nel suo massimo in letture, ascolti e dibattiti più o meno animati con gli amici il venerdì sera, oppure in pensieri lunghi e articolati di quelli che ti fai fra te e te che ne so la mattina mentre ti prepari per andare a lavorare prima di attaccare il cervello sulla vita reale; insomma nulla si, ma neanche cosi poco visto che questo nulla rappresenta il sano
interesse politico della moltitudine degli italiani che di politica, in politica o per la politica non vivono e che quindi in questo senso è un nulla da non poco, quasi sovrano.
Tanto più che alle spalle di questo mio personale nulla vi è o vi sarebbe comunque un’idea alta della politica, un’idea della politica come forza in grado di cambiare le cose o più genericamente di gestirle e di portarle avanti nella migliore e quindi più efficace ed efficiente possibile, insomma un’idea che guarda avanti o non guarda indietro o non vuole guardarci ora, un’idea che, radicata in me come in molti, non intende smettere di pensare che la soluzione stia nella politica stessa e che ciò che per troppo tempo, davvero troppo, abbiamo visto è talmente brutta e pessima politica da essere aberrazione della politica stessa; ma è qui che sta la forza della politica alta e sana: fiorito, il bunga bunga, l’immobilismo, la burocrazia al potere, i piaceri, i favori, gli amici degli amici, le correnti del PD, Grillo che congela i voti di milioni di italiani e li butta nella spazzatura, la rappresentazione del peggio della società in diretta in Parlamento, non sono una cosa diversa dalla politica, sono in realtà l’esatto contrario di quello che la politica in realtà sarebbe, il che rende fortissimo il concetto di politica perché seguendo questo principio e questo ragionamento allora quanto più terribile è il nostro giudizio su queste cose tanto più sarà alto e bella il nostro giudizio sulla politica, ovviamente se e solo se ad un certo punto qualcuno decidesse di offrirci la versione vera.
La mia aderenza alla politica e come vedremo dopo anche a Veltroni, diventa sempre più sottile mentre rispondo alla prima domanda, chi sono io
.
Senza dilungarmi in una biografia di cui credo, fregherebbe ancora meno di quanto fregherebbe leggere questo mio lungo pensiero, sono un napoletano residente e abitante a Milano da ormai 10 anni, felicemente tanto da non fare fatica a sentirsi napoletano ma anche
milanese con buona pace di leghisti (che poi tanto fanno solo la parte) e altri individui portatori di chiusure ataviche; sono un trentenne (anzi +3) quindi appartengo a una di quelle generazioni sfigate sfigatissime, di quelle che stai per chiudere gli studi in fretta e furia e ti fanno un 11 settembre, di quelle che ti s’impenna internet ma poi ti scoppia la bolla, che c’è una ripresa ma che nemmeno il tempo di sperare e ti scoppia una crisi di quelle che non ti immagini, di quelle che in 10 anni di lavoro ho tagliato più costi io ai prodotti su cui ho lavorato che un mio pari di 20 anni più grande in tutta la sua carriera, di quelle che viviamo la più grande crisi economica dal 29 di quelle che non avrai la pensione, che si so magnati tutto che mo paghiamo noi e bla bla bla …
In questo divertente e ironico conteso mi laureai in economia aziendale, mi masterizzati in gestione aziendale e da lì intrapresi una carriera nel magico firmamento delle cosiddette aziende del largo consumo, dei beni di consumo o del FMGC: come venditore in una multinazionale del beverage, come product e brand manager in una nota azienda alimentare come Marketing Manager in un marchio storico italiano e ora come Marketing Manager con responsabilità europea (global, corporate, scusate a noi piacciono molto queste parole) in una multinazionale tascabile di elettrodomestici; non sono sposato perché la mia generazione a 32/33 anni non si sposa, ma convivo il che è molto più cool e moderno in un bilocale in affitto in una bellissima zona di Milano, pagato in parte con i proventi dell’affitto di un monolocale in una zona adiacente che i miei genitori investendo i loro risparmi hanno deciso di omaggiarmi semplificando non di poco la mia vita. La mia carriera è in crescita, la mia RAL decisamente superiore alla media nazionale, insomma non posso lamentarmi, o meglio so bene che trasponendo tutte queste cose all’Italia di qualche anno fa starei molto ma molto meglio ma so benissimo che posso reputarmi felice per la situazione attuale anche e solo per il semplice fatto di avere visto concretizzarsi tutti gli sforzi e i sacrifici che ho fatto e la mia famiglia con me, ed oggi non è poco.
E insomma si è vero con la politica centro sempre meno, anche se poi ti chiedi, ma siamo certi che io che da 10 mi sbatto, lavoro, studio, mi alzo ogni mattina, mi faccio la gavetta, gli esami non finiscono mai ecc ecc, centri meno di tanti che la politica dovrebbero farla ? Vedremo, vi e mi lascio con il beneficio del dubbio e torno a sciogliere il primo dubbio (cosa avrei tratto dalle recenti letture e ascolti), concludendo però prima il quadro di riferimento.
Ed io politicamente?
Non ho mai frequentato un circolo, non sono mai andato a un corteo o ad una manifestazione, scopro il fianco a chi dice che la mia generazione è egocentrica ed ego centrata, verissimo, e che ha avuto ed ha pochi ideali o meglio ha voluto combattere su poche pochissime cose verissimo (forse era troppo intenta a combattere per cercare un posto di lavoro e farsi un futuro visto che non era proprio tutto lì a bussarti alla porta come è successo a chi 20 anni ce li aveva nel 68 e che guarda caso sembra essere stata una generazione con molto tempo di pensare agli ideali, forse si è trovata un paese rovinato e oKKupato, questa volta sì davvero, proprio da quelli che si riempivano la bocca di valori e slogan e che poi si sono fiondati a presidiare ad vitam le poltrone diventando i più fieri sostenitori dello status quo e lasciando quei sogni di cambiamento a quei pochi che magari decisero di provare a farlo da dentro la