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Consulenza psicologica immaginativa
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E-book379 pagine4 ore

Consulenza psicologica immaginativa

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Info su questo ebook

Nel libro si affronta il tema della Consulenza che nello scenario attuale appare molto variegata con molteplici declinazioni. Il taglio è di tipo psicologico e clinico.
La persona che approda alla Consulenza psicologica ha la stiva ricolma di racconti, testimonianze verbali che, di fatto, partono dal corpo, poiché tutte le nostre esperienze sono inizialmente incarnate. La Consulenza psicologica immaginativa consente alla persona di far emergere, grazie alle immagini, queste memorie del corpo, altrimenti imbrigliate nelle maglie della carne, negli interstizi delle articolazioni. Le immagini partendo dalle emozioni fanno da ponte, da anello di congiunzione tra memorie corporee e memorie mentali.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2021
ISBN9788869829086
Consulenza psicologica immaginativa

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    Anteprima del libro

    Consulenza psicologica immaginativa - Silvano Secco

    Introduzione

    La Prima parte del libro verrà dedicata al tema della Consulenza psicologica immaginativa entrando con gradualità negli argomenti, dedicando attenzione alla etimologia dei termini utilizzati per evitare sovrapposizioni, confusioni, ambiguità.

    La gradualità consentirà di creare una sorta di motivazione all’utilizzo specifico della funzione immaginativa durante un colloquio psicologico. Attualmente si sente spesso adoperare i termini counseling, counselor e vi sono molti Corsi di Formazione indirizzati anche a figure professionali diverse dallo psicologo. Diventa quindi essenziale una certa definizione dei termini e una conseguente contestualizzazione culturale, specifica al background formativo di ciascuno.

    Il tipo di consulenza e la tecnica a cui faremo riferimento saranno il colloquio psicologico e, nello specifico, la consulenza psicologica ad indirizzo immaginativo, dove verranno contestualmente utilizzate le immagini del paziente, seguendo un approccio molto particolare che inizia sempre da una forma di rilassamento veloce e non profondo.

    I principali ispiratori della consulenza psicologica sono Rogers C. e Gordon T. nell’ambito anglosassone del counseling, mentre per quanto concerne l’aspetto immaginativo il maestro di riferimento sarà Rigo L., inventore della Tecnica Immaginativa del Profondo (ITP) ¹.

    Ritengo corretto sottolineare in premessa che l’applicazione della tecnica e dei vari passaggi della Consulenza psicologica immaginativa dovrebbero prevedere, prima del suo utilizzo, una formazione personale, funzionale al corretto apprendimento dell’osservazione dei segnali rilevatori che un paziente può manifestare e delle conseguenti proposte di intervento specifiche della tecnica. La formazione personale è importante anche per sperimentare su di sé gli effetti della tecnica, prima di proporla al paziente.

    L’apprendimento corretto di una tecnica non è mai solo un evento cognitivo, bensì avviene mediante un processo di incorporazione di esperienze in vivo.

    La Seconda parte del libro esplora vari contesti di applicazione della consulenza psicologica rivolta alla singola persona, alla coppia e a gruppi. Molto spazio è dedicato alle situazioni di genitori con figli che possono presentare varie patologie organiche e psicologiche, diverse alterazioni relazionali.

    Vengono affrontati altri elementi fondamentali presenti in una corretta consulenza psicologica quali l’importanza dell’osservazione, i principi della comunicazione, le differenze tra motivi e motivazioni, il passaggio dalla consulenza benevola alla direttiva nei contesti di intervento con famiglie multiproblematiche.

    Sono stati inseriti in tutto il libro molti esempi tratti dall’esperienza clinica per favorire l’integrazione tra dimensione concreta e aspetti teorici.

    Prima Parte

    Consulenza Psicologica Immaginativa

    Capitolo 1 - Immaginario, Immagini, Scenario, memorie corporee

    Immaginario perché?

    Il pesce palla non è mai andato a scuola né di arte né di psicoterapia, ma esegue nella sabbia, per attrarre la sua compagna, una specie di mandala incredibilmente affascinante e di energica seduzione. Anche gli uomini, sin dall’antichità, si sono accorti che l’Immaginario esiste, inventandosi delle tecniche per raggiungere questo stato mentale e individuando dei luoghi, di preferenza pareti nelle grotte, dove poter contenere le loro rappresentazioni.

    I greci, per fare un esempio fra i molti, utilizzavano una tecnica specifica, introducendo la persona, inizialmente in una grotta presso Tricca e poi a Coo, nelle stanze del tempio di Asclepio, chiedendogli di mettersi in posizione supina, nella completa oscurità e silenzio, attendendo l’emergere di sogni o visioni, favoriti dal silenzio e dalla regressione provocata dall’ambiente buio, dal vuoto, dalla posizione fetale.

    I mistici, in modo analogo, al fine di raggiungere lo stato di contemplazione, il rapporto con la loro parte spirituale, con Dio, sostavano in una grotta. Così scriveva Tommaso da Celano (1 Cel. 6 : 329 ): "Ritraendosi un poco dai rumori del mondo e dalla mercatura il beato Francesco si sforzava di custodire Gesù Cristo nell’intimo del cuore ... Conduceva con sé un giovane da Assisi, suo coetaneo ... - che funzionava da Doppio, compagno di viaggio e guardiano - ... in luoghi remoti e adatti alla meditazione, asserendo di aver trovato un tesoro grande e prezioso ... C’era vicino alla città una grotta alla quale si recava di frequente parlando di quel tesoro. L’uomo di Dio vi entrava, mentre l’amico restava ad attenderlo ... Quando ritornava fuori, incontro all’amico era così spossato da sembrare un altro da com’era entrato". - Dal Dizionario Francescano: Dalla grotta dove, con un processo di interiorizzazione, scendeva fino alla profondità della propria coscienza, il Poverello usciva per aprirsi ad una visione teocentrica e cristocentrica dell’universo..

    È con Desoille R., ingegnere di formazione, ma persona estremamente eclettica, che l’uso delle immagini mentali divenne vero e proprio strumento terapeutico denominato Reve Eveillé Dirigé². Rigo L. introdusse in questo filone delle specifiche varianti, estremamente innovative, chiamando il suo metodo di cura Tecnica Immaginativa del Profondo (ITP); sarà a questo metodo che faremo riferimento quando verranno affrontate le tematiche dell’Immaginario e in particolare gli aspetti tecnici.

    Va chiarito in premessa che il colloquio psicologico immaginativo non è una tecnica psicoterapica ed è diverso dall’ITP, ha obiettivi e strategie d’intervento differenti che verranno chiariti nel proseguo di questo lavoro.

    È lecito chiedersi perché durante un colloquio, a valenza psicologica, si dovrebbe favorire nel paziente l’attivazione del processo immaginativo o rêverie³ e il conseguente utilizzo delle immagini? Fondamentalmente perché le immagini sono il primo prodotto che scaturisce immediatamente dalla trasformazione delle sensazioni e delle emozioni.

    In altri termini, possiamo affermare che le sensazioni e le emozioni, che accompagnano e anticipano i racconti offerti dal paziente, sono direttamente e primariamente collegate alle immagini. Facilitare l’emergere delle immagini, durante il colloquio, rende più efficaci i risultati della consulenza psicologica, liberando il paziente dai vincoli, blocchi, loop, resistenze. Le immagini fanno da ponte tra le sensazioni-emozioni e le parole, consentendo così alle memorie incarnate, negli anfratti del corpo e nei meandri della mente, di emergere e scaricare le tensioni.

    L’Immaginario è una funzione biologica

    Come possiamo definire in premessa l’Immaginario e l’Immagine? L’Immaginario è una Funzione simile alla respirazione; per essere ancor più precisi possiamo affermare che l’Immaginario è una Funzione biologica. L’Immaginario agisce sempre, nascosto dietro alle quinte, sia nella vita diurna e sia nella vita notturna di una persona e forse è presente anche negli animali, come ad esempio il nostro pesce palla nel suo fare creativo spinto da un bisogno ancestrale. L’Immaginario, come l’Inconscio e il pensiero Razionale, possiede una propria Logica e avanza, nel suo cammino, per analogie.

    È solo grazie a delle equivalenze analogiche, di tipo simbolico, che i tre registri, Immaginario-Inconscio-Razionale, riescono a comunicare.

    L’immagine è diversa dal simbolo, ma possiede in sé un carattere simbolico. Il carattere simbolico dell’Immagine è dovuto al fatto che l’Immagine rinvia sempre a qualcosa di assente, che tra l’altro non può essere mai raggiunto. Per tali motivi l’Immagine possiede una a-temporalità che disorienta il soggetto.

    L’Immaginario è presente, in termini peculiari e per lo più concreti, anche in soggetti con patologie clinicamente rilevanti, come nelle psicosi o nelle sindromi genetiche. Così ad esempio Emanuele, un bambino con Sindrome di Sotos, disegna sempre moby cargo, mentre Paolo un bambino con disabilità intellettiva grave rimane ore ed ore immobile a contemplare il movimento della bandierina all’angolo della sua casa dove il vento è più forte. In queste situazioni l’Immaginario contiene delle costanti che tendono a ripetersi, riproporsi, rendendo fisso, statico il processo evolutivo, ma di fatto esercitando una sorta di attrazione fatale che catalizza e cattura il Soggetto.

    È come se, in queste situazioni, potessimo applicare una formula matematica, introducendo una costante che si pone a fianco al tipo di Immagine, immobilizzandola e bloccando il Soggetto stesso. Nella schizofrenia questa costante è la fissità dell’Immagine, nel senso che l’Immaginario dello schizofrenico cerca di cogliere l’istante e congelarlo.

    Nel discorso schizofrenico, che è molto concreto/materiale, il processo transitivo, analogico è bloccato. Il paziente produce pensieri e comunica tramite delle realizzazioni simboliche o equivalenze pre-simboliche, ad esempio la paziente della Sechehaye⁴ veniva attratta dall’albero e coglieva di nascosto in maniera ripetitiva le mele. Ma l’effetto di riparazione e di cura avveniva solo quando Anna (Ghislaine d’Orasy) accoccolata tra le braccia della terapeuta riceveva dalle sue mani una mela verde. Solo in quel momento Anna riusciva a percepire e a vivere l’equivalenza simbolica, così che la mela e lo spazio contenitivo diventavano nutrimento psicologico.

    Anna, grazie all’atto⁵ della sua terapeuta che, mentre la conteneva nell’abbraccio, le avvicinava e offriva la mela, riuscì a vivere l’equivalenza simbolica. Di fatto, fu la psicoterapeuta a comprendere intuitivamente l’equivalenza simbolica, offrendo così la mela ad Anna e contemporaneamente tenendola in braccio, facendola sentire protetta e allo stesso tempo nutrita.

    La psicoterapeuta inoltre si inseriva nella relazione immaginaria tra madre e figlia come funzione terza, offrendo ad Anna il permesso⁶ di ricevere il nutrimento, facendo sintesi tra nutrimento in termini di morbidezza-contenimento e nutrimento concreto, reale.

    La paziente, in quanto fissata nella fase di sviluppo, definita da Klein M. posizione schizo-paranoide, non riusciva a comprendere l’equivalenza simbolica mela=seno; solo grazie alla presenza della sua psicoterapeuta, in quanto funzione terza, riuscì a vivere l’esperienza del mordere la mela tra le braccia.

    Le persone con autismo ad elevato funzionamento, come ha ben descritto Grandin⁷ nella sua autobiografia, pensano per immagini. L’autrice spiega che nel suo caso personale aveva bisogno di una stringitrice meccanica per riuscire a vivere e trattenere sia le sensazioni che le emozioni. Nel suo caso, differentemente dalla paziente schizofrenica della Sechehaye, un abbraccio umano sarebbe stato insopportabile e avrebbe aggiunto dolore psichico, simile al dolore fisico ma più intenso.

    La consulenza e le memorie del corpo

    Un altro motivo primigenio, che supporta la scelta di lavorare con le immagini durante il colloquio, è determinato da una evidenza biologica, ovvero la prima nostra tappa evolutiva del percorso di relazione con il mondo e la prima forma di consapevolezza, comincia dal corpo. Ne consegue che il corpo deve essere considerato l’originario iniziatore e depositario delle memorie.

    La persona che approda alla consulenza psicologica ha la stiva piena e ricolma di memorie-racconti, testimonianze verbali che, di fatto, partono dal corpo, poiché tutte le nostre esperienze sono inizialmente incarnate. La consulenza immaginativa consente quindi alla persona di far emergere, grazie alle immagini, queste memorie del corpo, altrimenti imbrigliate nelle maglie della carne, negli interstizi delle articolazioni. Le immagini fanno da ponte, da anello di congiunzione tra memorie corporee e memorie mentali.

    In una situazione normale, quando la persona si trova esposta ad un evento si creano dei collegamenti tra le diverse vie neurosensoriali⁸ della memoria originando degli anelli concatenati in sequenza algoritmica:

    sensazioni somatiche

    emozioni

    immagini

    ricordi verbalizzati.

    La memoria è un sistema complesso e diffuso, contenuto e localizzato non solo nella corteccia cerebrale e nelle strutture sottocorticali. Le tracce corporee incarnate sono abbastanza fisse e stabili, memorizzate ad esempio in una cicatrice sulla pelle o in una frattura ossea o in uno stato di ipereccitazione muscolare. Le tracce cerebrali sono invece in un continuo divenire, elaborazione e trasformazione, poiché quello che caratterizza questo tessuto è la plasticità.

    Ne consegue che la memoria, così come viene solitamente intesa, non è mai isolatamente memoria mentale localizzata, né solo memoria corporea, ma un insieme complesso di corporeo e di mentale, ovvero somatopsichico.

    Nel caso di gravi Traumi le ricerche scientifiche attuali parlano della formazione di una scissione fisiologica che sospende e blocca il percorso di elaborazione mentale. L’evento viene memorizzato a livello sottocorticale nell’amigdala, in formato sensoriale ed emozionale, emergendo per lo più in immagini isolate; mentre sono bloccati i collegamenti con le aree verbali e di rappresentazione simbolica superiore. Se vogliamo aiutare la persona che ha subito un Trauma risulta quindi necessario partire da questo materiale incarnato grezzo, ovvero dalle sensazioni > emozioni > immagini.

    L’esperienza clinica ci fa comprendere, in presa diretta con il paziente, come le radici dei ricordi abitino il corpo e derivino dalle sensazioni. È come se le articolazioni, le mani⁹ in particolare, possedessero, oltre che una memoria, anche una propria capacità di pensiero per immagini. Le mani dell’artigiano, dell’operaio, del pittore, del musicista sono mani che parlano tramite gesti sapienti.

    Esempio

    Quando la signora V immaginava o accettava di far affiorare i ricordi di scene, dove riemergevano le violenze fisiche inferte sul suo corpo dalla madre o dai nonni materni, le dita delle sue mani si muovevano come zampe di ragno, staccate dal suo corpo.

    Erano le stesse dita che, inconsapevolmente, durante la sua quotidianità, per aiutarla a trovare sollievo dalle sue angosce, si rivolgevano al corpo per modellarlo mediante il dolore, strappando pezzi di pelle, infliggendo piccoli tagli in parti del corpo.

    Oppure le sue mani prendevano un mattarello e con questo colpivano ripetutamente il piede fino gonfiarne la pelle, o conficcava le sue unghie sulla propria carne provocando sanguinamento e poi assaggiare quel sangue, come fosse latte.

    Sono in particolare Sartre J. P. e Merlau-Pointy M.¹⁰ che usano il termine carne e parlano di incorporazione, spiegando come il corpo sia costitutivo della apertura dell’Essere al mondo. Mentre un filone relativamente recente del cognitivismo si interessa dell’embodiment o memoria incarnata¹¹.

    Esiste una saggezza della mente e una sapienza del corpo che devono trovare dei collegamenti, delle forme di dialogo, in particolare quando sono scissi, come nei Traumi. Il termine sapienza/sapere in latino significa avere sapore, mentre la saggezza riguarda il comportamento guidato dall’etica. Questo dialogo, tra saggezza e sapienza, è uno degli obiettivi prioritari della Consulenza psicologica immaginativa. Dentro alla sapienza del corpo si trova la partecipazione di una molteplicità di intuizioni d’organo, quella del cuore, della pancia, dei piedi, delle mani, dell’olfatto, eccetera.

    Le parti del corpo e i canali sensoriale hanno sempre qualcosa da raccontare e nel percorso d’aiuto della consulenza psicologica vanno ascoltate, parallelamente ai racconti verbali. Il problema è come fare, quale tecnica si possa utilizzare per far emergere ed ascoltare queste memorie corporee, verbalmente silenti.

    Il corpo ha un suo linguaggio e dal corpo si originano i ricordi. Ad esempio le esperienze di quando da bambini correvamo liberamente scalzi sull’erba, con i piedi e le gambe agili che giravano come piccole pale dei mulini a vento, rimangono nei muscoli o nelle ossa. Ritornando con la memoria a quei momenti, in uno stato di rilassamento anche superficiale, possiamo rivivere in noi l’energia, il senso di libertà nei nostri muscoli e nelle nostre ossa. Vedremo in questo lavoro come il ritorno, che denomino regressione d’et๲, a questi momenti piacevoli, diventerà una risorsa naturale positiva nel colloquio psicologico immaginativo, utile per affrontare i traumi, per uscire dai nodi che alcune volte inchiodano la gola, bloccando il respiro, simile ad un nodo scorsoio.

    La Consulenza psicologica immaginativa possiede in sé anche una valenza di tipo pedagogico perché il paziente, aderendo all’immagine¹³, apprende come costruire un ponte tra sensazioni-emozioni e parole, senza entrare nel merito del vero o falso, senza indurre nel parlante suggestioni. Questo modello operativo di colloquio può essere di grande aiuto anche nei contesti giuridici, dove si chiede alla persona di testimoniare mediante la ricostruzione dei fatti, avvenuti però in situazione di stress elevato o trauma subito.

    I ricordi, in sintesi, prima di essere mentalizzati, sono incarnati e incorporati. Il problema che affronteremo con forza e determinazione sarà quindi se le parole non sono sufficienti per descrivere un fatto, per raggiungere le memorie del corpo quale stratagemma possiamo inventarci? Il lavoro di consulenza psicologica che utilizza la tecnica immaginativa può offrire una soluzione a questo dilemma.

    Immaginario e rilassamento

    Per approdare al processo immaginativo durante un colloquio il primo passo è la sospensione del pensiero verbale e della parola in quanto atto.

    Il secondo passo consiste nel favorire l’emergere del materiale incarnato e la sua elaborazione tramite una forma semplice di rilassamento e di ascolto del corpo che, per così dire, prepara la superficie del terreno ad accogliere il seme.

    L’induzione al rilassamento non è mai una costrizione, non è direttivo ma induttivo, si raggiunge tramite l’ascolto del proprio corpo. In altri termini non si dice semplicemente alla persona di rilassarsi, né sono assegnati meramente ordini cognitivi. È un accompagnamento che lo psicologo propone al paziente di ascolto delle proprie sensazioni. È un incoraggiamento alla partecipazione e ascolto del suo respiro.

    Durante il colloquio vis a vis il rilassamento proposto sarà quindi oltremodo semplificato, breve, superficiale e per tal motivo si produrrà una sorta di rêverie, di cui si è molto interessato Bachelard G.. La rêverie non è una imagerie vera e propria poiché lo stato di rilassamento richiesto non è profondo.

    Quando la persona si trova in uno stato di rilassamento superficiale, e maggiormente quando è profondo, si produce davanti ai suoi occhi chiusi uno Schermo¹⁴, dove iniziano a dipanarsi in uno Scenario¹⁵ le reminiscenze o altre volte dei personaggi immaginari e tra questi l’Io stesso della persona.

    La persona in questo Scenario rivive in una rêverie i ricordi, i dettagli delle vicende e, in maniera immaginativa può interagire con questi, modificando i ricordi stessi, trasformando le conclusioni. L’Io della persona appare plasmato dal rilassamento superficiale e sembra più attento ai particolari, predisposto a ripescare i ricordi, anche perché questi ultimi, grazie alle immagini, si arricchiscono di concretezza, sono vive perché in movimento.

    In questa trasformazione l’Io della persona si rafforza e vi è un capovolgimento nel rapporto di forza; ovvero là dove prima l’Io subiva ora invece è capace di affrontare le situazioni, i mostri, la violenza subita. La presenza dello psicologo in questi passaggi è fondamentale.

    Altre volte nello Scenario non emergono i ricordi, ma una semplice ed intensa rêverie, che sempre si forma dalle sensazioni e dalle emozioni vissute dal soggetto nel qui ed ora.

    Altro passaggio fondamentale è la richiesta esplicita, avanzata dallo psicoterapeuta, di rivivere l’evento nel qui ed ora, come se la persona stesse vivendo nel mentre lo racconta. Proust M. parla di un ritorno della memoria, mentre Bachelard G. nelle sue riflessioni descrive un fenomeno particolare che chiama retentissement¹⁶.

    Retentissement è la capacità di ritenere, trattenere e lasciar sentire i ricordi o una fantasia in una rêverie dentro di noi. Questo trattenimento è il motore che consente la liberazione della capacità di rêverie che trasforma il ricordo in ricordo vissuto.

    Noi dobbiamo apprendere a trattenere la rêverie, perché facendo questo manteniamo in vita le parti affettive ed emotive di ogni Immagine. Anche Proust ha vissuto questo difficile lavoro di trattenimento, come il pescatore fa con il pesce; un dolce e mortale trattenimento, quando l’amo lentamente lo trascina appeso verso la terra. L’etimologia stessa della parola amore si individua nel latino come a-mors, senza morte, per evidenziarne l’intensità senza fine di tale potente desiderio.

    Esempio

    Durante un incontro con i genitori di un bambino per la raccolta anamnestica, nel mentre la madre descrive il periodo della gravidanza e la paura di perderlo, osservo dei micromovimenti nel viso e nel tono della voce, che sollecitano la mia curiosità. Chiedo quindi alla signora di ascoltarsi e di non bloccare il pianto che sembra frenare. Suggerisco alla signora di chiudere gli occhi, rilassarsi e localizzare le sensazioni nel corpo mentre ascolta l’emozione. Iniziamo così il lavoro di Consulenza psicologica immaginativa.

    Al termine del colloquio ho chiesto alla signora di scrivermi, appena ritornata a casa, un resoconto dei contenuti della seduta:

    "Dopo i vari exploit di pianto, alla domanda: dove senti il magone? Rispondo petto... in realtà ho anche un nodo in gola, ma credo per effetto del pianto trattenuto, perché quello passa subito. Nel momento in cui mi viene chiesto di visualizzare il magone nel luogo in cui lo sento, vedo più che altro un colore, rosso, scuro. Non ho un pensiero preciso in testa, ma è come un susseguirsi di flash continui che generano confusione: effetto frullatore, luci e ronzio.

    Lei dottor Secco mi chiede di tracciare un simbolo con l’indice, sopra quel rosso, e la prima figura che mi appare è una sorta di elisse aperta; inizia dal centro del campo visivo e si sviluppa da sinistra in senso orario verso il basso.

    Focalizzando l’attenzione su quell’immagine ed inspirando ed espirando profondamente, lo sfondo rosso comincia a schiarirsi, come illuminandosi, diventando molto molto chiaro, oserei dire però verde. È come se ci fosse tanta luce.

    Vengo indirizzata ad inspirare quel colore ed espirare diffondendolo nel torace. Gradualmente il magone passa e mi rilasso.

    Come da richiesta, immagino di espandere il verde chiaro oltre che in me, anche intorno a mio figlio: quindi me lo immagino in piedi classe e successivamente sul divano di casa avvolto da quella luce rasserenante.

    Istintivamente mi viene da aprire gli occhi, forse a dire ok, ci sono, passato. Ma lei dottore mi dice di tenerli ancora chiusi e di ascoltare le varie parti del corpo ad una ad una e i loro punti di appoggio. Li sento perfettamente, ma mi percepisco leggera, tranne alle spalle dove sento tensione residua.

    Guidata lentamente riapro gli occhi, in qualche modo intorpidita (specie nella vista come se ci fosse troppa luce e ancora un po’ verde) ma sicuramente meno agitata

    Ecco dottore le sensazioni durante la seduta di oggi.

    Adesso sto bene e mi sento rilassata (tanti sbadigli), ma ho ancora quel frullio nel diaframma tipico di quando piango accorata.

    Aggiungo: più che il pensiero (che non c’era nitidamente perché erano tanti pensieri confusi) mi sono concentrata nel tuffarmici dentro con la concentrazione".

    Quale dei nostri canali sensoriali ha maggior peso, importanza ai fini dell’avvio dei ricordi d’infanzia? Dipende. Per Proust, Gli odori! Prima testimonianza dei nostri legami con il mondo … un odore amato è il centro di una intimità¹⁷. Il poeta scriveva La mia infanzia è

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