Lacan e la musicoterapia
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Anteprima del libro
Lacan e la musicoterapia - Marta Mistrangelo
Marta Mistrangelo
Lacan e la musicoterapia
UUID: 42bfd478-f1e0-11e6-8128-0f7870795abd
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Presentazione
Introduzione
1. ALLEGRO Percorsi sonori del desiderio
1.1 Il Silenzio
1.2 L’Ascolto
1.3 Verso il linguaggio: il suono e il desiderio.
1.4 I limiti del linguaggio
2. ADAGIO Attraverso il linguaggio: musica e suono
2.1 Musica
2.1.1 Il possibile linguaggio
delle emozioni
2.1.2 Il Reale
, la sublimazione e il simbolo
2.1.3 Un’antica terapia musicale
2.2 Il linguaggio sonoro
2.2.1 L’espressione sonora
2.2.2 La relazione sonora
3. ALLEGRO Esplorazioni sonore
3.1 Francesco
3.1.1 Osservazione
3.1.2 Finalità
3.1.3 Dall’utero alla nascita simbolica di Francesco.
3.2 Riflessioni
Conclusione
Finale
Bibliografia
Sitografia
Discografia
Note
Presentazione
Concepito dall’Autrice come una partitura che dischiude una peculiare forma musicale nei movimenti allegro, adagio, allegro, l’ebook è denso di riflessioni in merito al musicale e al terapeutico realizzato durante le personali esperienze musicoterapiche.
In questa prospettiva la dimensione musicale come cura è il tema brillantemente analizzato dalla Mistrangelo in ogni pagina del libro. Nell’elaborare il poderoso scritto, l’Autrice adotta un quadro teorico di riferimento di notevole spessore culturale in cui, oltre agli apporti teorici di Marius Schneider, Ernesto de Martino, Pier Luigi Postacchini, Giangiuseppe Bonardi e altri eminenti pensatori, spicca il pensiero di Jacques Lacan e, in particolare, il concetto di lalangue
.
La Mistrangelo si avventura quindi alla ricerca dell’origine della dimensione acustica del linguaggio che diventa, anche, godimento. Un godimento che traluce nelle interessanti interpretazioni terapeutiche scaturite dalle pertinenti analisi musicali degli eventi proposti in ambito musicoterapico. Una pubblicazione rivolta a chi fa musicoterapia quindi dove, finalmente, il musicale e il terapeutico si armonizzano molto bene, sollecitando anche la curiosità degli innumerevoli appassionati che operano, a vario titolo, nelle professioni d’aiuto.
Giangiuseppe Bonardi
13/08/2016
MiA, Musicoterapie in Ascolto,
http://musicoterapieinascolto.com/mia
Marta Mistrangelo
Musicista, diplomata in oboe presso il Conservatorio G. Verdi
di Milano, insegna propedeutica musicale, educazione musicale e sostegno presso la scuola secondaria di primo grado. Collaboratrice di MiA, Musicoterapie in Ascolto.
Diplomata in musicoterapia presso il Corso Quadriennale di Musicoterapia
della Pro Civitate Christiana
di Assisi, svolge l’attività musicoterapica nel capoluogo lombardo, rivolgendosi a soggetti aventi disturbi specifici dell’apprendimento, autismo, mutismo elettivo e ritardo mentale grave.
A Michele,
Gabriele, Sofia e Chiara Elisabetta.
Introduzione
La musicoterapia, pur avendo, apparentemente, una storia recente, almeno nel suo aspetto teoretico, utilizza il linguaggio musicale per favorire i processi di relazione e di armonizzazione dell’handicap. Una definizione articolata ne è la seguente:
" Tecnica, mediante la quale varie figure professionali, attive nel campo dell’educazione, della riabilitazione e della psicoterapia, facilitano l’attuazione di progetti d’integrazione spaziale, temporale e sociale dell’individuo, attraverso strategie di armonizzazione della struttura funzionale dell’handicap, per mezzo dell’impiego del parametro musicale; tale armonizzazione viene perseguita con un lavoro di sintonizzazioni affettive, le quali sono possibili e facilitate grazie a strategie specifiche della comunicazione non verbale (Postacchini, 1995)." [¹]
Le sue possibilità terapeutiche, quindi, traggono la loro linfa dal mondo musicale, o dalle musiche del mondo, per instaurare quella relazione terapeutica che costituisce i processi della musicoterapia
.
Pur riconoscendo a questi processi di cura il loro valore fondante in rapporto a questa disciplina, la mia esperienza e le mie letture, mi hanno condotto a pormi una domanda fondamentale che qui formulo in modo generalizzato: la musica cura?
Quando curiamo, o cerchiamo, o crediamo di farlo, utilizziamo sempre dei codici, che siano essi visivi, verbali, numerici, sonori o motori.
L’espressione avviene attraverso un mezzo e i suoi contenuti, quando l’individuo può o quando riesce, non sono solamente espressi, ma, anche, comunicati, divenendo così un codice.
Il codice porta con sé un messaggio, ma non è il messaggio stesso, così come avviene quando il corpo si esprime in un sintomo comunicandoci una realtà del nostro stato psichico e fisico, o entrambi senza distinzione. A questo proposito Jacques Lacan scrive, in riferimento al sintomo , che, quest’ultimo, può trovare un suo senso se interpretato solo nell’ordine del significante:
" E il significante ha senso solo nella relazione con un altro significante. È in questa articolazione che risiede la verità del sintomo." [²]
La parola
diviene così un codice da decifrare per l’analista, il colore, un codice per l’arte-terapeuta, un movimento, un codice per il danza-terapeuta e così proseguendo attraverso le numerose forme terapeutiche fino a giungere alle note che sono il codice del musico-terapeuta.
Ogni linguaggio diviene quindi un mezzo comunicativo e, quello musicale, attraverso le sue organizzazioni grammaticali, trova la sua applicazione in terapia grazie alla sua capacità strutturale di porre l’individuo in contatto con il suo bagaglio emotivo e le sue dinamiche relazionali, facilitato, inoltre, dagli aspetti della comunicazione non-verbale
.
Diversa è l’espressione sonora, se intesa nell’accezione della manifestazione sonora dei contenuti interiori.
Il linguaggio
sonoro, se di linguaggio si può parlare
, invece, trova il suo senso senza doversi strutturare in un’organizzazione grammaticale specifica, ma non per questo necessariamente pre-verbale, appartiene, infatti, più ad uno stile imitativo, ad una modalità di ragionamento che ci porta molto lontano, alle prime forme di pensiero, dove, quest’ultimo, non essendo ancora formulato in modo speculativo, rappresenta, o meglio, riproduce sonoramente gli aspetti percepibili della realtà, interiore ed esteriore. Questa struttura del pensiero è così spiegata da Marius Schneider:
" L’uomo primitivo pensa meno per catene compatte che per linee analoghe che si sviluppano con un dinamismo ora uguale, ora crescente o decrescente. Sulla base di questa evoluzione ritmica, tutto il pensiero rivela anche un carattere molto più emotivo che logico
(nel senso corrente del termine)". [³]
Se subentrasse, però, una grammatica, nel linguaggio sonoro
, non lo condurrebbe, forse, verso la possibilità di nascere al linguaggio verbale o a quello poetico e quello musicale? Non s’incamminerebbe, detto in termini Lacaniani, verso quella castrazione simbolica che gli permetterebbe di accedere al linguaggio della domanda, della relazione e non più a quella del bisogno?
E, ancora, questi diversi linguaggi e le loro grammatiche non contengono, forse, al loro interno l’alternarsi di diverse strutture ritmiche? E, cos’è il ritmo? Quella vibrazione elastica che genera il suono nella sua altezza e il timbro nella sua forma? È l’alternarsi di suono e silenzio, di presenza e assenza, o anche il suono stesso è costituito da un ritmo interno?
E, il soggetto, dove può esternare le sue sonorità, le sue domande, se non attraverso la condizione del silenzio?
1. ALLEGRO Percorsi sonori del desiderio
" Che cos’è un grido?
È un’urgenza che scaturisce
dal silenzio del corpo,
un’urgenza che si ode
anche se appare come priva di senso…
Quando un grido _ per esempio,
il grido di un neonato
perduto nel bu io della notte _
diventa un appello?
Quando la risposta dell’Altro lo accoglie,
lo ascolta strappandolo dal reale
senza senso dell’esistenza e della notte
per elevarlo alla dignità simbolica
di una invocazione ". [4]
Massimo Recalcati
Il percorso che nasce nel silenzio e giunge al linguaggio o che, in fondo, anche nel suo inverso, nel linguaggio nasce e nel silenzio, attraversandolo, si manifesta, è la strada, o il luogo, dove ha origine la relazione terapeutica.
Silenzio, ascolto, suono e desiderio.
Quest’ultimo come forza, essenza che emerge, che si manifesta in un luogo, il silenzio, ma che non si realizzerebbe senza la presenza essente
dell’Altro che, attraverso il suo ascolto accoglie l’individuo e la sua domanda di riconoscimento permettendogli così di divenire corpo nel suono o nella parola.
1.1 Il Silenzio
" Chiaro nel mattino il frusciare
d’una barca sospinta alla corrente." [5]
Sogi
Scrivere del silenzio può essere un po’ presuntuoso, azzardato quasi una contraddizione in termini, un paradosso. Eppure, penso che sia il fondamento e il luogo privilegiato dove poter ascoltare… il suono, i silenzi sonori
, e la condizione adatta per permettere all'altro di esprimersi in modo più autentico. Così, provo a trattare l’argomento e inizio col farlo, almeno, in silenzio.
Perché il silenzio, l’assenza di suoni è importante in musicoterapia?
Una terapia che, come mezzo relazionale e come possibilità espressiva e comunicativa utilizza i suoni, le melodie e le armonie, come può avere il silenzio come luogo privilegiato? Che cosa avviene o cosa può avvenire nel silenzio e, soprattutto, perché è così importante nella terapia?
Quali rapporti instaura l’individuo con il silenzio? Che differenza c’è tra una persona sola nel silenzio e una che sta con l’altro, alla presenza dell’altro, nel silenzio?
Nel silenzio, quali voci, quali suoni, quali ritmi e quali armonie, dissonanti o consonanti, interne ed esterne, possiamo ascoltare
o possono emergere?
Non credo si possa definire il silenzio come assenza di suono in quanto, la vera assenza di