La clessidra di cenere
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Info su questo ebook
Il quarantenne Greg Forbs e il principale azionista del gigante farmaceutico di Gallica. Allora perché si risveglia nudo in un uovo, nel bel mezzo di una discarica? Chi sono gli sconosciuti che gli danno la caccia? Riuscirà a sopravvivere in questo mondo nuovo e spietato?
Con La clessidra di cenere Jeanne Sélène firma una distopia dal ritmo sfrenato.
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Anteprima del libro
La clessidra di cenere - Jeanne Sélène
La clessidra di cenere
Traduzione di Mafalda Morelli Ottiger
Alessandra Elisa Paganin
La clessidra di cenere
Autore Jeanne Sélène
Copyright © 2021 Jeanne Sélène
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Babelcube, Inc.
www.babelcube.com
Traduzione di Mafalda Morelli Ottiger
Editor Alessandra Elisa Paganin
Babelcube Books
e Babelcube
sono marchi registrati Babelcube Inc.
Della stessa autrice:
Romanzi:
Balade avec les astres – Libro 1: Un souffle de liberté
Balade avec les astres – Libro 2: L’héritage des dieux
Balade avec les astres – Libro 3: Le vent du nord
Balade avec les astres – Versione integrale
La vengeance sans nom
La Route des chiffonniers
Racconti:
Edito da éditions Luciférines:
Blanc comme neige (antologia Sombres félins)
Le sacrifié d’El Plomo (antologia Civilisations disparues)
Edito da Les Occultés:
On les aime (antologia Dementia)
Pubblicazioni indipendenti:
Sans faute (download gratuito)
S.O.S (L’Indé Panda N°2)
Le plus beau métier du monde (L’Indé Panda N°3)
Libri per bambini:
Mon copain Éthan est végane (illustrazioni di Héloïse Weiner)
Nicolas, le bébé koala (illustrazioni di Korrig’Anne)
L’arbre à chats (illustrazioni di Isaa)
Charlotte sans culotte (illustrazioni di Korrig’Anne)
L’enlumineur des étoiles (illustrazioni di Astrid Bertin e Marceau Pradinas)
Éthan et les animaux (illustrazioni di Scarlet Mila)
––––––––
http://jeanne-selene.com
jeanne.selene@outlook.fr
Immagine di copertina: Anto
Jeanne Sélène, Saint-Brice, Francia
Testo tutelato, è vietata la riproduzione totale o parziale.
ISBN: 979-10-96202-07-2
1. Arrivo
Faceva un caldo secco ed era anche buio. Il respiro soffocato gli solleticava le ginocchia. Sentiva di essere nudo. Lo spazio ristretto in cui si trovava riusciva appena a contenerlo raggomitolato. Un’angoscia sorda gli cresceva dentro. Dove si trovava? Ricordava la riunione del mattino. Non era stato facile far approvare l’ultimo piano sociale... Era uscito dalla sala con un altro azionista. Dopo una visita ai bagni, erano saliti a bordo della vettura-automotrice privata. Dovevano pranzare al Barsoliné, il ristorante più alla moda del momento. Ricordava di aver controllato il proprio riflesso nello specchietto del veicolo. L’impeccabile completo grigio metteva in risalto l'acciaio del suo sguardo determinato. Si era passato una mano fra i capelli brizzolati tagliati alla perfezione. Le poche rughe agli angoli degli occhi gli assicuravano l’interesse delle donne e il rispetto dei collaboratori. A capo della società più grande di Gallica, era invincibile.
Lo avevano rapito nonostante la presenza delle tre guardie del corpo? Il fatto di non aver alcun ricordo dello svolgersi degli eventi lo faceva infuriare. Con quale diritto lo avevano rinchiuso qui? Le pareti erano così strette intorno al suo corpo nudo che non riusciva a muoversi. L'aria si stava esaurendo, faceva fatica a riprendere fiato. Lanciò un urlo selvaggio e, servendosi di tutte le sue forze, spinse sulle pareti con le braccia e le gambe.
Si sentì uno scricchiolio secco. Fece una pausa per raccogliere il massimo di energia e fece leva di nuovo. Le pareti andarono in frantumi con un rumore forte.
Si trovava nei resti di un uovo dal guscio scuro.
«Ma che diavolo sta succedendo?» mugugnò.
Intorno regnava la notte, una notte cupa da cui sgorgava una luce inquietante e cupa. Il paesaggio circostante era solo devastazione: un ampio terreno incolto disseminato di carcasse di macchinari arrugginiti e collinette di rifiuti maleodoranti. Più avanti, si vedevano alcune rovine il cui scheletro metallico puntava al cielo carico di nuvole e ozono. Un grande traliccio elettrico crollato per metà si ergeva lontano dagli edifici devastati. Un vento tiepido schiaffeggiava il telone in parte strappato che sembrava girarvi intorno.
Un lampo rigò il firmamento, subito seguito da uno strillo che gelava il sangue. Un brivido gli percorse la spina dorsale. Ancora accovacciato fra i resti della oosfera, osservò i dintorni in cerca di un riparo. Quando il suo sguardo si posò sul traliccio, si lanciò. I piedi nudi scivolarono fra i detriti, tranciandogli la pelle morbida abituata a calzini in mohair e scarpe su misura. Strinse i denti per trattenere un gemito. Non si sarebbe umiliato lamentandosi, non avrebbe compiaciuto chi lo aveva messo lì. Alle sue spalle, sentì il rumore di oggetti che cadevano. Forse gli stavano alle calcagna. Forzò l'andatura, aiutandosi con le mani per avanzare nell’inferno di immondizia.
Gli rimanevano solo pochi metri da percorrere per raggiungere il riparo parziale che aveva visto poco prima. Dietro di sé, sentiva una sorta di inseguimento ad alta velocità. Azzardò un’occhiata, ma le colline di spazzatura nascondevano la fonte del rumore. A giudicare dal frastuono che aumentava alle sue spalle, dovevano essere in molti a inseguirlo. Sentì una ventata di orgoglio: erano coscienti di affrontare un pezzo grosso e avevano preso precauzioni.
La sua mente formulò al volo un pensiero critico sull’incoerenza della situazione, ma la mise a tacere con un grugnito. Ci avrebbe pensato dopo. Per adesso, non si doveva far prendere. Punto.
Giunto infine ai piedi della struttura in acciaio, scivolò sotto la plastica consumata. Rimase immobile, steso sul fianco mentre gli occhi si abituavano alla scarsa luminosità. Forse ci viveva un senzatetto. Individuò alcune coperte accanto ai resti di un fuoco, una vecchia pentola ammaccata e una giacchetta con il cappuccio mangiata dalle tarme. Si alzò e prese l’indumento. L’odore che emanava gli fece arricciare il naso. Forse era infestato di parassiti, ma si doveva accontentare, non vedeva nulla di meglio. La veste, grande e informe, gli arrivava a metà coscia, nascondendogli il sesso. I bottoni che mancavano sulla pancia e sul torso lasciavano apparire la peluria rigogliosa e la pelle già scurita dalla sporcizia.
Nonostante il rumore assordante del vento che si riversava nel rifugio attraverso le molteplici fessure, percepì un passo umano. Prese la pentola come se fosse stata un’arma e si accovacciò, pronto all’attacco.
2. Primo incontro
L’uomo che era appena entrato doveva avere a dir poco ottant’anni. Vestito di stracci, il corpo smagrito, sembrava stare in piedi a fatica.
«Lasci questa pentola e si rilassi» disse con voce rauca.
Senza fretta, si inginocchiò sulle coperte, tirò fuori dalla tasca un accendino e iniziò ad accendere il fuoco. Allungò la mano:
«La pentola, per favore...»
Senza parole, il manager gliela diede. Il vecchio svuotò nella gamella il contenuto di una fialetta che teneva su di sé. Aggiunse una polvere nerastra e mescolò con un cucchiaio storto. Poi mise la preparazione sul fuoco continuando a mescolare.
«Allora? Lei è nuovo qui, si vede... Come posso chiamarla?»
«Greg Forbs» rispose tendendo la mano.
«Marvin».
Nonostante l’età, la sua stretta era vigorosa.
«Che posto è questo? Sono lontano da Nomis?»
Il vecchio rise senza allegria.
«Molto lontano da Nomis e da Gallica...»
Greg cadde dalle nuvole. Erano riusciti a fargli passare la frontiera?! In che territorio si trovava adesso?
«Non saprei dirle come si chiama questo posto... Per quanto mi riguarda, l’ho battezzato il campo di cenere.»
«Il campo di cenere?»
«Capirà a tempo debito.»
La mistura iniziava a bollire, la tolse dal fuoco e tirò fuori dalle coperte un cucchiaino dal dubbio aspetto.
«Prenda.»
Greg rifiutò l’offerta con un gesto.
«Non dovrebbe rifiutare, chissà quando potrà mangiare di nuovo...»
«Che cos’è?»
«Non vuole saperlo!» si divertì Marvin.
Il finanziere fece una smorfia, ma prese l’utensile. Lo stavano senza dubbio valutando, non si sarebbe mostrato debole.
«Devo ammettere che la sa vendere la sua robaccia» disse al vecchio. «E lei, da dove viene e che cosa ci fa qui?» aggiunse mentre immergeva il cucchiaio nella pentola e soffiava sul liquido color caffè.
«Sopravvivo» rispose con calma mentre si portava il cibo alla bocca.
Greg fece la stessa cosa. Non aveva alcun sapore e ne fu sollevato. Sopravvivere
, che cosa intendeva? Si costrinse a sembrare disinvolto quando chiese maggiori chiarimenti.
«Stavo giocando a quetkri con alcuni amici, mi preparavo a colpire il pallone... E puf
, mi sono risvegliato in un uovo. Le ricorda qualcosa, vero!?»
Fece un ampio sorriso che mise in mostra denti belli e dritti da stupire.
«Saranno passati già tre mesi da quando sono finito qui. Devo ammettere che sto perdendo il conto... Insomma, ho dovuto capire in fretta le regole del gioco di questo posto per non lasciarci la pelle.»
«Un gioco?»
«Non saprei come altro chiamarlo» disse con una scrollata di spalle disillusa. «Alla fine, va giù, vede!» continuò cambiando argomento. «Non ha gusto, è uno dei vantaggi... È l’unica cosa commestibile da queste parti, il resto sono solo rifiuti. Questo pianeta è un cassonetto gigante!»
«Lei pensa che ci troviamo su un altro pianeta!?» si allarmò Forbs prima di ricomporsi in fretta.
Soprattutto, mai lasciar trasparire le emozioni.
«Non lo credo» continuò il vecchio, «ne sono convinto! Il cielo è spesso coperto, ma ho avuto modo di osservarlo primo del grande sonno: non una sola luna lassù, nessuna costellazione in comune con quelle visibili da Gallica. Non faccio l’astronomo, ma non fa una piega: siamo molto lontani da casa.»
Greg si tamburellò sul mento con il rovescio del cucchiaio mentre esaminava il vecchio. Gli sembrava di averlo già visto da qualche parte... Forse stava sognando — o forse era un incubo. Il subconscio gli giocava brutti scherzi e forse stava inserendo elementi della sua vita nel delirio notturno. Molto presto si sarebbe svegliato e avrebbe potuto ridere della sua fervida immaginazione.
«Quindi, queste famose regole?»
Sicuro della propria ipotesi, l’uomo d’affari aveva riacquistato la sua superbia e scrutava il suo interlocutore con aria sprezzante.
«Sono molto semplici: i gusci che contengono i nuovi arrivati sono l’unica fonte di nutrimento. Piove ogni mattina e l’unico modo per dissetarsi è recuperare l’acqua che cade dal cielo. Diventa pericoloso berla quando entra in contatto con il terreno. Per finire (posò la pentola ormai vuota e tirò fuori dalla tasca un coltello multiuso in pessime condizioni), l’ultima regola, che è anche la più importante: per sperare di uscire da qui e affinché ne valga la pena, dobbiamo accumulare cenere a sufficienza...»
Estrasse la lama in acciaio inossidabile.
«Cenere?» si stupì Greg.
«È stato un piacere parlare con lei, novellino. È sempre una gioia godersi un arrivo bello fresco e ingenuo.»
Con queste parole, balzò sull’uomo d’affari, punta in avanti. Il corpo di Greg reagì subito, grazie ad anni di arti marziali che avevano forgiato riflessi salvifici. Utilizzando contro di lui la sua stessa forza, riuscì a far perdere l’equilibrio all’avversario mentre sviava l'arma. Nonostante l’aspetto gracile, al vecchio non mancavano né vigore né destrezza. In una frazione di secondo, si riprese e attaccò di nuovo.
Ormai, un bagliore di follia si diffondeva nei suoi occhi scuri. Cercò ancora di affondare la lama nel ventre dell’avversario che la evitò con un movimento svelto. Greg approfittò dello squilibrio dell’assalitore e si lanciò colpendolo con un possente colpo di spalla. L’uomo crollò e urtò la testa con violenza contro la gamella vuota. Non si muoveva più. Il corpo si confuse per un attimo, come un brutto ologramma, poi si irrigidì prima di implodere, trasformandosi in un