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Rifugiati: Dati, analisi e storie vere per demolire pregiudizi e luoghi comuni
Rifugiati: Dati, analisi e storie vere per demolire pregiudizi e luoghi comuni
Rifugiati: Dati, analisi e storie vere per demolire pregiudizi e luoghi comuni
E-book106 pagine1 ora

Rifugiati: Dati, analisi e storie vere per demolire pregiudizi e luoghi comuni

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Info su questo ebook

Non possiamo aiutarli a casa loro?”, “Se sono così poveri, dove li prendono i soldi per il viaggio?”, “Ci rubano il lavoro”, “Alla fine tutti o quasi commettono dei crimini”.

Sono tutte frasi che abbiamo sentito pronunciare o abbiamo pronunciato noi stessi parlando di uno dei problemi più grandi del mondo contemporaneo: i rifugiati, il flusso umano che arriva da paesi in cui la situazione politica e sociale è stata dichiarata invivibile. Spesso ci si scorda che il loro muoversi è assolutamente legale, regolato da leggi del diritto internazionale (come la Convenzione del 1951 sui Rifugiati di cui proprio quest’anno ricorre il 70° anniversario), che non si sta parlando solo di un generico, per quanto meritevole, appello al buon cuore, ma che si parla di diritti, da parte dei rifugiati, e doveri, da parte di chi deve accoglierli e dar loro protezione.

Così, forte della sua esperienza di Portavoce per l’Italia di UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Carlotta Sami prova a sfatare falsi miti e luoghi comuni utilizzando dati, statistiche, ricordando le leggi in materia, parlando di soluzioni che possono salvare vite. E raccontando storie vere. Storie spesso emozionanti e commoventi, come quella terribile di Yahya, fuggito dal Gambia, che, come tanti, ha attraversato l’inferno del traffico di esseri umani ma oggi lavora in un ristorante in Sicilia, o quella di Tala, bimba in fuga col padre dalla Siria in guerra.

Un percorso di conoscenza, speranza e dolore che ci conduce alla domanda più importante: che cosa dobbiamo aspettarci per il nostro futuro?

Rifugiati è un libro fondamentale, che con verità, competenza ed emozione getta una luce su una delle questioni chiave del mondo contemporaneo, da cui dipende il nostro futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita18 nov 2021
ISBN9788830527669
Rifugiati: Dati, analisi e storie vere per demolire pregiudizi e luoghi comuni

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    Anteprima del libro

    Rifugiati - Carlotta Sami

    1

    SONO TUTTI FINTI RIFUGIATI

    Nel mare delle opinioni è importante saper navigare guidati dalla consapevolezza che esistono coordinate condivise da tutti, utili perché ci aiutano a comprendere che quanto accade attorno a noi spesso è, o comunque dovrebbe essere, regolato da alcuni princìpi universali.

    Non si tratta di generici assunti morali, ma di vere e proprie norme definite e accettate e ormai parte delle leggi che regolano la convivenza internazionale. Alcune di queste norme sono state accolte e registrate in trattati internazionali, tra i quali uno dei più importanti è la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, approvata dalle Nazioni Unite il 28 luglio 1951, entrata in vigore il 22 aprile 1954 e oggi ratificata da 144 stati.

    Dire che una persona si trova nella condizione di rifugiato o di migrante non è un’opinione: è un’affermazione che deriva dal riconoscimento di un preciso status legale, definito proprio sulla base della Convenzione di Ginevra e di altre convenzioni o leggi che da essa sono via via scaturite.

    A differenza di altre, la Convenzione di Ginevra del 1951 non è stata l’esito di una battaglia della società civile, bensì il risultato di un lungo lavoro condotto di concerto dagli stati che all’indomani della Seconda guerra mondiale riscontrarono la necessità di affrontare la questione dei rifugiati in un modo che fosse coerente, pianificabile e basato su princìpi condivisi.

    Quindi quale è la differenza fra lo status di rifugiato e quello di migrante? E chi decide se una persona si trova nella prima o nella seconda condizione? È una questione di fatto e di diritto che ha conseguenze molto importanti per l’individuo e che al contempo, a seconda dei casi, richiama misure, politiche e strategie molto diverse e specifiche.

    Le differenze esistono, ed è importante che ci siano e vengano riconosciute, anche nel linguaggio comune o in quello giornalistico, poiché la confusione fra i due termini, e quindi fra le due condizioni, conduce a una descrizione, a un’interpretazione e a una comprensione erronee della realtà. Non si tratta di togliere diritti agli uni o di privilegiare gli altri, quanto di capire e far capire in modo corretto sia il fenomeno sia la situazione specifica delle persone di cui si parla.

    I rifugiati sono persone in fuga da conflitti armati, violenze, persecuzioni, discriminazioni per motivi politici, di orientamento di genere, religioso o di appartenenza etnica. La condizione di rifugiato è soggettiva e ha a che fare non solo con la nazionalità di appartenenza, ma anche e soprattutto con la situazione specifica di ciascun individuo nel paese di cui è cittadino ma dal quale non riesce a ottenere protezione. Quando questa situazione è talmente pericolosa e intollerabile da provocare la fuga e l’uscita dai confini nazionali per cercare maggiore sicurezza nei paesi vicini la persona diventa di fatto un rifugiato, uno status che dovrà poi essere formalmente riconosciuto in seguito alla richiesta d’asilo.

    Attraversare una frontiera per richiedere asilo non è dunque un reato, e tutti gli stati che hanno aderito alla Convenzione del 1951 hanno l’obbligo di ricevere ogni richiesta d’asilo, esaminarla e assistere il richiedente. L’eventuale diniego potrebbe infatti avere conseguenze potenzialmente mortali.

    C’è chi sostiene la legittimità di respingere verso il primo paese presso cui si è trovato rifugio chi richiede asilo in un paese europeo, affermando che chi fugge sia obbligato a richiedere asilo nel primo paese presso cui riesce a rifugiarsi.

    Pur non essendo possibile per un richiedente asilo scegliersi un paese di propria preferenza per la richiesta, non è corretto dire che una persona abbia come unica opzione quella di trovare rifugio nel primo paese che attraversa. Come sempre nelle questioni legali, le norme sono soggette a interpretazioni, e quelle inerenti il diritto internazionale devono poi trovare una conciliazione con i sistemi normativi nazionali. Tuttavia l’interpretazione corrente è che in base alla Convenzione di Ginevra non vi è alcun obbligo per i rifugiati di inoltrare la domanda d’asilo nel primo paese sicuro in cui giungono. Detto questo, i rifugiati che arrivano in un paese europeo dopo aver attraversato un altro paese dell’UE possono, in determinate circostanze, venire rinviati nel primo paese dell’UE in cui sono entrati, ai sensi di una legge europea nota come Regolamento di Dublino.

    Va inoltre chiarito che non è possibile inoltrare una domanda d’asilo a distanza, ma solo accedendo al territorio del paese in questione. Ne consegue che tale accesso deve essere reso possibile dagli stati.

    Una persona richiedente asilo e poi riconosciuta come rifugiata ha quindi diritto ad alcune garanzie fondamentali, prima fra tutte quella di non venire respinta verso un paese in cui la sua vita potrebbe essere a rischio (il cosiddetto principio del non-refoulment). Gode poi del diritto di accedere a procedure di asilo eque ed efficienti e a misure che garantiscano tutti i diritti umani fondamentali, così da poter vivere con dignità e in sicurezza fino a trovare una soluzione di vita a lungo termine.

    Gli stati hanno la responsabilità primaria di questa protezione. Su mandato delle Nazioni Unite, l’UNHCR lavora a stretto contatto con i governi, consigliandoli e supportandoli nell’adempimento delle loro incombenze.

    A differenza di un richiedente asilo, un migrante decide di lasciare il proprio paese non a causa di una diretta minaccia di persecuzione o di morte, ma per migliorare le proprie condizioni di vita – spesso estremamente difficili a causa di indigenza o insicurezza sociale – per trovare un altro lavoro, o in altri casi per cercare una migliore istruzione o per ricongiungersi a membri della propria famiglia.

    Al contrario dei rifugiati, cui è impedito di tornare a casa in sicurezza, i migranti non devono affrontare tali ostacoli al momento di un eventuale rientro. Se scelgono di tornare a casa, continueranno a ricevere, in linea di principio, la protezione del proprio governo, sebbene spesso le persone che lasciano condizioni tremendamente misere rischino di veder peggiorare la propria situazione al ritorno se il progetto migratorio non ha avuto l’esito sperato.

    È d’altra parte vero che sempre più spesso coloro che fuggono e coloro che migrano si ritrovano lungo il tragitto a percorrere le stesse strade e a subire le stesse difficoltà, se non gli stessi abusi e le stesse violenze.

    Da questo complesso intreccio discende la maggior parte delle criticità che gli stati di accoglienza devono fronteggiare. E da qui nasce pure una delle più grandi questioni globali del nostro tempo: la gestione dei movimenti umani. Distinguere tra le tante differenti condizioni è essenziale per ispirare le giuste soluzioni. Nel corso del libro si cercherà di chiarire perché.

    I vari paesi gestiscono gli arrivi dei migranti secondo le proprie leggi e procedure in materia di immigrazione. Al contrario si occupano dei rifugiati secondo norme contenute sia nella legislazione nazionale sia nel diritto internazionale.

    Sfocare i contorni delle due condizioni non aiuta a porre la giusta attenzione alle specifiche protezioni legali richieste dai rifugiati. Può inoltre minare il sostegno pubblico nei confronti dei rifugiati e rischiare di far mettere in discussione l’istituto dell’asilo in un momento in cui un gran numero di rifugiati ha invece bisogno di tale protezione più che mai.

    Ogni essere umano deve venir trattato con rispetto e dignità, e i diritti umani dei migranti devono essere rispettati. Allo stesso tempo, bisogna fornire una risposta legale adeguata e specifica ai rifugiati, a causa della loro situazione peculiare.

    In Italia sono

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