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The Glitch
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E-book293 pagine3 ore

The Glitch

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Fantasy - romanzo (214 pagine) - Nella luccicante Aurea, Brys vive una vita di plastica, programmata per essere sempre perfetta. La libertà è a portata di mano, ma qual è il prezzo da pagare?


Brys ha sedici anni e una vita perfetta: è una famosa modella, invidiata da tutti, e la figlia prediletta del ricco Amministratore Europeo della Spiderweb, la colossale rete nata da Internet che unisce tutto il mondo. Ma là sopra le nuvole, nella sfavillante città di Aurea, tra stilisti, diete, tecnologia all'avanguardia e milioni di follower, Brys si sente soffocare.

Per questo, quando l'intera Aurea è colpita da un blackout, Brys coglie l'occasione per allontanarsi. Ma lontano dalle luci scintillanti dei quartieri ricchi, il mondo si rivela molto diverso dalle sue aspettative.

Bloccata da un ragazzo misterioso e i suoi compagni nella città “di Sotto”, nascosta da una perenne coltre di nubi tossiche, Brys è costretta a fare i conti con una scomoda verità: la Spiderweb è una menzogna, e con essa la sua vita fino a quel momento.

Il romanzo vincitore dei Wattys 2020 nella categoria Fantascienza!


Axa Lydia Vallotto, classe ’96, avrebbe voluto essere una Jedi, ma non ha abbastanza midi-chlorian e ha dovuto ripiegare sulla scienza. Dopo la laurea in Scienza dei Materiali si è iscritta al master Transfers-Fluids-Materials in Aeronautical and Space Applications, sogna di contribuire alla scoperta delle rovine prothean su Marte e nel frattempo si diletta raccontando storie di astronavi, combattimenti, fisica quantistica e magia.

Infesta l'internet con il soprannome di Vy ormai da anni, durante i quali è arrivata finalista al Premio Urania Short 2019 e ha vinto due volte i Wattys. Ha pubblicato più di quindici racconti, tra cui Reboot, in Le Ombre di Morjegrad (Mondadori, 2019), Conta fino a tre, in Prisma vol. 2 (Moscabianca, 2020), Babilonia nel cielo, in Hortus Mirabilis: Storie di piante immaginarie (Moscabianca, 2021), e Pareidolia, su Specularia (2021). Mangia troppi dolci, ha troppe idee e troppo poco tempo per scriverle tutte.

Ah, e un giorno dominerà la galassia.

LinguaItaliano
Data di uscita7 dic 2021
ISBN9788825418477
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    Anteprima del libro

    The Glitch - Axa Lydia Vallotto

    Parte I

    Aurea

    Freedom is for sale if you give them control.

    Amaranthe, Digital World

    1

    Il lampo del flash mi acceca, lascia una miriade di bagliori irregolari impressi negli occhi. Mantengo il mio sorriso migliore, come se non potessi divertirmi di più.

    Ho perso il conto delle ore che ho passato chiusa qui dentro, ormai. Se fosse per Morgain dovrei viverci direttamente e il problema è che mio padre gli dà persino ragione.

    Muovo un braccio dietro la testa, enfatizzando i capelli violetti scompigliati ad arte; sposto il peso sulla gamba arretrata e guardo in basso, in diagonale, ora accennando un sorriso lieve.

    Altri flash, tutto intorno a me. Fa un caldo torrido, sotto tutte queste luci.

    Un sospirone teatrale, alla mia sinistra.

    – Tesoro mio – irrompe la voce acuta di Morgain – sei perfetta. Meravigliosamente perfetta, oserei dire.

    Non rispondo, non è necessario. Conosco il mio stilista capo e lui conosce me. Lavoriamo insieme da dieci anni, ormai.

    Tolgo la giacca leggera di velluto-luce color panna e resto con l’abitino moka semitrasparente, così leggero che continuo a domandarmi se ci sia, se non sia completamente nuda agli obiettivi famelici dei fotografi.

    Non sarebbe una novità, per me, ma non mi è mai piaciuto.

    Mi volto, poso una mano sul fianco. Non mancano gli ennesimi bagliori.

    Due battiti di mani schioccano nell’aria secca. – Per oggi basta così, direi – sentenzia Morgain.

    Mi concedo un sospiro e un sorriso di sollievo.

    Lui si sta avvicinando nel suo impeccabile completo dello stesso viola dei miei capelli, mentre fa svolazzare in aria un ventaglio beige in termoseta. – Quelli della Colley saranno sbalorditi, vedrai. – Si illumina in un sorriso abbagliante. – Potresti persino diventare la loro testimonial della stagione. Pensa! Soffieremo finalmente il posto a Caelia Janae!

    Mi allontano dalle luci, chiudo gli occhi per un attimo. Quando li riapro, macchie scure danzano insieme alle pareti dei KB Studios. Sono troppo stremata per rispondere a Morgain o per esultare per la futura vittoria.

    Lui lo capisce, le sue mani ossute premono gentili sulle mie spalle e mi guidano pochi passi più avanti, dove mi accascio sul divanetto color prugna.

    – Temo di aver bisogno di uno Sgarro – mormoro, riprendendo a respirare. Mi manca l’aria, in questo posto.

    Morgain mi fa no con la mano e scuote la testa con un’espressione di rimprovero sul viso smilzo. – Mi dispiace, signorina, ne hai già preso uno nell’ultima settimana. Questa non deve diventare un’abitudine, dovresti saperlo.

    Mi massaggio le tempie. Il mio stilista borbotta qualcosa contro il vandalismo del perfetto contouring tratteggiato dai truccatori sul viso, io prendo un altro respiro.

    Morgain mi afferra una ciocca di capelli e la osserva con occhio critico, aggrottando le sopracciglia disegnate alla perfezione e tinte di un nero elettrico, abbinato ai capelli tirati indietro con il gel.

    So cosa sta per dire.

    – Dovremo anche discutere della nuova stagione. Questo viola è già out. Sono riuscito ad accettarlo per un intero mese solo perché sei tu e le mode di solito le fai, ma se mi avessi ascoltato… Purtroppo il bianco panna non va più, secondo me avresti fatto furore, tesoro.

    – Accidenti, Morgain – protesto debolmente, scoccandogli un’occhiataccia – non ricordi che l’avevamo già provato? Il panna su di me non è mai stato bene.

    Lui sventola la mano come a dire che non importa. – Avevi dodici anni, era troppo drammatico. Ora è diverso, con un po’ di contrasto in più nel make-up saresti stata una stella. – Sospira. – In ogni caso, è andato. – Ha il tono triste di chi sta parlando di un caro amico invece che di una tonalità.

    – Cosa si prospetta per la stagione? – L’andirivieni di addetti agli Studios, poco lontano da noi, è il solito caos ordinato. Il vociare è attutito dalle pareti insonorizzate e pare finto.

    – Qualcuno dice un ritorno del black and white, ma non sono d’accordo. Dopo questi toni così sobri, bisogna osare… pensavo più ai colori neon e i tagli inconsueti, magari abbinati al nero come base.

    Gemo.

    Lo stilista mi molla uno schiaffetto sulla gamba. – Non fare quella faccia! Non vorrai che ti vengano le rughe a quest’età, spero!

    Non protesto. Sarebbe inutile farlo con Morgain. Invece sospiro e mi preparo a dire addio al mio viola preferito, che quasi sicuramente sarà sostituito da un nero corvino alternato a ciocche verde fluorescente.

    Se non altro, se Morgain deciderà di giocare con le fosforescenze, almeno durante i prossimi shooting non mi scioglierò sotto le lampade, visto che saranno al buio.

    – Quindi è deciso? Look da cyberpopstar? – Spero che mi contraddica.

    Ovviamente, non lo fa. – Sarebbe un notevole cambiamento, dopo tutta questa eleganza. – Indica l’ambiente circostante con un malcelato disprezzo.

    Eppure all’inizio della stagione era entusiasta di abbandonare toni così aggressivi e ritornare a un po’ di sana professionalità. Sono convinta che abbia detto qualcosa del genere, come se avesse avuto finalmente, dopo tanti anni, la possibilità di lavorare sul suo stile preferito, mentre ora lo disdegna con il tono di chi l’ha sempre fatto.

    Non mi stupisco. Si comporta così a ogni cambio.

    – Ora che abbiamo finito, credo proprio che preparerò il rapporto per tuo padre. Sono certo che approverà la mia scelta. – I glitter nel suo eyeliner sfavillano a ogni battito delle palpebre. Le lenti gli colorano le iridi grigie dello stesso violetto dell’abito.

    Scrollo le spalle. – La approva sempre. – Tengo per me il resto: mio padre non discute perché non potrebbe farlo, non ha mai prestato più di tanta attenzione al mio lavoro. Come, in fondo, non spreca tempo per qualsiasi cosa che esuli dal suo.

    Deglutisco e mi rialzo in piedi. Fingo che gli Studios non mi vortichino attorno come se fossi su un ottovolante e rivolgo un sorriso stentato a Morgain. – Devo andare anche io, ora. – Devo lasciare questo posto, è come se l’aria fosse finita e io respirassi a vuoto. Ho bisogno di riposare.

    – Ma certo, tesoro, ma certo. – Si è alzato e ha estratto lo smart-d dalla tasca, non mi serve sbirciare lo schermo per sapere cosa sta facendo: le sue consuete ricerche di stile. Ormai si è perso nel suo mondo e io quasi non esisto più. Mi schiocca un bacio distratto sulla guancia prima di procedere a grandi passi verso l’uscita.

    Lo seguo con più calma. Vorrei correre, ma devo tenere a bada le vertigini. Forse farei meglio a cambiarmi. L’abito che indosso, con uno scollo a V che raggiunge l’altezza dello stomaco, lungo quel tanto che basta per non lasciar intravedere l’orlo dei glutei, è proprio al limite della decenza, ma devo arrivare in camera mia il prima possibile, a costo di incrociare mio padre e guadagnarmi la sua migliore occhiata di riprovazione.

    Ha sempre avuto le idee ben chiare su cosa sia appropriato e quando.

    Nel ticchettio regolare dei tacchi a spillo, percorro il corridoio tinteggiato di antracite rischiarato a intervalli regolari da luci soffuse, un sollievo per i miei occhi stanchi e irritati dalle lenti colorate. Infine, le porte degli ascensori si parano di fronte a me.

    Chiamo quello più a destra dei tre premendo il pulsante a lato. Quando i pannelli metallici scorrono di lato sulla cabina lucida, bianca e nera, entro con un nodo in gola che non riesco a sciogliere.

    Ignoro lo specchio. Un brivido, rimetto la giacca e la abbottono sul davanti per celare qualche centimetro in più.

    Deglutisco e aspetto il trillo gentile del mio piano.

    2

    La cabina si arresta e le porte scorrono per lasciarmi uscire. Ci sono voci che echeggiano dal corridoio.

    Chiudo gli occhi al lieve sentore di bergamotto e resina naturale. Mio padre è qui e non è solo. Starà intrattenendo degli ospiti, probabilmente colleghi d’affari, ed è troppo tardi per tornare indietro: vengono verso di me.

    Mio padre si offenderebbe se lo facessi sfigurare davanti ai suoi ospiti sgattaiolando come una ladra. Quindi, priva di altre scelte, costruisco un sorriso ed entro a passo sicuro.

    Mio padre e altri due uomini in giacca e cravatta appaiono sull’imponente scalinata di marmo candido che conduce al piano superiore.

    Aspetto, le braccia lungo i fianchi, fingendo tranquillità.

    – Brys! – chiama mio padre con un entusiasmo che non gli ho mai visto, se non in pubblico.

    Malgrado mi si torcano le viscere, allargo il mio sorriso e avanzo un passo alla volta.

    Negli occhi neri di mio padre si accende una scintilla di affetto. Dura pochissimo, però. Sa mentire molto bene, ma ormai ci sono abituata.

    Lui posa la mano sulla mia spalla e la stringe, mentre sulle labbra ha sempre quel sorriso. Si volta verso i due e li invita ad avanzare, affabile. – Sono lieto di presentarvi Breyanna Kreig-Blayre, la mia adorata figlia.

    Il primo dei due avrà l’età di mio padre e indossa un completo blu scuro dal taglio largo. Fuori moda, come anche i capelli dorati che porta a spazzola. Sembra quasi vantarsi del proprio essere out. Come può andare d’accordo con mio padre? Persino lui, pur non interessandosi di moda, ha ingaggiato uno stilista per sé e infatti indossa pantaloni aderenti, di un marrone appena più chiaro della giacca svasata, e di recente si è fatto applicare una crescita accelerata per sfoggiare una chioma castana all’ultimo grido.

    L’uomo mi tende la mano. – Fynn Janae.

    Ora capisco il senso di questa farsa. Gliela stringo celando i miei pensieri dietro un sorriso.

    L’altro non deve avere più di trent’anni, oppure ha abbastanza soldi da permettersi una ricostruzione così efficiente. A differenza di Janae, ha capelli biondi lunghi fino alle spalle e tirati indietro e indossa un impeccabile completo avorio. Mi tende la mano con uno sguardo che non mi piace per nulla. – Naeth Kyne, infinitamente grato di conoscerti dal vivo. – Mi stringe le dita con un po’ troppa forza e non la smette di fissarmi. Le intense iridi azzurre schiarite dalle lenti mi costringono a distogliere lo sguardo.

    – Parlavamo proprio di te – interviene mio padre come captando la tensione, e mi dà una scusa per ignorare Kyne.

    – Adrian ci descriveva le tue stupefacenti doti anche nel canto – dice Janae.

    Deve essersi sbagliato. Eppure, mio padre dardeggia uno sguardo gelido nella mia direzione. Non capisco. Cosa sta succedendo?

    Io non ho mai saputo cantare.

    – Ha anticipato che a breve sarà pubblicato il tuo debutto – incalza Janae.

    Devo dire qualcosa. – Ma…

    Mio padre mi interrompe all’istante. – Lo so, lo so, doveva restare segreto fino al lancio. – Sembra sinceramente dispiaciuto. – È stato un terribile errore da parte mia.

    Fingo sollievo, ma sto trattenendo un urlo e il mio cuore batte a mille contro lo sterno. Non conosco il suo gioco e non vorrei nemmeno farne parte, ma ora mi ci trovo in mezzo. Devo arrangiarmi, in qualche modo. – Sì, l’abbiamo tenuto nascosto, volevamo che fosse una sorpresa. – Arriccio le labbra, come dispiaciuta. – Ma ormai… – Lascio cadere la frase con un’occhiataccia fulminea a mio padre, per beneficio della recita.

    Lui solleva gli angoli della bocca in un accenno di divertimento e so di essermela cavata. – Purtroppo non sono riuscito a trattenermi.

    Io sospiro e mi dipingo sul volto una sincera delusione. Non so come stia riuscendo a tenere a bada il terrore di fare un passo falso…

    Un lampo di condiscendenza attraversa il viso di Janae e il mio stomaco si accartoccia. Che abbia capito il bluff?

    Malgrado gli abiti, temo che quell’uomo sia molto più intelligente di quanto sembri. Ma mio padre ha sempre un piano; spero che non sia proprio oggi il giorno in cui non ha le spalle coperte.

    – Mi chiedevo – Janae fa rotolare le parole sulla lingua, come se le assaporasse prima di spararle – se potessi gentilmente concederci un… assaggio in anteprima.

    Impietrisco. Ha davvero capito o sta solo sondando il terreno? – Sono costretta a rifiutare. – Accenno una risatina. – Mio padre ha già fatto l’errore di rivelare troppo, non posso certo caderci anche io, non trovate?

    Il sorriso di Janae assomiglia pericolosamente a quello di un vincitore che sa di avere un asso nella manica.

    – Ah, che peccato. E io che pensavo a una piccola anticipazione in amicizia…

    Le dita di mio padre affondano nell’abito leggero e nella mia pelle. – Purtroppo, a differenza del sottoscritto, mia figlia è molto giudiziosa. – Forse è suggestione, ma una nota tagliente vibra nelle sue parole.

    La presa si allenta, come un messaggio nascosto, così mi volto verso i due ospiti. – Devo chiedervi il permesso di congedarmi. Oggi è stata una lunga giornata e devo riposare. – Sorrido.

    – Oh, ma certo. – Janae mi stringe la mano di nuovo e per un attimo mi sembra che mi abbia strizzato l’occhio. –Attenderò con ansia le tue canzoni.

    Io lo ringrazio e non aggiungo altro.

    Anche Kyne mi saluta con una stretta, di nuovo più forte di quanto mi aspettassi, e dopo aver salutato mio padre supero gli uomini e salgo la scalinata, consapevole di avere i loro occhi puntati sulla schiena.

    È solo quando oltrepasso l’arco ed entro in salotto che realizzo che Naeth Kyne mi ha fissata per tutto il tempo con quei suoi occhi troppo chiari senza proferire parola.

    3

    – E poi mi ha scaricata! Capisci? Così, sola nel mezzo della festa come una cretina!

    Una leggera brezza serpeggia tra la vegetazione sintetica dell’Eden. Il locale è mezzo vuoto e io e Isibeal abbiamo trovato posto al solito tavolo, all’ombra dei tre meli disposti a triangolo sul soffice tappeto d’erba.

    Scrollo le spalle e aspiro un sorso di frullato dalla cannuccia. – Io l’avevo detto che mi sembrava un idiota.

    Izzy si butta la chioma perfettamente piastrata dietro la spalla con uno scatto irritato della mano. – Come potevo saperlo? – Le labbra ben disegnate e truccate di viola acceso sono strette dalla rabbia e gli occhi, schiariti dalle lenti color ghiaccio, mandano lampi. – Sulla Rete è seguito da mezzo mondo. Persino mio padre ha parlato bene di lui.

    Mi acciglio, ma la minaccia di Morgain sulle rughe precoci risuona nella mia testa e rilasso la fronte. Il frullato di mele mi scivola sulla lingua, il sapore è dolce e pieno, con la sottile nota aspra dei limoni. E quella amara del senso di colpa. – Era bello, almeno? – Allontano il bicchiere da me. È il mio secondo Sgarro dalla dieta, questa settimana. A Izzy non l’ho detto, naturalmente. Mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa e potrei rivelarle anche i segreti di famiglia, malgrado sia una Janae. Ma con il cibo è rigorosa come io non sono mai stata, infatti è più magra di me.

    – Oh, non così tanto – commenta lei con aria di sufficienza, scostandosi una ciocca bionda dal viso.

    Nascondo una risata in un colpo di tosse. Conosco quel tono. Il ragazzo in questione deve essere bellissimo, ma Isibeal si deve autoconvincere a lasciarlo perdere, dopo un simile affronto.

    Lei mi scocca uno sguardo gelido. – Ma passiamo alle cose serie. I nostri padri trovano modi sempre nuovi per farsi la guerra, pare.

    Mi concedo un sorriso e un nuovo sorso dall’alto bicchiere di vetro. – Questo pomeriggio un tuo zio, penso, è stato a casa nostra. Un tipo strano, vestito fuori moda, che si è impegnato in tutti i modi per riuscire a metterci in difficoltà.

    Lei arriccia il nasino all’insù in una smorfia di disgusto. Fa scorrere il bicchiere da una mano all’altra sul tavolo di legno ricostituito. Non ha quasi toccato il suo frullato. – Fynn ha sempre adorato sfidare le persone, soprattutto quando sono più ricche e influenti di lui. Per questo mio padre l’ha mandato da Adrian… sapeva che si sarebbe divertito e l’avrebbe irritato abbastanza da fargli compiere un passo falso.

    Storco la bocca. – Per esempio, quella scemenza sul mio futuro da cyberpopstar.

    Izzy annuisce. – Esatto. Mio cugino Hendrix debutterà a breve con un album e credo proprio che Adrian voglia soffiargli il successo.

    Sospiro. Ora capisco molte cose. Immaginavo già che l’eterna rivalità tra le nostre due famiglie fosse la causa di tutta quella messinscena, ma averne la conferma mi riempie di amarezza. Solo io e Izzy sembriamo immuni a quell’inutile gara, e finché i nostri padri sono convinti che lo facciamo per spiare l’altro, e non per semplice amicizia, lasceranno che continuiamo a frequentarci.

    Nel frattempo, il sole è calato e i fiori intorno a noi si accendono di bagliori fosforescenti. Mi chiedo spesso se le foreste selvagge in Africa e nelle Americhe siano così, come la vegetazione sintetica dell’Eden, ma quando espongo i miei dubbi a Isibeal lei scoppia a ridere e dice che sono strana a farmi domande del genere.

    Ci alziamo, Izzy mi precede verso l’ascensore d’uscita, frugando nella borsetta di perline gialle. Il suo corpo ossuto si perde nel miniabito di pizzo.

    – Sei dimagrita molto. – Passo lo smart-d sul lettore magnetico. Con un trillo mi avverte che il costo del drink è stato scalato dal mio conto.

    Mentre entriamo nella cabina tinteggiata di verde, Izzy fa un cenno con la mano, come a dire che non le importa. Le luci tracciano delle ombre nette sul suo viso. Com’è possibile che non le abbia notate prima? È talmente magra che mi sembra sul punto di spezzarsi. – Ho provato una nuova dieta – dice, in tono vago. Non mi guarda nemmeno quando oltrepassiamo la porta a vetri e usciamo in Piazza dell’Unione.

    Un nodo di preoccupazione mi stringe la gola. La mia migliore amica passeggia sui suoi altissimi stivali di vernice dal tacco a spillo e non posso fare a meno di chiedermi per quale ragione io sia così tesa. Lei è sempre stata magra, ora ha solo perso qualche chilo in più… non capisco come mai non riesca a guardarla senza notare che è troppo magra.

    La raggiungo. – Che dieta è?

    Ha imboccato il Corso e i grattacieli incombono su di noi, luminosi tanto da oscurare le stelle, mentre qualche f-car sfreccia molto più in alto, con le lucine intermittenti che viaggiano nel cielo nero.

    – Morgain ha detto che per la nuova stagione dovrò cambiare la mia, se la tua funziona puoi dire alla tua stilista di passargliela. – Il mio discorso sembra sottintendere che spero di diventare magra quanto lei. Probabilmente è vero.

    – Oh, non saprei. – Sembra irritata. Più mi addentro in questa conversazione più diventa elusiva e agitata. – Non è stata Seliah a darmela, l’ho iniziata da sola.

    Il suo improvviso cambiamento mi lascia a bocca aperta. Inghiotto la mia risposta. Non voglio litigare con lei. – Ma quindi? Non hai finito di raccontarmi com’è finita con il tipo della festa.

    Lei sembra rianimarsi. – Be’, ti ho detto che conosceva Juliette Myller, no? Le ho scritto per raccogliere informazioni.

    Scuoto la testa. – Sei sempre la solita.

    La sua consueta risata, però, mi sembra più spenta del solito.

    Tengo a bada la tempesta di domande che insorgono nella mia testa. Izzy ha un rapporto complesso con il cibo fin da quando ricordo, tanto che, anche se non le piace ammetterlo, ha sempre trovato rassicurante il fatto che io sia più grassa di lei.

    Di solito la invidio. Ora non riesco a farlo. È come se ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto questo e io non riesco a capire cosa.

    4

    L’ascensore si ferma con un sospiro e sullo schermo dello smart-d lampeggia minaccioso un 2:56. Ho fatto davvero tardi.

    Le porte scorrono. L’ingresso è illuminato solo dalle fioche lampade notturne, ma dal salotto, oltre l’arco in cima alla scala, proviene una luce. So che è lui prima ancora di affacciarmi. Alle consuete note di bergamotto e resina naturale, mi si stringe lo stomaco.

    Adrian Kreig-Blayre, Amministratore Europeo della Spiderweb, è seduto su una delle poltrone con il consueto laptop posato sulle ginocchia, vestito di tutto punto con uno dei suoi soliti completi scuri e i capelli acconciati come se non fossero le tre di notte e lui

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